PIEDENERO ha scritto:Il metro di misura in alpinismo è il rischio.
Ad etiche diverse corrispondono rischi diversi, oppure LA RINUNCIA.
Interessante. Provo a sviluppare un ragionamento legando questo punto al tema della discussione.
In quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatorio con protezioni tradizionali? Molto pochi, se le vie in oggetto sono ad esempio Killer (di Knez e soci, cima piccolissima, lavaredo), Via in ricordo di Claudio Barbier (dei fratelli Coubal, Cima Grande di Lavaredo), Chimera verticale (altra via trad con un obbligatorio di VIII, aperta da Baù, Beber, Matteraglia e D. Geremia sulla Punta Civetta), pochi se si tratta della via dei fratelli Messner sul Pilastro di Mezzo del Sass dla Crusc, o di Mephisto (Schiestl e Rieser al Ciaval del Sass dla Crusc).
Perché invece Attraverso il pesce, nonostante le indubbie difficoltà (anche obbligatorie) della via, attrae un bel numero di alpinisti che vanno a ripeterla? E' una bella linea, famosa, di importanza storica, ma forse, proprio perché ha avuto molte ripetizioni, la si conosce (o si crede di conoscerla) un pò di più rispetto ad altre vie della stessa difficoltà. Chi può permetterselo (tecnicamente e psicologicamente), si lancia nell'avventura di una ripetizione.
E Killer, la via dei fratelli Coubal o Chimera verticale? Chi si azzarda a ripeterle se, oltre all'indubbio elevato livello di rischio, c'è anche un alto livello di incognita dato che delle vie in questione si sa molto poco, proprio per la scarsità di ripetizioni? Se questo è vero, allora anche l'incognita, oltre al rischio, diventa un importante fattore di selezione. Per queste e altre vie simili è necessario dominare contemporaneamente i fattori rischio ed incognita per salirle, oltre naturalmente al livello tecnico.
L'arte di salire in alto è dono degli dei, e molto spesso non è elargita al pari delle fibre bianche dei muscoli (Manolo)