Fake news e i cani da guardia del potere

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Re: i cani da guardia del potere

Messaggioda mfg » sab nov 25, 2017 9:13 am

in effetti Marcos hai ragione oramai anche nei lavori ad alta professionalità robotica e soprattutto intelligenza artificiale incominciano a mietere vittime .

Si Scairanner ho un ottimo lavoro ,ma essendo da 25 anni "pagato a cottimo"non dormo sereno
Saluti
mfg
 
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Re: i cani da guardia del potere

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » sab nov 25, 2017 20:07 pm

Achille_piè_veloce ha scritto:https://www.terrelibere.org/black-friday-uomo-lavoratore-uomo-consumatore/

Black Friday. Quando l’uomo-lavoratore si allea con l’uomo-consumatore. Cioè con sé stesso

23 novembre 2017

di Antonello Mangano

Siamo indignati come precari e sfruttati, ma siamo contenti come consumatori di prodotti a basso costo. Su questa contraddizione si regge il circolo vizioso di merci che attraversano il mondo, sono prodotte violando ogni diritto e costano pochissimo. Finalmente uno sciopero nel cuore della logistica, e proprio ad Amazon nel giorno del Black Friday, inceppa il meccanismo

Il grande capolavoro del capitalismo contemporaneo non è la contrapposizione tra i lavoratori, né quella tra migranti e autoctoni (storia vecchia anche se sempre funzionante) ma quella – nuova – tra l’essere umano e sé stesso. Così l’uomo consumatore è in competizione e si scontra con l’uomo lavoratore. Anche se si tratta della stessa persona.

Ci arrabbiamo a morte se non ci fanno il contratto a tempo indeterminato ma ci consoliamo con un volo a 9,99 euro. Vogliamo un’assunzione come dipendenti ma compriamo pelati di pomodoro da 60 centesimi.

Il low cost, dal punto di vista del capitalismo, è la quadratura del cerchio. Come vendere ogni genere di prodotti e servizi a una massa di sottopagati, precari e sfruttati? Facendo in modo che tutto costi il meno possibile.

Un sistema che attraverso la logistica e gli algoritmi, la produzione globale e la delocalizzazione permette a merci che hanno fatto il giro del mondo di costare pochissimo. Prendete gli abiti: cotone turco (raccolto da rifugiati siriani), manifattura bangladese (in scantinati maleodoranti a rischio incendio), trasporto ad Amburgo, logistica e smistamento nei pressi di Pavia e vendita in ogni angolo d’Europa. Nonostante il giro di due continenti gli abiti costano pochi euro. Nel frattempo sono stati schiacciati i diritti di centinaia di lavoratori. E la loro legittima aspirazione alla felicità.

Il “black friday” è la festa laica dei tempi nuovi. Ma il 24 novembre 2017, la versione italiana della celebrazione mondiale del consumismo abbandona un colore lugubre per tingersi di una tinta più viva. Lo sciopero al magazzino di Amazon cade proprio nel momento in cui l’azienda è tesa a raggiungere obiettivi da primato con calcoli di produttività, capi reparto minacciosi (anzi, team-leader) e la solita vecchia minaccia di licenziamento.

Eppure lo sciopero nel centro nevralgico delle merci è un segnale nuovo ma prevedibile, che arriva dall’alleanza tra un sindacalismo combattivo che mette insieme lavoratori italiani e migranti. Gente stanca di vivere in funzione dei flussi di ordini e dei capricci di vuole consumare sempre e a costo zero. Per poi vivere sulla propria pelle la stessa contraddizione senza capirne il legame. Per poi prendersela con gli immigrati, proprio quelli che nel triangolo industriale tra Piacenza e Milano stanno difendendo i diritti di tutti.


Come non essere d'accordo?

Saluti non low cost
TSdG

OT mi fa una certa impressione vedere che castelsangiovanni, il paese di mio padre, pressoché sconosciuto ai più, è diventato all'improvviso famoso per essere un centro nevralgico della logistica europea..."miracoli" della globalizzazione...

Glocali ri-saluti
T.
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Re: i cani da guardia del potere

Messaggioda Sbob » lun nov 27, 2017 16:21 pm

L'importante è potersi indignare.

