Si può essere massime cariche dello Stato...

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Si può essere massime cariche dello Stato...

Messaggioda nevskij » mer lug 06, 2005 0:30 am

...e, contemporaneamente, massime teste di c@##o. Ma come si fa a dire che l'omosessualità è un capriccio? E' un insulto all'intelligenza.

Questi sono i politici e i cattolici italiani. Che si sparino.
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Messaggioda Angelus » mer lug 06, 2005 0:41 am

Certo che si può! Noi ne abbiamo una dimostrazione concreta tutti i giorni!
E cmq per essere max cariche dello Stato basta cantare sulle navi,è il nuovo cursus honorum! Se l'avessi saputo prima... :cry:
In una storia d'amore la cosa più rara da trovare è l'amore.
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Re: Si può essere massime cariche dello Stato...

Messaggioda Buzz » mer lug 06, 2005 8:17 am

nevskij ha scritto:...e, contemporaneamente, massime teste di c@##o. Ma come si fa a dire che l'omosessualità è un capriccio? E' un insulto all'intelligenza.

Questi sono i politici e i cattolici italiani. Che si sparino.


è pure definito "un filosofo liberale"
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Re: Si può essere massime cariche dello Stato...

Messaggioda Fokozzone » mer lug 06, 2005 8:18 am

nevskij ha scritto:...e, contemporaneamente, massime teste di c@##o. Ma come si fa a dire che l'omosessualità è un capriccio? E' un insulto all'intelligenza.

Questi sono i politici e i cattolici italiani. Che si sparino.

Per parlare di intelligenza bisogna almeno aver capito (e letto, naturalmente) il discorso di pera, altrimenti fai figura da somaro.
Il capriccio a cui si riferisce è quello di scimmiottare il matrimonio -vero- da parte degli omosessuali.
Il problema è antico, per esempio a ROMA già Catone (non sono sicuro se lui o Cicerone) si lamentava che "le femmine preferissero le carezze di effeminati mezzi uomini libici, piuttosto che i testicoli e l' erezione del centurione romano". Il costume dunque era diffuso, eppure neanche il corrottissimo impero romano fece una legge grottesca per legalizzare le unioni omosessuali: il matrimonio era rispettato! E il motivo era che il diritto doveva discendere da natura e ragione e non dalle abitudini (mutevoli e spesso irrazionali).
Lo stato viene trattato spesso come un ente quasi onnipotente, da cui si può pretendere tutto e che deve avallare ciò che più ci aggrada.
Es. lo stato deve offrire sanità gratuita a tutti, lavoro a tutti, pensione per tutti...(sarebbe bello, basta spiegare come si può fare). Ma la seconda parte è la più bella: Es. lo stato deve fare leggi valide per tutti, però se fa una legge che non piace, manifestazioni, obiezioni di coscienza, attacchi a chi ha fatto la legge (è un c******e!...) quindi si sminuisce sempre più l' autorità dello stato, salvo poi, quando fa una legge che mi piace, dire che lo stato è sacro, la legge va osservata etc etc. Questi atteggiamenti sono la tipica espressione di quel relativismo che pera condanna, perché non porta da nessuna parte, in quanto diventa espressione del capriccio.


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Messaggioda Fokozzone » mer lug 06, 2005 8:22 am

