da valassina95 » ven ott 18, 2019 13:36 pm
da scairanner » ven ott 18, 2019 14:12 pm
da wolf jak » ven ott 18, 2019 16:22 pm
“Sulla rivista UpClimbing, numero 3 – luglio agosto 2019, è comparso un articolo relativo ad una ripetizione della via Cassin Ratti alla parete nord della Cima Ovest di Lavaredo. Il pezzo, opera di Riky Felderer, membro del Gruppo Ragni di Lecco, si intitola ‘La via più brutta del mondo. Una strana giornata sulla Cassin-Ratti alla Ovest’.
La storia di questa salita è così bella che, prima di affrontare l’articolo, ne vogliamo ricordare le fasi salienti, prendendo spunto dal libro ‘Cinquant’anni di Alpinismo’, Riccardo Cassin, Dall’Oglio 1977.
Ovest di Lavaredo, parete Nord. 1935. Agosto… Pochi giorni dopo il rientro a Lecco dalle ferie, passate vicino al rifugio Vazzoler (durante le quali, dal 15 al 17 agosto, Riccardo Cassin e Vittorio Ratti compiono la prima ascensione del grandioso spigolo Sud Est della
Torre Trieste) arriva la notizia che due forti rocciatori bavaresi sono attendati sotto la Ovest, dal lato nord! La parete nord della Cima Ovest di Lavaredo era all’epoca uno dei maggiori problemi delle Alpi; ben 27 (ventisette) cordate l’avevano tentata, tra cui quelle di Comici, Varale, Zanutti, Dimai, Carlesso, Demetz. Cassin e Ratti ripartono immediatamente per le Dolomiti, accompagnati dall’amico Mino Rossi. Sanno che i due giovani tedeschi Hans Hintermeier e Sepp Meindl ‘montano di guardia’, e che si tratta di concorrenti formidabili, per i quali Riccardo Cassin riserva parole di elogio. Appena arrivati, i lecchesi fanno una ricognizione, nascosti dalla fitta nebbia. Addirittura parlano sottovoce, ma non possono smorzare il rumore delle martellate. I tedeschi lanciano richiami allarmati, ma i Nostri si guardano bene dal rispondere. Tornati al rifugio, Riccardo cerca di riparare le pedule sfondate, al che il gestore gli cede le sue (in cambio di un modesto noleggio…). La mattina del 28 agosto Cassin e Ratti ‘attaccano’, sempre nella fitta nebbia. Quando questa si dirada per un attimo, nella tendina dei tedeschi scoppia il finimondo. Subito corrono in parete e cercano di ingaggiare una specie di gara, salendo in parallelo ai lecchesi. O almeno ci provano, ma poco dopo rinunciano. Ma non c’è astio in loro, tant’è che fanno il tifo per tutta la durata della salita degli italiani, in compagnia del Rossi. Quando, due giorni dopo, Cassin e Ratti escono dalle grandi difficoltà, Rossi sale in vetta accompagnato dai tedeschi, che vogliono stringere la mano ai vincitori. Un magnifico esempio di fair-play, che vale a buon diritto l’entrata di Hintermeier e Meindl nella Storia dell’Alpinismo (oltre che per la loro immediata prima ripetizione della via, il 2 e 3 settembre). Questo, in estrema sintesi, il racconto di Cassin di questa salita leggendaria.
Tornando all’articolo in questione, prendiamo atto del modo spregiativo in cui viene trattato un itinerario che rappresenta un pagina fondamentale per la storia dell’alpinismo, i cui autori, Riccardo Cassin e Vittorio Ratti, sono due delle figure più belle dell’alpinismo lecchese. Oltre che ovviamente di quello internazionale.
Ognuno si esprime come riesce, tuttavia riteniamo che certe frasi siano gravemente irrispettose:
... la via si presenta per quello [sic] che è: ripida, senza senso, su roccia marcia”…
… “non solo è un traverso di merda” …”in tutto questo girare in tondo, ricordo… le bestemmie… al grido di “ma che via di merda…”…
…non sto a giraci intorno (battuta!): la via in sè fa cagare …..
Alla fine l’Autore regala ai suoi lettori qualche frase dal sapore riparatorio; del tipo;
“Ma la consiglio. La consiglio perché quando uno l’ha fatta è uno scalatore più completo”….
“a farla si ripercorre una delle pagine di storia più importanti della scalata italiana”.
Frasi che, dopo quanto letto sopra, suonano come una presa in giro.
