Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatorio

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda flow » gio nov 05, 2015 13:09 pm

Callaghan ha scritto:come mia impressione ho quella che la roccia abbia una parte tecnica molto importante, e quindi anche se sei un campione di rischio, alla fine nella scala della pura difficoltà non farai molto. motivo per cui (in topic con l'argomento) di persone che fanno l'ottavo grado (UIAA) OBBLIGATO intendendo che stai aprendo con mezzi tradizionali (chiodi, e protezioni veloci) e quindi non sai cosa ti aspetta in tutti i sensi, non ce ne sono molte a differenza di quel che si vuole far credere.

Eh sì, non ce ne sono molte di persone che fanno l'VIII obbligato in apertura (e aggiungo, anche in ripetizione) con chiodi e protezioni veloci, in percentuale rispetto a chi scala in montagna su vie tradizionali. Perché mai gli alpinisti dovrebbero mettersi nei guai rischiando troppo se il livello di difficoltà superabile è, inoltre, inferiore a quello che potrebbero affrontare in condizioni di maggiore proteggibilità (e quindi minore rischio)?

The results of the research prove a significant difference of climbers' performance in dependence on rate of risk. Climbers usually reach lower performance according to the grading scale when climbing traditional routes with a higher level of risk [estratto da Chaloupsky D. (2014), The acceptable level of risk-taking for traditional rock climbers, Journal of Human Sport and Exercise, 9, S263-S269]
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda Callaghan » gio nov 05, 2015 13:43 pm

flow ha scritto:Eh sì, non ce ne sono molte di persone che fanno l'VIII obbligato in apertura (e aggiungo, anche in ripetizione) con chiodi e protezioni veloci, in percentuale rispetto a chi scala in montagna su vie tradizionali. Perché mai gli alpinisti dovrebbero mettersi nei guai rischiando troppo se il livello di difficoltà superabile è, inoltre, inferiore a quello che potrebbero affrontare in condizioni di maggiore proteggibilità (e quindi minore rischio)?

The results of the research prove a significant difference of climbers' performance in dependence on rate of risk. Climbers usually reach lower performance according to the grading scale when climbing traditional routes with a higher level of risk [estratto da Chaloupsky D. (2014), The acceptable level of risk-taking for traditional rock climbers, Journal of Human Sport and Exercise, 9, S263-S269]


ottima citazione: ogni tanto qualche roba seria non sta male neppure tra ubriaconi come noi.

aggiungo una risposta alla tua domanda sul perchè mai (provo): perchè è un exploit, perchè è il superamento di un limite.
il succo del discorso è sempre qui.
poi le motivazioni sono infinite (lo faccio per me, per mia sorella, per la gloria, per lo sport, perchè l'alpinismo non è uno sport)...

ma come hai fatto ben notare tu, nel caso della roccia, le tentazioni al non rischio sono elevatissime, soprattutto visto che di luoghi in cui la tenica sicura può emergere in maniera sovrana ve ne sono a nastri.

a tal proposito è significativo quel che è successo con il dry-tooling ed i parchi ghiaccio: secondo me sono l'equivalente rocciaiolo delle falesie e vie a fix in montagna. (sempre parlando per sommi capi, eh) ovvero c'era bisogno di luoghi dove poter far sfogare la componente tecnica picozzara e ramponara permettendo allo stesso modo di riportare la dentiera a casa con maggiore frequenza che non su di una parete alpina.

per aggiungere complicazioni all'argomento, è assai interessante ad esempio l'aspetto che qualcuno ha intrapreso di aprire utilizzando un trapano ma in maniera parca. qualcuno potrebbe obbiettare che o lo usi o non lo usi, ma visto che poi lo spettro di colori è più che bicromatico, fa specie che, ad esempio, la persona di cui tu Flow hai firma in calce, dica: "la scelta di usare solo spit ed escludere qualsiasi altro mezzo di protezione ci sembrava la più onesta possibile: gli spit ogni tanto ci avrebbero protetto ma anche indelebilmente segnato la nostra debolezza".

questa cosa dovrebbe far riflettere su quanto sia difficile comprendere l'equilibrio necessario tra rischio e tecnica per raggiungere un exploit e superare un limite e quanto, di contro, al bar spesso vengano pronunciate eresie a tal riguardo.

spesso i metodi per raggiungere un risultato, seppur tra loro anche antitetici, richiedono, se rispettati, quantità di rischio e tecnica che risultano spesso curiosamente confrontabili.

ci tengo nuovamente a sottolineare che ragiono per sintesi e non intendo minimamente sminuire le persone o gli argomenti di cui si parla.