Discorso pronunciato alla Fundaciòn para el
anàlisis y los estudios sociales

Madrid, 4 luglio 2005



1. L'Europa
Ho scelto di dedicare questo mio intervento alla forza
dell'identità perché questa forza oggi ci manca e perché
sono convinto che questa mancanza sia all'origine delle
nostre difficoltà. Cercherò di dare risposta a tre domande.
A chi manca la forza dell'identità? Perché manca la forza
dell'identità? Come si conquista la forza dell'identità?
Entro sùbito in argomento e comincio con la risposta
alla prima domanda. Il primo soggetto a cui manca la forza
dell'identità è l'Europa.
Consideriamo la situazione prima dell'attuale
fallimento della Costituzione europea. L'Europa aveva
davanti a sé due strade. Una era quella di diventare una
grande area di libero mercato con le minime istituzioni
economiche necessarie a farla funzionare. L'altra strada era
quella di diventare una grande forza geopolitica. Le due
strade non sono necessariamente incompatibili, perché una
grande forza geopolitica è anche una grande forza economica.
Ma le due strade non sono necessariamente convergenti,
perché possono esistere grandi aree economiche senza grande
peso politico.
L'Europa oggi è esattamente questo caso, perché non ha
imboccato nessuna di queste due strade.
Non ha imboccato la prima strada, perché l'Europa di
oggi è sì un'area di elevato benessere economico, ma non è
competitiva rispetto ad altre aree. Non è competitiva con
l'America che continua ad avanzarla, e cresce meno della
Cina e dell'India. Quando si rese conto di questa
situazione, l'Europa si dette un'agenda, l'agenda di Lisbona
2000. Se uno la rileggesse e confrontasse quanto lì è
scritto con la situazione di oggi, difficilmente si
sottrarrebbe all'impressione di trovarsi di fronte ad uno di
quei famosi piani decennali con cui l'Unione Sovietica,
prima di scomparire senza che lo sapesse, si riprometteva di
lì a poco di superare gli Stati Uniti. In quel documento si
stabilì che, in dieci anni, l'Europa sarebbe diventata «la
società basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica
del mondo, capace di crescita economica con più e migliori
posti di lavoro e più coesione economica».
Guardiamoci attorno e tratteniamoci dall'ironia. La
strada indicata a Lisbona l'Europa non l'ha imboccata. Ha
detto pochi giorni fa, il 23 giugno, il premier Tony Blair a
Strasburgo: «Ditemi: che tipo di modello sociale è quello in
cui ci sono venti milioni di disoccupati in Europa, che fa
calare i tassi di produttività sotto quelli americani, che
produce più laureati in scienze in India che in Europa?».
Più di un anno fa, il premier José Aznar, intervistato da Le
Monde, aveva dichiarato la stessa cosa: «Non c'è da vantarsi
di un modello che produce milioni di disoccupati».
Ma l'Europa non ha preso neppure la seconda strada.
Una grande potenza geopolitica è una potenza che assume su
di sé, da sola o assieme ad altre, responsabilità politiche
internazionali. È un soggetto mondiale con compiti mondiali.
Non può stare chiusa in casa, né può stare alla finestra a
guardare i suoi problemi sperando che passino e siano
risolti da altri. Invece, questo è proprio ciò che ha fatto
l'Europa. L'ha fatto con la guerra in Iraq, e continua a
farlo con Israele, il Medio Oriente, l'Iran, e tutte quelle
crisi in cui l'Europa si astiene dal prendere posizione o
intervenire. Come se essa non fosse interessata, come se
potesse fare da spettatrice, come se potesse delegare
all'America - salvo poi a criticare l'America - le proprie
responsabilità e decisioni.
Ritengo che sia stato un errore pensare di costruire
l'Europa come un "contrappeso" dell'America o aver cercato
di allargare l'Oceano atlantico opponendo una "visione
europea" a una diversa e opposta "visione americana". Su
questo punto, condivido ciò che José Aznar dichiarò a La
Vanguardia nel gennaio 2003: «Mi sembra assolutamente
ingiusto da parte degli europei accusare gli Stati Uniti di
unilateralismo e allo stesso tempo rifiutare di assumere
responsabilità in materia di sicurezza».
Ora che questo disegno ha mostrato i suoi limiti e la
Costituzione europea - un macigno di diritto e un monumento
di velleità - è fallita, trovo inutile spargere eurolacrime,
così come prima mi sembrava vacuo spargere euroretorica.
Dobbiamo piuttosto partire da capo. In due modi. Con le
riforme economiche e sociali senza le quali l'Europa è
grossa ma non grande, e cioè la flessibilità, la
competività, la riduzione dello stato sociale, le
liberalizzazioni, le privatizzazioni, l'innovazione
tecnologica, la ricerca scientifica. Ma, in primo luogo,
cominciando a chiederci in che cosa consista la nostra
identità. Perché solo chi ha identità è un soggetto che ha
obiettivi.


