«Η Ελπίδα έρχεται»

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda Kinobi » mar feb 17, 2015 21:06 pm

yo ha scritto:kinobi, se i creditori sono Italia, Germania e Francia allora significa che la Grecia o i greci sono debitori di Italia, Germania e Francia

poi se preferisci pensare che i soldi sono nostri ma li devono ritornare (come dice espo, sia in termini di espressione orale e grammaticalmente scorretta, sia in termini finanziari o economici o giuridici) ad una qualunque ente sovrannaturale astratto, che non si capisce il perchè o il per come, o il quando o in qual modo...beh, pure io ci russo sopra.

Infatti, come da te confermato, della Grecia e dei greci fotte sega.

La domanda che ho fatto ad espo è semplice: a chi frega se Grecia esce dall'euro? Quali gli interessi di tenerla in europa?
al che espo scrive delle cose per me indecifrabili

dicendomi tutto ciò che non voleva da me, senza però dirmi cosa vuole da me. Se vuole che per me ciò che lui scrive sia incomprensibile...beh, ci è riusciuto.


Fioa,
ho già blindato in euro due trasferte dove mi aggradata (Aprile e Ottobre). Non mi cambianoil costo del volo, al peggio me lo scaceano.
Dopo di che, per quel che me pol fregare, la Grecia può uscire dal neuro.
Dormirò bene.
Se poi ci perdo i miei 410 neuri che gli ho dato alla Grecia, amen, ho appena dato allo stato di un paese di sterco 2770 (circa) per una ingiunzione di pagamento (che mi ha fruttato 1870 neuri). Ci sono cose peggiore di dare skei alle zitelle grecie ed alle banche.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda Kinobi » mar feb 17, 2015 21:08 pm

espo ha scritto:
c'è una sola via d'uscita a questo .....


Beretta parabellium 9 mm
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda espo » mar feb 17, 2015 21:21 pm

Kinobi ha scritto:
espo ha scritto:
c'è una sola via d'uscita a questo .....


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sarei per qualcosa di + efficace... cmq esprime il concetto.

purtroppo 5000 anni di storia insegnano che poi nn cambia niente...
:?
massimo

Ci sono nomadi che si sentono a casa ovunque
altri che non si sentono a casa da nessuna parte

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda PIEDENERO » mer feb 18, 2015 14:27 pm

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda MarcoS » ven feb 20, 2015 18:20 pm

sunto della storia (http://scenarieconomici.it/germania-grecia-ed-italia-gatto-topo-faina/):

La storia della Grecia e’ banale. E’ la storia del Gatto (Germania) del Topo (Grecia) e della ironicamente parlando Faina (Italia).
Nel primo decennio del secolo, il Gatto, grazie all’Euro (cambi fissi) ed alla sua politica di svalutazione salariale, e’ diventata piu’ competitiva di tutti i vari topolini della UE, ed ha innondato di merci tedesche il continente, usando tali incassi per “finanziare” (formaggio) i Topi con crediti a buon mercato.
Il Gatto sapeva perfettamente che tale politica avrebbe portato il Topastro al collasso, ma se ne frego’, perche’ nel frattempo passo’ da essere grande malato d’europa a detentore delle chiavi della gabbia dell’eurozona.

