da raffa » mar mar 11, 2008 17:44 pm
da alison » mar mar 11, 2008 22:58 pm
da n!z4th » mar mar 11, 2008 23:07 pm
frocetti di adesso
da grizzly » mar apr 08, 2008 15:12 pm
da ragnobianco » lun apr 14, 2008 23:36 pm
da grizzly » mar apr 15, 2008 10:38 am
da julius » mar apr 15, 2008 10:57 am
alison ha scritto:Lomasti-Mazzilis...una gran coppia.
era ora che anche i frocetti di adesso sappiano chi era ERNESTO LOMASTI
consigliatissimo il libro
da Drugo Lebowsky » mar apr 15, 2008 16:13 pm
julius ha scritto:alison ha scritto:Lomasti-Mazzilis...una gran coppia.
era ora che anche i frocetti di adesso sappiano chi era ERNESTO LOMASTI
consigliatissimo il libro
"Frocetti"???
Ma cos'è questa omofobia??? Del tutto fuori luogo comunque.
da alison » mer apr 23, 2008 22:36 pm
ragnobianco ha scritto:Il libro è stato stampato alla fine di marzo e finalmente dovrebbe essere in distribuzione.
Come si fa un libro su Ernesto Lomasti? Ho impiegato circa dieci mesi, impegnato in una prima fase di raccolta della documentazione ed in una seconda di stesura. Ho avuto modo di incontrare e raccogliere contributi da una ventina di persone circa, essenzialmente coloro che lo hanno conosciuto e magari avuto come compagno di cordata (o più spesso capocordata?). Sono partito innanzitutto dalla Signora Luciana, la madre di Ernesto, che mi ha messo a disposizione i suoi diari ed è tuttora dotata di una memoria formidabile. Ho poi rievocare lontani ma ancora lucidi ricordi con Roberto Mazzilis, Bruno Contin, Alessandro Piussi, Attilio Ceccon, Emilio e Vittorio Di Marco, allo stesso inarrivabile Ignazio Piussi e molti altri ancora per arrivare infine ad Enrico Ricchi, suo compagno di corso alla Scuola Militare di Aosta e con lui durante l?apertura della futuristica via all?odierno Pilastro Lomasti alla Corma di Machaby.
Ernesto Lomasti, con un?umiltà, un coraggio ed una dedizione senza pari, ha raggiunto sulle ombrose pareti settentrionali del Piccolo Mangart di Coritenza e sulla solare parete sud della Torre Winkel gradi che in quegli anni non potevano ancora essere pronunciati. E lo ha fatto da solo.
Si pensi anche alla terza solitaria del Deye-Peters dopo Piussi e Cozzolino, nomi pesanti oggi come allora.
O alla Prima solitaria e prima ripetizione in giornata del Diedro Cozzolino al Piccolo Mangart di Coritenza.
Alla via aperta in solitaria sempre sul Piccolo Mangart.
Alla Oppio-Colnaghi al Pizzo Uccello, nelle Alpi Apuane: 850 metri, da solo ed in un?ora.
O infine alla sua via sul Pilastro Lomasti (oggi valutata 6a, 6a+) che la sua relazione, a causa della scala chiusa, riporta con difficoltà che, a parte due brevi passaggi di A1, vanno dal IV al VI-. Nemmeno VI! Per rendere l?idea la Lomasti-Mazzilis alla Cima Piccola della Scala venne valutata dai due apritori di VI e VI+. Forse è ancora irripetuta.
?Ernesto cadde in un?anonima palestra valdostana, causando incredulità nell?ambiente alpinistico friulano, sbigottimento tra gli amici, disperazione in famiglia. (?) Il suo primo ed unico errore lasciava in eredità una nuova concezione dell?arrampicata esplorativa, spalancando le porte al settimo grado? (R.Mazzilis).
Buona lettura!
