da Serial Klimber » gio apr 23, 2009 13:15 pm
DR. GRUEN NILS: AIUTACI TU!
In Italia circola la leggenda assolutamente priva di fondamento, di riscontri probatori e certamente viziata da esagerazione e superficialità, secondo la quale gli svizzeri ? come popolo ? avrebbero usanze strane e comportamenti spesso inspiegabili, dalla nostra prospettiva.
Questo racconto vi dimostrerà (forse) che questa leggenda è, appunto, solo una leggenda.
Che l?amorevole vicinanza non solo geografica che ci lega ai fratelli d?oltre confine non può essere in alcun modo intaccata da maldicenze e false teorie.
Che siamo appunto ? noi italiani e gli svizzeri, soprattutto quelli dei cantoni di lingua pseudo-italiana ? fratelli legati a doppio filo: da tradizione, usanze, atteggiamenti e cultura identici.
O forse vi dimostrerà il contrario ?
Oggi si va in Svizzera: Poncione di Cassina Baggio, su per la strada del passo della Novena o Nufenen pass, in svizzero.
È vero: è novembre. Ma è un novembre secco e senza precipitazioni e quindi nessun problema per la relativa quota e per l?eventuale prima neve.
Siamo in macchina in tre: indovinate chi ? dopo avere letto già altri episodi, dovreste saperlo!
Guida lo Ste e io, seduto dietro, guardo il panorama (? dettaglio che in seguito avrà i suo peso ? !).
Così, con tutta la tranquillità ed i colori di una giornata autunnale, saliamo lungo la strada per il passo: a fugare ogni eventuale dubbio sulle condizioni del luogo e ad accoglierci lietamente, tutti i cartelli della strada per il passo recitano: ?Nufenen passo aperto?, quindi niente neve né problemi vari a ? sbarraci la strada!
Ed ecco la più veloce descrizione di una via alpinistica delle storia (credo .. !): dal parcheggio all?attacco ? stop ? ambiente splendido ? stop ? meteo splendido ? stop ? via piacevolissima ? stop ? compagnia eccellente ? stop.
Come sempre però, se scrivo qualcosa è perché c?è un motivo per farvi ridere.
Ebbene: le peripezie iniziano all?ultima sosta.
E sembrano il monito del prosieguo della giornata.
L?amico Vitto estrae dallo zaino le scarpe da avvicinamento: tanto ormai siamo arrivati.
Le appoggia lì, su una cengia grande come la piazza Rossa di Mosca ed estrae anche l?acqua per dissetarsi. Intanto il sottoscritto è girato di spalle e sta ammirando chissà-cosa-caz#o.
Quindi, il sottoscritto si gira e col movimento delicato di un rinoceronte alla carica, urta le scarpe facendone volare una nel vuoto: fortuna che non ci segue nessuno!
L?espressione del Vitto, che con lo sguardo segue ancora la scarpa volante (che pure ormai deve essere arrivata a terra, visto che sono passati 3 minuti buoni) è un misto tra l?incredulo e l?allibito: bocca aperta, occhi sbarrati; pallore cadaverico.
Sembra una triglia sotto shock.
Io, intanto, per la vergogna sono divenuto alto ?due mele o poco più? e mi sto nascondendo nella fessura in cui prima avevamo inserito un friend del 3: magari non si accorge nessuno di me.
Va beh: alla fine, rassegnazione.
Avessi fatto volare una scarpa dello Ste, non sarei qui a raccontarvelo: ma il Vitto è un uomo mite e non esprime rancore (forse perché la vendetta va gustata fredda ? ? ?).
Tanto poi, la scarpa la ritroveremo alla base, no? E dai: un po? di ottimismo!
Doppie!
Ma alla base, anche se troviamo tutto il necessario per aprire una bancarella dell?usato alpinistico (un friend; due discensori; moschettoni vari; la clavicola mummificata di un climber scomparso anni fa in parete; cordini; fettucce; fettuccine e vasetti di ragù; scarpette da arrampicata; chiodi; viti; martelli; trapani; tostapane; etc.) delle scarpa del Vitto: neanche l?ombra!