E poi mettersi in coda per il Black Friday.

Magari indignati perché c'è troppa gente in giro, dannato consumismo.
:P
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Re: i cani da guardia del potere

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » lun nov 27, 2017 16:46 pm

Sbob ha scritto:L'importante è potersi indignare.

E poi mettersi in coda per il Black Friday.

Magari indignati perché c'è troppa gente in giro, dannato consumismo.
:P


L'importante è avere consapevolezza di che cosa ci sta "dietro" (le consegne in tempo reale di Amazon, i centri commerciali aperti 365 giorni l'anno, le magliette che arrivano dal Bangladesh a 5 euro...)

Così, tanto per confermare la mia immagine di noioso e sorpassato veterocomunista, riciclo una vecchia poesia di Brecht - autore che andava di moda qualche decennio fa e adesso sembra un po' caduto nel dimenticatoio. Ingiustamente, IMHO.

Domande di un lettore operaio


Chi costruì Tebe dalle Sette Porte?
Dentro i libri ci sono i nomi dei re.
I re hanno trascinato quei blocchi di pietra?
Babilonia tante volte distrutta,
chi altrettante la riedificò? In quali case
di Lima lucente d'oro abitavano i costruttori?
Dove andarono i muratori, la sera che terminarono
la Grande Muraglia?
La grande Roma
è piena di archi di trionfo. Chi li costruì? Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti?
Anche nella favolosa Atlantide
nella notte che il mare li inghiottì, affogarono
implorando aiuto dai loro schiavi.

Il giovane Alessandro conquistò l'India.
Lui solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, quando la sua flotta
fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi
vinse oltre a lui?

Ogni pagina una vittoria.
Chi cucinò la cena della vittoria? Ogni dieci anni un grande uomo.
Chi ne pagò le spese?

Tante vicende.
Tante domande.

Desueti saluti
TSdG
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Re: i cani da guardia del potere

Messaggioda MarcoS » lun nov 27, 2017 17:18 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:.....
Così, tanto per confermare la mia immagine di noioso e sorpassato veterocomunista, riciclo una vecchia poesia di Brecht - autore che andava di moda qualche decennio fa e adesso sembra un po' caduto nel dimenticatoio. Ingiustamente, IMHO.

Domande di un lettore operaio


Chi costruì....

Desueti saluti
TSdG



Verissimo, per carità. Poi, volendo fare l'avvocato del diavolo (e fottuto elitarista perdipiù) si potrebbe anche dire che: senza qualcuno che prima pensasse di creare quelle cose e qualcuno che poi ne progettasse l'esecuzione e qualcuno che coordinasse le masse che poi materialmente operarono, ho forti dubbi che dette meraviglie sarebbero mai sorte. :mrgreen:
Poi si può anche discettare sull'effettiva utilità di certe opere (e si potrebbe parlarne a lungo), come pure sul fatto che solitamente (con notevoli eccezioni) gli effettivi progettisti e coordinatori rimangono tra i misconosciuti e che quel che rimane sono soltanto i nomi dei Signori... che ad ogni buon conto furono, solitamente, quelli che - per un motivo o per l'altro - pensarono e vollero. E talvolta pure direttamente progettarono.
Le masse incolte generalmente erano/sono più interessate a riempirsi la pancia, sia metaforicamente che di fatto.
Su guerre e vittorie il discorso è un po' diverso invece, ovviamente.
Brecht scrisse e disse certamente parecchio di interessante. Ma non tutto.
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Re: i cani da guardia del potere

Messaggioda PIEDENERO » gio nov 30, 2017 21:06 pm

Aprite gli occhi sulle fake news! Sono solo un pretesto per censurare. Ve lo dimostro qui


DI MARCELLO FOA



Non è un caso. E’ un metodo. Con un pretesto, le fake news, e uno scopo finale: mettere a tacere le voci davvero libere. Attenzione, non si tratta di una questione meramente italiana bensì di quella che definirei una “corale internazionale”. Il là lo hanno dato gli Stati Uniti, dove, dopo la vittoria di Trump, è partita una massiccia campagna ispirata dagli ambienti legati al partito democratico con l’entusiastico consenso di quello repubblicano, nella consapevolezza che la prima grande e inaspettata sconfitta dell’establishment che governa gli Usa da decenni non sarebbe avvenuta senza la spinta decisiva dell’informazione non mainstream. A seguire si sono mobilitati diversi Paesi europei, la Germania in primis, ma anche la Gran Bretagna del post Brexit e, ovviamente, l’Italia, del post referendum.