Quando ci fu la crisi, il Gatto inizio’ a riportare a casa i crediti concessi allegramente ai topolini, e lo spread ando’ nell’iperspazio, causando situazioni di sostanziale default di una serie di topastri (banche e stati dei paesi periferici).
A quel punto, il gatto non era contento di aver incassato in quegli anni enormi quantita’ di denaro (saldo attivo cumulato della bilancia commerciale in 10 anni pari a 1500 mld), perche’ il default del topolino, avrebbe bruciato gran parte di quel “tesoretto”, visto che era stato elargito come crediti ai periferici (per alimentare i consumi di merci tedesche), ergo l’idea geniale: “chiamiamo la Faina e rifiliamogli il bidone”.
Il salvataggio delle Grecia (ed altri salvataggi in Irlanda, Spagna, Portogallo) fu fatto sostituendo nel ruolo di creditori le proprie banche, con gli stati, ergo il rischio va alla faina (Italia), che ovviamente dice “piddinamente” SI.
Visto che al gatto non piace vincere, ma vuole stravicere, impone al TOPO una bella cura dimagrande (austerity), accusandolo di essere un zozzone che ha truccato i conti e mangiatore a sbafo di formaggio (che gli ha dato lui stesso, tra l’altro).
Il TOPO dimagrisce, si debilita e diventa uno scheletro (impoverimento epocale e deterioramento di ogni parametro economico), ma al Gatto interessa poco: il suo “tesoretto e’ al sicuro” ed ha ben salde le chiavi della gabbia (Euro), e la Faina e’ stupidamente succube; la situazione e’ perfetta, perche’ il tesoretto cresce, mentre nella gabbia i topi dimagriscono.
Ad un certo punto il TOPO ha un sussulto (vince Tsipras), e chiede al GATTO di mangiare un po’ di formaggio in piu’.
Il GATTO, ovviamente dice NEIN, e da’ uno “scoppolone” alla Faina che conferma il NEIN.
Inoltre minaccia: “se esci dalla gabbia (euro), non hai idea di quello che puo’ succederti,… li’ ci sono tanti pericoli e tanti gatti che vogliono mangiarti”.
Vedremo come finira’ la storiella. Il TOPO (per ora) pare resti nella gabbia ed accetti di restare a dieta.
Difficilmente uscira’.
In questa storiella, la morale e’ semplice:
– Il Gatto fa la stessa politica mercantilistica dal 1870, con disastri creati in Europa inenarrabili. Come nel passato, vince tutte le battaglie, ma sistematicamente perde tutte le guerre.
– La Gabbia sono i cambi fissi: e’ l’ambiente ideale per il gatto, perche’ cosi’ puo’ rendere TOPI tutti gli altri e prosperare, visto che sono tutti in trappola ed ha le chiavi della gabbia. Senza gabbia, prendere i topastri e’ decisamente piu’ complesso.
– Il TOPO e’ la Grecia
– La Faina e’ l’Italia, che si crede tanto tanto furba, ma in realta’ e’ il prossimo TOPO

GPG

PS: Vademecum del Piddino
– queste merdacce di Greci hanno truccato i conti (ovviamente la colpa e’ loro che hanno truccato, e non del GATTO che lo sapeva perfettamente e che “casualmente” gliel’ha fatto fare)
– i greci sono “sporchi e non si lavano” (il gatto e’ lindo e dal pelo lucido)
– i Greci non ripagano i debiti (il gatto invece ha “saldi principi”… ne quelli avvenuti nel 1932, 1953 e 1990 non erano default epocali del gatto, all’epoca topo, che videro condoni di debiti mostruosi, ma incidenti di percorso)
– Il TOPO ha contratto enormi debiti che non poteva restituire…. ovviamente la colpa e sua…. e non di chi gliel’ha concessi improvvidamente (prova ad andare in banca a chiedere un MUTUO e verifica chi fa l’analisi di rischio, se TU o la Banca)
– infine il TOPO e’ una merdaccia, perche’ non e’ deflazionistico come la Germania
Che schifo questo topastro…
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda PIEDENERO » mar feb 24, 2015 14:10 pm

Si sta dimostrando una sorta di Renzi greco. Come avevo già scritto. A meno che, vista la situazione gravissima nella quale si è trovato e con poco tempo a disposizione, non abbia furbamente preso tempo per preparare la strategia per l' unica strada percorribile che gli riamane: USCIRE DALL'EURO.