Almeno, economicamente, siamo andati in pareggio!
Chissà se questo consolerà il Vitto, che dovrà fare tutta l?oretta di strada del ritorno a piedi lungo il sentiero con una scarpetta 2 numeri in meno?!
Così, alla prima impressione, non mi sembra molto contento dello scambio.
Non mi sembra contento anche di avere tirato tardi: ormai son le 5 e mezza e sta imbrunendo (anzi: diciamo pure che si sta rabbuiando alla grande!).
Ci provo ad assumermi la responsabilità della mia sbadataggine e a proporre a Vitto le mie scarpe da avvicinamento: ma non so se dopo averle odorate ? o solo per estrema generosità, rifiuta: nulla da fare!
?Ragazzi: fuori le frontali!?
?Le? ? frontali? Beh ? aihmè: ?la?, frontale. La mia. Una: in tre.
E via così! Si torna a casa, tanto: poca luce, ma di luce ce n?è a sufficienza per evitare un ingloriossisimo bivacco alla base del Poncione (se avessi dovuto fermarmi a dormire dopo una via su ?sta parete, dall?onta, non avrei mai più potuto andare a più di 500 mt di quota!).
Arriviamo alla macchina: il Vitto, durante gli ultimi metri della via crucis, alterna un passo ad una bestemmia su base musicale dei canti gregoriani.
Arranca con le movenze di una ballerina della scala che ha appena avuto un tete-à-tete con un branco di coccodrilli in digiuno da due mesi ma, sempre dignitosissimo, non inveisce contro di me.
Che uomo il Vitto! Esempio di eleganza e impasse d ogni costo ed in ogni situazione: un lord inglese!
Arriviamo alla macchina ormai col buio ed in silenzio sistemiamo le nostre mercanzie nel bagagliaio.
Secondo le intenzioni, avremmo dovuto essere di ritorno da almeno un oretta e non ci voleva la perdita di tempo per la ricerca della scarpa smarrita: ad ogni modo, questo inconveniente non può rovinare una giornata splendida quale quella appena trascorsa (almeno per me ? poi, se il Vitto dovrà fare un trapianto d?arto ? va beh: inconvenienti del mestiere, no?).
Saltiamo su e ci conforta vedere parcheggiata accanto alla nostra un?altra autovettura: non siamo gli ultimi!
Ma ? facciamo un attimo una pausa.
Quello che devo premettere, prima di continuare a narrare la seconda parte del racconto, è che tutto quello che nel prosieguo vi narrerò è VERO: ciò perché ? per quanto vero, non tutto quello che racconterò è verosimile.
Saprete distinguere ciò che serve a farvi ridere (quelle che sono le coloriture tipiche del mio stile) e ciò che vi farà ridere (spero) senza che io ci abbia messo lo zampino.
Eccovi il resto della storia, quindi: e buon divertimento!
Scendiamo i bui tornanti di una tipica strada di montagna ridendo dell?episodio della scarpa: non mi sarà mai perdonato e verrò ricordato negli annali dell?alpinismo come colui che sparge sui monti l?altrui attrezzatura.
Come colui che condanna i soci a trekking con ballerine d?arrampicata.
Come colui
? ma ?
che cacchio c?è la davanti?
UNA SBARRA CHE CHIUDE LA STRADA !!!???
UNA ? SBARRA ? CHE ? CHIUDE ? LA ? STRADA.
Una constatazione comune a tutti e tre i passeggeri della macchina: fatta nella testa di ognuno all?unisono, come in un coro.
Tanto in sintonia sono i pensieri di tutti noi, che non parliamo neanche: guardiamo la sbarra di ferro, bianca e rossa, chiudere con tanto di lucchetto la strada del passo dinnanzi a noi. E noi, al di qua.
Prigionieri della montagna (cacchio: sembra il titolo di un film d?avventura ? ma è invece vera verità: per questo meno romantica).
All?inizio non connettiamo subito: sembra uno scherzo.
