Spazio musicale!

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Re: Spazio musicale!

Messaggioda PIEDENERO » mer lug 06, 2016 11:22 am

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John Lydon, Mister Rotten compie 60 anni "Siamo i fiori nella vostra spazzatura"


In principio. Un ragazzetto smilzo con la cravatta storta. Sorride, mostrando uno dei grossi incisivi spezzati. Ha gli occhi felici, immagine di pura gioia. Sotto la foto una didascalia: “Prima della meningite”. A sette anni John Joseph Lydon, il futuro Johnny Rotten, Johnny il “marcio” dei Sex Pistols, contrae la malattia dall’acqua del cortile di casa. È contaminata dai topi. La sua famiglia è poverissima. I nonni erano stati costretti a emigrare in Gran Bretagna dall'Irlanda, per il solito motivo: un lavoro, una vita migliore. Quando può fare il bagno, una volta al mese, lo fa in una tinozza di metallo dove l'acqua non è mai abbastanza calda. L'acqua calda, semplicemente, non c'è. Per lavarsi usa il Dettol, un detersivo che serve per sterminare gli insetti che risalgono dalle tubature dei lavandini. Il padre ha cominciato a fare l'autista a 14 anni e per lunghi periodi di tempo deve stare lontano dalla famiglia; la madre è casalinga, impegnata a gestire lui e altri tre fratelli più piccoli. Vivono in un “mostruoso complesso vittoriano” a Holloway, nel nord di Londra, in un piccolo appartamento. “Spesso toccava a lei prendersi cura di noi ma era sempre malata e gli infiniti aborti spontanei non la aiutavano di certo. Così tutto ricadeva su di me. Mi piaceva quella responsabilità”, ha raccontato Lydon in una recente intervista al Guardian. Qualche tempo fa è tornato a visitare i luoghi dove sorgeva quello “slum puzzolente”, in cui rimase in coma per sette mesi e dove, per quattro anni, cercò di recuperare la memoria e la vista perdute: “Mi ha aiutato frequentare la biblioteca, leggere. La memoria, gradualmente, è tornata. Ho dovuto mettere gli occhiali. Non riconoscevo più nessuno, nemmeno i miei genitori. Ma dovevo credergli quando mi dicevano che ero loro figlio perché non sapevo dove altro andare. La meningite spinale si può prendere dai topi che pisciano nell’acqua. Io non so bene come l’ho presa. È una malattia del cervello, il che spiega tanto. Sono quasi morto di meningite”, spiega nell’autobiografia No Irish, No Blacks, No Dogs, che sta per “Niente irlandesi, niente negri, niente cani”. È uno dei più bei racconti di vita e musica mai narrati. Perché non contiene balle, come ci tiene a precisare l’autore. Recentemente, ne è uscita una seconda: Anger is My Energy. La rabbia, per alcuni, è come benzina nel motore. Lo è specialmente per uno come John Lydon. Quest'anno il punk idealmente compie 40 anni. Il 31 gennaio, Lydon ne fa 60. Se è vivo è solo merito della sua intelligenza. Sputare contro il mondo e farlo il più a lungo possibile: la sua sfida e il suo lascito.