Syriza: la solita “sinistra” a marcia indietro

Sui termini ci si può sbizzarrire a piacimento. Sulla sostanza molto meno. I termini, che per lo più sono solo un involucro e, dunque, il “packaging” verbale dell’industria mediatica, vanno dal neutrale «compromesso» del Sole 24 Ore al ben più drastico «resa» di Repubblica. La sostanza, che in qualche modo avevamo anticipato nell’analisi di venerdì scorso, è pressoché indiscutibile: il proclamato conflitto tra Grecia e UE (o Troika) si è già trasformato nel classico negoziato di facciata, asimmetrico e a senso quasi unico.

Da una parte c’è il fortissimo schieramento dell’establishment internazionale che tuona i suoi diktat, sicuro che riuscirà ad imporli. Dall’altro c’è la sparuta minoranza periferica che parte baldanzosa all’attacco, salvo poi accontentarsi di “strappare” qualche concessione marginale. Dopo aver ottenuto l’investitura popolare con parole d’ordine reboanti, vedi appunto le orgogliose rivendicazioni di indipendenza mitragliate da Alexis Tsipras durante la campagna elettorale e sull’onda del poderoso successo decretato dalle urne, i leader di turno arretrano soffertamente, e tuttavia rapidamente, su posizioni di gran lunga più blande. Non solo nei toni, ma proprio nel merito. Sia pure astenendosi dal riconoscerlo con la dovuta chiarezza – il che è un’aggravante – si accantonano le grandiose promesse di riscatto con le quali ci si era accreditati agli occhi dei cittadini e si rifluisce nella modestia, o nella miseria, degli accordi concreti.

La scusa è bell’e pronta: non si poteva fare di meglio. L’alibi è altrettanto a portata di mano: gli obiettivi rimangono gli stessi, anche se purtroppo non possiamo realizzarli subito. La strategia, amici e compagni, rimane fulgida; benché la tattica, ahimè, appaia in effetti spaventosamente opaca.

Un film già visto e stravisto, in Italia e altrove. La sinistra sedicente solidale e idealistica che si riconverte di buon grado nel tipico centrosinistra pragmatico e ragionevole. In teoria si sta marciando verso l’equità sociale che o prima o dopo renderà giustizia al popolo. Di fatto ci si incolonna nelle corsie blindate dello status quo, che persiste nell’aggravare le disuguaglianze e che del popolo se ne fotte. L’empito “rivoluzionario” cede il passo al fervore “riformista”. L’unico socialismo consentito è quello che sul filo dell’ossimoro viene accoppiato all’aggettivo liberale, ormai equivalente a (neo)liberista.

Non è un equivoco. È un inganno. Ossia una truffa. E senza sottovalutare di un nulla le responsabilità di chi questi raggiri li pianifica e li compie, è indispensabile chiamare in causa anche chi continua a lasciarsi abbindolare. Quelle illusioni sono certo comprensibili sul piano psicologico – essendo noto che il bisogno di credere in qualcosa e in qualcuno va ad appuntarsi sulle opzioni disponibili, fino a creare da sé l’oggetto del desiderio – ma ai fini politici diventano una colpa che è sempre meno scusabile.

La lezione, arrivati a questo punto, dovrebbe essere imparata a menadito e in via permanente: chiunque sostenga di poter venire a patti con il modello dominante, e quindi con le oligarchie che su di esso hanno fondato il loro strapotere, non è credibile di per sé. Sincero o insincero che sia, gli manca il requisito essenziale per contrapporsi al sistema: identificarlo, appunto, come un sistema. Compiuto, organizzato, aggressivo. Un sistema che ha agito, agisce e agirà nel proprio esclusivo interesse.

Non c’è nessuna disattenzione, nella tirannia finanziaria che esso ha istituito. E perciò, coi suoi rappresentanti, non ci può essere nessun vero dialogo finalizzato a ridiventare padroni del proprio destino.

La possibilità, semplicemente e terribilmente, non è contemplata.