Al netto del linguaggio offensivo (inaccettabile) nei confronti di quanto rappresenta questa ascensione, non condividiamo la semplificazione adottata. Il giudizio su questa via, che, come ci insegna Riky Felderer, “ha segnato una delle pagine di storia più importanti della scalata italiana”, viene ridotto alla qualità della roccia e della chiodatura. Trattandola alla stessa stregua di un qualsiasi itinerario “senza senso, su roccia marcia”. Senza considerare che ci sono innumerevoli pareri positivi su questa salita… Ma a questo punto il
problema è ben più grave di un giudizio estetico o tecnico. Esprimiamo quindi il nostro dissenso verso questa volgarizzazione di una delle più importanti pagine della Storia alpinistica internazionale e lecchese in particolare”.
Ringraziando per la cortese attenzione prestata, porgiamo cordiali saluti.
Floriano Castelnuovo
Pietro Corti
Danilo Valsecchi
La presente comunicazione è condivisa anche da:
Giuseppe Alippi Det
Aldo Anghileri
Gianni Arcari
Benigno Balatti
Alberto Benini
Mario Bramati
Sonja Brambati
Roberto Chiappa
Peppino Ciresa
Angelo Erba
Paolo Masa Pilly
Nando Nusdeo
Dario Spreafico
Antonio Peccati Briciola
Norberto Riva
Corrado Valsecchi
Paolo Vitali
Se per Riky Felderer laCassin alla Parete Nord della Ovest di Lavaredoè la via più brutta del mondo, il suo articolo sulla rivista UP è senza dubbio il più brutto e confuso che abbia letto dopo le scuole elementari. Per svariati motivi la mia maestra di quei tempi metterebbe l’autore dietro la lavagna dicendogli: -Nel tuo tema “Una gita in montagna”hai espresso poche idee, ma assolutamente confuse. Poiché sono buona, stendo un velo pietoso sulla forma,l’uso dei verbi, la sintassi...etc, etc.-Lo “scrittore”parteagguerritoper distruggere lareputazione dellavia, per poipentirsene nel finale, ingarbugliandosi e riuscendo a dire tutto e il contrario di tutto in due misere cartelle. Fin dai tempi del Sassismo sono sempre stato dalla parte della minoranzaiconoclasta, ma il mio sberleffo è sempre stato contro l’alpinismo paludato equello dei palloni gonfiati, nondi sicurorivolto ai grandi maestri a cui, senza ombra di dubbio, Cassin appartiene.Premessa: il Riky è un ragazzone che ho visto una volta e che mi è stato anche simpatico, però vorrei dirgli che: chi vuole ottima roccia, vie dritte, magari forzate da qualche solido spit, dalle quali si può facilmente tornare con lacorda doppia, deve stare assolutamente alla larga dalle grandi vie classiche delle Dolomiti. Però su quelle pareti è nata l’arte dell’arrampicata, è nato il sesto grado e la storia dell’alpinismoè passata prepotentemente di lì!Personalmente, quando ho ripetuto la Cassin alla Ovest con il mio grande ed indimenticabile amico Alberto Magliano, non mi sono posto in concorrenza e neppure elevato a giudice del Grande Riccardo. L’ho percorsa concuriosità e anche con una discreta “caga”, dovuta al senso di vuoto assoluto che si apriva sotto i miei piedi. Metro dopo metroho anche ammirato la soliditàdei “cabasisi” del grande vecchio,che se ne andava gagliardo lungo una sottilefessura orizzontale, pronta ad interrompersi in qualsiasi momento e a procurare, come minimo, grandi problemi di ritorno. È stato unambiente talmente coinvolgenteper me, abituato alle placche” Melliche”,che il giudizio sulla qualità della roccia non mi ha neppure sfiorato!Ricky, mettiti per un attimo nei panni del tuo nobile omonimo epensadi affrontarequella salita con chiodi costruiti da te, senza imbragatura,con quel popò di vuoto sotto i piedi, con un paio di pedule che ti ha noleggiato il rifugista, “uccellando” il Gotha dell’alpinismo mondiale e aprendo una via che diventerà una delle grandi classiche dell’arena alpinistica. Poi, più di ottant’anni dopo, un tuo nipote, o un Ragno della grande scuola alpinistica che tu hai reso famosa in tutto il mondo (pensa alla venerazione che hanno gli americani per la Cassin Ridgeal Denali), viene a portare un fiore sulla tua tomba e ti dice:-Nonno, sai che uno ha detto che la tua via alla Ovest di Lavaredo è una gran cagata? Cosa ne dici?“Chi che l’è, Cuma el se ciama?”“Riky Felderer” “ma l’è un tudesc?vun de qui che u fregat nel 35?”“no nonno, ha un nome così, ma è un italiano e, cosa più grave,è anche un Ragno di Lecco....”“ Ropp de matt, alural’è on bigul(Traduci:uncoglione), el garà avut(avrà avuto)en quai prublemi cun la murusa.....ciau” “Ciao nonno, riposa in pace....”-Morale della favola: Caro Riky, la cagata questa volta l’hai scritta tu che invece, con la tua bravura di fotografo,avresti potuto regalarci delle bellissime immagini della scalata, l’ha fatta la redazione di UP pubblicando il tuo orribile articolo e la sta facendo anche l’attuale dirigenza dei Ragni che, a quanto mi si dice, non ha detto un “Beh” sull’argomento.Paolo Masa, Guida Alpina, settembre 2019
da wolf jak » ven ott 18, 2019 16:38 pm
da Callaghan » ven ott 18, 2019 16:55 pm
wolf jak ha scritto:(...)