@monaco: forza con la pietra ed i bimbi nei prati sotto (un po' distanti, eh!

ciao
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda menestrello » gio nov 05, 2015 14:38 pm

PIEDENERO ha scritto:
menestrello ha scritto:
Callaghan ha scritto:oppure chiedi all'ottavogradista menestrello come mai si è calato da desiderio sofferto (5c) invece che scendere scalando con le mani in tasca.

ciao


:mrgreen: :oops: perché sono un codardo...

ps: adesso sto scalando con gente fortissima (anche molto nota) che va fortissimo anche in montagna. In realtà vogliono scalare con me per il buon vino, ma non lo dicono.

spesso mi dicono "dai che andiamo a ripetere la X via estrema, ha pochissime ripetizioni, se non nulle"

Devo cercare le scuse più assurde per depistarli.
una di queste è stata fare un figlio :lol:

la ritirata su desiderio sofferto sarebbe stata un ottimo modo per convincerli che io non ho testa, peccato che Andrea mi abbia chiamato dicendomi: ti sequestro per una giornata e ti porto in montagna. Terapia d'urto. Ti faccio passare ogni paura.

scappo

Bellissima questa cosa che ti sta capitando.
Quasi tutti i vecchietti del forum hanno fatto il percorso inverso e forse è stato più facile.
Mettersi in gioco e sperimentare è l'essenza. In questo caso, abbandonare il dio grado per cercare i propri limiti mentali, un' occasione da non perdere.
Però hai famiglia...
Però non sei più giovane giovane..
Però..
Però...

Grazie piede!

In effetti è dura dura... aver paura su passaggi che normalmente mangi e su cui non ti scaldi neanche è frustrante, anche umiliante. Ma è questa la sfida più bella, quella contro le proprie paure, i proprie insicurezze.

Sono guarito dalla paura del volo in falesia. Adesso volo sempre senza problemi. Quindi in vie dove non si può cadere mi sento spaesato. Completamente
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda PIEDENERO » gio nov 05, 2015 14:48 pm

flow ha scritto:..Eh sì, non ce ne sono molte di persone che fanno l'VIII obbligato in apertura (e aggiungo, anche in ripetizione) con chiodi e protezioni veloci, in percentuale rispetto a chi scala in montagna su vie tradizionali. Perché mai gli alpinisti dovrebbero mettersi nei guai rischiando troppo se il livello di difficoltà superabile è, inoltre, inferiore a quello che potrebbero affrontare in condizioni di maggiore proteggibilità (e quindi minore rischio)?....



scusa ma non capisco.
è lo stesso motivo per il quale alcuni scalano senza corda.

quello che manca ultimamente, mi pare che sia un riconoscimento "sociale" di alcune imprese a "scapito" di altre, nelle quali pare oramai che il grado sia l'unico riferimento di confronto. un appiattimento culturale desolante che rispecchia aimè i tempi attuali.
ho trovato a tal proposito illuminante la posizione di mariacher, da lui espressa sul suo sito. consiglio ancora di consultarlo.
per es. rinuncia ad aprire una via sulla stessa linea dove poi sarebbe nata "il pesce" perché non volevano passare, in apertura, in artif.
attenzione, per artificiale si intendono i Cliff. non altra roba!
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda PIEDENERO » gio nov 05, 2015 15:00 pm

menestrello ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:
menestrello ha scritto:
Callaghan ha scritto:oppure chiedi all'ottavogradista menestrello come mai si è calato da desiderio sofferto (5c) invece che scendere scalando con le mani in tasca.

ciao


:mrgreen: :oops: perché sono un codardo...

ps: adesso sto scalando con gente fortissima (anche molto nota) che va fortissimo anche in montagna. In realtà vogliono scalare con me per il buon vino, ma non lo dicono.