2. L'Occidente

L'altro soggetto cui manca o rischia di mancare la
forza dell'identità è l'intero Occidente.
Il senso di identità nasce spesso, negli individui e
nei popoli, per contrasto, quando le circostanze della
storia o della vita ci costringono a distinguere "noi" dagli
"altri". In Occidente, ciò sarebbe potuto accadere di fronte
al fenomeno della rinascita islamica. Ma non è accaduto, o è
accaduto raramente e prevalentemente in America.
In un agghiacciante comunicato diffuso dopo il
massacro di Madrid dell'11 marzo 2004, si dice che «oggi Al
Qaeda, qualunque denominazione locale assuma, ha distrutto
negli occidentali, educati dai loro media a ritenere ormai
minimizzato il pericolo del terrorismo, il loro senso di
sicurezza». In centinaia di altri comunicati si proclama la
«jihad contro ebrei e crociati». Ciò significa che noi
diventiamo bersaglio, in quanto occidentali, non per quello
che facciamo, ma per quello che siamo. La nostra colpa non è
l'agire, ma l'essere. In altri termini, per i terroristi, la
nostra colpa è la nostra identità.
Come abbiamo reagito? Abbiamo forse rivendicato la
nostra identità di ebrei e crociati? Ne abbiamo provato
orgoglio? Il contrario. Di fronte al fondamentalismo e al
terrorismo islamico, si è sparso per l'Occidente un senso di
rassegnazione, di rimozione e anche di resa.
Il pensiero medio e diffuso è stato più o meno il
seguente. Se ci sono fondamentalisti e terroristi che ci
definiscono "il Grande Satana", che ci considerano una
civiltà degradata, che ci dichiarano la jihad, allora deve
esserci una ragione. Se c'è una ragione, essa deriva da
un'ingiustizia. Se c'è un'ingiustizia, qualcuno l'ha
provocata. Se qualcuno l'ha provocata, allora è l'Occidente
ricco che è colpevole. E se l'Occidente è colpevole, alla
fine la jihad è la ricompensa dei suoi misfatti.
Alcuni leader europei hanno ragionato più o meno così,
pensando all'America. Milioni di pacifisti occidentali li
hanno seguiti. Molti intellettuali li hanno guidati. Noam
Chomsky, ad esempio, ha sostenuto che gli Stati Uniti sono
«uno Stato guida del terrorismo». José Saramago ha scritto
che «Israele deve ancora imparare parecchio se non è capace
di comprendere le ragioni che possono portare un essere
umano a trasformarsi in una bomba». Accanto a tanti che
hanno preso le difese o sostenuto le ragioni dei
fondamentalisti, non è mancato chi ha fatto di tutta l'erba
un solo fascio occidentale. Nel suo libro Al Qaeda e che
cosa significa essere moderno (2003), il professor John Gray
della London School of Economics ha scritto: «il comunismo
sovietico, il nazionalsocialismo e il fondamentalismo
islamico sono stati tutti descritti come assalti
all'Occidente. In realtà, ciascuno di questi tre disegni si
capisce meglio se lo si intende come un tentativo di
realizzare un moderno ideale europeo».
Ecco come si presenta oggi l'Occidente: come una terra
di penitenti che si battono il petto ogni volta che qualcuno
gli sferra un colpo.