Federico Zamboni

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda giudirel » mar feb 24, 2015 16:00 pm

Invece di usare tante parole e dire un discreto numero di cose molto opinabili, quelle che con un francesismo definirei sciocchezze, tornerei alla cosa che ho detto all'inizio: se Tsipras riuscirà a fare in modo che invece che a 90% gli tocchi di stare a 91% ed invece che per vent'anni solo per diciannove e undici mesi sarà già un bel risultato... ma di più non credo che ci si possa aspettare.
Come del resto era ovvio.
Giusto non so.
Ma le cose vanno nell'unico modo in cui possono andare.

Aggiungerei che se da un certo punto di vista una Grecia fuori dall'euro sarebbe una seccatura per l'eurozona dall'altra l'inevitabile catastrofe per la medesima che ne sarebbe la conseguenza potrebbe anche avere il senso di un monito assai minaccioso. Quindi grana alla fine spendibile. E la consapevolezza di questa realtà che ha indebolito ulteriormente la posizione greca.
Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono e per questo si chiama presente.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda PIEDENERO » mar feb 24, 2015 16:43 pm

non possono farla uscire perché per l'euro sarebbe non un seccatura ma una catastrofe. le banche, nella loro situazione di estrema sofferenza (bancaria) non reggerebbero e si innesterebbe una pericolosa e imprevedibile catena di fallimenti.

Tsipras riuscirà a fare in modo che invece che a 90% gli tocchi di stare a 91% ed invece che per vent'anni solo per diciannove e undici mesi sarà già un bel risultato... ma di più non credo che ci si possa aspettare.

e allora che vantaggio sarebbe? è solo una lenta agonia. un rimandare i problemi continuamente come sta facendo il nostro governo. spostare i problemi con la speranza di una ripresa che non avverrà mai.

sarebbe il caso di prendere il toro per le corna e mandare a quel pese questo assurdo sistema fallimentare che si chiama euro.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mar feb 24, 2015 17:02 pm

Riporto dal blog di Alessandro Gilioli, che mi sembra colga bene il punto - e quello che c'è in ballo per tutti noi, non solo per i greci:

Il successo o l'insuccesso di Tsipras viene seguito in Italia con il consueto atteggiamento da curva sud, specie (ma non solo) da parte di quanti si augurano un suo fallimento, un suo "tradimento", quindi una spaccatura di Syriza con il suo conseguente tracollo: e magari il ritorno alla vecchia e corrotta coalizione centrodestra-centrosinistra che ha portato quel paese nella palta in cui si trova.

Tuttavia fra quelli che pronosticano un flop del nuovo governo di Atene non ci sono solo i nostalgici dell'establishment, ma anche gli antieuro, la cui tesi è che Tsipras può solo fallire se resta nei vincoli della moneta unica.

È questa ad esempio la tesi del più noto antieuro italiano, Alberto Bagnai, che ne scrive oggi sul "Fatto". Anche se per assurdo la Grecia avesse ottenuto tutto quello che chiedeva, dice Bagnai, nel giro di poco tempo «si sarebbe trovata alla casella di partenza: senza aggiustamento di cambio, qualsiasi aumento di reddito si sarebbe rivolto a prodotti esteri; l'aumento delle importazioni avrebbe mandato in rosso la bilancia dei pagamenti imponendo il ricorso al debito per pagare i fornitori esteri». Continua Bagnai: «Il problema greco è e resta la rigidità del cambio, implicita nella moneta unica».

La tesi di Bagnai è semplice e tutto sommato "tecnica". Quella che invece emerge dal giro di pareri sulla Grecia proposto oggi sul "Foglio" è ancora più allarmante. Dice ad esempio Michele Salvati, economista non certo contro l'euro e già deputato del Pd: «Le politiche proposte da Syriza sarebbero pure fattibili, ma fuori dall'euro»; infatti il dominio della Germania «pone di fronte a un quesito difficilissimo quei partiti che per andare al governo giurano fedeltà alla moneta unica ma promettono politiche che si scontrano con quell'impostazione dominante».

In altre parole, dice Salvati, se stai nell'euro devi obbedire alle imposizioni della Germania ed è quasi impossibile fare diversamente.