Una disattenzione di chissà quale sbadato custode del passo della Novena.
Ma in brevissimo tempo, allo sgomento fa seguito un incredula rabbia.
Una frustrazione da digrignare i denti: ma por*@o di un c@*zo di una tr*|a vacca!
Salendo lungo la strada non uno ma forse 4 o 5 cartelli stradali ripetevano ossessivamente in fila ?passo della Novena aperto?!
E poi non ricordo di nessun cartello, nessun avviso, nulla di nulla che parlasse di chiusura della sbarra: possibile che lo abbiamo ignorato?
Mentre penso (e forse dico ad alta voce) queste cose, salto giù dalla macchina e salto la sbarra.
Corro un po? lungo la via, oltre l?ostacolo e cerco un qualche cartello che parli di chiusura della sbarra dopo un certo orario.
NULLA. Nulla di nulla. Niente. Nessun avviso.
Torno verso la macchina e noto che lo Ste resta seduto alla guida: le mani sul volante.
Lo sguardo iniettato di sangue perso in un punto indefinito tra l?infinito ed il lunotto.
Il colore della carnagione un misto tra il rosso cinabro ed il bordeaux.
Il Vitto, seduto al suo fianco a tranquillizzarlo, con fare fraterno: forse gli tiene la mano (non vedo bene). Probabilmente gli sta cantando una ninna nanna o lo ha narcotizzato con un dardo per addormentare gli ippopotami.
Dal finestrino abbassato lato guidatore un filo di fumo grigio, testimonia il clima dentro l?abitacolo.
Siamo terrorizzati dal silenzio del pilota: la quiete che precede l?uragano.
Arriva l?altra macchina parcheggiata prima accanto alla nostra lungo il tornante: la notizia poco piacevole è che arriva dalla sbarra ugualmente chiusa all?altra estremità della strada del passo.
Siamo ufficialmente chiusi dentro il passo della Novena.
Improvvisamente ho uno scatto di lucida razionalità e mi ricordo che il 112 è il numero internazionale delle emergenze: così, lo chiamo.
E inizia il viaggio kafkiano: un misto tra l?esperienza de ?il processo? e un film di Alberto Sordi.
- ?112 Emercenze, puonaserha!?
- ?Buonasera: guardi ? siamo in tre, bloccati all?interno del passo della Novena da una sbarra chiusa con lucchetto ??
- ?Si, ma lei chi è ??
- ???
- ?Mi può tare i dati??
- ? Si: mi chiamo Matteo */§ò@. Ripeto: il problema è che??
- ?Crazie signor Matteo: qual è il proplema??
- ?? ?. Va beh ? il problema è che siamo chiusi all?interno della strada del passo Nufenen: c?è una sbarra chiusa e ??
- ? ? e non riuscite a scavalcare??
- ?? ? ! ? Veramente siamo in macchina e ??
- ? E come afete fatto a hentrare se il passo è chiuso??
- ? (Scusi ma siamo su candid camera ? ? beh, questo non glielo dico: lo penso). IL PASSO ERA APERTO. LA SBARRA ERA SU?. SIAMO ENTRATI E ORA LA SBARRA È GIU?, CHIUSA COL LUCCHETTO. Siamo intrappolati all?interno. Dovete venirci a liberare perché dobbiamo tornare a casa?.
- ?Fa pene: mi lasci il suo natel che la richiamo?
- ?N-N-NATEL? ? ah! Il cellulare!??
- ?Cellulare? ? ah! Il telefono!?
- ?3496*/ç§*?
Attacco il telefono.
Mi guardo intorno e cerco la telecamera nascosta: ravano anche tra due cespugli e non trovo niente.
Non credo: non posso credere che la conversazione appena avuta sia vera.
Ma ? forse ? boh ?
Mi rassegno.
Guardo alla macchina: fingo un sorriso rassicurante come a dire: ?tranquilli! Tutto sotto controllo!?. Solo perché è necessario che la pressione interna all?abitacolo cali: altrimenti un esplosione manderebbe pezzi di Renault in giro per tutta la Val Bedretto.