School's Out. La prima contraddizione di Lydon arriva subito, quando dice di considerarsi uno qualsiasi, uno del popolo. “Siamo pigri, bastardi inconcludenti, lavativi assoluti. Non accettiamo mai la responsabilità della nostra vita ed è per questo che saremo sempre oppressi. Pare che ci proviamo un gusto perverso. Come classe operaia, ci piace sentirci dire cosa fare, essere condotti al macello come pecore”, scrive di sé nell'autobiografia. Ma al macello, come testimonia la sua storia, Lydon non ci finì mai e le responsabilità se le è prese, eccome se l'ha fatto. Anche se all'inizio le cose non andarono esattamente bene e lui sembrava proprio uno di quei figli del popolo destinati a una vita dura. A 15 anni viene espulso dalla scuola, cattolica, severa e conformista. È indisciplinato, porta i capelli lunghi fino alla schiena, l'abbigliamento è trasandato. Tutti, all'epoca, imitavano David Bowie. Lui no. Non gli è mai piaciuto. Ascolta gli Hawkwind, i Can, Marc Bolan e i T. Rex e soprattutto Alice Cooper. Quel giorno il padre viene ricevuto addirittura da un cardinale. Quando John dice ai genitori di essere stato cacciato, per farlo sceglie proprio il titolo di una canzone di Cooper: School's Out. La scuola è finita, per sempre. Nel suo istituto ci sono ancora le punizioni corporali e gli studenti lo umiliano, lo chiamano “bastardo irlandese”. “Era come stare in un ghetto: quaranta alunni in una classe con un corpo docente che non incoraggiava mai al dibattito, perché a nessuno importava della tua opinione. Erano solo lì per intimorirti”, ricorda. È lì che comincia ad affinare il suo senso dell'umorismo nero, le sue provocazioni, il suo sguardo fisso da antagonista, le sue smorfie. Una volta il prete gli disse che se non si fosse messo la cravatta non sarebbe potuto tornare in classe. Così il giorno dopo si presentò con una giacca, pantaloni e cravatta, senza camicia. Il professore gli domandò: “Perché non porti la camicia?”. “Mi ha chiesto di mettere la cravatta. Faccia pace col cervello”, lo riprese lui.


Sid il criceto. L'unica cosa buona della scuola arriva quando Lydon conosce John Simon Ritchie all'Hackney College. Al nuovo amico Lydon dà il nome del suo criceto: Sid Vicious. “Sid era un segaiolo assoluto. Facemmo amicizia un paio di settimane dopo che ero entrato a scuola. Lo chiamavo Sid, come il mio animaletto, la cosa più morbida, pelosa e rachitica sulla terra, uno svenevole criceto bianco che viveva in una gabbia sul tavolo all’angolo nel soggiorno dei miei genitori. Sid era un ragazzino assolutamente tonto, con una pettinatura alla David Bowie, tinta di rosso in cima”. Quando finalmente è libero dalla scuola, obbligatoria fino ai 16 anni, Johnny va in giro a occupare case con Sid: “Lui iniziava a spacciare speed. Campavamo di quello. Era uno stile di vita molto squallido. Non volevamo andare da nessuna parte, volevamo solo stare su di continuo, tutto lì. Dopo che ce ne andammo di casa – io con i capelli verdi – Sid e io iniziammo a occupare una serie di edifici abbandonati”. È in quel periodo che iniziano a suonare insieme, o qualcosa del genere. Improvvisano nelle stazioni della metropolitana, Sid alla chitarra acustica e John al violino e alla voce. Nessuno dei due sa suonare. “Cantavo I Love the Dead di Alice Cooper, sempre la stessa canzone in continuazione, per ore e ore. Suonare per strada andava molto in quel periodo, ma erano sempre questi hippie sfigati con le loro chitarre acustiche che cantavano canzoni di Donovan. Ogni tanto qualcuno ci lanciava due scellini solo per farci smettere. 'Sì, sì, basta così. Ma non ce l’avete un’altra canzone? Il treno è in ritardo e questa la suonate da mezz’ora e più. Tra un po’ v’ammazzo'”.