spesso mi dicono "dai che andiamo a ripetere la X via estrema, ha pochissime ripetizioni, se non nulle"

Devo cercare le scuse più assurde per depistarli.
una di queste è stata fare un figlio :lol:

la ritirata su desiderio sofferto sarebbe stata un ottimo modo per convincerli che io non ho testa, peccato che Andrea mi abbia chiamato dicendomi: ti sequestro per una giornata e ti porto in montagna. Terapia d'urto. Ti faccio passare ogni paura.

scappo

Bellissima questa cosa che ti sta capitando.
Quasi tutti i vecchietti del forum hanno fatto il percorso inverso e forse è stato più facile.
Mettersi in gioco e sperimentare è l'essenza. In questo caso, abbandonare il dio grado per cercare i propri limiti mentali, un' occasione da non perdere.
Però hai famiglia...
Però non sei più giovane giovane..
Però..
Però...

Grazie piede!

In effetti è dura dura... aver paura su passaggi che normalmente mangi e su cui non ti scaldi neanche è frustrante, anche umiliante. Ma è questa la sfida più bella, quella contro le proprie paure, i proprie insicurezze.

Sono guarito dalla paura del volo in falesia. Adesso volo sempre senza problemi. Quindi in vie dove non si può cadere mi sento spaesato. Completamente


non ce lo ordina il dottore, ma:
La fine dell'avventura significa la fine della liberta' (cit) non so c***o voglia dire ma è bella, fa figo.
:lol:

se andrai a fare certe vie e poi ti chiederanno "ma che grado è?". gli sputi in un occhio :D
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda Callaghan » gio nov 05, 2015 15:16 pm

PIEDENERO ha scritto:(...)
La fine dell'avventura significa la fine della liberta' (cit) non so c***o voglia dire ma è bella, fa figo.

io metterei: la fine di ogni avventura.

perchè avventura è anche quando stai ad un metro dalla catena di un monotiro che sognavi da sempre, e lo stai facendo a vista, ed intanto che carichi il piede destro ti scivola il sinistro e devi inventare qualcosa per restare attaccato.
questa è avventura.
non muori se cadi, ma muore un sogno, che a volte lascia quasi gli stessi segni della morte fisica, se ci tieni a quel che fai, come in tutto.

menestrello: divertiti ed abbi cura di ciò che hai messo al mondo e di colei che te lo ha permesso.

ciao
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda flow » gio nov 05, 2015 15:28 pm

PIEDENERO ha scritto:
flow ha scritto:..Eh sì, non ce ne sono molte di persone che fanno l'VIII obbligato in apertura (e aggiungo, anche in ripetizione) con chiodi e protezioni veloci, in percentuale rispetto a chi scala in montagna su vie tradizionali. Perché mai gli alpinisti dovrebbero mettersi nei guai rischiando troppo se il livello di difficoltà superabile è, inoltre, inferiore a quello che potrebbero affrontare in condizioni di maggiore proteggibilità (e quindi minore rischio)?....



scusa ma non capisco.
è lo stesso motivo per il quale alcuni scalano senza corda.

