Ed ecco la mia traduzione del testo.
Resoconto di una tragedia
Marian Dreher
04-aprile-2012
Parete Nord dell?Ortles, 25 marzo 2012
Alle 3:15 del mattino, la mia sveglia suona e come al solito Jaime chiede ?Solo 5 minuti in piu ́?. Dopo aver, per l?ennesima volta, deciso che l?alpinismo e ́ uno sport stupido, usciamo dai sacchi a pelo, indossiamo i vestiti di cui avremo bisogno durante la salita e cominciamo a riscaldare un po? di neve fusa che abbiamo tenuto da
parte il giorno precedente. Faccio un passo fuori dal rifugio Tabaretta per dare un?occhiata alle condizioni; in quel momento vedo i fasci di luce di due frontali molto piu ́ a valle del rifugio. Le condizioni sembrano essere perfette, e ́ una notte fredda e con il cielo sereno e tutto e ́ solidamente ghiacciato. Rientro nel rifugio e dico a Jaime che Nora e Lorenzo sono gia ́ sui pendii nevosi al di sopra del bosco; poco dopo Jaime riceve un sms da Nora in cui gli dice che anche loro mi hanno visto.
Dopo un caffe ́ e una veloce colazione, indossiamo l?imbrago e mettiamo nello zaino cibo, acqua, corde ed attrezzatura varia. Alle 4:06 lasciamo il rifugio per cominciare il traverso che porta verso la nord dell?Ortles lungo i pendii rocciosi della Punta Tabaretta (Tabarettaspitze). A quel punto, Nora e Lorenzo hanno considerevolmente
guadagnato terreno e stanno per raggiungerci ai piedi della parete Nord.
Il traverso ci conduce attraverso ripidi pendii nevosi ma sembra essere abbastanza facile e lineare. Sono io a tracciare, spesso sprofondando nella neve fino all? altezza del bacino. Volendo raggiungere la base della parete nord il prima possibile, mi muovo molto velocemente e spesso mi trovo piu ́ di 200 metri davanti a Jaime. Ad intervalli regolari mi fermo ad aspettarlo per discutere con lui sul percorso da seguire.
Verso le 5:30 raggiungiamo il fondo del cono di valanga a circa 2500 metri di altitudine. Comincio a salire in linea retta; da qui in avanti il pendio diventa man mano piu ́ ripido. Jaime segue i miei passi ad una distanza di circa 50 metri. A questo unto Nora e Lorenzo sono ancora un po? al di sotto di noi e non sembra che possano
raggiungerci a breve. Poiche ́ stanno spostandosi un po? troppo verso Ovest, Jaime grida loro di salire in linea retta, seguendo il bagliore delle nostre frontali.
Io e Jaime continuiamo a salire rapidamente il fondo del couloir, finche ́ non raggiungiamo la prima strozzatura a circa 2900 metri di altitudine. Mentre saliamo, una piccola caduta di ghiaccio e neve scende dalla cima e passa alla mia sinistra. Per una parete di queste dimensioni e ́ un fatto tutt?altro che inusuale. Urlo ?ghiaccio? per avvertire i miei amici che si trovano sotto di me e poi continuo a salire.
Dopo la prima strettoia, la parete nord diventa ancora piu ́ ripida, percio ́ ci fermiamo per estrarre dallo zaino le piccozze e tutto l?equipagiamento necessario. Sapendo che il tratto piu ́ pericoloso della parete Nord dell?Ortles si trova sopra le nostre teste (la parte tra la prima e la seconda strozzatura), mangiamo e beviamo per avere
abbastanza energia per arrampicare rapidamente.
Quando estraggo il mio cibo, Jaime mi dice:
?Dovremo condividere il cibo?
Gli chiedo la ragione di cio ́.
Jaime:?Perche ́ ho dimenticato di mettere il mio nello zaino.?
Io:?Quindi dobbiamo condividere il cibo??
Jaime:?Esattamente.?
Ci facciamo una risata, richiudiamo gli zaini e proseguiamo. Ora e ́ Jaime ad assumere la testa poiche ́ comincio a sentirmi stanco. Sotto di noi, Nora e Lorenzo hanno trovato le nostre tracce e ci stanno raggiungendo velocemente, seguendo i nostri gradini.
Jaime si trova in testa a circa 3000 metri di altitudine e da quel punto io ricomincio a prendere il comando.
Nora e lorenzo stanno salendo a circa 50 metri di distanza sotto di noi. Mi rendo conto che loro sono gia ́ legati in cordata, mentre Io e Jaime stiamo scalando slegati, cosa che riteniamo essere piu ́ sicura su questo tipo di terreno.
Salgo sul lato sinistro del couloir, in un tratto di misto, tenendomi sempre alla larga dalla rigola centrale del couloir, piu ́ soggetta ad essere percorsa da un? eventuale valanga. Ogni volta che distanzio abbastanza il resto del gruppo, mi fermo a fare qualche foto o filmato.
