Ciao a tutti, mi chiamo Daniele ed ho 28 anni...
I giorni scorsi giravo x il web in cerca di "alcune informazioni" quando mi sono imbattuto in questo vostro vecchio post...
http://www.forum.planetmountain.com/php ... c&start=20 Mi salta all'occhio la foto che viene caricata in fondo alla pagina...
Mi pareva d'aver già visto qualcosa del genere...poi leggo il resto del post...
E ne ho la conferma: parlavate della via "Formica" in Medale.
Quindi la sera prendo mio papà ed iniziamo a cercare del materiale fotografico risalente al 1977. TROVATO!
Che dire...vedere quelle diapositive assieme non ha prezzo.
Ma non per una normale salita sul Medale, ma perchè raccontavano l'APERTURA di quella via!
Uffa, ma tu arrivi soltanto adesso?????
sai quanto mi sono sbattuto per trovare qualche informazione su questa via?
scherzi a parte, grazie del bellissimo racconto fotografico...
Questo articolo l'ho pubblicato sul notiziario della mia sezione Cai dopo averla ripetuta il 21 novembre dell'anno scorso, mi sono sentito in dovere dopo aver appena sentito della morte di L. Ballabio, che stavo appunto cercando per avere da lui un racconto dell'apertura...
Le uniche info che ho trovato mi sono quindi state passate da Marco Anghileri, quindi inevitabilmente ci sarà qualche imprecisione (come il fatto della corda fissa fino al bivacco Cassin, che ora apprendo essere stato raggiunto in realtà con un pendolo...) ma magari a tuo papà fa comunque piacere sapere che c'è qualcuno che ricorda...
La timida ?formica-bianca? del Medale!
?Attaccare presso lo sbiadito bollo giallastro posto su una grande lama staccata?. Così riportano le guide. E già qui; scrutando ossessivamente la roccia alla ricerca (vana!)di questo fantomatico punto giallo (che poi è lo stesso colore dei licheni che si aggrappano alla roccia del Medale...); ti rendi conto che, forse, non sei proprio in uno tra ?i circuiti? della parete più frequentati...
Eppure la ripetutissima e celeberrima Cassin è subito lì, a una trentina di metri. E ancor più vicina corre invece la ?Rotta di Poseidone?, che, aperta soltanto meno di dieci anni dopo, se confrontata con la via ?Formica? sembra uscire da un altro mondo, i due itinerari di fatto hanno in comune solo il fatto di passare a pochi metri l?una dall?altro...Infatti agli ultimi metri prima della nostra s5 mi incrocio con un ragazzo di un'altra cordata di ventenni come noi, impegnato sul loro settimo tiro (6c!), sia io che lui diretti verso l?unica nicchia di sosta di quel muro aggettante. Quella scena era straordinariamente significativa: io, mentre spostavo il mio fifi e le mie staffe da un chiodo all?altro, che guardavo ammirato le micro tacche a cui si aggrappava, lui viceversa, che guardava inorridito, dall?alto dei suoi luccicanti spit inox, quei grumi di ruggine su cui ero appeso e mi chiedeva cosa diavolo fossero quegli strani aggeggi con cui passavo da un ancoraggio all?altro...come due mondi in antitesi che si confrontano...
3-4 dicembre 1977, gli istruttori cai Luigi Ballabio, Maurizio Riva e Dario Tonioli, dopo un lungo lavoro di attrezzatura concludono la via.
Nel mondo alpinistico lecchese è un momento di transizione: a scuotere la stasi degli anni precedenti predicando il ?verbo della libera? sono arrivati i vari Ivan Guerini, Marco Ballerini e ?i ragazzi del Don Butturini?, tuttavia i monotiri a spit aspettano gli anni ?80 per dare la definitiva spallata alla tradizione. La Formica comunque rimane nel solco della dell?arrampica mista di stampo classico, aperta, a quanto mi risulta, con ai piedi i ?vecchi? scarponi. Marco Anghileri, riportandomi i ricordi del padre Aldo, mi narrò che durante i giorni di apertura i tre tirarono addirittura una corda fissa fino alla cengia di bivacco della Cassin.
L?idea di provare questa via nasce per scherzo, da un lato scovando, guida alla mano, gli itinerari di cui meno senti parlare (che, in genere, è inversamente proporzionale al peso di attrezzatura che ti dovrai portare, oltre che al tempo di percorrenza) dall?altro sentendo la notizia della prima solitaria di Valseschini.
Già la prima solitaria, nella fretta del crepuscolo incombente, Raffo, il mio compagno di cordata al sesto tiro (in realtà l?ottavo per noi) non aveva avuto il tempo, sfogliando il libro di via, di separare pazientemente i fogli (incollati fra loro dall?umidità), solo il tempo di aprirlo e leggere, forse,sull?ultima pagina aperta: 17-18 aprile 2007 Fabio Valseschini solo. Poi il brivido di tracciare ?idealmente? la data con i nostri nomi, che nessuno leggerà visto che la penna scorrendo ha lasciato bianca la carta... e poi, via di corsa verso l?uscita! La cronaca della solitaria racconta di due voli di Fabio, di cui uno a causa della rottura di un chiodo...
Anche noi ci siamo portati a casa, in assenza di fotografie, un piccolo ricordo della via: un occhiello di un chiodo arrugginito rimastomi in mano mentre raggiungevo Raffo in sosta; a lui erano appena rimasti in mano due cordini che sarebbe stato più onesto chiamare ?lacci di scarpe?...
Sempre citando la guida:?Questa via [sopra la s9] risulta pressoché dimenticata sia a causa dell?arrampicata prevalentemente artificiale su chiodi a pressione talora mancanti sia perché poco lineare?. Alla s9 per noi la scelta è obbligata: il sole sta tramontando e proseguire sulla Formica significherebbe altri 5 tiri pieni d?insidie, così, dopo aver valutato troppo complesso il miraggio di un traverso verso i rassicuranti fix dell?Anniversario (che vediamo a una ventina di metri in linea d?aria) ci lanciamo a passo di corsa, aiutati poco dopo dalle frontali, sugli ultimi, facili (e ahimè friabili e vegetati...) tiri della Bianchi. Usciti dall?ultimo canalino di rovi ci ritroviamo su una piazzola erbosa, con il vuoto delle luci di Lecco da un lato e il repulsivo buio del bosco di discesa dall?altro. Siamo fuori.
Mi sarebbe piaciuto molto ascoltare il racconto di uno degli apritori della via, chiedergli altri dettagli che mi avevano incuriosito durante la salita (ad esempio il nano da giardino incontrato nel sesto tiro!);e così avevo trovato una persona che mi avrebbe messo in contatto con Luigi Ballabio, guida alpina emerita comasca. Purtroppo pochi giorni fa ho avuto notizie della sua morte...possano queste righe essere un omaggio alla sua impresa...
non ho foto della via (nessuno dei due aveva una macchina foto, in compenso, un ricordino ce lo siamo portati a casa...)