3. Il relativismo

Perché? Siamo con ciò alla seconda questione che mi
sono posto: qual è la ragione di questo indebolimento della
nostra identità?
A questa ragione ho dato più volte un nome:
relativismo culturale. È noto di che cosa si tratta. Si
tratta dell'idea che le tradizioni, le culture, le civiltà,
sono sistemi autonomi e chiusi, ciascuna con propri criteri
di valore, procedure, istituzioni. Si tratta dell'idea
correlata che questi sistemi chiusi sono tra loro non
commensurabili, per cui non può esistere una scala comune
lungo la quale collocarle e misurarle tutte in termini di
superiorità, desiderabilità, attrattività, bontà, giustezza,
eccetera. Alla fine, si tratta dell'idea che questi sistemi
hanno tutti la stessa dignità etica, politica, sociale, sono
tutti da rispettare, sono tutti uguali. Tutti: i
fondamentalisti come i democratici, i fanatici come i
liberali, i violenti come gli umanitari, gli intolleranti
come i dialoganti.
Quello che oggi, in Occidente, si chiama "linguaggio
politicamente corretto" è il linguaggio del relativismo.
Esso è una sorta di "neolingua" orwelliana con cui in
apparenza si descrivono le cose con parole educate, ma in
sostanza si usano le parole per nascondere le cose sgradite.
Guardate gli effetti di questa «rieducazione
linguistica». Fra noi, in Occidente, possiamo dirci molte
cose e fissare molte gerarchie. Ad esempio, possiamo dire
che Gaudì è migliore di Le Courbusier, o che il Rioja è
migliore della Coca Cola, o che la Sacher torte è migliore
del Turron. Ma degli altri o delle cose degli altri non
possiamo dire altrettanto. E se qualcuno cerca di dirlo,
scatta la censura linguistica e la scomunica politica. Così
accade, ad esempio, quando volessimo dire che una democrazia
occidentale è migliore di una teocrazia islamica, che una
costituzione liberale è migliore della sharia, che la libera
società civile è migliore della umma, che la sentenza di un
tribunale indipendente è migliore di una fatwa, e così via.
Torna la domanda: perché? La mia risposta è: perché
l'Occidente, affetto da relativismo, pensa che se affermasse
i propri princìpi e valori e mostrasse la forza della
propria identità, allora sarebbe un Occidente arrogante,
sprezzante, protervo. E siccome l'Occidente intende invece
essere aperto e dialogante con tutti, ecco che, piuttosto
che difendere se stesso, indebolisce e nasconde la propria
identità. Samuel Huntington, che è stranamente considerato
il fautore dello scontro fra civiltà mentre invece ne è un
esorcizzatore, ha scritto: «la fede occidentale nella
validità universale della propria cultura ha tre difetti: è
falsa; è immorale; è pericolosa».
Se questo è il pensiero occidentale, se davvero si
crede che la parità fra uomo e donna valga solo per noi, che
la democrazia sia un costume nostro, che la libertà della
società civile sia valida fra le nostre mura, che le libere
istituzioni siano buone solo per noi, insomma, se davvero si
crede che tutto ciò che vale per noi non vale per gli altri,
allora non c'è da meravigliarsi che noi storciamo il naso
quando si parla di esportazione o diffusione della
democrazia, o arrossiamo quando si discute di diritti umani,
o ci blocchiamo quando si deve stendere una lista di
organizzazioni terroristiche, o ci nascondiamo quando
vediamo rinascere l'antisemitismo.