Raggiunti i 3100 metri di quota, circa 100 metri al di sotto della seconda strozzatura, Nora e Lorenzo si trovano direttamente sotto di noi e decido che questo e ́ il momento per loro di faticare un po? e prendere il comando. Gli grido di sorpassarci, e dopo qualche lamentela accettano. Ci fermiamo brevemente per salutarci; Jaime e Nora
cominciano a discutere su chi abbia la frontale piu ́ bella. Dopo aver detto a tutti di parlare meno e scalare di piu ́, Lorenzo prende il comando con Nora che lo segue all?altro capo della corda, quindi Jaime ed infine io. Il terreno diventa ora piu ́ ripido e ghiacciato; ci troviamo circa 30 metri al di sotto della seconda strozzatura.
Li ́ ci saremmo fermati per costruire una sosta e cominciare la parte piu ́ tecnica dell?ascensione. Sopra di noi si trovano 700 metri di ghiaccio, una delle piu ́ grosse pareti di ghiaccio delle Alpi. Ognuno di noi comincia a sentire l?eccitazione.
Lorenzo sta salendo una sottile placca ghiacciata, io seguo gli altri per un po?, poi decido di spostarmi a sinistra dove il ghiaccio e ́ coperto da uno strato di neve dura. Comincio a salire sempre piu ́ velocemente, puntando la barriera rocciosa all?inizio della seconda strozzatura insieme a Lorenzo. Lorenzo, Nora e Jaime stanno scalando in
fila, io invece sto salendo 5 metri alla loro sinistra. Quando io e Nora raggiungiamo piu ́ o meno la stessa altezza, ci fermiamo insieme.
Sopra di noi e un poco verso destra odiamo il tuono del ghiaccio che si rompe. Nuvole coprono la parete sopra di noi, percui non riusciamo a vedere cosa stia accadendo.
Qualcuno urla:
?Il ghiacciaio sta venendo giu ́!?
?Dove sta passando il ghiaccio??
?Puo ́ darsi che passi alla nostra destra!
Rimaniamo fermi ad ascoltare. Passano forse due secondi.
Il ruggito della valanga cresce velocemente.
?Sta arrivando!?
?In alto! Verso sinistra!?
Cominciamo tutti a muoverci rapidamente verso la strozzatura.
Lorenzo si trova sopra di me, Jaime sotto. Conficchiamo le piccozze nel pendio, questa e ́ la nostra ultima risorsa.
Troppo tardi, do ́ uno sguardo verso destra e vedo la faccia di Nora. Vi colgo tristezza, sconfitta, certezza.
Non c?e ́ tempo per dire nulla. Non credo di essere spaventato in questo momento, ma straordinariamente triste perche ́ mi rendo conto che non vedro ́ mai piu ́ i miei amici. Credo che tutti e quattro abbiamo detto mentalmente ?Addio?.
Il ghiaccio spunta dalle nuvole, muovendosi di qua e di la ́. Mi volto, sento l?impatto della valanga, e il ghiaccio che martella il casco. Resisto solo una frazione di secondo prima di venire strappato via dalla parete e cominciare a cadere.
Continuo a cadere e scivolare per lunghi istanti, dopo verro? a sapere che sono 800 metri. Mi trovo piu ́ di una volta in caduta libera, colpendo il terreno a piu ́ riprese. Il ghiaccio mi colpisce la faccia, coprendomi completamente, prima di scivolare via. Non sento nulla.
Mi rendo conto che lentamente mi sto per fermare. E ́ il primo momento in cui mi rendo conto che potrebbe esserci una possibilita ́ di sopravvivere. Mi fermo per un secondo e vengo colpito da un grosso blocco di ghiaccio che mi porta vieppiu ́ verso il basso. Poi null?altro che il silenzio.
Sono sdraiato sulla schiena, la mia vista e ́ annebbiata, ma riesco a vedere il cielo. Sto iperventilando e continuo ad urlare ?Questo non doveva succedere!?
Cerco di calmarmi e di respirare regolarmente, ma mi sento soffocare. Qualcosa di liquido gorgoglia nei miei polmoni; mi rendo conto che non puo ́ essere altro che sangue. Sono felice di poter muovere la mia gamba sinistra, almeno non sono paralizzato. Il braccio e la gamba destra non funzionano ma non sento dolore e non do ́ molta importanza alla cosa. Cerco di rialzarmi, ma non ci riesco; mi ci vuole un po? di tempo per rendermi conto che sono ancora attaccato allo zaino che e ́ somerso nella neve. So che devo aprire le fibbie per liberarmi. Non avendo alcuna sensibilita ́ nelle mani e vedendoci a fatica, mi risulta quasi impossibile farlo. Non riesco ancora a respirare liberamente e ad un certo punto la smetto di provarci, pronto ad arrendermi.
Fortunatamente una voce dentro di me mi dice che sarebbe assolutamente ridicolo morire qui solamente perche ́ non riesco ad aprire le fibbie dello zaino. Levo il sangue che mi copre gli occhi per vederci meglio e ci riprovo.