Una conclusione simile è quella a cui arriva, sempre intervistato dal "Foglio", anche Stefano Fassina: «Se la Grecia intende rifiutare le politiche mercantilistiche e di svalutazione del lavoro scolpite delle regole comunitarie - che a loro volta sono frutto di equilibri politici ben precisi - la Grecia non ha alternative a quella di uscire dall'euro».

La questione, ne converrete, trascende Atene. E apre un dibattito che potrebbe riguardare presto tutta l'Europa, a partire dal suo Sud ma non solo: è possibile la democrazia, restando nell'euro? Cioè c'è la possibilità di realizzare le scelte politiche per le quali la maggioranza si è espressa nelle urne? Oppure la delega di potere che avviene dentro la moneta unica è così ampia e stringente da non consentire ai governi eletti scelte diverse da quella che vengono loro imposte da fuori, dal mix di banche centrali e potenze economiche straniere?

Guardate che non è una domandina da poco. Perché se la risposta fosse che le "democrazie nazionali" non contano più nulla o quasi - dentro la moneta unica - gli scenari che ne conseguono non sono molti: o l'implosione dell'euro o l'accettazione della fine delle democrazie nazionali. Certo, ce ne sarebbe anche una terza: un'unione politica vera e democratica, cioè un'Europa in cui non ci sono più stati ma solo regioni, pertanto totalmente solidale perché nessuna federazione fa mai fallire una sua regione. Ma questo al momento è solo un bel sogno.

Leggo in queste ore le ipotesi di riforma che il governo greco vuole proporre all'Europa: il paginone che ne ha fatto Andrea Nicastro sul Corriere riporta tutte cose molto giuste, dalla lotta alla corruzione alle tasse sull'oligarchia degli armatori, dall'imposta sugli immobili oltre i 300 mila euro di valore a quella sugli affari in nero dei petrolieri e così via.

Vedremo - e speriamo. Ma qui si sta camminando su una sottilissima lama: se quelli non ce la fanno - a trovare una quadra tra rappresentanza democratica e imposizioni dell'euro - una delle due cose è defunta: o la democrazia o l'euro. E non solo in Grecia.

Sarebbero grossi cazzi per tutti, se mi si perdona il vernacolismo.

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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda giudirel » mar feb 24, 2015 19:57 pm

La logica di Gilioli è abbastanza corretta (curioso che abbia sposato una mia cara amica... ;-) ) ma forse forse gli manca un pezzo. Attribuisce all'Europa eurocentrica (termine ellittico ma spero esplicativo, se non altro per suggestione) responsabilità che io non credo sia corretto attribuirgli in toto.
In qualche modo pensa che tolto l'euro, disfatta l'Europa (magari no ma credo di sì) si ripartirebbe da prima.
Oppure che correggendo un certo tipo di deriva finanziaria o piuttosto che le politiche rigoriste il pancino non farebbe più bua.
Magari dopo qualche scossone di assestamento ed un po' di casino.
Io credo di no.
Almeno non del tutto.
Un po' come le vaccinazioni che fanno venire l'autismo.
Chiedo di considerare il fatto che forse forse non è stato l'euro o non è stato solamente l'euro, ma un po' di cose che sono successe nel frattempo che hanno cambiato radicalmente le cose anche se qualcuno si ostina ferocemente a negarlo.
Le cose sono varie e tutte più grosse di noi ma una, e forse è la più importante, è questa terribile globalizzazione di cui tanto si parla.
Ecchecosaèmai questo strano animale?
E' il fatto che i capitali, il grano, i dineros, vanno dove vogliono, quando vogliono e come vogliono.
Sono sostanzialmente liberi (anche di fare danni) e nella loro partita contro il lavoro (la forza lavoro o quello che è) hanno indubbiamente una marcia in più.
Le condizioni di investimento e di renumerazione del capitale non sono buone? Me ne vado altrove con uno schiocco di dita.
Non è così facile per la forza lavoro che è fatta di persone fisiche con radici emotive e grossi limiti culturali.
Sei un ingegnere?
Bravo.
Ma lo parli il cinese?
No.
Allora in Cina lavi i piatti.
Ovviamente l'esempio è sciocco e casuale.
Pensate a Tsipras che è partito in quinta ed in dieci giorni ha subito un emorragia di capitali dalle banche greche di una decina di miliardi.
Che ha detto che farà pagare le tasse agli armatori e quelli gli hanno risposto che armeranno flotte altrove e marameo.
Da questa cosa si esce mettendo il lavoro nelle stesse condizioni di libertà del capitale o riimbrigliando il capitale nelle medesime condizioni in cui attualmente versa il lavoro, con confini, distinguo, costi accessori e regolamentazioni frammentate e diversissime già all'interno dell'Europa se non addirittura in un singolo paese.
Basti pensare alle differenze tra pubblico impiego e impiego privato già solo in Italia.
La prima ipotesi, ammesso che sia praticabile, creerebbe dieci, cento, mille nuove Albanie di Hoxa.
La seconda comporterà una rivoluzione copernicana nella mentalità di tutti... che sarebbero poi forse quei grossi caxxi a cui allude Gilioli.
State tranquilli.
Tanto non saremo noi a decidere.
E per fortuna mi verrebbe da dire.
Ma la macchina a vapore non la si può disinventare.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mar feb 24, 2015 22:01 pm