4. La forza dell'identità

Sono all'ultimo punto. Come invertire la rotta della
perdita progressiva della nostra identità? Gli aspetti del
problema sono molti e qui desidero richiamarne uno, quello
dei valori, in particolare dei valori cristiani.
Non sono un credente, sono un laico. Ma una
precisazione è fondamentale: non sono un laicista. Laico è
colui che non aderisce ad una religione o confessione
specifica, laicista è colui che, nel nome della laicità
dello Stato e della politica, impone una propria religione
di Stato e una propria religione politica. Faccio qualche
esempio. È laicista quello Stato che vieta il velo nelle
scuole alle ragazze musulmane. È laicista quello Stato che
vietasse il crocefisso o le preghiere nelle scuole o nei
luoghi pubblici. È laicista quello Stato che proibisse agli
uomini di chiesa di predicare la propria missione o di
prendere posizione su questioni pubbliche. Ed è laicista
quello Stato che fa sulla società esperimenti di ingegneria
per cambiare o cancellare con la forza della legge istituti
fondati su valori della religione e della tradizione, come
la famiglia e il matrimonio.
In Italia il pensiero laicista ha imposto un
referendum al Paese contro una legge di compromesso
approvata dal Parlamento su materie delicatissime come la
procreazione assistita e la manipolazione degli embrioni per
la ricerca medica. In quel referendum il laicismo è stato
sconfìtto in modo clamoroso grazie ad una alleanza niente
affatto clericale tra la Chiesa, il sentimento profondo dei
cittadini, e una minoranza di laici non laicisti. Questa
alleanza aveva tutti contro: i grandi giornali, il ceto
intellettuale, attori del cinema, divi della scienza, quasi
tutta l'area politica cosiddetta "progressista" e
"illuminista". Costoro hanno perso non perché gli italiani
siano diventati clericali o oscurantisti o medievali, ma
perché si sono ribellati all'arroganza del pensiero elitario
laicista e si sono preoccupati di porre limiti
all'onnipotenza della scienza in nome della tutela della
vita.
In Spagna le cose sono andate diversamente. Qui
l'attacco è stato mosso all'idea stessa di matrimonio con
una manovra a tenaglia: da un lato il divorzio lampo,
dall'altro il matrimonio omosessuale. Così una bella fetta
della nostra identità se ne è volata via. Come evolverà la
situazione non posso dire. Una cosa per me è chiara: è falso
che si tratti di "conquiste civili" o di misure "contro le
discriminazioni" o di "estensione dell'uguaglianza"; si
tratta piuttosto del trionfo di quel laicismo che pretende
di trasformare i desideri, e talvolta anche i capricci, in
diritti umani fondamentali.
Questo laicismo a me sembra antistorico e anche
pericoloso. L'Europa in particolare ne è vittima. Quella
stessa Europa che, nella sua Costituzione, vieta la
«clonazione riproduttiva», aprendo la strada a quella
terapeutica e, con essa, a qualunque esperimento sugli
embrioni. O quell'Europa che, sempre nella sua Costituzione,
riconosce «il diritto di sposarsi e di costruire una
famiglia», senza precisare chi con chi, legittimando così,
anche da defunta, legislazioni come quella spagnola. Oppure
quell'Europa, che, nel preambolo generale alla sua
Costituzione, afferma di ispirarsi alle sue «eredità
culturali, religiose e umanistiche», e, nel preambolo alla
seconda parte della stessa Costituzione, parla del suo
«patrimonio spirituale e morale», ma senza specificare mai
quali religioni e quale religione in particolare.
Credo che nascondere la nostra tradizione cristiana
sia, oltre che un omaggio al laicismo, anche un passo falso.
Coloro che più lo hanno compiuto oggi più ne pagano il
prezzo. A fronte alla crisi dell'Europa, e al senso di
incertezza., insicurezza, diffidenza, paura che si diffonde
fra i nostri cittadini, rinasce prepotente un sentimento del
sacro, un bisogno di fede, una voglia di spiritualità. E
così ciò che si è voluto espungere dalle carte europee
riemerge nelle famiglie, nelle piazze, nelle chiese, fra la
gente. È una richiesta di identità, che è pericoloso
sfidare, e che invece dobbiamo comprendere, indirizzare,
governare.

Noi, compresi noi laici non credenti, esclusi
naturalmente i laicisti, siamo cristiani. Siamo cristiani
per i valori che professiamo e i princìpi in cui crediamo.
Siamo cristiani anche quando proclamiamo la separazione fra
Stato e Chiesa e fra politica e religione. Siamo cristiani
o, più precisamente, siamo giudaico-cristiani per storia
anche quando non lo siamo per fede.
È vero, siamo anche una mescolanza. Siamo figli di
Atene e di Gerusalemme, di Roma e di Betlemme, e di tante
altre cose ancora. Ma ovunque si cerchi la nostra genealogia
più profonda, comunque si cerchi la nostra identità, si
finisce sempre lì, al Sinai e al Golgota. È lì che abbiamo
avuto la legge ed è lì che ci siamo scoperti uguali o
fratelli.
Chi nega questa realtà rischia la fine
dell'apprendista stregone: prima si indebolisce poi diventa
vittima. Noi invece questa realtà dobbiamo ritrovarla. Non
per diventare protervi custodi di un'unica verità, ma per
affermare la nostra e riscoprire noi stessi. Fallibili,
aperti a chi vuole parlarci, disponibili a chi vuole
incontrarci, ma sempre noi stessi, con la forza della nostra
identità.