LB
da ragnobianco » gio apr 24, 2008 22:07 pm
da Pié » mar set 09, 2008 15:25 pm
da raffa » lun ott 06, 2008 18:56 pm
da glk-f » mer ott 08, 2008 16:58 pm
da alpine71 » lun nov 10, 2008 10:51 am
da ettore » gio feb 03, 2011 2:13 am
da Danilo » gio feb 03, 2011 2:18 am
ettore ha scritto:Leggucchiando il libro (scitto da Luca Beltrame) sulla vita di Ernesto Lomasti,
è impossibile non rimanere affascinati da questo giovanissimo alpinista sognatore.
Ne consiglio anch'io senz'altro la lettura, non per lo stile, quanto per le curiosità contenute
e le estrapolazioni originali dal diario personale del personaggio...
Il suo capolavoro lascia senza parole:
Lomasti sale la N del Piccolo Mangart di Coritenza, solo e per una via nuova direttissima.
Impiega una sola giornata per superare gli ottocento metri di placche compatte e strapiombi,
e utilizza una manciata di chiodi per una salita in totale arrampicata libera estrema.
Così dirà a riguardo della sua salita:
"Ora c'è una nuova via, estremamente difficile.
Tutta mia. Non per egoismo, ma per orgoglio."
dal libro:
http://www.forum.planetmountain.com/phpBB2/album_page.php?pic_id=31880
dal web:
[urlhttps://picasaweb.google.com/kiosul/RifugioZacchiGennaio11#5562900280559364770[/url]
da ettore » gio feb 03, 2011 2:22 am
Danilo ha scritto:Mica hai fatto il caos. và,che chi voleva,apprezzava ugualmente
da crodaiolo » gio feb 03, 2011 2:24 am
ettore ha scritto:Danilo ha scritto:Mica hai fatto il caos. và,che chi voleva,apprezzava ugualmente
da ettore » mer feb 09, 2011 23:13 pm
da alison » lun feb 14, 2011 8:57 am
ettore ha scritto:A proposito di E. Lomasti, così si pronuncia R. Mazzillis :
Correva la fine degli anni settanta e così ero io:
sognatore ed incompreso, radicalmente anarchico.
In me lottavano gli istinti contrapposti dell'autoconservazione e della distruzione
che, nelle tregue, si univano, fornendo un'energia creativa senza pari.
Un'ipotetica vita alternativa era impensabile ed inaccettabile.
Il resto del mondo non esisteva, il resto degli uomini non centrava.
Eccezion fatta per Ernesto, il migliore tra i miei compagni.
Io ed Ernesto condividevamo un codice riservato.
Si basava su valori unici, probabilmente bizzarri, sicuramente non riproponibili:
l'arrampicata sprotetta, la passione per l'ignoto,
la ricerca del rischio, la sfida contro l'impossibile.
Arrampicavamo nella convinzione di essere infallibili,
superiori a qualsiasi difficoltà ed estranei alle scale convenzionali.
Durante le nostre scalate il confine tra il lecito ed il proibito,
tra la vita e la morte, diventava impercettibile.
Era il culmine dell'esaltazione, la sublimazione della nostra essenza,
o, più semplicemente, la nostra autorealizzazione.
Un' esistenza normale avrebbe portato ad un simile stato d'animo !?
Eravamo sopratutto assuefatti, drogati di adrenalina.
Liberi da ogni regola sociale, preda di impulsi esplorativi, disinibiti ed incontenibili.
Io ed Ernesto concepivamo la nostra amicizia e la nostra cordata con estrema elasticità,
alternando ascensioni in coppia, a concatenamenti in solitaria.
Compimmo nuovi itinerari legati ad una corda che,
attaccata a rari chiodini ogni trenta o quaranta metri,
creava un mero legame psicologico piuttosto che un'oggettiva scurezza.
A chi lo chiedesse li dichiaravamo di sesto grado: non perché lo fossero veramente,
ma perché la scala convenzionale di allora si interrompeva lì.
Sulle Alpi Orientali non c'era nulla di simile,
né per difficoltà tecnica, né per pochezza di protezioni.
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