La deregulation non è quell'evento ineluttabile che la vulgata neoliberista ci racconta.

"These is no alternative" è lo slogan che ci voleva inculcare la Thatcher.

L'attuale predominio della finanza sulla politica (e dunque sulla democrazia) è il risultato di precise scelte e strategie, appunto, politiche.

La battaglia per invertire questa sciagurata tendenza va proprio combattuta sul piano delle idee. È lì che noi, come sinistra, abbiamo perso negli ultimi decenni.

Salud
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda yo » mer feb 25, 2015 1:55 am

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:
L'attuale predominio della finanza sulla politica (e dunque sulla democrazia) è il risultato di precise scelte e strategie, appunto, politiche.

La battaglia per invertire questa sciagurata tendenza va proprio combattuta sul piano delle idee. È lì che noi, come sinistra, abbiamo perso negli ultimi decenni.


Non lo chiamerei predominio, è' il risultato di tante scelte e di tante strategie...io quasi lo vedo come un processo darwiniano per il quale "non sopravvive il più forte o il più intelligente ma chi si adatta più velocemente al cambiamento". Ci tengo a precisare che non stiamo dando definizioni, ma è soltanto per capirci, perchè quando si parla di idee a mio avviso bisogna utilizzare termini specifici.
Le strategie sono la conseguenza di un'attenta e puntuale analisi che puntano ad un obiettivo (per semplificare, banalmente). Le scelte non sempre. Soprattutto se politiche. E neppure sempre sono la conseguenza di una strategia.
Le idee si discutono, si superano, si migliorano, si raffinano, si ritorna indietro a recuperare vecchie idee, si riprendono in considerazione idee sottovalutate, insomma sul fronte delle idee si aprono dibattiti ventennali, trentennali e anche più. Tanto per dire, il tizio aveva ragione, il tizio torto, il tizio è stato strumentalizzato. In fin dei conti se queste idee teoriche non trovano un risvolto pratico sono idee e rimango idee, e possono essere le migliori al mondo ma pur sempre non attuate.
- Un pò come i piani strategici per lo sviluppo (accezione positiva) regionale e nazionale che l'Europa ci chiede. Si fanno, vengono pagati e poi non si attuano (sai com'è, i soldi son pochi...ma baff). Bella merda. Non tutti, alcuni si attuano e i riscontri in termini di sviluppo economico-territoriale-sociale ecc ci sono eccome. E sono tutti a carattere ambientale e sostenibile (cioè, a regime devono andare e devono andare a favore dell'ambiente, della cultura, delle tradizioni, delle realtà territoriali, e del miglioramento dello stile di vita, tanto per citarne alcuni). -