Sia chiaro: il problema delle fake news esiste; soprattutto quando a diffonderle sono società o singoli a fini di lucro. Gli esempi, anche recenti, abbondano. O quando vengono usate dagli haters, gli odiatori, ovviamente senza mai esporsi in prima persona. Ma le soluzioni vanno trovate nel rispetto della libertà d’opinione e nell’ambito del sistema giudiziario del singolo Paese. La diffusione sistematica di notizie false al solo fine di generare visualizzazioni è semplicemente una truffa e in quanto tale va trattata. Il problema degli haters è più complesso. Io da sempre sostengo che bisogna avere il coraggio di mettere la faccia e che l’anonimato assoluto per chi si esprime pubblicamente non sia salutare in una vera democrazia. Anche in questo ambito si possono trovare soluzioni intelligenti ad hoc.

Le proposte che sono state formulate negli ultimi tempi – e guarda caso tutte su iniziativa del Pd – si caratterizzano, invece, per la tendenza da un lato a delegare il giudizio a organismi extragiudiziali – talvolta anche extraterritoriali – dall’altro per l’intenzione di colpire arbitrariamente le parole e dunque, facilmente, anche le idee.

Non mi credete? Eppure è così. Ricordate il decreto Gentiloni sulla schedatura di massa degli utenti web e telefonici e la misura che autorizzava una censura di fatto e contro cui ho condotto una battaglia furibonda su questo blog? La prima misura è da regime autoritario, senza precedenti in democrazia; la seconda delega all’Agcom la facoltà di valutare se un sito viola il diritto di autore e, un caso affermativo, di oscurarlo. Ovvero appropriandosi di funzioni che spettano normalmente alla magistratura.

E leggete la proposta di legge contro le Fake News annunciata da Renzi. Cito una fonte insospettabile, la Repubblica, che la definisce una legge sulle fake news che non parla di fake news. Scrive Andrea Iannuzzi:

Nel ddl elaborato dai senatori Zanda e Filippin si impone ai social network con oltre un milione di utenti la rimozione di contenuti che configurano reati che vanno dalla diffamazione alla pedopornografia, dallo stalking al terrorismo. La valutazione dei reati viene demandata ai gestori delle piattaforme, che di fatto sostituiscono il giudice: la libertà di espressione potrebbe essere a rischio. Previste sanzioni pesanti per chi non rispetta una serie di adempimenti burocratici

Persino la Repubblica – sì proprio il giornale che ha amplificato le denunce di Renzi contro le Fake News – non ha potuto esimersi dall’ammettere che così i giudici non servirebbero più, violando uno dei principi fondanti della nostra civiltà, e dal riconoscere che la libertà di opinione è in pericolo.

E non finisce qui. Sentite cosa dice Marco Carrai, amico e consigliere di Renzi, che in un’intervista al Corriere della Sera rivela:

Stiamo lavorando con uno scienziato di fama internazionale alla creazione di un “algoritmo verità”, che tramite artificial intelligence riesca a capire se una notizia è falsa. L’altra idea è creare una piattaforma di natural language processing che analizzi le fonti giornalistiche e gli articoli correlandoli e, attraverso un grafico, segnali le anomalie. A mio avviso ciò dovrebbe essere fatto anche a livello istituzionale.

Traduco: significa che un algoritmo e meccanismi di analisi semantica stabiliranno se un singolo articolo è vero o è una fake news. Scusate, ma io rabbrividisco. Queste sono tecniche da Grande Fratello, e non solo perché i criteri rimarranno inevitabilmente segreti (per impedire che vengano aggirati), ma soprattutto perché così si potranno discriminare le idee, i concetti, bannando quelli che un’autorità esterna (il gestore dei social!) riterrà inappropriati. D’altronde sta già avvenendo su Facebook e su Twitter, dove opinionisti anche conosciuti si sono visti cancellare gli account da un amministratore che, nel migliore dei casi, si presenta con un nome di battesimo (Marco, Jeff o Bill) e che decide che si sono “violate le regole della comunità”. Oggi sono ancora incidenti episodici, ma domani – sotto la minaccia di sanzioni milionarie già ventilate da Renzi – i gestori sboscheranno con l’accetta. E basterà un’”esuberanza semantica”, ad esempio scrivere zingari anziché rom, o accusare un’istituzione di diffondere dati falsi o incompleti per sparire dalla faccia del web.

