in questo topic non si sta parlando solo della tragedia recente, ma piu' in generale sul rischio ...
Il rischio e' inversamente proporzionale alla conoscenza.nuvolarossa ha scritto:Enzolino ha scritto:Non mi pare dai ...nuvolarossa ha scritto:gug ha scritto:uargh ha scritto:ruolette russa è sedere ai piedi di una grande parete che può scaricare, fermarsi ed aspettare pregando, e se tutto è andato bene dopo andarsene.
Alpinismo è salirla.
Non sono d'accordo: giocare con pericoli oggettivi di questa portata non è Alpinismo, ma appunto una roulette russa.
E con questa abbiamo sistemato anche, per dire i primi che mi vengono in mente, Marc Twight, tutti i salitori della nord dell'Eiger, Casarotto etc etc etc...
Vabbè, level...
Mi sembra che Twight fosse tornato indietro diverse volte ...
Per l'Eiger bisogna adottare le strategie appropriate in termini di tempi, temperature, ecc
Casarotto, anche lui mi sembra che abbia realizzato le sue imprese in base alle esperienze precedenti ...
Poi, come dice Bonatti, l'imponderabile c'e' sempre ... ma andare a cercarselo e' un'altra cosa ...
Non ti pare cosa Enzolino?
Che ci siano pareti con rischi oggettivi pazzeschi e poco o punto prevedibili sotto cui c'è stata la fila per tentarle?
Eddai, la storia dell'Alpinismo è lì che parla eh, non è una cosa così opinabile.
Ma poi hai letto le Confessioni di Twight?
Le descrizioni sull'ascensione della Heckmair, suggeriscono chiaramente tempi di percorrenza e descrivono gli orari in cui scarica nei diversi punti. Inoltre, oramai, quasi tutti la fanno in primavera perche' sanno che i pericoli oggettivi si riducono enormemente.
Su Twight ho letto le Confessioni ed il suo manuale Extreme Alpinism.
Credo che lui stesso riconoscesse l'incoscienza della gioventu', che ha ucciso tanti dei suoi coetanei, ma con la maturita' sapeva quando tornare indietro. Quotando wikipedia
In the Himalayas Twight attempted more routes than he succeeded on.
Bonatti, Messner, Steve House, per fare degli esempi, hanno ammesso di essersi ritirati piu' di una volta, per poi tornare e raggiungere il loro obiettivo, magari la seconda o terza volta, quando erano preparati.
Personalmente ho fatto molte cazzate sino ai 25 anni ... e son sicuro che la componente ormonale abbia avuto un ruolo importante.
Paradossalmente adesso faccio cose piu' impegnative, esposte e difficili, ma rischio di meno. E questo perche' son piu' preparato ed il margine di sicurezza e' maggiore.
Se una via espone a pericoli "obiettivi", si puo' scegliere di buttarsi a testa bassa, oppure studiarla, cercare di capire quando questi pericoli si riducono ed eventualmente decidere di andare. Se si vuole vivere a lungo, penso che il secondo scenario sia piu' promettente e raccomandabile. Perche' permette di godere l'alpinismo e la vita piu' a lungo. Poi ovviamente la fortuna e la sfiga son sempre dietro l'angolo.