La sinistra ha perso non tanto per le idee, ma quanto per una visione della realtà, del contesto globale in cui viviamo. Spesso cade in contraddizione o spesso proprio per non cadere in contraddizione non considera alcuni aspetti imprescindibili a cui far fronte. Io "non conosco idee della sinistra", ma solo ideali, che da sempre la contraddistingue.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda giudirel » mer feb 25, 2015 6:12 am

Il paradosso della sinistra, pure di quella vera che non ha niente a che fare con il populismo, è di aver elaborato un metodo scientifico di osservazione della realtà politica e sociale. Di aver capito come funzionano i rapporti tra struttura e sovrastrutture e tutte quelle cosine lì. Di avere decretato la fine della filosofia e l'inizio del dominio della scienza anche in campo politico, ad essere forse un po' troppo esagerati.
Ma di non averne tratto alcuna conseguenza di comportamento pratico.
E privilegiando in particolare negli ultimi anni molte battaglie, non solo perse in partenza, seppur piene di buone intenzioni, ma addirittura che era molto meglio perdere.
Tranne in pochi casi si è svegliata tardi. Anzi tardissimo.
Ho vissuto in anni che oramai sono nei libri di storia... se penso a cosa pensavo... ai bisognerebbe, ai si dovrebbe... agli approcci alla realtà ideologici. Alle analisi che partivano dalle conclusioni... credevamo di essere marxisti e ragionavamo come Benedetto Croce. Elaboravamo la realtà come se dietro ci fosse un progetto intelligente nonostante avessimo gli strumenti per capire che era una corbelleria, Insomma, non eravamo proprio tonti come quelli che credono ai gomblotti... ma non ci mancava tanto.
Yo.. non ci sei lontana nella tua analisi eh?
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer feb 25, 2015 8:53 am

Per me l'analisi più semplice, ma più centrata, è stata fatta molti secoli fa. Ed è attualissima:

« Vorrei solo riuscire a comprendere come mai tanti uomini, tanti villaggi e città, tante nazioni a volte, sopportano un tiranno che non ha alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha potere di nuocere se non in quanto viene tollerato. Da dove ha potuto prendere tanti occhi per spiarvi se non glieli avete prestati voi? come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha ricevute? Siate dunque decisi a non servire più e sarete liberi! »

Étienne de la Boétie, "discorso sulla servitù volontaria".

Francofili saluti
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda coniglio » mer feb 25, 2015 9:00 am

giudirel ha scritto:I
E privilegiando in particolare negli ultimi anni molte battaglie, non solo perse in partenza, seppur piene di buone intenzioni, ma addirittura che era molto meglio perdere.
Tranne in pochi casi si è svegliata tardi. Anzi tardissimo.
Ho vissuto in anni che oramai sono nei libri di storia... se penso a cosa pensavo... ai bisognerebbe, ai si dovrebbe... agli approcci alla realtà ideologici. Alle analisi che partivano dalle conclusioni... credevamo di essere marxisti e ragionavamo come Benedetto Croce. Elaboravamo la realtà come se dietro ci fosse un progetto intelligente nonostante avessimo gli strumenti per capire che era una corbelleria, Insomma, non eravamo proprio tonti come quelli che credono ai gomblotti... ma non ci mancava tanto.



e aggiungerei.in alcuni casi.
la parte peggiore del processo è proprio
come siete diventati. (perlomeno chi se lo è potuto permettere)

gabbiani senza neache più l'intenzione del volo
due miserie in un corpo solo
(cit.)


quotonoe a tacchino.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda VECCHIO » mer feb 25, 2015 10:48 am

Io credo, ma forse la mia è solo una speranza, che il periodo durato decine d'anni del "ben godi" a spese sempre degli stati e degli "altri" sia avviato verso la fine.
La Spagna l'ha capito, la Francia vuol fare a modo suo, noi italiani chissà e i greci ancora non sanno che devono lavorare di più per mantenere il loro tenore di vita.
Da noi chi non ha mai lavorato comanda sempre dappertutto (per me lavorare significa saper generare ricchezza con i propri mezzi, non saper distribuirla).
Cina ed India fan 3.5 miliardi di persone, noi 0.35, e se non facciamo qualcosa perderemo la nostra identità di europei.