Ok è un ragno, ma mica ha offeso direttamente Cassin (che sarebbe quello sì stato magari inelegante e forse anche inopportuno), solo una sua via, che magari si aspettava migliore...
da wolf jak » ven ott 18, 2019 17:04 pm
da Callaghan » ven ott 18, 2019 17:21 pm
wolf jak ha scritto:(...)
però il punto resta: fintanto che si giudica una via, si può riuscire a non peccare di lesa maestà? O è proprio difficile?
da paolocar88 » ven ott 18, 2019 19:38 pm
da scairanner » ven ott 18, 2019 20:49 pm
paolocar88 ha scritto:
Cmq giudicare con gli occhi di oggi le opere di ieri è più che legittimo... Saremmo fermi a Caravaggio o alla musica classica da camera in quel modo... Il passato va superato, dissacrato e tolto dal piedistallo
da Keith » ven ott 18, 2019 21:36 pm
da paolocar88 » sab ott 19, 2019 0:16 am
scairanner ha scritto:paolocar88 ha scritto:
Cmq giudicare con gli occhi di oggi le opere di ieri è più che legittimo... Saremmo fermi a Caravaggio o alla musica classica da camera in quel modo... Il passato va superato, dissacrato e tolto dal piedistallo
mah, nell'ultima affermazione credo che il paragone non c'azzecchi granchè (imho), spesso è più il presente che va tolto dal piedistallo se parliamo di opere d'arte, mentre il passato in molti casi è irraggiungibile (Caravaggio per esempio).
Ma già di per se confrontare l'alpinismo con l'arte porta fuori strada, pertanto ogni paragone è inconcepibile (sempre imho, non è che voglia convincere qualcuno che l'alpinismo non è arte). Il riferimento di rf era semplicemente alla qualità della roccia (e alle conseguenze che ciò comporta), che a suo legittimo parere fa cagare, punto.
da Eionedvx » sab ott 19, 2019 7:13 am
Keith ha scritto:Si faccia una Cima Ovest in un materiale per lui ottimale con una stampante 3D.
da Danilo » sab ott 19, 2019 7:27 am
valassina95 ha scritto:“Incipit
Non ricordo di preciso, credo fosse il 1988 quando comprai “9000 metri sopra i prati”, e scoprii la Val di Mello.
Avevo appena preso la patente, partivo per la conquista del mondo con la mia Mini rossa a 4 marce. Ho fatto le mie prime vie, su una roccia dura e povera di protezioni, su linee ardite per chiodature talvolta da panico! Ma era troppo bello! Scoprendo poco a poco la Valle, non ho potuto fare a meno di appassionarmi ai personaggi e alla vicende dei Sassisti, i ribelli, i goderecci. La fine dell’etica della tristezza, del loro rifiuto della lotta contro l’alpe, del liberare l’avventura, del ragionare con la propria testa liberi dai dogmi del “grande alpinismo”, delle pedine pesanti e della vetta a tutti i costi! Del cercare il bello nel gesto, nella roccia, nella linea. Nel gustarsi le cose. Dal boulder alla grande via. Personaggi come Merizzi, Boscacci, Masa sono per me dei piccoli punti di riferimento, e indiscutibilmente hanno contribuito alla mia crescita (di modesto scalatore) per diventare quello che sono oggi, cioè un modesto scalatore. Anzi, chiederò che sulla mia tomba venga scritto “modesto scalatore”, perché questa è la cosa più importante. Mi sto dilungando, scusate, capita spesso. Probabilmente è l’età. Non vogliatemene. Di Jacopo ad esempio ricordo quando ruppe a sassate uno spit mentre risalivamo “oceano” per andare alla cena del Precipizio! Gloriosa! Ricordo con terrore le prime vie a firma Boscacci. E di Masa, che purtroppo ho avuto l’occasione di conoscere poco, ho letto divertito i “pizzini” e ancora sorrido imbarazzato quando lo vedo nei filmati di youtube “vecchi di merda” (scusate il linguaggio, ma è il titolo dei filmati), dove, dissacrante come vuole essere, procede agile su Kundalini a suon di bestemmie e improperi. La cosa che in effetti mi stupisce è che venga eletto “arbiter elegantiarum” di questa vicenda (Felderer fa riferimento alla lettera ricevuta da Paolo Masa e di cui ci ha girato il testo, ndr). Col senno di poi lo vedevo più propenso a condividere la mia visione delle cose. Ma le cose non sempre vanno come pensi, sic transit gloria mundi! Ah, per dovere storico Tacito in realtà disse “elegante arbiter”, ma tant’è, per l’appunto col tempo le cose cambiano. Si starà confrontando nell’aldilà con altri sul malcostume e la poca rettitudine che dilaga nei nostri giorni.