Tempo un minuto e mi richiama qualcuno:
- ?Polizia, puonasera?
- ?Buonasera: guardi, il problema è che ??
- ?Mi hanno spiecato il fostro problema ma mi chiedo come zia succezso! Non ascoltate gli avvisi alla radio? Son già tieci ciorni che ticono che il passo chiude alle 18:00!?
- ?Ma ? veramente siamo italiani e la radio svizzera ??
- ?Ah! Capisco. Quinti non avete sentito la ratio??
- ?Eh ? no!?
- ? E non riuscite a trovare un accomodamento per la notte??
- ? ? ? Scusi ? ? Non capisco: dove vuole che andiamo a dormire??
- ? Eh: non zo. L?altra settimana un germanico è rimasto a dormire dentro perché appiamo chiuso la sbarra!?
- ???
Lì per lì mi chiedo a quale tribù il germanico appartenesse: non sapevo che ce ne fossero ancora in giro, dalla caduta dell?impero romano d?occidente.
Controllo meglio dentro il cespuglio: magari la telecamera non l?ho vista, ma di sicuro c?è. Per forza che c?è! Mica può essere vero quello che sta succedendo.
Forse per il sorriso rassicurante ho notato un cosa importantissima dentro la macchina: lo Ste ha lievemente sollevato un sopracciglio ed ha leggermente mosso il capo, credo addirittura di uno o due gradi.
Ciò significa che la reazione violenta, se deve esserci, è rinviata almeno di qualche minuto.
La telefonata continua.
- ?No: non riusciamo a trovare un accomodamento per la notte e poi (e qui mi viene il colpo di genio! Sparo una palla clamorosa, ma che funziona!) ? ci sono con noi dei bambini piccoli: cosa vuole che facciamo? Che li lasciamo a dormire in macchina??
- ?Ah! Capiszco ? eh ? allora tobbiamo inviare il custode delle chiavi a riaprire la sparra. Ora lo chiamo ma ci metterà almeno un hora perché abita a 50 km da lì?
Io guardo le case appena al di là della sbarra e mi chiedo perché il custode delle chiavi deve essere scelto tra coloro che abitano a 50 km dalla sbarra stessa: tuttavia, la speranza che balugina dalla nuova situazione mi fa desistere da ogni osservazione polemica:
- ?Perfetto! Allora aspettiamo che ci vengano ad aprire. Grazie. Arrivederci.?
Intanto, le luci delle due macchine ? la nostra e quella dei compagni di sventura che, ahiloro, arrivano da Brescia, hanno attirato dei curiosi: locali abitanti di quelle case al di là della sbarra sulle quali son puntati i fasci luminosi dei deflettori.
Arriva una ragazza in macchina e parcheggia in fronte a noi: solo, di là della sbarra (fortuna lei che è libera).
I nostri amici bresciani, forse poco fiduciosi dell?efficienza svizzera e della mia capacità di persuasione, estraggono dal baule due sacchi a pelo: io sono stupitissimo.
Mai andato ad arrampicare con il sacco a pelo!
D?ora in poi, però ?
Mi avvicino alla macchina, dal lato guidatore dove è seduto lo Ste e lo rassicuro che tutto dovrebbe risolversi entro breve.
Noto che le mani che tengono il volante, dalla stretta nervosa, hanno scavato dei solchi profondi in esso: anzi, il volante è un po? curvo, stile lattina vuota schiacciata.
Credo che lo Ste lo abbia preso come anti-stress: tra me e me penso, meglio il volante che il collo del Vitto!
Lo Ste, anzi, proferisce una frase: ?Ora scendo e spacco la sbarra: al massimo la agganciamo dietro la macchina con una corda e la tiriamo giù?.
Io e Vitto ci guardiamo in faccia: l?idea non dispiace.
Solo che ora la polizia ha il mio numero di telefono e potrebbe rintracciarci.
A stento, lo facciamo desistere: in fondo si tratta al massimo di un?ora.
Intanto la ragazza svizzera si avvicina e chiede informazioni:
- ?Cosa ci fate di là??