Perché per gente come Renzi e Carrai e Gentiloni, tutti veri splendidi progressisti, evidentemente non può che esistere una sola Verità. Quella Ufficiale, quella certificata da loro e difesa dagli implacabili gestori dei social media, novelli guardiani dell’ordine costituito.

Cose che possono esistere solo in una “Fake Democracy”. Quella a cui ci vogliono portare.

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Re: i cani da guardia del potere

Messaggioda scairanner » ven dic 01, 2017 0:23 am

PIEDENERO ha scritto:
"...E non finisce qui. Sentite cosa dice Marco Carrai, amico e consigliere di Renzi, che in un’intervista al Corriere della Sera rivela:

Stiamo lavorando con uno scienziato di fama internazionale alla creazione di un “algoritmo verità”, che tramite artificial intelligence riesca a capire se una notizia è falsa. L’altra idea è creare una piattaforma di natural language processing che analizzi le fonti giornalistiche e gli articoli correlandoli e, attraverso un grafico, segnali le anomalie. A mio avviso ciò dovrebbe essere fatto anche a livello istituzionale."



https://www.key4biz.it/garante-privacy-lalgoritmo-non-puo-decidere-sulle-fake-news/206347/

Evitare di attribuire ad un algoritmo il compito di “arbitro della verità” in materia di fake news. E’ l’avvertimento del garante della privacy Antonello Soro.

“Quello che bisogna evitare”, nel trattamento delle fake news – ha detto a margine di un convegno del Consumers’ Forimum -, è “da una parte attribuire ai gestori delle piattaforme digitali il ruolo di semaforo, lasciando loro una discrezionalità totale nella individuazione di contenuti lesivi. E dall’altra evitare di immaginare di attribuire ad un algoritmo il compito di arbitro della verità. Mi sembra davvero in controtendenza non solo rispetto alla storia del diritto ma anche della cultura democratica e del buon senso”.

“Come sempre ci sono spazi perché la legislazione diventi più puntuale, tutte le volte che si sposta il faro dal regime off line a quello online – ha aggiunto Soro -. Uno dei temi è quello della tempestività degli interventi”, ha aggiunto a margine di un workshop del Consumers’ Forum, ricordando che “nell’ambito del cyberbullismo è stato disciplinato da una legge recente: sicuramente esistono altri margini”.
-Come sarà la scalata di Adam Ondra nel 2030?
-Arrampicherò di certo. Spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora...


-meno internet, più cabernet
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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda PIEDENERO » sab dic 02, 2017 17:33 pm

Quanto sta male il giornalismo? Intervista a Fulvio Scaglione

30 novembre 2017

Seconda punta dell’inchiesta #obiettivoinformazione, ovvero “quanto sta male il giornalismo?”.

Intervista a Fulvio Scaglione, per 16 anni vicedirettore del settimanale Famiglia Cristiana, editorialista de L’Avvenire, ecc.

Un saluto al nostro ospite, il giornalista Fulvio Scaglione. Buongiorno Fulvio.

Buongiorno a tutti.

Grazie per la tua disponibilità. Dopo i fatti di Ostia di qualche settimana fa, dopo la vicenda dell’aggressione al giornalista di Nemo, abbiamo deciso di dare il nostro minuscolo contributo all’analisi di un settore che ci riguarda e che tendenzialmente riteniamo molto molto importante per il normale dibattito democratico di una società, che è quello dell’informazione e della stampa. In Italia la figura del giornalista, dell’operatore del settore dell’informazione, è ai minimi storici della popolarità. E’ da diverso tempo che la figura del giornalista, in Italia, è considerata, da gran parte dell’opinione pubblica, una via di mezzo tra una sorta di pennivendolo, che non diffonde notizie ma che è al servizio di qualsivoglia potere si voglia immaginare, una sorta di giornalista perennemente embedded… Oppure si fa riferimento alla scarsa qualità dell’informazione. Sei d’accordo che la visione di gran parte dell’opinione pubblica di questo paese è questa o già questa nostra analisi ti convince poco?