Sen. Marcello Pera
Presidente del Senato della Repubblica italiana

FONTE: sito del Senato
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Messaggioda Buzz » mer lug 06, 2005 8:33 am

è incredibile come da affermazioni persino condivisibili, derivanti evidentemente dalle proprie radici profonde, si arrivi a caprioleggiare disinvoltamente per giustificare le proprie posizioni politiche attuali

siamo veramente essere flessibili se riusciamo a piegare le nostre idee al servizio dei nostri interessi
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Messaggioda HappyFra » mer lug 06, 2005 9:25 am

La questione è interessante, e ringrazio Fok per aver postato l'intero discorso di Pera che in effetti è più esteso e articolato di quello riportato in pillole sui giornali. Rimane, a mio modo di vedere, di un fondamentale pessimismo che non condivido e di un'ipocrisia rivoltante.
Mi spiego: Pera non è cristiano in senso tecnico, non lo è mai stato e forse non lo sarà fino alla "solita" coversione pre-morte per la quale lo vedo buon candidato. L'ho avuto come professore all'università e ricordo molto bene le sue lezioni; in seguito ho anche letto un paio dei suoi libri, dai quali ho sempre ricavato impressioni molto ambigue.
Ma questo è il passato. Oggi, lui e un altro manipolo di ex-liberali a mio parere accecati dall'ideologia, hanno compiuto un doppio salto della quaglia che appare in modo fin troppo trasparente nel discorso in questione. Il ragionamento mi sembra il seguente:
1. il modello occidentale è sotto assalto da sfide esogene che rappresentano un pericolo radicale
2. il pensiero liberale (relativista?) che sta alla base del modello occidentale non è in grado di costituire una base per combattare questo assalto (islamico, se non fosse abbastanza chiaro); il perché di questa incapacità si può leggere tra le righe di questo e altri discorsi, ed è legato non tanto alla fondatezza o meno di tale pensiero, quanto alla sua eccessiva sofisticazione che lo rende uno strumento non adeguato a mobilitare le masse (per fortuna, aggiungo io)
3. ergo, per difendere il modello occidentale dobbiamo allearci con l'unico pensiero assolutista disponibile, che fa parte del nostro bagaglio culturale, in grado di combattare l'islam sul suo stesso terreno, ovvero il cristianesimo
4. da cui l'infausta alleanza tra questi laici pentiti e il neo radicalismo cattolico incarnato da Ratzinger

Mi chiedo cosa avrebbe detto il nostro simpatico presidente del senato di fronte agli abolizionisti americani che chidevano di cancellare la schiavitù. Che anche quello è un "capriccio"? Chi definisce quali sono i "diritti" rispettabili e quali quelli "innaturali"? Il senatore Marcello Pera? Ratzinger? La Chiesa Cattolica? E con quale autorità?
Suvvia, siamo seri.

Devo dire che leggendo l'intero discorso la cosa che mi ha fatto incazzare di più è l'attacco gratuito al modello "alternativo" di difesa / contrattacco dell'identità europea, ovvero al modello francese (legge sul velo...).
Accecato dall'ideologia e forse, almeno un pochino, disgustato dal dover proporre posizioni così lontane da tutto ciò che ha detto e scritto per decenni, come tutti i bravi voltagabbana il nostro Pera dimostra il solito eccesso di zelo e caga fuori dal vaso.

E' verissimo che l'espansione del fondamentalismo (religioso, non solo islamico) rappresenta una minaccia drammatica per lo stile di vita occidentale. Pera ha scelto di allearsi con il male minore, ovvero il fondamentalismo più vicino a casa nostra (che tristezza).
E' vero che società che sono state troppo timide nel riconoscere ed affrontare il problema, come quella olandese, oggi stanno attraversando una crisi difficilissima.
Ma è totalmente falso che per resistere alle spinte del fondamentalismo islamico dobbiamo obbligatoriamente gettarci nelle braccia di quello cristiano che è altrettanto nemico di grande parte dei presupposti di pluralismo, multiculturalità, apertura ed estensione dei diritti e delle libertà civili... che costituiscono la base del nostro modello di civiltà