Di primo acchito, la guardo con l?esatta espressione di chi vorrebbe dirle: ?Nulla! Siamo qui a illuminare la sbarra con i fanali perché abbiamo deciso di dormire qui, questa notte, ma prima di addormentarci vogliamo ammirare l?arte moderna svizzera degli arredi urbani?
Le rispondo:
- ?Hanno chiuso la sbarra ma nessun cartello avvisa che c?è un orario di apertura e la chiusura notturna!? Sono sicuro di avere sollecitato il suo raziocinio: mi sembra una sveglia!
- ?No: non c?è il cartello perché tanto qui lo sanno tutti che il passo chiude alle 18:00!?
- (Non è una sveglia ? ahimè: mi ero illuso!) ?Beh: ma non credi che qualche turista ignaro delle usanze locali potrebbe come noi trovarsi in difficoltà?? Confido nella sua intelligenza: ho un?enorme fiducia nel prossimo! Anche perché parla bene italiano ?!
- ?Eh: allora se viene qui deve informarsi! Non avete sentito la radio??
- E DAJE CON STA CA*§O DI RADIO DI MER*§A! Ricompongo i pensieri: forse sbaglio a credere che quello con cui sto parlando sia un essere senziente: ?No: di solito in Italia non ascoltiamo la radio svizzera e la radio italiana, purtroppo, non dice quando la sbarra del passo della Novena viene chiusa!?
- ?Ah! ? Capisco!? ? sembra sinceramente costernata e stupita che in Italia non riceviamo queste notizie di vitale importanza.
Ormai stiamo parlando da un buon quarto d?ora quando esce con questa notizia, forse per lei poco rilevante, date le circostanze: ?Comunque, al di là della sbarra vive un signore che ha la chiave!?
La guardo con l?espressione che vorrebbe significare: ?PORCA DI QUELLA PUT*/Àa! Aspetta ancora due ore a dircelo!?
Mi trattengo e fingo gratitudine per la notizia: ?Ah! Che bello! Magari se ci dici dove sta, possiamo chiedergli se ci apre e chiamare la polizia avvisandoli che è tutto risolto (e risparmiare a quel povero cristo di un custode altri 100 km per aprire e chiudere la sbarra!: questo non lo dico!)?
- ?Va bene, vi accompagno io: ma non vorrei che dormisse ??
Guardo l?ora: sono circa le 18:45.
Dormire?
?
Reprimo lo stupore: ormai potrebbe stupirmi solo l?apparizione di Buddha reincarnato vestito come Tony Manero che valica le montagne che ci circondano a bordo di un carro di fuoco trainato dalle renne rapite a Babbo Natale, con lo stereo a palla che suona ?Surfin? Safari? dei Beach Boys.
Timidamente azzardo:
- ?Dormire? Non è un po? presto??.
So già che mi pentirò dell?osservazione.
- ?Eh: ma è buio! Magari dorme! Comunque andiamo che vi accompagno!?
Come ho fatto a non pensarci! Buio = dormire! Ho sempre saputo di non essere uno intuitivo ?!
- ?Grazie! Allora ti accompagnano quei ragazzi in macchina, così noi aspettiamo qui la polizia. Ok??
- ?D?accordo!?
Così la nostra salvatrice parte a recuperare la chiave accompagnata in auto dai bresciani.
Guardo la nostra macchina: lo Ste sembra più traquillo.
Il volante della Renault è piegato ma potrebbe ancora girare abbastanza per portarci a casa.
Aspettiamo in rassegnato silenzio: in un precario equilibrio psicologico tra rabbia, ansia e trepidazione.
Dopo un buon quarto d?ora arriva la macchina con la ragazza delle chiavi (non ironizzate): con la chiave.
Gli amici bresciani ci confermano che hanno dovuto svegliare il proprietario.
D?altronde ? tra me e me penso - è buio, perché stupirsi?
Ad ogni modo, ciò che conta è che abbiamo la chiave! Possiamo uscire da questo incubo!
