Questo è un argomento interessante, mi tocca da vicino
Sono sempre stato ottimista, poi per tutta una serie di ragioni ho cominciato a vedere tutto grigio, ho cominciato a sentirmi invischiato in una specie di melassa fatta di preoccupazioni e di "avvitamenti" nel pessimismo più nero.
E' cominciato in questo modo un declino nelle prestazioni, nelle motivazioni e nel desiderio di arrampicare o andare in montagna.
L'ago della difficoltà è precipitato verso il basso con conseguente colpetto all'autostima (già bassa per altre ragioni), è cominciata la coniglite e tutto ciò ha avuto ripercussioni anche nella vita di tutti i giorni.
L'ottimismo ti spinge a tentare, a provare e , come direbbe Gervasutti, ad osare.
L'ottimismo (e quindi anche la fiducia in se stessi) ci pone in una condizione ottimale per riuscire ad andare al di là del "muretto" del limite, e non solo in arrampicata.
Con un atteggiamento propositivo anche gli sganassoni presi diventano uno sprono a continuare, non si interpretano più come sconfitte, ma come un naturale "iter" per poter progredire, una specie di gioco mal giocato, ma comunque mai intesi drammaticamente.
Per conto mio tutto questo va a pari passo col quotidiano, non sono mai riuscito a disgiungere le due cose.
Oggi (inteso come lasso di tempo) mi sento meglio e di conseguenza va meglio pure il resto, proprio perchè mi sento più ottimista, nonostante le cose siano cambiate di pochissimo, ma pur sempre cambiate.
L'ottimismo è una sorta di energia che abbiamo dentro e che solo noi possiamo attivare, ma non ha un pulsante "on-off" che possiamo selezionare a piacere, per trovarlo abbiamo bisogno anche degli altri.