Ernesto Ragazzoni

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Ernesto Ragazzoni

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » gio dic 03, 2015 12:26 pm

Ballata

Se ne vedono nel mondo
che son osti... cavadenti
boja, eccetera... (o, secondo
le fortune grand'Orienti).
C'è chi taglia e cuce brache,
chi leoni addestra in gabbia,
chi va in cerca di lumache...
Io... fo buchi nella sabbia.
I poeti anime elette,
riman laudi e piagnistei
per l'amore di Giuliette
di cui mai sono i Romei!
I fedeli questurini
metton argini alla rabbia
dei colpevoli assassini...
Io... fo buchi nella sabbia.
Sento intorno sussurrarmi
che ci sono altri mestieri...
Bravi... A voi! Scolpite marmi,
combattete il beri-beri,
allevate ostriche a Chioggia,
filugelli in Cadenabbia,
fabbricate parapioggia
Io... fo buchi nella sabbia.
O cogliate la cicoria
e gli allori. A voi! Dio v'abbia
tutti quanti, in pace, e gloria!
Io... fo buchi nella sabbia.
Ernesto Ragazzoni (1870-1920)

Ben scavati saluti
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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda scairanner » gio dic 03, 2015 12:59 pm

Il primo bulderista a Fontainbleau, all'epoca non avevano ancora inventato il crashpad :mrgreen:
-Come sarà la scalata di Adam Ondra nel 2030?
-Arrampicherò di certo. Spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora...


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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » gio dic 03, 2015 13:05 pm

scairanner ha scritto:Il primo bulderista a Fontainbleau, all'epoca non avevano ancora inventato il crashpad :mrgreen:


8)

Attutiti saluti
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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda danielegr » ven dic 04, 2015 8:33 am

Per restare in argomento, l'Elegia del Verme Solitario, di
Ernesto Ragazzoni (1870-1920)
(qui: https://www.youtube.com/watch?v=AU5s89kUS-M è letta da Vittorio Gassman, vale la pena di sentirla )


Elegia del verme solitario
Solo è Allah nel Paradiso
del Profeta Makometto
solo è il naso in mezzo al viso
solo è il celibe nel letto,
ma nessun, da Polo a Polo,
come me sul globo è solo,
né mai fu, per quanto germe
ebbe luna dal lunario,
perch’io solo sono il verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.
Solitario sulla vetta
della torre antica è il passero
solitario. È la vedetta
solitaria in cima al cassero,
solitario è il soldo, o duolo,
del tapin ch’à un soldo solo,
solo andava il cieco inerme
e ben noto Belisario,
ma il piú sol di tutti è il verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.
Tutte l’altre creature
hanno moglie od hanno figli:
i canguri han le cangure
i conigli han le coniglie,
l’api accoppiansi nell’aria
e perfin la dromedaria
tra le sabbie nude ed erme
ha il fedele dromedario.
Il piú sol di tutti è il verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.

Una vaga fantasia
alle volte pur mi coglie,
la mia mente vola via
e m’immagino aver moglie,
mi par d’essere, o cuccagna,
un bel nastro, una lasagna…
non piú fitto in membra inferme
nel mio vil penitenziario
e non piú essere un verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.

Nastro a volte mi figuro
... annodarmi intorno a un collo
di fanciulla esile e puro.
In intingoli di pollo
altre volte invece parmi
da lasagna intingolarmi.
Il mio cor si tuffa in terme
di speranza… ed al contrario
resto sempre il verme, il verme
lungo verme
cupo verme
cieco verme
bieco verme
triste verme
solitario.

Pure il giorno verrà, il giorno
che uscirò fuori a vedere
come è fatto il mondo intorno
miserere, miserere,
finirò la vita trista
nel boccal d’un farmacista
pieno d’alcool ed ermeticamente funerario,
perché io non son che il verme
lungo…
cupo…
cieco…
bieco…
triste verme
solitario.
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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » ven dic 04, 2015 21:24 pm

=D>

Dicitori saluti
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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » ven dic 04, 2015 21:24 pm

Laude dei pacifici lapponi


Ben tappati dentro i poveri,
ma fidati lor ricoveri,
mentre, lento, sui tizzoni
cuoce il lor desinaruzzo,
i pacifici lapponi
bevon l’olio di merluzzo.

Fuori il vento piglia a schiaffi
quattro o cinque abeti squallidi:
gli orsi bianchi sono pallidi
pel gran freddo, e si dan graffi
l’un con l’altro per distrarsi...