quello che manca ultimamente, mi pare che sia un riconoscimento "sociale" di alcune imprese a "scapito" di altre, nelle quali pare oramai che il grado sia l'unico riferimento di confronto. un appiattimento culturale desolante che rispecchia aimè i tempi attuali.
ho trovato a tal proposito illuminante la posizione di mariacher, da lui espressa sul suo sito. consiglio ancora di consultarlo.
per es. rinuncia ad aprire una via sulla stessa linea dove poi sarebbe nata "il pesce" perché non volevano passare, in apertura, in artif.
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intendevo dire che di questi scalatori, in percentuale, ce ne sono pochi come ce ne sono pochi, in percentuale, che si prendono il rischio di affrontare una scalata solitaria senza corda. Quel passaggio citato sottolinea solo che chi scala in condizioni di elevato rischio (ad es. passaggi obbligati di grado elevato ecc.) ottiene livelli di prestazione inferiore. In altre parole, in montagna non si scala (ancora) l'8b/8c obbligatorio mentre l'8b/8c ben protetto alcuni lo scalano. Una ragione può essere che non ci si assume un rischio così elevato se le conseguenze possono essere gravi.
Il senso di spaesamento di cui parla menestrello e che ti prende quando ti trovi in vie o in passaggi dove non si può cadere, penso sia abbastanza normale. E non è facile superare quel tipo di emozione a meno che, come è stato detto anche da callaghan in risposta a vigorone, non sei molto giovane e, abituandoti al rischio, lo impari a gestire (finché ti va bene...)
E comunque, a parte forse rare eccezioni (di cui magari non siamo nemmeno a conoscenza perché non pubblicizzate), alcune delle solitarie senza corda più difficili e famose degli ultimi anni (attraverso il pesce e El Sendero Luminoso, tanto per citarne un paio) sono state fatte dopo un'attenta ricognizione dei passaggi e/o della qualità della roccia. Sia chiaro, le considero imprese incredibili e visionarie ma l'elemento di incognita è stato, per quanto possibile, un pò ridimensionato. Ti immagini cosa sarebbe successo se auer o honnold avessero fatto le loro salite senza mai aver scalato quelle vie precedentemente?
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda PIEDENERO » gio nov 05, 2015 15:30 pm

Callaghan ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:(...)
La fine dell'avventura significa la fine della liberta' (cit) non so c***o voglia dire ma è bella, fa figo.

io metterei: la fine di ogni avventura.

perchè avventura è anche quando stai ad un metro dalla catena di un monotiro che sognavi da sempre, e lo stai facendo a vista, ed intanto che carichi il piede destro ti scivola il sinistro e devi inventare qualcosa per restare attaccato.
questa è avventura.
non muori se cadi, ma muore un sogno, che a volte lascia quasi gli stessi segni della morte fisica, se ci tieni a quel che fai, come in tutto.

menestrello: divertiti ed abbi cura di ciò che hai messo al mondo e di colei che te lo ha permesso.

ciao

molto bello ed interessante. grazie.
posso però farti osservare e ti ringrazio ancora per aver stimolato i miei pochi neuroni, che se cadi e muori, muori. è finita.
se muore un sogno non è detto che sia la fine.
:wink:
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda Callaghan » gio nov 05, 2015 15:47 pm

PIEDENERO ha scritto:molto bello ed interessante. grazie.
posso però farti osservare e ti ringrazio ancora per aver stimolato i miei pochi neuroni, che se cadi e muori, muori. è finita.
se muore un sogno non è detto che sia la fine.
:wink:


è vero.
e quindi?
sei un migliore?
o sei un cooglione?
o nessuno dei due, ma solamente uno che intanto che muore è la persona emotivamente più lontana dalla morte che si possa immaginare, mentre l'altro che cade in catena è la persona emotivamente più vicina alla morte che si possa immaginare?

ciao PIEDE
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda pablo75 » gio nov 05, 2015 16:49 pm

Callaghan ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:molto bello ed interessante. grazie.
posso però farti osservare e ti ringrazio ancora per aver stimolato i miei pochi neuroni, che se cadi e muori, muori. è finita.
se muore un sogno non è detto che sia la fine.
:wink:


è vero.
e quindi?
sei un migliore?
o sei un cooglione?
o nessuno dei due, ma solamente uno che intanto che muore è la persona emotivamente più lontana dalla morte che si possa immaginare, mentre l'altro che cade in catena è la persona emotivamente più vicina alla morte che si possa immaginare?

ciao PIEDE


eggià.bel dilemma.
quale che sia la catena.

patrick berhault è morto a 47 anni.
kukuczka a 49
boivin non ne aveva neanche 40.
e tante amebe che incontro in giro erano già morte a 20 anni. non se ne sono neanche accorte e continuano a vegetare finchè l'anagrafe non formalizzerà il loro decesso tra qualche decina di anni, ecco :mrgreen:

ps sorry, jerzy a 41
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda pisolo » gio nov 05, 2015 17:07 pm