Odio i Pink Floyd. A metà degli anni Settanta Lydon, come molti suoi coetanei, bazzica intorno al SEX al 430 di King's Road, la boutique fetish di Malcolm McLaren, l'uomo che mise insieme i Sex Pistols, e Vivienne Westwood. Ha 19 anni. Un giorno viene notato dal produttore Bernie Rhodes, il futuro manager dei Clash, per via della sua t-shirt. Dice: “Odio i Pink Floyd”. Così Rhodes lo invita al Roebuck pub di King’s Road a conoscere i suoi amici: Malcolm McLaren, Steve Jones e Paul Cook. Aveva tutta l'aria di una fregatura. “Malcolm mi chiese se volevo entrare in una band", ricorda. "Credevo che stessero scherzando. Sembrava una cosa molto cinica. Quando il pub chiuse, fu Rhodes che si intromise: 'Bene, torniamo al negozio e vediamo se riesci a cantare qualcosa o almeno a fare finta'. A fare finta ero bravissimo, ma naturalmente a cantare non azzeccavo una nota. Sapevo tutte le parole delle canzoni di Alice Cooper, mentre non conoscevo quasi per niente i dischi del jukebox di Malcolm perché era tutta quell’atroce musica mod anni Sessanta che non sopportavo. L’unica canzone che riuscivo a fare era Eighteen di Alice Cooper. Volteggiavo come una danzatrice del ventre. Malcolm pensò: 'Sì, è lui'. Paul era convinto che fosse uno scherzo e non poteva fregargliene di meno. Steve era molto contrariato perché mi aveva odiato sin dal primo momento. 'Non posso lavorare con quel testa di c***o! Non fa altro che prendere per il culo e lamentarsi!'”. Ma i Sex Pistols ormai erano nati, messi insieme da McLaren: lui li aveva creati e lui li avrebbe distrutti. Il loro primo concerto si tiene al St Martin’s College of Art, dove Sid Vicious, che aveva studiato arte e fotografia e che sarebbe entrato nel gruppo solo nel 1977, aveva posato come modello per un periodo di tempo. Il lavoro glielo aveva trovato Chrissie Hynde dei Pretenders. Glen Matlock, il bassista, frequentava il St Martin’s College e organizzò lo show il 6 novembre del 1975. A quanto pare, i loro strumenti erano tutti rubati ad altri gruppi. “Noi facevamo le prove di fronte e caricammo su un carrello l’attrezzatura verso le sei del pomeriggio. Montammo tutto e suonammo per venti minuti. Caos totale. Nessuno di noi sapeva cosa stava facendo. Eravamo molto nervosi e spaesati. Suonammo delle cover come No Lip, Satellite, Substitute, Seventeen, Whatcha Gonna Do About It?... stavamo ancora imparando il mestiere”, ricorda Paul Cook, il batterista. Quella sera non ci fu neanche un applauso ma Lydon era diventato Rotten il “marcio”. Il nome gli fu dato da Steve per via della sua cattiva igiene dentale. Per risistemarsi i denti ci sono voluti tanti di quei soldi che naturalmente agli inizi non aveva. Ma ogni cosa ti dà una lezione. Se proprio bisogna trovarne una nella sua più recente autobiografia, quella è: “Prendetevi cura della vostra bocca”.






Sid Vicious balla le canzoni natalizie con un gruppo di bambini, mentre Johnny Rotten distribuisce regali. Sembra impossibile, eppure è così che i due "marci" del punk, anima dei Sex Pistols, trascorsero il Natale del 1977. Lo testimoniano le immagini inedite della band britannica che saranno trasmesse per la prima volta in un documentario della Bbc il 26 dicembre. Il gruppo punk trascorse quel 25 dicembre di 36 anni fa con un concerto di beneficenza per i figli dei vigili del fuoco che scioperavano in un locale a Huddersfield, nel nord dell'Inghilterra. Il concerto di beneficenza fu l'ultima performance dei Sex Pistols in Gran Bretagna. Il bassista Sid Vicious morì per un'overdose il 2 febbraio del 1979, quattro mesi dopo essere stato incriminato per l'omicidio della fidanzata Nancy Spungen, trovata accoltellata nella loro stanza d'albergo a New York.