Possiamo e dobbiamo difendere la nostra civiltà che, con tutti i suoi limiti, rappresenta uno dei migliori tentativi mai espressi dall'uomo. Ma il modo di farlo è continuare a farla progredire e definire e sostenere delle robuste "regole del gioco", esattamente come stanno facendo in Francia, ad esempio con la famosa legge cosiddetta "sul velo".
La cura proposta dal Pera mi fa quasi altrettanta paura del male che vuole combattere.
Ogni problema complesso ammette almeno una soluzione semplice. Sbagliata.


Siamo qui per scalare, mica per divertirci!
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Messaggioda sideshow-nico » mer lug 06, 2005 9:43 am

Pera mi farebbe solo una pena mista a tenerezza...se non fosse ministro della repubblica, nonche' presidente del senato.
Percio' in questo caso mi fa anche schifo.
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Messaggioda Buzz » mer lug 06, 2005 9:52 am

HappyFra ha scritto:La questione è interessante,.....

cut

...
La cura proposta dal Pera mi fa quasi altrettanta paura del male che vuole combattere.


Sono completamente d'accordo con te.
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Messaggioda Giuliano » mer lug 06, 2005 10:15 am

Pera fa parte di quel gruppo mica tanto piccolo di intellettuali ex-liberali (esempio + vistoso e lampante, Ferrara) che identificano la Chiesa Cattolica come unico possibile freno ad una islamizzazione dell'Europa. Ratzinger dal loro punto di vista rappresenta il loro pontefice ideale, non è un caso che anche la Fallaci ne abbia scritto bene (ma non era atea dischiarata?).
D'altro canto la Chiesa sta combattendo una battaglia disperata per la propria sopravvivenza, messa a dura prova da una serie di fattori, tra cui le leggi spagnole sul matrimonio e una costituzione europea che non cita le radici cristiane.
E' vero che la Chiesa rimane forte in altre parti del mondo, tipo il Sudamerica e le Filippine, ma si tratta di vittorie di retroguardia, quello che preoccupa i vertici del Vaticano è il fatto di perdere sempre + peso in Europa sempre + laica.
ecco dunque spiegato a mio modo di vedere la nomina lampo di Ratzinger a pontefice, tutti i cardinali, anche i progressisti hanno capito che quello che c'è bisogno in questo momento è di un condottiero di ferro, non di un personaggio conciliante alla Martini o alla Tettamanzi.
Spero di sbagliarmi ma la riconquista dell'Europa partirà proprio dall'Italia, anzi è già partita vista la recente vittoria in campo referendario.
le prossime mosse secondo me saranno di far contare sempre+ all'interno della coalizione di centrodestra la componente cattolico-reazionaria, magari riuscendo a far diventare premier tra un po' di anni Casini o meglio ancora la massima espressione politica di CL (non dimentichiamo che Ratzinger ha scritto le prefazioni dei libri di Don Giussani), cioè Formigoni.
L'impresa non dovrebbe essere difficile, dato che la Lega rimane un limitato fenomeno folkloristico e che AN si è politicamente suicidata grazie alle ultime scelte di Fini, non ultima quella in campo referendario, nobile finchè si vuole ma politicamente disatrosa.
Prepariamoci perciò ad una disperata difesa dello stato laico nei prossimi anni, se va buca rischiamo di tornare indietro a prima del Risorgimento :cry:
L'alpinismo è salire alla vetta per la via più facile; tutto il resto è acrobazia (B. Detassis)
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Messaggioda Spider » mer lug 06, 2005 11:11 am

Giuliano ha scritto:Pera fa parte di quel gruppo mica tanto piccolo di intellettuali ex-liberali (esempio + vistoso e lampante, Ferrara) che identificano la Chiesa Cattolica come unico possibile freno ad una islamizzazione dell'Europa.
...
D'altro canto la Chiesa sta combattendo una battaglia disperata per la propria sopravvivenza...


...non so perchè, ma a me il nome "Pera", in questo contesto, suscita strane associazioni...