Noto che *strucca strucca* le discussioni sui massimi sistemi arrampicatori vertono quasi sempre intorno al minimo comune denominatore del rischio e del suo possibile contenimento. Tutte le menate sugli spit (e quindi sulla lunghezza del membro maschile) non ne sono che una diretta emanazione/conseguenza.
Interessante comunque la discussione che ne sta venendo fuori. Mi spiace di non aver molto da aggiungere a quanto detto da altri
Banalmente, mi vien solo da aggiungere alla lista dei nomi Daniele De Candido e Icio dall'Omo

E sarei curioso di indagare sulla differenza di percentuale dei falciati su roccia, ghiaccio, misto. Per capire in quale ambito il tasso di sopravvivenza sia maggiore
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda PIEDENERO » gio nov 05, 2015 17:16 pm

Callaghan ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:molto bello ed interessante. grazie.
posso però farti osservare e ti ringrazio ancora per aver stimolato i miei pochi neuroni, che se cadi e muori, muori. è finita.
se muore un sogno non è detto che sia la fine.
:wink:


è vero.
e quindi?
sei un migliore?
o sei un cooglione?
o nessuno dei due, ma solamente uno che intanto che muore è la persona emotivamente più lontana dalla morte che si possa immaginare, mentre l'altro che cade in catena è la persona emotivamente più vicina alla morte che si possa immaginare?

ciao PIEDE

Dipende dai punti di vista. Per alcuni potresti essere il migliore dei coglioni.

Gli alpinisti si confrontano su come riescono a gestire le situazioni nelle quali si cacciano e quali mezzi usano per uscirne. Quindi il migliore è colui il quale si caccia nella peggiore delle situazioni e riesce ad uscirne con i mezzi più etici, leali.
Direi che non è possibile confrontare due attività diverse. anche se entrambe, se praticate con passione, possono portare a vivere avventure notevoli. Ed il confronto allora può essere fatto su come uno vive l'attività che predilige piuttosto che sui risultati raggiunti.
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » gio nov 05, 2015 17:45 pm

pablo75 ha scritto:
Callaghan ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:molto bello ed interessante. grazie.
posso però farti osservare e ti ringrazio ancora per aver stimolato i miei pochi neuroni, che se cadi e muori, muori. è finita.
se muore un sogno non è detto che sia la fine.
:wink:


è vero.
e quindi?
sei un migliore?
o sei un cooglione?
o nessuno dei due, ma solamente uno che intanto che muore è la persona emotivamente più lontana dalla morte che si possa immaginare, mentre l'altro che cade in catena è la persona emotivamente più vicina alla morte che si possa immaginare?

ciao PIEDE


eggià.bel dilemma.
quale che sia la catena.

patrick berhault è morto a 47 anni.
kukuczka a 49
boivin non ne aveva neanche 40.
e tante amebe che incontro in giro erano già morte a 20 anni. non se ne sono neanche accorte e continuano a vegetare finchè l'anagrafe non formalizzerà il loro decesso tra qualche decina di anni, ecco :mrgreen:

ps sorry, jerzy a 41


Insomma, Guido Lammer è vivo e lotta insieme a noi :wink: ...

Non so, in questi discorsi (chiedo venia per l'irruzione in un topico che non mi riguarda 8) ) mi sembra sempre quello di scivolare in una sorta di niccianesimo di ritorno.

Certo, la capacità di rischiare è una qualità che pochi hanno, vuoi per caratteristiche genetiche o duro training mentale. Quindi chapeau. Però ecco, non vorrei che portasse a snobbare i comuni mortali che ne sono sprovvisti - atteggiamento che non di rado traspare dagli scritti di molti grandi dell'alpinismo.

Pavidi saluti
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda espo » gio nov 05, 2015 18:05 pm

la capacità di rischiare è insita in tutti quelli che han fatto alpinismo. ma non è direttamente proporzionale alla difficoltà tecnica. un poco di + all'ambiente. e comunque sicuramente poco proporzionale ad un eventuale incidente (parlando di grandi numeri. poi ci sono le eccezzioni magari). la preparazione abbassa molto il rischio. e si può farsi male anche sul facile facile.

hubert sulla hasse forse ha rischiato meno di tutti quelli che erano sul giallo quel mese. il difficile è capire quando fermarsi...

la legge di murphy è sempre che ci aspetta
massimo

Ci sono nomadi che si sentono a casa ovunque
altri che non si sentono a casa da nessuna parte