No, ahimè io quello che verifico quando mi capita di andare in giro a parlare in associazioni, circoli, gruppi di qualunque genere, e questo mi capita piuttosto spesso negli ultimi anni, è che purtroppo l’immagine del giornalista è quella. Difatti io trovo abbastanza buffa tutta questa campagna che la carta stampata fa sulle fake news, perché evidentemente noi giornalisti della carta stampata non sappiamo che presso la gente siamo noi stessi considerati dei grandi produttori di fake news, cioè di notizie false, sballate, o date male, o date solo in parte, ecc. ecc. Ora magari questa considerazione nei nostri confronti, nei confronti della categoria, è un po’ esagerata, ma non è assolutamente priva di ragioni. D’altra parte in Italia la figura dell’editore puro, cioè di colui che fa dei giornali per ricavare un profitto dalla confezione e vendita dei giornali è una rara avis e lo è da molti molti decenni. E’ chiaro che se poi un giornale viene prodotto a seguito di investimenti, che sono poi molto spesso e da molto tempo in perdita, viene prodotto da una banca, da un’industria, da un gruppo politico o con forti legami politici … è abbastanza evidente che in quel caso il profitto non è l’unica ragione, ma ce ne sono di accessorie: l’influenza, il potere, ecc. ecc. Quindi questo è abbastanza chiaro e scontato. Un altro fatto, secondo me, che va tenuto in forte considerazione: è l’enorme, straordinario, appiattimento dell’informazione. Io vorrei ricordare – perché ogni tanto compaiono qua e là delle citazioni – che negli anni ’60 il Corriere della Sera diretto da Ottone, che era ovviamente il quotidiano della borghesia produttiva conservatrice italiana, faceva scrivere in prima pagina Pasolini. Un colpo d’ala così, oggi, sulla stampa italiana dove è? Chi è che ha il coraggio, in un giornale che pure ha tutto il diritto di avere le proprie opinioni, di far scrivere però anche qualcuno che abbia un vago odore di eresia rispetto a quelle stesse opinioni? Non succede. Non succede mai. E quindi anche questo va tenuto in considerazione. Abbiamo sicuramente un’informazione più appiattita, quindi più noiosa, quindi meno gradita. Io credo comunque che tutto questo discorso – e molti altri, ovviamente più approfonditi, più fondati che si potrebbero fare – vada tutto inserito dentro un altro discorso che richiama il titolo di quel libro di Julien Brenda, un libro del 1927, intitolato “Il tradimento dei Chierici”. Purtroppo io credo che nel nostro paese la classe intellettuale, chiamiamola così, ammesso che si possa usare questa definizione per un settore che comunque va dall’influencer su internet al famoso presentatore tv, al direttore di giornale, ecc. Però, veramente a me pare che in Italia questa classe intellettuale sia troppo timorosa delle opinioni fuori registro, troppo preoccupata della propria rispettabilità rispetto alle idee comuni, alle vulgate … Veramente tutti quelli che hanno un parere un po’… anche contestabile, anche criticabile, anche sbagliato, tutti quelli che hanno un parere eterodosso, che puzzano un po’ di zolfo, sono emarginati dai grandi canali dell’informazione nazionale. E questo contribuisce a tutto quello che si diceva prima. Contribuisce a rendere l’informazione più noiosa, meno credibile, ecc.

Sicuramente è così. Il giornalismo è un mestiere anche molto artigianale, secondo noi, però ci vuole molto coraggio a farlo e la schiena parecchio dritta. A volte è anche un po’ difficile poter applicare queste categorie in un contesto in cui gli editori hanno uno strapotere. Perché il problema è anche questo: le notizie degli esteri sono tutte uguali. Qualunque giornale o qualsiasi fonte di informazione uno vada ad approcciare, più o meno si parla sempre allo stesso modo, usando le stesse fonti ed utilizzando le stesse categorie. Noi ci occupiamo tanto, per esempio di Palestina, dove si fa una disinformazione che è abominevole, a nostro parere. Ma anche su vicende più mainstream, come per esempio le questioni inerenti allo stato islamico o alla guerra in Siria. E questo è grave, perché questo forse ha anche un po’ che fare con una certa sciatteria. O non è così?

