Il Rock Master su LA REPUBBLICA.
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Tutti i segreti dell'arrampicata
ad Arco i migliori del mondo
VENT'ANNI fa sembrava un azzardo destinato a fallire, mettere in competizione i praticanti di uno sport che cresceva sicuro ma lento, per misurarne la destrezza e la velocità nel salire su una parete di roccia perlopiù strapiombante. Non fu così, lo testimonia il Rock Master - una Champions Cup dell'arrampicata sportiva - che sabato e domenica, 3 e 4 settembre si tiene ad Arco, due passi dal lago di Garda, con il meglio degli specialisti da tutto il Mondo.
Ha avuto successo l'intuizione di un ex giornalista di Tuttosport, Emanuele Cassarà, e d'un alpinista di fama come Andrea Mellano, primo italiano sulla spaventosa parete nord dell'Eiger: le gare di arrampicata trovarono atleti e pubblico, ma soprattutto diedero slancio a uno sport che cercava ancora la sua fisionomia. Da allora, dal weekend d'inizio luglio del 1985 a Bardonecchia, nulla di quell'universo fu più come prima. Sfumarono subito le ironie di chi dava vita breve a una disciplina importata dalla Russia, dall'Unione Sovietica anzi, dove le gare di velocità sulla roccia, un cavo d'acciaio dall'alto a fare sicurezza, erano tradizione di decenni. E vent'anni fa nessuno avrebbe scommesso una lira sull'affermazione in Italia del wrestling.
Perplessità comprensibili. D'altra parte la maggioranza degli arrampicatori italiani - ma si chiamavano ancora scalatori, per il grande pubblico, o ancora meglio rocciatori - dieci anni prima non sapeva nemmeno cosa fossero, le scarpette morbide che nel giro di poco sostituiranno poi gli scarponi. E invece furono proprio i produttori di calzature per la montagna a credere per primi a quell'evento. I protagonisti delle gare, dalle riviste specializzate ai quotidiani sportivi e ai settimanali, diventarono personaggi su cui puntare in veste di testimonial. Le sfide in un teatro visibile a tutti - e raggiungibile anche dalla televisione, se mai ne avesse avuto l'intenzione - diventavano vendibili a un target improvvisamente molto più ampio di coloro che si interessavano all'alpinismo su pareti nascoste fra le montagne, se non fra le altezze degli ottomila. Era un mercato nuovo, sul quale magari all'inizio si sperò perfino troppo, ma che modificò in profondità l'asfittico panorama di negozietti abituati a vendere un paio di scarponi che duravano una vita, o lo zaino destinato a passare di padre in figlio. Fu la resa definitiva al consumismo? Forse sì, ma perché uno sport sopravviva ci vuole anche questo.
Tanto l'alpinismo duro e puro era destinato a proseguire su strade diverse. Nel giro di poco il mondo dell'arrampicata divenne un'altra cosa e da quando il Rock Master nacque nel 1986 ad Arco i due itinerari furono sempre più divergenti. Finché, sempre ad Arco, due anni più tardi, la gara non venne organizzata da Angelo Seneci - direttore tecnico fin dalla prima edizione, lo è tuttora - su una struttura artificiale. Fu una nuova rivoluzione. Arco nel frattempo aveva trovato una vocazione turistica che nel giro di breve tempo la proiettò fra le mete più ambite del popolo giovanile: il Comune, con lo stimolo del Rock Master, aveva ripulito le rocce della Rupe, costruito toilette e spogliatoi, ristrutturato la piscina che sorge proprio in faccia alla parete. I sentieri dei dintorni vennero resi accessibili alle biciclette da montagna e da allora è stata una processione continua di appassionati sportivi, che intrecciano allegramente la pratica dell'arrampicata, della mountain bike e, pochi chilometri più in là, a Torbole, della tavola a vela. Ma la sfida della parete artificiale, tenuta allora dai più in minimo conto, fu altrettanto vincente. "Le prime prese - ricorda adesso Seneci - le realizzammo con il Das, cuocendole nel forno di casa e rivestendole in vario modo, dallo zucchero al sale, fino a varie sabbie di quarzo". Oggi Seneci dirige una delle aziende leader nel mondo per la produzione di pareti artificiali e per il loro allestimento, la Sint Roc & Ecogrips. Monta muri d'arrampicata un po' dappertutto, glieli chiedono le amministrazioni comunali, le scuole, ma anche i privati. È stato questo un altro degli effetti collaterali del Rock Master, forse il più dirompente. La diffusione dei muri d'arrampicata nelle palestre, quelle specializzate ma anche quelle che, nelle altre sale, offrono gli attrezzi per lo step, le macchine, lo spinning. Con il relativo aumento del numero dei praticanti. "In Italia - calcola ancora Seneci - sono tra i cento e i centocinquantamila. Sicuramente oltre i duecento a mettere in conto anche chi si limita a frequentare una palestra solo ogni tanto". Ma c'è anche chi il muro, o la sequenza di prese in soggiorno, se li mette anche in casa: "Una struttura già di buon livello può costare fra i 150 e i 250 euro al metro quadro".
Il Rock Master può dunque essere l'occasione per capire un mondo di sportivi sempre più vasto. Venerdì sera si potranno conoscere i campioni di vent'anni di gara, i leggendari Lynn Hill, Patrick Edlinger, Stefan Glowacz, François Legrand, fra gli altri. Nei due giorni seguenti spazio alle competizioni. Tutte le info sul sito
www.rockmaster.com, o al numero 0464/516830.
(2 settembre 2005)