Io sono l'anticristo. “Ecco cosa acquistarono i Sex Pistols quando mi presero: l’immagine completa. Baracca e burattini”: John Lydon spiega John Lydon e i Sex Pistols in una frase. In un solo disco, Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols, pubblicato il 28 ottobre 1977, e un tour che partì nel settembre 1976 da Parigi, passò dalla Gran Bretagna restandoci tre mesi e toccò gli Stati Uniti nel gennaio 1978, si concentra la fulminea carriera del gruppo. Steve Jones, il chitarrista, ricorda: “Mi divertii molto a registrare Never Mind the Bollocks. Mentre stavo facendo delle sovraincisioni di chitarra a tarda notte sentii alla radio che Elvis Presley era morto. Lo ricordo chiaramente perché non ero triste. Pensavo solo che avrei fatto meglio a tornare e fare quelle sovraincisioni di chitarra. Non fregava un c***o a nessuno di Elvis Presley, specialmente a noi”. I Sex Pistols erano arrivati per portarsi via tutto quello che c'era stato prima. Gli hippie, gli svolazzi pomposi del prog rock, le melodie dei grandi del pop, le melense boy band per ragazzine. Ma l'album, il testamento del gruppo, portò a Lydon parecchi guai, alcuni forse inattesi: “Cominciarono a pestarci per strada. Altro motivo per cui tendevo ad andare in giro con un gran numero di amici, soprattutto elementi hooligan. Per me era fisicamente impossibile passeggiare per strada per conto mio. Sarei stato aggredito. In Inghilterra trovi sempre questo: bande di ubriachi che vagano per le strade credendo di stare lì a proteggere la società. Alcune aggressioni furono piuttosto gravi. Mi accoltellarono proprio vicino allo studio mentre stavamo registrando Never Mind the Bollocks. Questo prima che il disco uscisse, c***o”. Banditi in Scozia, banditi in Irlanda, banditi in ogni singolo paese del Regno Unito. Bastarono i due singoli Anarchy in the U.K. e God Save the Queen per scagliargli contro monarchici, cattolici e proletari, quelli per cui i double-decker bus, il tè delle cinque e la Union Jack, nonostante le tremende condizioni di vita all'epoca, erano tutto. Più di una volta rischiarono di essere ammazzati, spesso dagli avventori dei pub: “Una volta un branco di bastardi si avventò contro di noi con coltelli, lame, rasoi, di tutto. Io ero con il produttore Chris Thomas e Bill Price, il tecnico del suono. Riuscimmo a scappare nel parcheggio e chiuderci dentro la macchina di Chris. La marmaglia sfondò il parabrezza e sfasciò la macchina mentre noi eravamo dentro. Ruppero uno dei finestrini e ficcarono dentro una lama. Io avevo addosso un paio di pantaloni di pelle molto spessi. Affondò direttamente dentro. Se avessi avuto qualcosa di più leggero probabilmente mi avrebbe squarciato la gamba. La lama si piantò nel ginocchio. Mi arrivò una stilettata sulla mano, vicino al pollice. Uscì dall’altra parte, vicino al mignolo. Colpì i tendini della mano sinistra. Non suonerò mai più la chitarra per quello. Buu. Fischi. Non riesco più a chiudere bene il pugno sinistro. È un po’ dura perché sono mancino. Credevo di morire. Ci siamo andati proprio vicino”. Li lasciarono lì, ringhiando una sola frase: “Noi amiamo la nostra regina”.







È apparso su YouTube un pezzo che si pensava fosse andato perduto: è la versione di "Belsen Was a Gas" dei Sex Pistols, registrata in studio nel 1977 con Johnny Rotten al microfono e Sid Vicious al basso, di cui finora vi erano solo versioni live. Il pezzo è stato pubblicato nel cofanetto per i 35 anni dall'uscita della pietra miliare "Never Mind the Bollocks". Il pezzo, molto controverso in quanto parla di un campo di concentramento nazista di Bergen Belsen in Germania liberato dall'esercito inglese nel 1945, è stato ripreso da Rotten nel 2003 ribattezzato "Baghdad Was a Gas", in contestazione alla guerra in Iraq. Secondo l'"Herald Sun" australiano la traccia inedita sarebbe stata ritrovata dopo il trasferimento del gruppo dalla Virgin Records alla Universal Music.
(a cura di Sara Bertuccioli)