L?illusione dura un secondo.
La ragazza, dopo forse una lunga riflessione ed un attenta ponderazione della situazione esclama:
- ?Ho la chiave ma è meglio che aspettiamo la polizia?
Oddio: lo Ste ha sentito!
Ora finiamo in galera per concorso in omicidio, cannibalismo e occultamento dei resti del cadavere!
Sempre timidissimamente provo a chiedere:
- ? Perché dobbiamo aspettare e far fare tutta quella strada al custode??
- ?Beh: tanto ormai è in strada. La chiave la tengo io, se non dovesse arrivare. Torno subito: vado un attimo a casa a portare i ghiaccioli ed i gelati che ho nel baule?
- ?? Gh ?Gh ?GHIACCIOLI E GELATI? Dopo 40 minuti che sei qui a parlare con noi? Forse nel baule trovi un liquame sciolto, una brodaglia indistinta: ma solo se sei fortunata e non è evaporato ancora tutto!? Non ce la faccio a trattenere questa osservazione. Il troppo e troppo!
- ?Eh: forse hai ragione! Meglio se scappo. Ciao! Torno tra una mezz?ora!?
Perché non mi consola che per una volta mi abbia dato ragione e che su qualche cosa siamo d?accordo?
Lo Ste è uscito dalla vettura in silenzio come Rambo nella giungla.
Sta correndo verso la ragazza: credo che abbia un crick in mano.
La svizzera è di spalle ma fortunosamente con gesto rapido si è inserita in macchina e sta partendo.
Il Vitto ha capito la situazione ed è saltato al collo dello Ste a cui adesso è appeso, come il David biblico nella lotta contro Golia.
Cerca disperatamente di frenarlo: sembra la scena di Superman in cui l?eroe cerca di arrestare il treno in corsa.
Sono felice che la ragazza sia riuscita a partire in tempo.
Anche lo Ste si arresta e soffoca in gola un urlo barbarico che avrebbe fatto venire giù una valanga.
Tramortiamo lo Ste col crick e lo mettiamo sul sedile posteriore: altra siringa di narcotico.
Intanto arriva il camioncino del custode della chiave: provvidenziale.
Scende e chiede: ?Siete foi che avete kiamato??
Anche in tale caso, in altre circostanze gli avrei risposto: ?No, perché? Cosa te lo fa credere? Forse il fatto che siamo in macchina al di qua di una sbarra chiusa??
Mi trattengo e rispondo solo di sì.
Lui: ?Mi afete fatto fare un?hora ti macchina! Ero qvasi arrifato a kasa!?
Non so perché ma non mi viene da compatirlo: povero pirla lui che si fa 100 km tutti i giorni per chiudere una sbarra.
Dico:
- ?Mi spiace! Sinceramente credevo che il custode abitasse più vicino!?
- ?Non fa niente. Comunqve: non ascoltate la radio? È qvalche giorno che tice ke la sbarra kiude!"
Mi accerto ancora: lo Ste è in macchina con un trauma cranico e non può assalirlo: almeno ci risparmiamo l?aggravante dell?aggressione a pubblico ufficiale.
Dentro di me penso che la prossima cosa che farò sarà un attentato dinamitardo alla radio svizzera.
Mi convinco anche che praticamente se non ascolti la radio, in Svizzera, rischi la vita o inconvenienti del genere: mi sento fortunato ad essere italiano.
Comunque, rispondo semplicemente:
- ?Eh, no! Purtroppo abbiamo tutti e tre la radio rotta e siccome viviamo in una valle molto isolata in cui non arrivano né i giornali né il telefono né l?elettricità né l?acqua corrente, siamo partiti un po? all?avventura. Abbia pazienza, capisce?? Credo che dopo una cazz@ta del genere l?Ufficiale ci farà arrestare. Invece:
- ?Ah, capizsco! Mi tispiace molto per la fostra radio. Comunqve devo prentere i fostri nomi: za, per gli accertamenti tel caso?
- ?Ok: un attimo che vado a prendere i documenti in macchina ??