Oh! bisogna ricordarsi
che ormai nevica da mesi;
fiumi e rivi presi al laccio
dell'inverno, son di ghiaccio
(e che ghiaccio! perché il ghiaccio
è assai freddo in quei paesi).

Ma che importa lor? Ghiottoni
dallo stomaco di struzzo,
i pacifici lapponi
bevon l’olio di merluzzo.
E son là, raccolti e stretti,
padre, madre, zii, bambini
(battezziamoli lappini,
i lapponi pargoletti?)
e poi c’è la nonna, il nonno,
qualche amico dei vicini;

ciascun preso già dal sonno
perché ha l’epa troppo piena
già di grasso di balena;
pure, a nuove imbandigioni
ogni dente torna aguzzo,
e i pacifici lapponi
bevon l’olio di merluzzo.

Bëatissimi! Fra poco,
tutti e quanti russeranno
in catasta attorno al fuoco.
Poi, doman, si leveranno,
mangeranno e riberranno
il buon olio di cui sopra,
e così, per tutto l’anno
sempre... fin che moriranno.

Così svolgesi la loro
vita, piana e senza scosse,
senza mai quell’ansia insana
che ci muta in pellirosse;
senza il fiel, senza la bile
necessari all’uom civile.

Ho da dirvelo? Una smania
prepotente mi dilania,
ed invan da più stagioni
in me dentro la rintuzzo...
Vo’ in Lapponia, tra i lapponi,
a ber l’olio di merluzzo.

Scandinavi ci saluti
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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda danielegr » sab dic 05, 2015 8:37 am

Che bella questa discussione! Eccone un'altra, sempre di Ragazzoni



Laude dei pacifici lapponi e dell'olio di merluzzo

Ben tappati dentro i poveri
ma fidati lor ricoveri,
mentre lento sui tizzoni
cuoce il lor desinaruzzo
i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.

Fuori, il vento piglia a schiaffi
quattro o cinque abeti squallidi:
gli orsi bianchi sono pallidi
pel gran freddo e si dan graffi
l'un con l'altro per distrarsi...
Oh! bisogna ricordarsi
che omai nevica da mesi;
fiumi e rivi presi al laccio
dell'inverno son di ghiaccio
(e che ghiaccio! perché il ghiaccio
è assai freddo in quei paesi);
ma che importa lor? ghiottoni
dallo stomaco di struzzo
i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.

E son là, raccolti, stretti,
padre, madre, zii, bambini
(battezziamoli lappini
i lapponi pargoletti?),
e poi c'è la nonna, il nonno,
qualche amico dei vicini;
ciascun preso un po' dal sonno
perché ha l'epa troppo piena
già di grasso di balena;
pure a nuove imbandigioni
ogni dente torna aguzzo,
e i pacifici lapponi
bevon l'olio di merluzzo.

Beatissimi! fra poco
tutti quanti russeranno
in catasta a torno al fuoco,
poi doman si leveranno,
torneranno alla stess'opra,
mangeranno e riberranno
il buon olio di cui sopra,
e cosí per tutto l'anno,
sempre..... fin che moriranno.

Cosí svolgesi la loro
vita, piana e senza scosse,
senza mai quell'ansia d'oro
che noi muta in pelli-rosse;
senza il fiel, senza la bile
necessari all'uom civile.....
Ho da dirvelo? una smania
prepotente mi dilania,
ed invan da piú stagioni
in me dentro la rintuzzo:.....
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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda danielegr » sab dic 05, 2015 9:01 am

Ernesto Ragazzoni (1870-1920) con la moglie Felicita Rey, giornalista anche lei.

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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda scairanner » sab dic 05, 2015 14:37 pm

danielegr ha scritto:Che bella questa discussione! Eccone un'altra, sempre di Ragazzoni



Laude dei pacifici lapponi e dell'olio di merluzzo
....



E' la.stessa.del tacchino. vabbè non.importa. dai
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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda danielegr » sab dic 05, 2015 16:12 pm

Niente di grave, è il solito rincoglionimento senile...

Vedo di rimediare con questa:

L'apoteosi dei culi d'Orta

Culi d'Orta, esultate! O culi avvezzi,
quando mettete a nudo il pensier vostro,
a cercare un asil con tutti i mezzi,
come pudiche monache in un chiostro;
culi costretti ai luoghi ignoti e soli
all'ombra dei deserti muriccioli.

Culi che conoscete la puntura,
fra i grigi sassi dell'audace ortica,
onde se avvien che in qualche congiuntura
udiate il passo di persona amica,
e voi, timidi, al pari di lumache
tornate a rimpiattarvi nelle brache.