Io credo che le due cose vadano di pari passo, perché quando si capisce – e si capisce sempre molto in fretta, molto presto, soprattutto chi è dentro i nostri giri, chiamiamoli così – si percepisce subito dove vuole andare quello che si chiama mainstream. A me è una parola che non piace, però si capisce subito dove i grandi gruppi puntano, che cosa hanno scelto, ecc. A quel punto, per quello che si diceva prima, o stai dentro quella roba lì o corri il rischio di finire fuori da tutto. E’ evidente che il professionista un po’ più debole, sia di coraggio personale sia di preparazione professionale, è il primo che si adegua. Io vorrei raccontare questo. È bruttissimo citarsi, ma lo dico perché io qualche dimostrazione di questo l’ho avuta anche personalmente. Nel 2003, quando tutti, vorrei ricordare, tutti dicevano che era una stupenda idea invadere l’Iraq e che sicuramente Saddam Hussein aveva le ami di distruzione di massa, io personalmente non la pensavo così e per un lungo periodo non ho più scritto una riga su un giornale, con cui collaboravo da tempo, e con cui c’era un ottimo rapporto. Questo è banale, no? Ma d’altra parte lo credo anche io: ci vuole un forte coraggio, ripeto, per scegliere una strada Corriere della Sera-Pasolini, per cui puoi avere una linea ma non temere che questa linea sia in qualche modo contraddetta da voci eterodosse. E, vorrei sottolineare, io ho fatto l’esempio del 2003, gli stessi che pontificavano allora, che ci spiegavano che idea meravigliosa fosse quella, sono poi gli stessi che hanno pontificato sulla Siria, che pontificano su Palestina e Israele, ecc. Quindi non c’è da stupirsi che l’immagine della stampa, diciamo del settore informazione in Italia, sia così bassa nel rating dei potenziali lettori. Non c’è da stupirsi che le tirature siano in calo anche per questo. Perché non è che solo ci è arrivato internet sulla schiena con tutto il suo peso… No, c’è anche il fatto che leggere i giornali è diventato più noioso, è diventato anche un po’ più utile, ovviamente, e soprattutto la gente si fida meno.

Noi portiamo un esempio pratico, e lo facciamo a tutti i nostri interlocutori di questa nostra piccola campagna #obiettivoinformazione. Proprio la vicenda del collega Piervicenzi, che ha subito quell’aggressione che ha avuto l’unico vantaggio – diciamo così – di essere ripresa mentre avveniva… Su quello si scatena una legittima baraonda mediatica, in cui comunque tutti fanno lo stesso tipo di analisi, in modo identico. Poi si esaurisce l’indignazione collettiva, dopo un paio di settimane si vota per il ballottaggio ad Ostia con una percentuale di presenze ai seggi del 33%. Nessuno analizza con tanta solerzia – in concomitanza, più o meno, con la vicenda di Piervincenzi – un’altra notizia: si registra in Italia uno sciopero generale tra l’altro molto molto partecipato, e una manifestazione nazionale i cui temi erano la lotta contro l’Unione Europea, la repressione, l’immigrazione… cioè temi interessanti. Manifestazione a Roma con 10 mia persone, non una sola parola in nessun giornale mainstream. Ma come funziona? Le stesse organizzazioni politiche e sociale organizzano una marcia di 300 migranti dal centro di accoglienza di Cona a Venezia, e se ne parla solo in seguito alla morte di un immigrato investito da una macchina. E’ possibile tracciare un criterio di scelta e di valutazione dell’importanza di una notizia in questo paese? Quali sono i modi, se è possibile ricostruirli, con cui si scelgono le notizie in Italia e si divulgano ai lettori, ascoltatori, spettatori?