Esaurito questo argomento, veniamo alla questione più interessante. Che, a ben vedere, non ho ancora capito quale sia.
Ah, si ora ricordo. Perché dopo aver ricevuto questa mail sono andato a correre con mia moglie, con la quale, proprio quando in lontananza si vedeva punta Giradili baciata dagli ultimi raggi di sole, ho avuto una discussione su come preparare una gara di corsa. A un certo punto la mia “better half” (rubo questa felicissima espressione agli inglesi, chapeau) mi ha ricordato che ciò che piace a lei non deve per forza piacere a me, e quello che per me è un buon allenamento magari non produce gli stessi benefici su di lei. In effetti è vero. È anche vero che quello che è un buon tipo di allenamento oggi, potrebbe non esserlo domani! Ma questa è un’altra storia e un po’ mi sto perdendo di nuovo.
La storia che mi interessava invece è quella della Repubblica Italiana, che dopo i tafferugli avvenuti tra il ’40 e il ’45 del secolo scorso, passato il tempo di sistemare le cose i nostri vecchi arrivarono nel ’48 a sancire e scrivere su dei tomi un sacco di cose interessanti, e per me fondamentali. Forse anche più dei pizzini di Masescu. Forse anche più delle vie del Boscacci. Non so. Alcune di queste cose, chiamate anche diritti, in realtà ci hanno messo un po’ di più a evolversi, come quello che consente a Masa di bestemmiare in un video pubblico (l’ingerenza della chiesa rimane forte, ahimè) e a me di dire quello che mi pare riguardo a un soggetto non giuridico. Durante il ventennio, che probabilmente qualcuno ancora rimpiange, si era istituito un principio poco democratico chiamato “reato d’opinione”. In realtà è roba dei romani, ma andiamo avanti. Punito a volte con l’esilio, sovente con la morte. È e rimane una geniale strategia di marketing, in realtà molto in voga anche oggigiorno. L’abiura intendo.
Ma forse mi sto perdendo anche qui.
O forse no. Non lo so. Ecco, per fugare ogni dubbio, dopo aver ricevuto questa Vostra, mi sono chiesto: “chiarito che posso dire quello che voglio, entro determinati limiti ben sanciti dal libro di cui accennavo prima scritto nel ’48, è chiaro che chiunque può avere un’opinione diversa dalla mia! Ed è libero di manifestarla, aggiungo che dirigo una rivista nella quale metà delle cose che vengono dette non le condivido, le porte sono aperte per chiunque, in maniera dignitosa, si presenti! Ah, il libro di cui prima, in realtà è stato pubblicato 27 dicembre 1947, si chiama “costituzione italiana”, ma poi c’era il capodanno e si sa come vanno a finire certe cose.
L’altro giorno infatti quando Feltri ha parlato della celebre attivista dandole della “Gretina”, mi sono un po’ indispettito. L’ho trovato fuori luogo. Come da consolidata tradizione, ho continuato a non comprare Libero e contestualmente non ho espresso all’Arcigay (Feltri ne è membro dal 2014) il mio dissenso.
Vedete, cari signori, non ho capito cosa volete da me. Volete dipingermi in tutta Lecco come brutto e cattivo, mettere all’indice la rivista per la quale scrivo?
Ah, a tal proposito dimenticavo una cosa importante: sarebbe opportuno mettere in conoscenza di questo alterco le vere persone fondamentali: l’editore (che ho messo in copia), e prima dei Ragni coinvolgerei per importanza nel processo mia mamma e la mia maestra delle elementari, responsabili insieme a Masa e tanti altri del mio modo sconcio e sconsiderato di vedere e descrivere le cose con linguaggio oltraggioso. Purtroppo della mia maestra ho perso le tracce da lustri, e mia mamma non usa la mail. Ma sarò felice di leggerle il tutto.