Poi il perchè bisogna avere un certo tenore di vita, è una questione da discutere, ma forse se lo si facesse crollerebbe tutto il nostro mondo e capiremmo che il nostro modo di vivere non significa nulla e dà solo problemi, è sempre insoddisfacente, diverte ma non dà mai gioia nella conoscenza.

Poveri greci, non capiscono che devono lavorare se vogliono vivere come vivono e la sinistra in questi casi vince sempre, come in Venezuela, ma a Cuba forse non han mai avuto nulla e son sempre stati contenti.
Purtroppo c'era Lenin con il suo pensiero di sinistra, è morto troppo presto, così la sinistra ha sempre fatto ben altro e si è sempre uniformarta alla destra: siamo uomini in maggioranza pecoroni sempre.

Metto troppa roba come sempre, ma qualcuno afferra qualcosa e magari ci pensa e poi ci lavoriamo su.
Dai che se ci vogliamo bene andiamo in paradiso.
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer feb 25, 2015 11:22 am

Mah, a me sembra che per "qualcuno" il "bengodi" sia più in auge che mai.

Sarò ripetitivo, ma c'è sempre il famoso unopercento che non è mai stato tanto ricco come adesso.

Poi ci dicono che noncisonoisoldi per scuola sanità servizi sociali echipiùnehapiùnemetta. Peccato che soldi ce ne sono anche troppi: nei paradisi fiscali dove vengono imboscati profitti stratosferici che, grazie alle "ottimizzazioni fiscali", sono tassati (quando va bene) all'uno per cento.

reiterati saluti
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda yo » mer feb 25, 2015 15:17 pm

@ Tacchino: quella li non è un'analisi
non è neppure una definizione di sinistra, è più che altro un "motto", una frase ad impulso, certo molto bene articolata e attuale, condivido.
Ma non è un'analisi. Occhio perchè si ricade nella neolingua o peggio in una comunicazione inefficace.

@Giudirel: mi piacerebbe che si conoscesse la capacità che hanno queste discussioni (e quindi che avete) a farmi sorridere
Io ci passo i minuti e le ore a ridere di quanto leggo e delle dinamiche che si creano su questo forum :lol: :mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:
vi lovvo :mrgreen: 8O


@ Coniglio: bada che Giudirel (un nome a caso) il 68 se lo è già fatto, la sua battaglia l'ha fatta, non penserai che possa tornare indietro per demolire tutto ciò che negli anni ha contribuito ad edificare...sarebbe come chiedergli di tagliarsi i cogl.

8O 8O :roll:
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda VECCHIO » mer feb 25, 2015 16:38 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:Mah, a me sembra che per "qualcuno" il "bengodi" sia più in auge che mai.

Sarò ripetitivo, ma c'è sempre il famoso unopercento che non è mai stato tanto ricco come adesso.

Poi ci dicono che noncisonoisoldi per scuola sanità servizi sociali echipiùnehapiùnemetta. Peccato che soldi ce ne sono anche troppi: nei paradisi fiscali dove vengono imboscati profitti stratosferici che, grazie alle "ottimizzazioni fiscali", sono tassati (quando va bene) all'uno per cento.

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Chi sono da noi i maggiori clienti delle fiduciarie ???
Così nessuno sa niente.
Di sicuro non gli imprenditori, gli artigiani, i lavoratori in generale.

Yo sempre più =D> =D> =D>
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Re: «Η Ελπίδα έρχεται»

Messaggioda coniglio » mer feb 25, 2015 17:36 pm

ah ah ah appunto!
nevermind...



cmq
TSIPRAS un grande.
solo per questo, un gigante c***o.
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