Sono d’accordo con quello che hai appena detto, cioè si sceglie un po’ – diciamo così – il comodo, il sensazionalistico, anche serio, anche tragico – come il caso di questo immigrato che è morto mentre si recava alla marcia – in qualche modo viene ritenuto sempre pagante. Io ho la sensazione che un problema grosso dei giornali, dei giornali italiani in generale, è che vengano fatti – parlo di giornali perché quello è il mio mondo, io ho vissuto sempre dentro la carta – o vengano comunque concepiti con un ritardo mentale; mi sembrano fatti come se questo fosse un mondo in cui l’informazione viene trasmessa solo dai giornali, mentre invece sappiamo bene che l’arrivo della rete, di internet, ha cambiato tutto. Penso che questo sia un problema forte. D’altra parte noi vediamo bene che – e io l’ho vissuto personalmente nel giornale in cui ho lavorato tanti anni – ad un certo punto, quando si cerca di fare qualcosa, ecc. si passa ai famosi restyling che io, personalmente, proibirei per legge perché il restyling è come cambiare la camicia senza lavarsi le ascelle. Se la cosa non va, non è perché c’è un po’ più di nero in prima pagina o un po’ più bianco, o il titolo è un po’ più grosso, il pastone o il corsivo… Poi l’effetto del restyling dura due settimane, perché dopo due settimane il lettore non si ricorda più come era fatto il giornale prima. A me fa impressione vedere quanti dei giornali che non hanno capito la Brexit, non hanno capito Trump, non hanno capito il referendum istituzionale in Italia, ecc. Poi varano l’inserto culturale o, appunto, il restyling… E’ ben altro, a me pare, il problema. E’ un problema è molto di sostanza. E’ molto di sostanza e per niente di forma.

La soluzione?

Vorrei aggiungere una cosa, se posso… Come dicevo prima sto andando molto in giro e ho la fortuna di essere ricevuto in gruppi che, voglio dire .. ho incontrato persone sempre con effetti piacevoli, molto di destra, anzi di destra destra, con la celtica, ecc. E tanti molto di sinistra, di sinistra-sinistra, passando in mezzo per tante gradazioni (ambienti laici, ambienti cattolici, ecc). E quello che io ho verificato, e credo che dovrebbe essere un pensiero nostro, di chi fa informazione, è che ci sono alcuni temi, sono i soliti, sono quelli fondamentali di cui stiamo discutendo: il lavoro, l’immigrazione, la denatalità… Su alcuni temi portanti per la vita nazionale, dall’estrema destra all’estrema sinistra, passando per tutto quello che c’è in mezzo, ci sono delle consonanze molto ma molto superiori a quelle che gli stessi protagonisti immaginerebbero. E una di quelle consonanze è, appunto, la sfiducia totale nell’informazione corrente. Secondo me su quello bisognerebbe indagare e lavorare un po’ di più.

Bene, hai risposto anche alla domanda che volevo fare. Grazie ancora per la disponibilità e complimenti per il suo lavoro perché, lei rappresenta, nonostante le difficoltà, uno di quei pochi giornalisti che riescono a muoversi in un modo libero. Questo lo possiamo dire. Grazie, buon lavoro.

Grazie, troppo buoni. Buon lavoro a voi.
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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda MarcoS » dom dic 03, 2017 21:15 pm

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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda MarcoS » sab dic 09, 2017 10:48 am

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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda PIEDENERO » sab dic 09, 2017 11:07 am

MarcoS ha scritto:Notiziola, neanche tanto fresca.

https://scenarieconomici.it/meno-di-cento-secondi/


Il solito sito di propaganda filorussa, quella che ha ha fatto perdere il referendum.
:lol: :mrgreen:
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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda Sbob » sab dic 09, 2017 12:00 pm

Certo, è molto eversivo che l'UE abbia chiesto all'Italia di smettere di fare debiti a c***o se no smettevano di aiutarci.
Quale rubinetto avrebbero potuto chiuderci se i nostri conti fossero stati a posto?

Mi ricordate quei casi di giudici che condannano il padre che smette di dare soldi al figlio trentenne che non fa un c***o....


