La croce del Serva. quella in cima...
Inviato: lun nov 07, 2011 20:09 pm
l'hanno tagliata e buttata "didietro". Mah..un lavoro di pulizia fatto abbastanza alla vacca
Buttata giù dalla cima, rotolata dalla parte di Caiada, si è spezzata in tre parti. Ieri mattina la croce d'acciaio che sovrasta Belluno dall'alto del monte Serva è stata ritrovata 200 metri sotto il salto di roccia denominato "profilo d'indiano". La punta un po? più in alto, fermata da un piccola balza di terra. Sabato era stato Beniamino Sitta, che con regolarità sale ai 2133 metri della vetta, a lanciare l'allarme: la croce è sparita. Ieri insieme ad altri due amici, Guido Soccal e Bruna Colombo, è tornato per cercarla. Erano le 9 quando, nonostante la scarsa visibilità, ne sono stati individuati i resti: «Che riporteremo su a giorni, con altri volontari, perché al di là del credo religioso la croce del Serva è un punto di riferimento e in una situazione di forte innevamento indica che bisogna fermarsi perché oltre c'è il vuoto». Era il 1946 quando un gruppo di bellunesi piantò lassù la prima croce di legno. Poi nel 1955 altri volontari, per lo più della zona dell'Oltrardo, montarono quella di acciaio che, quindi, da più di sessant'anni saluta la città. Ma a qualcuno dà fastidio, visto che già nel 2004 venne tagliata e piegata verso valle, ma posata là accanto. Invece ora sul Serva della croce resta solo un moncone di ferro (come si vede nella foto). Anche gli alpini del gruppo Cavarzano-Oltrardo sono affezionati alla croce del Serva: furono loro che nel 2000, per l'anno del giubileo, la riverniciarono. A sintetizzarne il pensiero è Alessandro Farinazzo, uno di quegli alpini: «Sappiamo da tempo che ci sono alcune persone che odiano la croce posta in cima al Serva. A loro vogliamo ricordare che è stata portata a spalle dai nostri vecchi e va rispettata se non altro per questo». Forse un indizio per dare risposta a questo atto di vandalismo si può cogliere nelle parole che - come ricorda Farinazzo - nel 2004 vennero scritte alla base con un pennarello: «Cristiano, la tua croce portala nel cuore, questa portala a valle, lascia libera la cima».
Buttata giù dalla cima, rotolata dalla parte di Caiada, si è spezzata in tre parti. Ieri mattina la croce d'acciaio che sovrasta Belluno dall'alto del monte Serva è stata ritrovata 200 metri sotto il salto di roccia denominato "profilo d'indiano". La punta un po? più in alto, fermata da un piccola balza di terra. Sabato era stato Beniamino Sitta, che con regolarità sale ai 2133 metri della vetta, a lanciare l'allarme: la croce è sparita. Ieri insieme ad altri due amici, Guido Soccal e Bruna Colombo, è tornato per cercarla. Erano le 9 quando, nonostante la scarsa visibilità, ne sono stati individuati i resti: «Che riporteremo su a giorni, con altri volontari, perché al di là del credo religioso la croce del Serva è un punto di riferimento e in una situazione di forte innevamento indica che bisogna fermarsi perché oltre c'è il vuoto». Era il 1946 quando un gruppo di bellunesi piantò lassù la prima croce di legno. Poi nel 1955 altri volontari, per lo più della zona dell'Oltrardo, montarono quella di acciaio che, quindi, da più di sessant'anni saluta la città. Ma a qualcuno dà fastidio, visto che già nel 2004 venne tagliata e piegata verso valle, ma posata là accanto. Invece ora sul Serva della croce resta solo un moncone di ferro (come si vede nella foto). Anche gli alpini del gruppo Cavarzano-Oltrardo sono affezionati alla croce del Serva: furono loro che nel 2000, per l'anno del giubileo, la riverniciarono. A sintetizzarne il pensiero è Alessandro Farinazzo, uno di quegli alpini: «Sappiamo da tempo che ci sono alcune persone che odiano la croce posta in cima al Serva. A loro vogliamo ricordare che è stata portata a spalle dai nostri vecchi e va rispettata se non altro per questo». Forse un indizio per dare risposta a questo atto di vandalismo si può cogliere nelle parole che - come ricorda Farinazzo - nel 2004 vennero scritte alla base con un pennarello: «Cristiano, la tua croce portala nel cuore, questa portala a valle, lascia libera la cima».