Con un appassionato augurio a chi sta guarendo.
Giorgio
Se il processo fisico di guarigione è lento e progressivo, e in certi casi non raggiunge mai un recupero totale, il percorso dal punto di vista mentale è invece alterno, ondivago e discontinuo.
Io, per esempio, il 15 ottobre sono guarito.
Il meteo mi ha elargito una giornata stupenda, serena dal mattino fino a notte. Mai una nuvola, durante le sette ore di salita.

Due amici mi hanno regalato la loro compagnia, e la possibilità di respirare di nuovo l'aria di un tremila alpinistico, salendo una via che considero tra le più belle delle Dolomiti, eredità dell'alpinismo eroico di un tempo passato.

In vetta, con la voce rotta dall'emozione, ho nominato, indicandole, tutte le altre cime del gruppo, che ho avuto il privilegio di poter conoscere di persona, negli anni scorsi.

Durante le cinque ore di discesa, il cielo che imbruniva ci ha regalato immagini emozionanti e colori incredibili.

Al punto di partenza, l'aria della notte era così tersa che si vedevano distintamente le chiare pennellate della Via Lattea.
E la caviglia, che qua e là durante la giornata non ha mancato di emettere qualche sommesso lamento, e accennare qualche sordo brontolìo, tutto sommato mi ha sostenuto degnamente, senza farmi troppo rimpiangere i tempi andati.