Io sono uno di questi.
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda pablo75 » gio nov 05, 2015 18:32 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:
pablo75 ha scritto:
Callaghan ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:molto bello ed interessante. grazie.
posso però farti osservare e ti ringrazio ancora per aver stimolato i miei pochi neuroni, che se cadi e muori, muori. è finita.
se muore un sogno non è detto che sia la fine.
:wink:


è vero.
e quindi?
sei un migliore?
o sei un cooglione?
o nessuno dei due, ma solamente uno che intanto che muore è la persona emotivamente più lontana dalla morte che si possa immaginare, mentre l'altro che cade in catena è la persona emotivamente più vicina alla morte che si possa immaginare?

ciao PIEDE


eggià.bel dilemma.
quale che sia la catena.

patrick berhault è morto a 47 anni.
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e tante amebe che incontro in giro erano già morte a 20 anni. non se ne sono neanche accorte e continuano a vegetare finchè l'anagrafe non formalizzerà il loro decesso tra qualche decina di anni, ecco :mrgreen:

ps sorry, jerzy a 41


Insomma, Guido Lammer è vivo e lotta insieme a noi :wink: ...

Non so, in questi discorsi (chiedo venia per l'irruzione in un topico che non mi riguarda 8) ) mi sembra sempre quello di scivolare in una sorta di niccianesimo di ritorno.

Certo, la capacità di rischiare è una qualità che pochi hanno, vuoi per caratteristiche genetiche o duro training mentale. Quindi chapeau. Però ecco, non vorrei che portasse a snobbare i comuni mortali che ne sono sprovvisti - atteggiamento che non di rado traspare dagli scritti di molti grandi dell'alpinismo.

Pavidi saluti
TSdG


No no, lascia pure lammer al suo tempo. Nessun niccianesimo di ritorno da parte mia :mrgreen: ma ancor meno ne trovi nel vissuto e nel pensiero dei grandi dell'alpinismo che ho citato. a differenza di altri, come tu giustamente dici.
Importante per ciascun 'comune mortale' è inseguire sogni, benchè comportino rischi. E se realizzati, inseguirne di nuovi. Siano una catena, una montagna, un limite da superare, così come, al di fuori del nostro ‘conquistare l’inutile’, coltivare altre passioni, con altri bei rischi, come far vivere dignitosamente una famiglia, educare un figlio, fare del bene per gli altri, e molto altro.

Quando dico amebe, intendo amebe con sembianze umane, non tutto il resto del mondo.
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda pisolo » gio nov 05, 2015 18:58 pm

Uno dei pochi libri di alpinismo che son riuscito a leggere volentieri è Un'estate a Chamonix di Tumidajewicz. C'è una frase che vale il libro e che dice che in situazioni di rischio il corpo rilascia delle sostanze di cui il corpo diviene dipendente. Quindi la ricerca del rischio è una droga inconscia a rilascio interno. O qualcosa del genere. Poi ognuno ha il suo metro di rischio accettabile, tipo vado in falesia e mi spingo fin là, vado in ambiente
e mi spingo fin lì.

Mettendo da parte le motivazioni per cui uno accetta il rischio, trovo che chiunque un po' lo cerchi, in forme e quantità diverse. E più o meno coscientemente. Per movimentarsi la vita o magari per farsi bello, dipende. Quest'anno per esempio che ho dovuto tirare un po' il freno sul versante arrampicate non ho potuto fare a meno di cercare in altro modo (e nel mio piccolo) un po' di rischio su percorsi meno esigenti dal punto di vista dell'allenamento ma altrettanto esigenti dal punto di vista della pericolosità. Sono abbastanza certo di averlo fatto per compensare la mancanza di adrenalina che mi da una bella via in ambiente; la cosa che mi da fastidio è che sono tuttora convinto di arrampicare per il gusto di farlo e non per una componente, diciamo così, avventurosa. A me piace arrampicare, stare all'aria aperta e decidere il livello di impegno (mai eroico :mrgreen: ) in base al giramento di coglioni giornaliero; non pensavo, per una momentanea interruzione, di dover supplire con un eguale dose di endorfine.