Quindi? Dove andiamo? Cosa facciamo? Ci facciamo le linguacce e poi cerchiamo di farci più male che possiamo? Pensate che con le minacce (che sono arrivate per canali meno ufficiali da persone che posso supporre a voi vicine) io possa cambiare idea?
Volete un’abiura? Volete che esca dalla stanza baciando l’anello del cardinale e poi bofonchiando “eppur fa cagare”?
Pensate che il sole giri intorno alla terra?
explicit
Se non fosse chiaro, la vicenda non mi stupisce, ma i toni e i modi si. Ho parzialmente esorcizzato cercando sfogo nella penna e non nelle mani, o negli avvocati, che alla fine ci guadagnano solo loro!
Quindi prendo un tono serio, freddo e deciso e vi enuncio dei punti che spero risultino molto chiari. E vi chiedo cortesemente di mettere in copia le persone che avete coinvolto in copia a me nascosta nella prima mail.
Primo: i Ragni di Lecco, al pari della mia maestra, di mia mamma non sono né padroni né responsabili di quanto io possa scrivere. Se siete in disaccordo con le mie opinioni, chiamate in causa me, o non avete il coraggio? Dovete dirlo alla maestra, e a che scopo? Far sapere a tutti che la cosa più importante per voi è una cavolo di via?
Secondo: scadendo nella pochezza dell’argomento, vi ricordo che per me una via è bella quando si svolge su roccia bella e segue una bella linea. Quando una via segue una linea brutta, su roccia brutta e con chiodi del 1935, per me è una via brutta. Si: mi fa cagare! È un mio giudizio, è la mia opinione e fin quando questa non costituirà un reato, rimarrà tale. Il fatto che abbia visto le gesta di Cassin vincerla con ardimento e bravura eccezionali non la trasforma in “bella” o “brutta”. Rimane quello che è! E non devo giustificare il mio pensiero con nessuno. Inoltre io vivo nel mondo reale, quello in cui del grado e dei chiodi parlo per il piacere di farlo, e non vivo pensando ai grandi dell’alpinismo come salvatori della patria, della morale e dell’economia, non sono la mia religione. Sono le cose di un’attività che nessuno mi costringe a fare, e che non vale niente. Siamo i conquistatori dell’inutile. Mai dimenticarlo!
E se valesse qualcosa, allora dovreste leggere “quel c***o di articolo” e riflettere.
Ma ‘sto Felderer, perché ha scritto una cosa così forte?
Lo sapeva, l’ha anche fatto capire nel testo stesso che andava incontro a rogne, e allora perché?
Se non vi siete fatti questa domanda, ad maiora.
Se ve la siete fatta e non avete trovato risposta, è perché vi manca il senso dell’ironia. O quantomeno non è in linea col mio. Ma va bene. Io non leggo Libero, un’altro si. Voi non comprerete Up. Che problema c’è? Ci sono altre riviste, ammesso che qualcuno legga ancora…
Ma questo non cambia il fatto che proprio ieri due veneti mi abbiano detto “però non ci fai fare una bella figura”, alla quale ho ribattuto:
“è vero, ma secondo voi è una bella via?”
“beh…. però Cassin… però il 1935”
“si, va bene: è una bella via?”
“…”
Detto questo, e vado concludendo, vi siete per caso chiesti perché io abbia scritto che per me è una via di merda?
Per vendere 2 copie in più? Eh, magari…
Qualcuno, al di la del cercare ogni occasione valida per saltare al collo di questo o quello, per infamare i Ragni, mia mamma e la mia maestra (per fare cosa poi? Per farmi cambiare opinione? O solo per gettare discredito sul gruppo per chissà quali interessi? Di che genere poi, proprio non capisco!), qualcuno ha riflettuto sul fatto che si: la bellezza della linea, della roccia E DELLA CHIODATURA concorrono principalmente a fare si che una via sia bella o brutta.
È proprio così.
E mio figlio non vorrei andasse a fare quella via, sia chiaro! Il vostro, a proposito?
A prescindere dall’ardimento necessario ad aprirla o a ripeterla. Sono cose che non c’entrano niente, cercate di capirlo.
E non vi sto dicendo di cambiare idea. Vi sto dicendo che una via PER ME (ma per il 99% delle persone) è bella quando si svolge su roccia bella con protezioni adeguate. È orrenda quando si svolge su roccia tra il mediocre e il pessimo su protezioni, quasi non integrabili, in pessimo stato. Anche se l’avesse aperta Gesù Cristo in persona. E come ho spiegato, anche fossi l’unico nel pianeta a pensarla così, nessuno ha il diritto di intimarmi di cambiare idea. Questo deve essere molto chiaro. Molto!