Dio salvi i Sex Pistols. Ovvero la fine dei Sex Pistols. 15 gennaio 1978. John Lydon ha detto addio ai compagni Paul Cook, Steve Jones e al manager Malcolm McLaren: “Ero seriamente scontento di McLaren per due motivi, entrambi derivanti dal fatto che per lui la nostra musica non aveva importanza ed era interessato soltanto alla pubblicità”. La fine della band è stata, secondo Lydon, opera sua, e i rapporti tra di loro non si sono mai rinsaldati. La morte di McLaren, nel 2010, ha definitivamente relegato al passato questa complicata faccenda, sia dal punto di vista personale che legale: “La sua posizione era: 'Ma chi se le incula le classi operaie! Le cose buone vengono tutte dai ceti medi'. Chi erano i Sex Pistols? Lui credeva che fossimo diventati ceto medio perché eravamo in una band. Ma i Pistols hanno aperto le prime crepe nella corazza della corona britannica. Tutto quello che dicevamo allora adesso è linguaggio comune. Non posso nemmeno più farmi un’acconciatura strana: è una cosa normalissima. Siamo stati il primo gruppo rock a scagliare pietre contro la regina, ma scagliavamo pietre contro tutti. Secondo voi perché abbiamo firmato il contratto discografico con la A&M davanti a Buckingham Palace? Già allora erano una farsa, un fiasco, ed è per questo che eravamo lì, per mettere tutto in ridicolo. I Sex Pistols che ottengono un contratto discografico era assolutamente ridicolo, come quei vecchi cazzoni che vivevano in quello stramaledetto palazzo monumentale al centro di Londra. Che cosa fanno per gli altri? In Gran Bretagna, i Sex Pistols abbracciavano tutte le classi, e tutte le età. Arrivavamo a tutti i livelli, a 360 gradi. Davvero. Il punk non era assolutamente legato a un sola classe: era una combinazione di ogni cosa gettata in un bidone della spazzatura, agitata violentemente, e poi risputata fuori”. L'ultimo concerto dei Sex Pistols si tiene il 14 gennaio 1978 alla Winterland Ballroom di San Francisco. Dopo aver suonato per 50 minuti, al microfono Rotten dice: “Vi beccherete un pezzo, e soltanto uno, perché sono un pigro bastardo!”. Impugna il microfono e canta No Fun degli Stooges di Iggy Pop. Inginocchiato sul palco, prima di andarsene gettando a terra il microfono, blatera: “Questo non è divertente, non lo è, non è divertente per nulla. Avete mai la sensazione di essere stati ingannati? Buonanotte”. Johnny non sopportava di essere stato ingannato: “Sentivo che la mia vita era stata rubata da esseri inferiori. La nostra incapacità rovinò qualcosa di veramente eccellente. Ci odiavamo a vicenda. Io non sopportavo più la situazione. Era una farsa; ma quello l’avevo capito già dalla prima settimana di prove nel 1975. Avrò lasciato il gruppo tante di quelle volte... Lo facevamo tutti. Era un continuo. Dentro e fuori. Durante i concerti me ne andavo dal palco un sacco di volte. L’unico che se andò davvero fu Glen Matlock, il nostro bassista originale che fu sostituito da Sid. Ma quello ci rese tutti molto felici. Appena uscì di scena le cose migliorarono a non finire. L’ingresso di Sid portò un senso di caos che mi piaceva”. La morte di Sid Vicious, il 2 febbraio 1979, sigilla una storia. Lydon osserva da lontano svanire lentamente quello che era rimasto dei Pistols. Nel corso degli anni raccontò di sentirsi in colpa. Che, forse, avrebbe potuto fare qualcosa per salvare quel ragazzo: “Penso ancora a Sid. La sua è una storia terribile. Non ha senso. È morto, punto e basta. Vorrei che fosse qui, ma solo com’era all’inizio. Tutta quell’autodistruzione era semplicemente troppo. Vedi una persona che ti si deteriora davanti agli occhi nell’arco di un anno e il gioco è fatto. Cancella qualsiasi bel ricordo che hai di lui. L’autocommiserazione porta le persone a drogarsi. Sid era un bambino smarrito per cui non c’era più niente da fare e, come tutti gli adolescenti arroganti, sapeva tutto lui, e questo è tutto”. L'impossibilità di fare qualcosa. L'incapacità di avere sotto controllo la situazione. In fondo, era sempre stato Lydon quello che sfidava, e vinceva. La verità è che capita a tutti di perdere, ma non a tutti capita di perdere qualcosa come i Sex Pistols.







San Francisco, 14 gennaio 1978. Ecco due dei brani più noti suonati quella sera al concerto dalla punk band inglese, arrivata negli Stati Uniti per l'ultimo concerto della loro carriera. Il 15 gennaio il gruppo era ufficialmente sciolto.