Dopo un po? sono libero e posso sedermi. Sputo molto sangue, rotolo via, estraggo lo zaino dalla neve, lo apro e tiro fuori il mio cellulare, ancora funzionante.
Mi ci vuole un?eternita ́ per trovare l?applicazione del Soccorso Alpino Svizzero, tutto e ́ annebbiato e mi e ́ molto difficile riconoscere i simboli sullo schermo. Il sangue gocciola sullo schermo e comincio a domandarmi quanto gravi siano le ferite sulla mia testa.
Attivo l?applicazione e poco dopo il Soccorso Svizzero mi richiama. Spiego loro chi sono e dove mi trovo e cosa e ́ successo ma non riescono a comprendermi. Qualcosa blocca il microfono del mio telefono. Comincio freneticamente a pulirlo con la manica. Sembra funzionare e la donna all?altro capo puo ́ capire cio ́ che le dico. Quando si rende conto che sto chiamando dall?Italia, dice:
?Ma lei si trova in Italia, deve chiamare il Soccorso Alpino Italiano!?
Sono completamente disperato. Comincio ad urlarle che non ce la faccio a farlo un?altra volta e che deve farlo lei per me. Dopo un po? acconsente ad effettuare la chiamata per me; stavo per impazzire.
Quindi vengo chiamato dal Soccorso Alpino Italiano e devo spiegare ancora cosa e ́ successo. Durante la conversazione veniamo interrotti, il credito del mio cellulare e ́ terminato. Lo fisso per un po? e poi provo a chiamare il 112, ma il touch screen non risponde piu ́.
Comincio a rendermi conto che ho molto freddo. Il mio casco e ́ pieno di pezzi di ghiaccio, quindi me lo levo. Il ghiaccio ha spinto il berretto e l?imbottitura fuori dal casco. E ́ rimasto solo il guscio esterno. Lo getto via e questo
scivola giu ́ dalla montagna. Quando mi tocco la testa, ritraggo la mano completamente insanguinata. Non me ne importa molto.
Dopo aver rimosso dai vestiti piu ́ ghiaccio possibile, Provo a dare un?occhiata in giro. Vedo solo neve.
Dopo di cio ́ svengo e mi riprendo sentendo il rumore di un elicottero in lontananza. So che stanno arrivando.
Quando li vedo comincio ad agitare il mio braccio sinistro. Improvvisamente l?elicottero arriva al mio fianco, svengo un?altra volta. Vedo molte persone muoversi verso di me; gli consegno il mio zaino e striscio verso l?elicottero. Mi tirano dentro. Ora so di essere in salvo.
Dopo aver parlato con i soccorritori, ho una visione piu ́ chiara di cio ́ che e ́ accaduto: Una parte del ghiacciaio sommitale dell?Ortles si e ́ spezzata; e ́ una cosa che succede raramente. Cio ́ ha causato una valanga formata al 90% da ghiaccio, di dimensioni stimabili intorno ai 60 × 200 metri, che ha spazzato l?intera parete Nord, eccezion fatta per la parte superiore.
Siamo stati colpiti dalla valanga alle 7:35 ad un?altitudine di circa 3200 metri. La squadra di soccorritori ci ha trovati alla base della parete Nord, tra i 2400 e i 2500 metri.
Mi ci sono voluti 20 minuti per liberarmi ed effettuare la chiamata al soccorso; ho parlato con il Soccorso Svizzero alle 7:57. L?elicottero mi ha recuperato alle 8:20, solamente 20 minuti dopo aver parlato con il Soccorso Alpino Italiano.
Nora, Lorenzo e Jaime erano completamente coperti dalla valanga, ma sono stati trovati velocemente perche ́ il loro equipaggiamento era sparso intorno a loro.
Sono stato trovato proprio in fondo e all?estrema sinistra della valanga. Tutti i miei amici invece si trovavano in cima a destra; questo indica che io sono caduto per primo e probabilmente ho preso una direzione verso il basso diversa dalla loro.
Loro potrebbero aver resistito alla valanga qualche istante piu ́ a lungo di me perche ́ hanno potuto piantare le loro piccozze nel ghiaccio vivo, mentre io mi trovavo sulla neve.
Qualunque sia la ragione, questo probabilmente mi ha salvato la vita.
Lorenzo e ́ stato colpito da un enorme blocco di ghiaccio che gli ha sfondato la cassa toracica.
Jaime ha riportato profonde ferite al cranio, ma era probabilmente vivo quando e ́ stato sommerso dal ghiaccio. A causa delle ferite, era sicuramente privo di conoscenza. Non ha sofferto.
Io ho riportato una contusione al polmone e una piccola lesione della milza; entrambe sono guarite bene e molto probabilmente non avranno alcuna conseguenza. Ho la spalla destra lussata e il legamento crociato interno del ginocchio destro e ́ stirato. I tagli sulla mia testa e gli ematomi sui miei occhi stanno lentamente scomparendo.
Non ho riportato alcuna ferita grave.
Sono stato fortunato.