E adesso voi piuttosto, carissimi, adesso che avete rimesso le cose a posto facendo vedere al Felderer di cosa siete capaci, vi siete mai posti il problema di come comportarvi quando qualcuno, magari vostro figlio (speriamo di no, ovviamente, ma è per farvi vedere le cose da un punto diverso), creperà sulla Cassin alla ovest perché, sancta sanctorum, delle reliquie non si può toccare niente e intanto i chiodi marciscono e qualche cristiano passerà a miglior vita cadendo per cedimento di un chiodo o appeso alla sosta che non tiene più?
Prima di passare alle minacce, alle intimidazioni, a queste vicende tristissime e bassissime, vi siete messi in discussione per aprire un dibattito e risolvere la questione di una delle vie più famose delle Alpi, e come tale spesso ripetute incautamente?
Personalmente, dal punto di vista sia di scalatore che di divulgatore, credo con questo articolo di aver raggiunto lo scopo che mi ero prefissato”.
Richard Felderer
https://lecconotizie.com/montagna/lecco ... -critiche/
da Danilo » sab ott 19, 2019 7:28 am
valassina95 ha scritto:“Incipit
Non ricordo di preciso, credo fosse il 1988 quando comprai “9000 metri sopra i prati”, e scoprii la Val di Mello.
Avevo appena preso la patente, partivo per la conquista del mondo con la mia Mini rossa a 4 marce. Ho fatto le mie prime vie, su una roccia dura e povera di protezioni, su linee ardite per chiodature talvolta da panico! Ma era troppo bello! Scoprendo poco a poco la Valle, non ho potuto fare a meno di appassionarmi ai personaggi e alla vicende dei Sassisti, i ribelli, i goderecci. La fine dell’etica della tristezza, del loro rifiuto della lotta contro l’alpe, del liberare l’avventura, del ragionare con la propria testa liberi dai dogmi del “grande alpinismo”, delle pedine pesanti e della vetta a tutti i costi! Del cercare il bello nel gesto, nella roccia, nella linea. Nel gustarsi le cose. Dal boulder alla grande via. Personaggi come Merizzi, Boscacci, Masa sono per me dei piccoli punti di riferimento, e indiscutibilmente hanno contribuito alla mia crescita (di modesto scalatore) per diventare quello che sono oggi, cioè un modesto scalatore. Anzi, chiederò che sulla mia tomba venga scritto “modesto scalatore”, perché questa è la cosa più importante. Mi sto dilungando, scusate, capita spesso. Probabilmente è l’età. Non vogliatemene. Di Jacopo ad esempio ricordo quando ruppe a sassate uno spit mentre risalivamo “oceano” per andare alla cena del Precipizio! Gloriosa! Ricordo con terrore le prime vie a firma Boscacci. E di Masa, che purtroppo ho avuto l’occasione di conoscere poco, ho letto divertito i “pizzini” e ancora sorrido imbarazzato quando lo vedo nei filmati di youtube “vecchi di merda” (scusate il linguaggio, ma è il titolo dei filmati), dove, dissacrante come vuole essere, procede agile su Kundalini a suon di bestemmie e improperi. La cosa che in effetti mi stupisce è che venga eletto “arbiter elegantiarum” di questa vicenda (Felderer fa riferimento alla lettera ricevuta da Paolo Masa e di cui ci ha girato il testo, ndr). Col senno di poi lo vedevo più propenso a condividere la mia visione delle cose. Ma le cose non sempre vanno come pensi, sic transit gloria mundi! Ah, per dovere storico Tacito in realtà disse “elegante arbiter”, ma tant’è, per l’appunto col tempo le cose cambiano. Si starà confrontando nell’aldilà con altri sul malcostume e la poca rettitudine che dilaga nei nostri giorni.
Esaurito questo argomento, veniamo alla questione più interessante. Che, a ben vedere, non ho ancora capito quale sia.
Ah, si ora ricordo. Perché dopo aver ricevuto questa mail sono andato a correre con mia moglie, con la quale, proprio quando in lontananza si vedeva punta Giradili baciata dagli ultimi raggi di sole, ho avuto una discussione su come preparare una gara di corsa. A un certo punto la mia “better half” (rubo questa felicissima espressione agli inglesi, chapeau) mi ha ricordato che ciò che piace a lei non deve per forza piacere a me, e quello che per me è un buon allenamento magari non produce gli stessi benefici su di lei. In effetti è vero. È anche vero che quello che è un buon tipo di allenamento oggi, potrebbe non esserlo domani! Ma questa è un’altra storia e un po’ mi sto perdendo di nuovo.