Quattordici anni di PiL, una vita con Nora. Il nome dei PiL, i Public Image Limited, il gruppo che Lydon mette insieme subito dopo la fine dei Sex Pistols con il chitarrista Keith Levene, il batterista Jim Walker e il bassista – amico di gioventù – Jah Wobble, nasce in Italia. Lydon sta leggendo un libro della scrittrice scozzese Muriel Spark e da lì prende il nome della band. Un'incredibile fusione sperimentale dall'incedere distorto, frammenti di new wave, noise e reggae, fino a diventare dance, ma in quel modo ballabile che si può solo definire in una parola: PiL. La cosa buffa è che quando doveva provare i nuovi pezzi Lydon andava in uno studio di Brewery Road, proprio davanti al vecchio college che tanto aveva odiato. I PiL aiutarono Lydon a sfogare la sua creatività. Aveva sempre composto. Il gruppo lo portò avanti fino al 1992, lo sciolse e lo riformò. Una band sempre troppo sottovalutata: i primi tre dischi, la trilogia First Issue, Metal Box e Second Edition, sono opere d'arte. Ad ascoltarli oggi non è strano indovinare perché Richard Branson, il magnate del Virgin Group, pensò a Lydon come voce portante dei Devo. Sarebbe stato perfetto: “Certamente non me lo chiese mai”, ha raccontato Lydon in più occasioni, “ma per me sarebbe stato decisamente un no, no, no”. Quel viaggio era cominciato in Giamaica ed era finito a Londra. Reggae e spirito punk: una liason di lunga data. Ma Lydon, nonostante la musica, non ha mai disdegnato una vita tranquilla e di ozio, con la compagna, amica e moglie di sempre. Nora Forster. Un faro. Quattordici anni più di lui. Arrivò dalla Germania in Gran Bretagna – lei, ereditiera – per promuovere concerti: “L'idea di perderla”, ha raccontato Lydon al Guardian, “è insopportabile. Se uno di noi dovesse andarsene prima dell'altro, significherebbe il suicidio per chi rimane. È più vecchia di me ma le donne vivono più degli uomini, così dovremmo morire esattamente nello stesso momento. Sarebbe perfetto”. Nora all'inizio non rimase per nulla colpita da quel ragazzo poco più che ventenne. La prima volta che si incontrarono, si detestarono talmente che dovettero rivedersi. Chi disprezza compra: “John non mi interessava. Mi sono accorta di lui perché Ariana, mia figlia, era una fan così scatenata che aveva formato un gruppo punk, le Slits. Aveva soltanto quattordici anni e tutte le Slits erano in estasi per John. Nel 1977 Ariana saltò sul palco durante un concerto dei Pistols a Soho, corse da John e disse: 'Sei il più grande', e lo baciò”. Lydon chiama la conquista di Nora la sua “dolce vendetta”. Perché la considerava una “studentessa viziata” mentre lui si definiva un “bambino viziato”. Lydon non aveva mai accettato un appuntamento in vita sua fino a quel momento. “Mai. Per me era un concetto bizzarro. È ridicolo! Le persone vere non fanno cose del genere. Succede solo in tv. Ti incontri, ti incontri e ti incontri. Punto”. Da allora non si sono più lasciati. Johnny non è mai stato infedele. Non hanno figli.







È il 2008 quando John Lydon accetta di diventare il testimonial televisivo di una nota marca di burro inglese: "Country Life". Le critiche non mancarono e Johnny Rotten diventò "Johnny il venduto". Ma per lui era solo un modo come un altro per sfruttare il sistema: i soldi guadagnati con quel (divertentissimo) spot li utilizzò per riformare i PiL. Il burro? Dopo la pubblicità andò alla grande: le vendite ebbero un incremento addirittura dell'85%.