Mi vien da pensare che chiunque si avvicini all'arrampicata un po' di desiderio di rischio (quella che indebitamente chiamiamo avventura?) ce l'abbia. L'atavico sentimento di attrazione/repulsione che caratterizza l'arrampicata insomma.

Non so se tutto questo centra ma mi sembrava un contesto pertinente
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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda scairanner » gio nov 05, 2015 19:47 pm

Interessante discussione, quasi da rivista! :smt003 :smt077

Callaghan, in sostanza le tue osservazioni non sono poi così distanti dalle mie, anche se poi la conclusione che ne traiamo è praticamente opposta, ma va benissimo così.

Solo aggiungo alcune puntualizzazioni (per la cronaca più che per altro)

Callaghan ha scritto:
se mittersteiner avesse come dici chiodato sul 7c
Pié ha scritto:avevo avuto modo di chiedere a Tondini (...)
Questa era stata la risposta:
Eh... allora, c'è da dire che Mittersteiner è arrivato ad aprire a vista in libera (quindi senza appendersi neanche per chiodare) fino al 7c. (...)


e scalato sull'8a


intervista a Mittersteiner, ALP 122 pag. 54 e 55: "vie di 8b di arrampicata sportiva (molte 7c e 7c+ on sight)"

Callaghan ha scritto:
comunque, scairanner: non so su che difficoltà scali, e su che difficoltà vai in montagna. ma ti propongo questo esperimento.
se in falesia scali bene sul 7a (e significa che lo fai 2 volte su 3 e non per un colpo di culo), l'estate che arriva vai al salame del sassolungo e ti scali la comici. il quinto, il sesto ed il settimo tiro li concateni in un unico da 60 metri, parti dalla prima sosta, arrivi alla terza ed in mezzo, in questi 60 metri, non metti nulla. complessivamente non si supera il 5c , e quindi il differenziale, come lo chiami tu, è identico a quello di mittersteiner su absolut potent.
poi fammi sapere.


non ha importanza che grado faccio (basso cmq), ma so che quando avevo l'età della non-ragione ho rischiato più del necessario (senza entrare nei dettagli, che non interessa ad alcuno), ma di questo me ne sono reso conto solo con il passare degli anni, all'epoca ero certo che in ciò che facevo il rischio era molto limitato ed è la stessa cosa che noto oggi in diversi giovani under 30; come detto da Vigorone fino ai 25 anni il nostro cervello non ci appartiene pienamente :D

Callaghan ha scritto:mittersteiner e pochi altri hanno saputo coniugare una impressionante capacità al rischio ad una solida base di tecnica.


Su questo siamo tutti d'accordo!

Ma vorrei concludere con la frase che conclude l'intervista, che può far capire qualcosa di più di questo fuoriclasse:

"Per progredire in alpinismo ci vuole qualcosa di nuovo, di speciale: rischio della vita o netto aumento della difficoltà obbligatoria distante dalle protezioni, o diminuzione delle stesse" .....
eh già, ma cosi tutti son buoni [cit. espo] :mrgreen:

salumi
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-Arrampicherò di certo. Spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora...


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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda Danilo » gio nov 05, 2015 20:09 pm

PIEDENERO ha scritto:.....per es. rinuncia ad aprire una via sulla stessa linea dove poi sarebbe nata "il pesce" perché non volevano passare, in apertura, in artif.
attenzione, per artificiale si intendono i Cliff. non altra roba!




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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda PIEDENERO » gio nov 05, 2015 22:01 pm

Danilo ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:.....per es. rinuncia ad aprire una via sulla stessa linea dove poi sarebbe nata "il pesce" perché non volevano passare, in apertura, in artif.
attenzione, per artificiale si intendono i Cliff. non altra roba!




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Re: Ma in quanti scalano veramente sul VII+/VIII obbligatori

Messaggioda Eionedvx » gio nov 05, 2015 22:07 pm

PIEDENERO ha scritto:
Danilo ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:.....per es. rinuncia ad aprire una via sulla stessa linea dove poi sarebbe nata "il pesce" perché non volevano passare, in apertura, in artif.
attenzione, per artificiale si intendono i Cliff. non altra roba!




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