La storia che mi interessava invece è quella della Repubblica Italiana, che dopo i tafferugli avvenuti tra il ’40 e il ’45 del secolo scorso, passato il tempo di sistemare le cose i nostri vecchi arrivarono nel ’48 a sancire e scrivere su dei tomi un sacco di cose interessanti, e per me fondamentali. Forse anche più dei pizzini di Masescu. Forse anche più delle vie del Boscacci. Non so. Alcune di queste cose, chiamate anche diritti, in realtà ci hanno messo un po’ di più a evolversi, come quello che consente a Masa di bestemmiare in un video pubblico (l’ingerenza della chiesa rimane forte, ahimè) e a me di dire quello che mi pare riguardo a un soggetto non giuridico. Durante il ventennio, che probabilmente qualcuno ancora rimpiange, si era istituito un principio poco democratico chiamato “reato d’opinione”. In realtà è roba dei romani, ma andiamo avanti. Punito a volte con l’esilio, sovente con la morte. È e rimane una geniale strategia di marketing, in realtà molto in voga anche oggigiorno. L’abiura intendo.
Ma forse mi sto perdendo anche qui.
O forse no. Non lo so. Ecco, per fugare ogni dubbio, dopo aver ricevuto questa Vostra, mi sono chiesto: “chiarito che posso dire quello che voglio, entro determinati limiti ben sanciti dal libro di cui accennavo prima scritto nel ’48, è chiaro che chiunque può avere un’opinione diversa dalla mia! Ed è libero di manifestarla, aggiungo che dirigo una rivista nella quale metà delle cose che vengono dette non le condivido, le porte sono aperte per chiunque, in maniera dignitosa, si presenti! Ah, il libro di cui prima, in realtà è stato pubblicato 27 dicembre 1947, si chiama “costituzione italiana”, ma poi c’era il capodanno e si sa come vanno a finire certe cose.
L’altro giorno infatti quando Feltri ha parlato della celebre attivista dandole della “Gretina”, mi sono un po’ indispettito. L’ho trovato fuori luogo. Come da consolidata tradizione, ho continuato a non comprare Libero e contestualmente non ho espresso all’Arcigay (Feltri ne è membro dal 2014) il mio dissenso.
Vedete, cari signori, non ho capito cosa volete da me. Volete dipingermi in tutta Lecco come brutto e cattivo, mettere all’indice la rivista per la quale scrivo?
Ah, a tal proposito dimenticavo una cosa importante: sarebbe opportuno mettere in conoscenza di questo alterco le vere persone fondamentali: l’editore (che ho messo in copia), e prima dei Ragni coinvolgerei per importanza nel processo mia mamma e la mia maestra delle elementari, responsabili insieme a Masa e tanti altri del mio modo sconcio e sconsiderato di vedere e descrivere le cose con linguaggio oltraggioso. Purtroppo della mia maestra ho perso le tracce da lustri, e mia mamma non usa la mail. Ma sarò felice di leggerle il tutto.
Quindi? Dove andiamo? Cosa facciamo? Ci facciamo le linguacce e poi cerchiamo di farci più male che possiamo? Pensate che con le minacce (che sono arrivate per canali meno ufficiali da persone che posso supporre a voi vicine) io possa cambiare idea?
Volete un’abiura? Volete che esca dalla stanza baciando l’anello del cardinale e poi bofonchiando “eppur fa cagare”?
Pensate che il sole giri intorno alla terra?
explicit
Se non fosse chiaro, la vicenda non mi stupisce, ma i toni e i modi si. Ho parzialmente esorcizzato cercando sfogo nella penna e non nelle mani, o negli avvocati, che alla fine ci guadagnano solo loro!
Quindi prendo un tono serio, freddo e deciso e vi enuncio dei punti che spero risultino molto chiari. E vi chiedo cortesemente di mettere in copia le persone che avete coinvolto in copia a me nascosta nella prima mail.
Primo: i Ragni di Lecco, al pari della mia maestra, di mia mamma non sono né padroni né responsabili di quanto io possa scrivere. Se siete in disaccordo con le mie opinioni, chiamate in causa me, o non avete il coraggio? Dovete dirlo alla maestra, e a che scopo? Far sapere a tutti che la cosa più importante per voi è una cavolo di via?
Secondo: scadendo nella pochezza dell’argomento, vi ricordo che per me una via è bella quando si svolge su roccia bella e segue una bella linea. Quando una via segue una linea brutta, su roccia brutta e con chiodi del 1935, per me è una via brutta. Si: mi fa cagare! È un mio giudizio, è la mia opinione e fin quando questa non costituirà un reato, rimarrà tale. Il fatto che abbia visto le gesta di Cassin vincerla con ardimento e bravura eccezionali non la trasforma in “bella” o “brutta”. Rimane quello che è! E non devo giustificare il mio pensiero con nessuno. Inoltre io vivo nel mondo reale, quello in cui del grado e dei chiodi parlo per il piacere di farlo, e non vivo pensando ai grandi dell’alpinismo come salvatori della patria, della morale e dell’economia, non sono la mia religione. Sono le cose di un’attività che nessuno mi costringe a fare, e che non vale niente. Siamo i conquistatori dell’inutile. Mai dimenticarlo!