Questa non è una canzone d'amore. A parte Sid Vicious, i Sex Pistols non sono mai stati autodistruttivi. Come racconta Lydon in No Irish, No Blacks, No Dogs “non avevamo preso la via dell’inferno, anzi. Avevamo intenzione di devastare il sistema, ma certo non di devastare noi stessi”. Da quando Lydon lasciò il gruppo inventandosi i PiL e, poi, si dedicò a progetti come la Rotten Tv, in cui all'inizio del 2000 offriva al pubblico i suoi illuminanti punti di vista su politica e cultura pop, e partecipò a I'm a Celebrity... Get Me Out of Here! (la versione inglese de L'isola dei famosi) chiamando in diretta i telespettatori “fottuti stronzi”, ha sempre viaggiato sul filo della provocazione. Un esempio su tutti in stile "grande truffa del rock'n'roll", per citare il titolo del film-documentario dei Pistols voluto da McLaren, girato da Julien Temple e ripudiato da Rotten, fu il suo ormai celebre spot del burro. Il prodotto, sponsorizzato in tv da Rotten in un divertente filmato, creò naturalmente qualche problema alla sua immagine. Johnny il "marcio" si era venduto al capitalismo? Come sono riusciti i signori del burro Country Life a far pronunciare a Rotten, che appare vestito elegantemente in un circolo privato della più alta borghesia britannica, una frase come "compro il burro Country Life perché è inglese!"?. Semplice: è il 2008 e John ha bisogno di soldi per riformare i PiL, cosa che farà effettivamente l'anno successivo. Uno dei commenti sotto allo spot centra lo spirito dell'operazione: "Tutti si stanno lamentando che 'John si è venduto' e io sono qui a ridere guardando questa pubblicità". Funzionò? Più del previsto: il brand aumentò dell'85% le proprie vendite e non di certo perché c'era la parola "British" nello slogan. Lydon ha sempre saputo quello che faceva. Più o meno, come tutti. Di sicuro, non si è mai spinto abbastanza in là perché le cose diventassero irreparabili. La buona notizia è che del “cast dei partecipanti”, come Lydon chiama le persone per lui più importanti, quelle che hanno incrociato la sua vita e che in un modo o nell’altro non hanno mai smesso di frequentarla, sono ancora tutti vivi. A parte i genitori, che per lui furono fondamentali. Chiedetegli ancora oggi di loro e potreste vederlo commuoversi. Alcuni di quei sopravvissuti se la passano anche molto bene, come Bob Gruen, uno dei grandi della fotografia rock, o il regista Temple o l’amico di sempre John Gray, quello che ha scattato le foto più intime e private ai Sex Pistols, ai tempi in cui Johnny e Sid vivevano negli squat. Bisogna osservare bene quelle immagini per capire che Johnny Rotten, nonostante il nome, non era un punk qualsiasi. Non un nichilista autodistruttivo. Non un impulsivo. Non uno sbandato. Contraddittorio? Sì, come tutti. Aggressivo? Per autodifesa, reazione estrema alla timidezza, come molti. Se si può dividere il mondo in buoni e cattivi, lui è tra i primi, non tra gli ultimi. Fin da piccolo ha capito che prendersi le proprie responsabilità è importante. Che dire la verità, lo è ancora di più. “Siccome devo sempre avere un obiettivo e uno scopo per tutto quello che faccio, ecco perché mi accusano di essere calcolato. Ma sono fatto così. So sempre quale sarà la mia prossima mossa. Non potrei mai evocare un desiderio di morte. Tutto ciò che ho è la vita. Non so cosa viene dopo e francamente non ho nessuna fretta di scoprirlo. Non credevo neanche nel fare il martire tanto per il gusto di farlo. E morire per qualcosa di vagamente infantile come il rock’n’roll non esiste. Anche se il personaggio di Sid è tanto popolare, chi compra i miti di Sid non compra dischi. Sono degli spreconi. È la fissa della cultura della droga per i perdenti e i tossici, gente che si piange addosso. Io non ne faccio parte. Non ne ho mai fatto parte. Io esco e faccio in modo che le cose migliorino. È questa la differenza tra il fanatico di Sid e la 'Johnny Lydon Appreciation Society'. La vita e la morte! Non c’è nulla di glorioso a morire. Possono farlo tutti”. In una intervista rilasciata durante un talk show statunitense degli anni Novanta, quando gli viene chiesto se vede delle similitudini tra i Sex Pistols e Kurt Cobain dei Nirvana, Lydon risponde con una frase soltanto: “Se ci fosse, avrebbe imparato che la vita è preziosa e non una cosa che va distrutta”.