Culi randagi, che un desio ribelle
spinge talora a pitturar sul Monte
i bei pilastri delle pie cappelle;
culi d'Orta, levate alta la fronte!
Finito è il tempo piú malvagio ed empio:
Orta vi eresse finalmente un tempio.

O che cuccagna, culi miei, che bazza!
non piú i luoghi remoti o il nudo scoglio,
ma la gloria e il trionfo della piazza:
non piú gli anditi bui, ma il Campidoglio.
O culi, voi ben lo potete dire
che vi è spuntato il sol dell'avvenire.

Per amor vostro mani premurose,
che d'ogni pianto asciugano le stille,
han tratto fuori da miniere ascose
dei biglietti magnifici da mille,
e, per il buco vostro, con islancio,
ne hanno fatto uno pure nel bilancio!

Lodate dunque, culi d'Orta, i cieli!
Cularelli innocenti degli asili,
immensi tafanari irti di peli,
culi di tutti i sessi e tutti i stili,
ognuno di voi parli in sua favella,
come la pellegrina rondinella.

E ognun colla sua voce naturale,
sospir di flauto, sibilo di fiomba,
sussurro di strumento celestiale
o rauco suono di tartarea tromba,
ognuno, in segno di ringraziamento,
innalzi verso il cielo il suo contento.

E tu paese mio, Orta, che sogni
tra il lago azzurro e la collina verde,
che, provvido a ogni sorta di bisogni,
accogli frati al Monte e in piazza... merde,
esulta, perché il cielo a te propizio
non lasciò mancar nulla all'orifizio.
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Re: Ernesto Ragazzoni

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mar nov 03, 2020 20:05 pm

Dal muro in fondo al prato, in mezzo al fieno
una forma si muove e si distacca,
ed è una vacca
che avanza il muso per guardare il treno,
il diretto che passa all'11 ore;
perché, sappia il lettore
di questa commovente poesia,
in fondo al prato c'è la ferrovia.

La vacca guarda: uno dei gran diletti
dei bravi ruminanti,
e possono osservarlo tutti quanti,
è di fermarsi in estasi davanti
ai treni in corsa, specie se diretti.
Ma un po' per uno: se ci sono vacche
che fan l'occhietto alle locomotive,
anime sensitive,
e non automi o rapide baracche,
ci sono pur delle locomotive,
che guardano le vacche.

Le guardano coi grandi occhi di vetro
dei loro due fanali,
ed è con infinita nostalgia
ch'esse si lascian dietro
oltre i fuggenti pali
del telegrafo, a vol, la prateria,
i campi dove ci si può sdraiare
tanto tranquillamente, e contemplare,
lungi obliando le stazioni fosche,
il vol delle farfalle e delle mosche.
«Oh!» sospiran le macchine (e nel mentre,
con il fuoco nel ventre,
tirano via rotando e strepitando)
«quando», ripeton, «quando
potremo essere libere anche noi,
goderci la cuccagna
di vivere in campagna
tra le famiglie placide de' buoi?

Oh! potere campar senza gran stento
di un po' di fieno e un po' di sentimento
come certi poeti!
poter far nulla, all'ombra dei querceti;
non piú mangiar carbone e sputar fumo
per l'uso ed il consumo
di gnomi irrequieti
surti dall'umo, e spinti verso l'umo!
Oh gioia, starsi con le ruote all'aria
in grembo all'erbe tenere,
vicino a qualche fonte solitaria
che piglia il fresco sotto il capelvenere!»

«Ma quando s'è locomotive occorre,
fatalità! – essere sempre altrove,
sempre lasciarsi imporre
la volontà tiranna degli orarii
ferroviarii,
compreso quando piove
e fanno i peggio tempi de' lunarii!
bisogna sempre aver la testa a segno,...
anzi ai segnali,
e prendersi l'impegno
d'essere puntuali
perché c'è sempre, in questo od in quel posto,
da non mancare una coincidenza.
Se non si può... pazienza,
ma intanto, avanti avanti ad ogni costo!»

E le locomotive vanno vanno
senza riposo; eppure
nelle latebre oscure
de' lor cilindri a triplice espansione
conservan sempre una speranza ed hanno
sempre un'illusïone.
– che proprio mai debba spuntare il sole
del giorno avventurato
che potran rotolarsi in un bel prato
vigilate da buoni contadini?
e fare capriole
insieme ad una lor giovine prole
di saltellanti LOCOMOTIVINI?.....

Come si dice dalle mie parti...vaccaltreno :mrgreen:

Ruminanti saluti
TSdG
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