E se valesse qualcosa, allora dovreste leggere “quel c***o di articolo” e riflettere.
Ma ‘sto Felderer, perché ha scritto una cosa così forte?
Lo sapeva, l’ha anche fatto capire nel testo stesso che andava incontro a rogne, e allora perché?
Se non vi siete fatti questa domanda, ad maiora.
Se ve la siete fatta e non avete trovato risposta, è perché vi manca il senso dell’ironia. O quantomeno non è in linea col mio. Ma va bene. Io non leggo Libero, un’altro si. Voi non comprerete Up. Che problema c’è? Ci sono altre riviste, ammesso che qualcuno legga ancora…
Ma questo non cambia il fatto che proprio ieri due veneti mi abbiano detto “però non ci fai fare una bella figura”, alla quale ho ribattuto:
“è vero, ma secondo voi è una bella via?”
“beh…. però Cassin… però il 1935”
“si, va bene: è una bella via?”
“…”
Detto questo, e vado concludendo, vi siete per caso chiesti perché io abbia scritto che per me è una via di merda?
Per vendere 2 copie in più? Eh, magari…
Qualcuno, al di la del cercare ogni occasione valida per saltare al collo di questo o quello, per infamare i Ragni, mia mamma e la mia maestra (per fare cosa poi? Per farmi cambiare opinione? O solo per gettare discredito sul gruppo per chissà quali interessi? Di che genere poi, proprio non capisco!), qualcuno ha riflettuto sul fatto che si: la bellezza della linea, della roccia E DELLA CHIODATURA concorrono principalmente a fare si che una via sia bella o brutta.
È proprio così.
E mio figlio non vorrei andasse a fare quella via, sia chiaro! Il vostro, a proposito?
A prescindere dall’ardimento necessario ad aprirla o a ripeterla. Sono cose che non c’entrano niente, cercate di capirlo.
E non vi sto dicendo di cambiare idea. Vi sto dicendo che una via PER ME (ma per il 99% delle persone) è bella quando si svolge su roccia bella con protezioni adeguate. È orrenda quando si svolge su roccia tra il mediocre e il pessimo su protezioni, quasi non integrabili, in pessimo stato. Anche se l’avesse aperta Gesù Cristo in persona. E come ho spiegato, anche fossi l’unico nel pianeta a pensarla così, nessuno ha il diritto di intimarmi di cambiare idea. Questo deve essere molto chiaro. Molto!
E adesso voi piuttosto, carissimi, adesso che avete rimesso le cose a posto facendo vedere al Felderer di cosa siete capaci, vi siete mai posti il problema di come comportarvi quando qualcuno, magari vostro figlio (speriamo di no, ovviamente, ma è per farvi vedere le cose da un punto diverso), creperà sulla Cassin alla ovest perché, sancta sanctorum, delle reliquie non si può toccare niente e intanto i chiodi marciscono e qualche cristiano passerà a miglior vita cadendo per cedimento di un chiodo o appeso alla sosta che non tiene più?
Prima di passare alle minacce, alle intimidazioni, a queste vicende tristissime e bassissime, vi siete messi in discussione per aprire un dibattito e risolvere la questione di una delle vie più famose delle Alpi, e come tale spesso ripetute incautamente?
Personalmente, dal punto di vista sia di scalatore che di divulgatore, credo con questo articolo di aver raggiunto lo scopo che mi ero prefissato”.
Richard Felderer
https://lecconotizie.com/montagna/lecco ... -critiche/
da Keith » sab ott 19, 2019 10:22 am
da Callaghan » sab ott 19, 2019 11:25 am
da Keith » sab ott 19, 2019 14:18 pm
da Callaghan » dom ott 20, 2019 18:56 pm
Keith ha scritto:La Mini Minor qui e l'Alfa Giulia là.
Il divulgatore qui e il pensiero oggettivo là.
Mi è tutto chiaro.
Anche per te, Callaghan?
da Danilo » dom ott 20, 2019 19:06 pm
Keith ha scritto:La Mini Minor qui e l'Alfa Giulia là.
Il divulgatore qui e il pensiero oggettivo là.
Mi è tutto chiaro.
Anche per te, Callaghan?
da Keith » dom ott 20, 2019 21:53 pm
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