scairanner ha scritto:Sbob ha scritto:La stessa domanda si potrebbe girare in “In un periodo di crisi possiamo permetterci di interrompere la costruzione di un’opera, con i costi che comporta, per ottenerne nulla?”
P.s. Militarizzare non serve se i no Tav protestano civilmente.
Sì ma mentre l'istanza di Tacchino ha un senso logico, la tua è puro bastiancontrarianismo.
Non e' bastiancontrarianismo, e' pragmatismo.
L'opera e' gia' cominciata, una parte e' gia' stata fatta, per fermarla ci sono dei costi economici per quanto speso, per il ripristino delle aree, per i risarcimenti, e per l'ammodernamento della linea esistente.
Oltre a questo, sono tutt'altro che da trascurare i costi politici, dato che nessuno vorra' piu' avere a che fare con lo stato italiano se per un cambio di governo si bloccano opere gia' avviate da anni. Come minimo, se si vuole rivalutare seriamente l'opera, bisogna chiedere una valutazione costi benefici fatta in accordo con tutte le parti coinvolte (quindi Francia e UE) e secondo le regole comunitarie e trattare con loro.
Su un piatto questo. Sull'altro un opera che, non sappiamo con precisione quanto, ma dei vantaggi li portera', a meno che non si mettano i vantaggi alla voce "costi".