Infine. Le memorie di John Lydon e dei Sex Pistols si aprono e si chiudono così: “Sui Sex Pistols si è scritto tanto. Gran parte era sensazionalismo o seghe mentali di giornalisti. Il resto era puro veleno. Questo libro, No Irish, No Blacks, No Dogs, è quanto di più vicino alla verità si possa ottenere, perché ritorna sugli avvenimenti dall’interno. Tutte le persone che compaiono nel libro erano effettivamente presenti ai fatti e queste pagine rappresentano tanto il loro punto di vista quanto il mio. Questo significa che insulti e contraddizioni non sono stati eliminati e nemmeno i complimenti, qualora ce ne fossero. Non ho tempo per le bugie e le farneticazioni e neanche voi dovreste averne”. Concentrarsi su ciò che è giusto. La lezione di Johnny il “marcio” che di lezioni non ne ha mai volute dare. Per noi, solo un monito finale: “Divertitevi o crepate”.




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Re: Spazio musicale!

Messaggioda Eionedvx » gio lug 07, 2016 13:37 pm


Se a lei piacessero... :oops: :cry:
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Re: Spazio musicale!

Messaggioda coniglio » lun lug 11, 2016 10:04 am

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Re: Spazio musicale!

Messaggioda PIEDENERO » lun lug 11, 2016 13:50 pm

coniglio ha scritto:

:D
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Re: Spazio musicale!

Messaggioda giorgiolx » mar lug 12, 2016 11:22 am

ignoranza al potere...sempre!!!

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Re: Spazio musicale!

Messaggioda coniglio » mar lug 12, 2016 11:42 am

meglio gli originali

:mrgreen:


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Re: Spazio musicale!

Messaggioda giorgiolx » mar lug 12, 2016 11:45 am

coniglio ha scritto:meglio gli originali

:mrgreen:

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beh...piano con i sassi...i riverdales sono un supergruppo...cioè dan vappid e ben weasel...tanta robbba :D:D:D
ben weasel è quello di...
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Re: Spazio musicale!

Messaggioda coniglio » mar lug 12, 2016 11:47 am

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Re: Spazio musicale!

Messaggioda giorgiolx » mar lug 12, 2016 11:50 am

coniglio ha scritto:


ti mancano le basi :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

quei "cazzari" che ho postato è tutta che suonava già negli anni 80...insomma non sono proprio degli sbarbi :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
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Re: Spazio musicale!

Messaggioda coniglio » mar lug 12, 2016 11:52 am

in verità in verità vi dico :D :D :D

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Re: Spazio musicale!

Messaggioda PIEDENERO » mar lug 12, 2016 15:48 pm

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Re: Spazio musicale!

Messaggioda PIEDENERO » mar lug 12, 2016 16:01 pm

i Germs tornarono ai Sex Pistols, ai Ramones, agli MC5 ma con rabbia centuplicata, con violenza inaudita e con un nichilismo esasperato, perfettamente incarnato dalla figura del cantante Darby Crash, che non lasciava spazio all'ironia, al sarcasmo, allo sberleffo dadaista che invece aveva permesso a Johnny Rotten di restare ancora vivo.


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Re: Spazio musicale!

Messaggioda coniglio » mar lug 12, 2016 16:25 pm



=D>
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Re: Spazio musicale!

Messaggioda robibz » mer lug 13, 2016 1:04 am



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Re: Spazio musicale!

Messaggioda funkazzista » mer lug 13, 2016 7:29 am

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Re: Spazio musicale!

Messaggioda coniglio » mer lug 13, 2016 14:25 pm



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Re: Spazio musicale!

Messaggioda funkazzista » gio lug 14, 2016 8:55 am

coniglio ha scritto:[Floating Points]

Interessante, da approfondire :smt023
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Re: Spazio musicale!

Messaggioda robibz » ven lug 15, 2016 19:43 pm

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Re: Spazio musicale!

Messaggioda Eionedvx » ven lug 15, 2016 19:51 pm

coniglio ha scritto:

#CIAONE

8)
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Re: Spazio musicale!

Messaggioda Spartaco » ven lug 15, 2016 20:30 pm

ascolta.si fa sera.
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