- ?Non zerve: basta ke mi tice lei il nome ti tutti!?
Lì per lì vorrei tentare la mossa ironica di dirgli che ci chiamiamo Mario Rossi, Paolo Bianchi e Giuseppe Neri. Non so a quali accertamenti faccia riferimento e non vorrei mai che ci facessero pagare i 100 km di viaggio del custode sfigato. Non ce la faccio: gli detto i nomi ed i cognomi.
Voi potrete anche non crederci ma ve lo giuro: mi fulmini Zeuss se non è andata così! Il tizio, su un foglietto volante di carta annota ? solo i cognomi. Boh: magari non ho guardato bene tra tutti i cespugli ?
La tensione cresce: il custode non ci ha ancora aperto la sbarra.
Lo Ste sta rinvenendo dalla iniezione di narcotico che gli abbiamo fatto: afferra la corda e crea un cappio.
Poi, infila i chiodi da roccia uno per dito a creare un tira-pugni micidiale e cerca di uscire dalla macchina.
Per fortuna il Vitto l?ha chiuso dentro con la ?sicurezza bambini? e fortunatamente la macchina è dello stesso Ste: così eviterà di scardinare una portiera per porre rimedio alla situazione definitivamente.
Comunque la Renault vista da fuori si agita come se dentro ci fosse l?International Porno Meeting: con Siffredi e 3 bionde californiane che danno una dimostrazione di Acrobatic Olympic Sex (nuova disciplina di gruppo!).
Spero che lo svizzero non se ne accorga!
Finalmente (sono circa le 20:00!) la sbarra si apre!
Usciamo con le macchine.
E qui accade un altro imprevisto: come se la giornata ne avesse ancora bisogno!
I quieti e placidi bresciani, che per tutto il tempo sono stati silenziosi, sbottano.
Uno di loro con la delicatezza di un branco di caribù in migrazione si affianca allo sfigatissimo custode della chiave e con tono neanche velatamente alterato, lo aggredisci verbalmente:
- ?Ecco: adesso lei mi deve spiegare per quale ragione chiudete un passo senza neve! Io vi denuncio per sequestro di persona!?
Oddio: ma cosa caz#* gli salta in testa a questo!?
Dai che ce ne andiamo a casa a mangiare e dormire! TACI!
Il custode, un po? spaventato, gli risponde anche:
- ?Beh: kiutiamo il passo perkè ti notte è pericoloso!?
- ?PE-RI-CO-LO-SO !!!? PERCHÉ: NON È PIÙ PERICOLOSO SEQUESTRARE LE PERSONE E COSTRINGERLE A DORMIRE ALL?ADIACCIO SENZA CIBO E ACQUA? NON BASTEREBBE METTERE UN AVVISO O UNA TRANSENNA RIMOVIBILE?
- ?? ! ??
In effetti, non riesco a dargli torto: ma mi intrometto e cerco di stemperare i toni.
Senza farmi vedere dal custode, tiro una vecchia al bresciano che per il dolore quasi si accascia e mugola come un orso ferito.
Forse capisce di stare esagerando e desiste.
Il suo compagno, infine, lo trascina in macchina per i capelli e se ne vanno.
Anche noi sfiliamo con la macchina davanti al custode che, devo ammetterlo, un po? mi fa pena: povero cristo, lui cosa c?entra?
Lo Ste, passando davanti, saluta l?ufficiale e lo ringrazia ma il tono della voce è più simile al ruggito di un tirannosauro che ad un cordiale ciao.
Il custode si spaventa e saluta con la manina (ma intanto alza il vetro del finestrino: ?Non zi za mai!?? )
Ci allontaniamo dal passo della Novena: con la coscienza che in Svizzera ci torneremo solo con un tronchese e la lancia termica nel baule (oltre che con il sacco a pelo e la scorta di viveri per due giorni!).
A casa arriveremo alle 22:30.
Anche oggi, un?altra splendida giornata di arrampicata!
Come sempre ? non vedo l?ora della prossima gita !
Le montagne sono maestri muti ed hanno discepoli silenziosi