Il resto... complottismo un tanto al chilo. Orlando ha detto che certi poteri sovranazionali bypassano le democrazie... e allora? Dove sta la confessione? Confessione di cosa?
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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda Sbob » sab dic 09, 2017 12:07 pm

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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » sab dic 09, 2017 14:27 pm

Sbob ha scritto:Certo, è molto eversivo che l'UE abbia chiesto all'Italia di smettere di fare debiti a c***o se no smettevano di aiutarci.
Quale rubinetto avrebbero potuto chiuderci se i nostri conti fossero stati a posto?

Mi ricordate quei casi di giudici che condannano il padre che smette di dare soldi al figlio trentenne che non fa un c***o....


Il resto... complottismo un tanto al chilo. Orlando ha detto che certi poteri sovranazionali bypassano le democrazie... e allora? Dove sta la confessione? Confessione di cosa?


Allora,

Che il nostro debito pubblico sia un problema serio, siamo d'accordo.

Su questa lettura, che noi siamo fancazzisti ( :mrgreen: ) e i poveri tedeschi (e olandesi e finlandesi ecc.) si fanno il mazzo, dissanguandosi per mantenere i nostri stravizi, mi pare che vada bene per la campagna elettorale della CSU, ma noi dovremmo sforzarci di vedere le cose in modo un po' più articolato.

scettici saluti
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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda VYGER » sab dic 09, 2017 16:12 pm

Comunicazione telegrafica, in pausa dal lavoro...
Quanto al debito pubblico italiano, segnalo questo articolo: http://espresso.repubblica.it/attualita/2017/12/07/news/deutsche-bank-contro-l-italia-ora-indaga-la-procura-1.315701?ref=HEF_RULLO.
Non sempre le spese pubbliche sono dovute allo Stato spendaccione: nel 2011 DB ha venduto a gogo a prezzo alto tds italiani facendone alzare il tasso di interesse, per riacquistarne altrettanti a prezzo di sconto e tasso maggiorato [e guadagnandoci un pacco di soldi: vendi alto, compra basso e incazza il tazzo di interezze].

E poi adesso sì che lo Stato italiano spende...
E infatti il PIL italiano è in crescita: http://www.istat.it/it/files/2017/12/notamensile_nov17.pdf?title=Nota+mensile+n.+11%2F2017+-+05%2Fdic%2F2017+-+Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf .
Quindi a volte chi più spende meno spende.

Peccato per l'indice di Gini - e quindi la disuguaglianza - in crescita un po' in tutta Italia, specie al Sud: Immagine.

Torno all'indice di Gini locale.
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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda VYGER » sab dic 09, 2017 16:46 pm

Indice di Gini per regioni del Nord Italia e Italia globale, aggiornato al 2015, dati ISTAT, qui: http://dati.istat.it/Index.aspx?QueryId=4836

Immagine
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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda Callaghan » sab dic 09, 2017 20:59 pm

questa invece non è fake, è original.

"Non sappiamo se fascismo, violenza e intolleranza siano i problemi più gravi dell’Italia. Sappiamo però che ignorare quello che sta accadendo quello sì, è un problema. Per questo scendiamo in piazza, sabato 9 dicembre a #Como con un fiore in mano."
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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda scairanner » sab dic 09, 2017 23:14 pm

PIEDENERO ha scritto:
Il solito sito di propaganda filorussa, quella che ha ha fatto perdere il referendum.
:lol: :mrgreen:


purtroppo gli itagliani hanno la memoria corta, ogni tanto meglio ricordare come andò, altro che Putin
https://www.ilfattoquotidiano.it/premium/articoli/il-documento-del-governo-il-voto-allestero-e-truccato/


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-Arrampicherò di certo. Spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora...


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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda Callaghan » dom dic 10, 2017 0:32 am

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:Che il nostro debito pubblico sia un problema serio, siamo d'accordo.(...)

mica tanto d'accordo; un paese sovrano (anche) sulla sua moneta non è preoccupato (tanto) dal suo debito pubblico.
deve invece molto preoccuparsi se al debito pubblico si somma l'evasione fiscale (che è un problema davvero serio).
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Re: Fake news e i cani da guardia del potere

Messaggioda Sbob » dom dic 10, 2017 15:56 pm

Callaghan ha scritto:un paese sovrano (anche) sulla sua moneta non è preoccupato (tanto) dal suo debito pubblico.

Dico, ma sei serio?
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