I SISTEMI DI TORTURA DI FOKOZZONE
La Pera
La Pera era un terribile strumento che veniva impiegato il più delle volte per via orale. La pera era usata anche nel retto e nella vagina. Questo strumento era aperto con un giro di vite da un minimo, a un massimo dei suoi segmenti. L'interno della cavità in questione era orrendamente mutilato e spesso mortalmente. I rebbi costruiti alla fine dei segmenti servivano meglio per strappare e lacerare la gola o gli intestini. Quando applicato alla vagina i chiodi dilaniavano la cervice della povera donna. Questa era una pena riservata a quelle donne che intrattenevano rapporti sessuali col Maligno o i suoi familiari.

:cry: :cry: :cry:
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Messaggioda nevskij » mer lug 06, 2005 15:23 pm

Anch'io ringrazio Fok per aver pubblicato il discorso periano. Adesso abbiamo, nero su bianco, tutti i dettagli della delirante posizione "filosofica" di questo esimio intellettuale e autorevole esponente delle istituzioni. Quando parla di "identità" occidentale, indora solo la pillola fallaciana, ma la sostanza è la stessa (gli occidentali remissivi che "si battono il petto": ma questo è cretino). Quando parla di omosessualità, dice in modo esplicito che è un capriccio: non certo un bisogno o un diritto umano fondamentale. Quando parla di identità cristiana, parla forse per sé, di sicuro non per me o per milioni di cittadini non cristiani che vivono in occidente. E via delirando.

Se qualcosa abbiamo da "insegnare" ai non occidentali, questo è il valore della democrazia. Non certo ai satrapi fondamentalisti che tiranneggiano quelle popolazioni, e che spesso abbiamo insediato noi occidentali. Con loro è inutile. Neppure con l'uso delle armi e con l'invio di eserciti "crociati": questo fa il gioco del terrorismo, che non attende altro.

Esercitiamo invece le nostre Costituzioni tolleranti, aperte, pragmatiche e laiche (sempre che i Pera di turno non le manomettano) anche nei confronti degli europei di origine straniera: è la sola via per trasmettere i nostri valori "occidentali".

Naturalmente di questo nel discorso a pera non c'è traccia: molto più redditizio stringere patti antilaicisti e antirelativisti con i Ratzinger e Ruini di turno.

Grazie Fok: mi hai chiarito le idee in via definitiva.
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Messaggioda Spider » mer lug 06, 2005 15:38 pm

Inoltre, posso anche condividere il fatto che l'Europa sia priva di identità e di coesione (anche se non lo vedo necessariamente come una debolezza, ma non è questo il punto).

Ma continuo a vedere come una forzatura il voler trovare a tutti i costi questa identità nella religione in generale e in quella cattolica in particolare.

E allora tutto il NordEuropa protestante (o semplicemente laico, non mi risulta che in Olanda o Scandinavia vadano a messa tutte le domeniche...)?
E i milioni e milioni di ebrei e rom che da MILLENNI vivono in TUTTA Europa, non sono forse un filo conduttore unificante?

E il Sud della Spagna, che non so se avete presente, ma è praticamente Africa, e lo è stato fino a ben poco tempo fa (1492)?
Tanto per intenderci, Granada era la seconda città dell'Islam, dopo la Mecca...


...boh, sicuramente la Chiesa di Roma è stata ed è una forza enorme, che ha prodotto un sacco di spinte (anche positive), ma vederla come l'UNICA forza unificante che può salvare la nostra civiltà, mi pare una forzatura e mi puzza tremendamente di revisionismo storico (un po' come Bossi che pretende che la Padania abbia una legittimazione storico-culturale...)
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alla fine

Messaggioda troll » gio lug 07, 2005 0:13 am

alla fine dei conti siete d ' accordo che i busoni non possono sposarsi ?
beh io sono d 'accordo ...sapete che casino poi ....busoni separati di quà e di là ...il partito dei busoni separati ...che tristezza ....
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Messaggioda Buzz » gio lug 07, 2005 9:14 am

nevskij ha scritto: Anch'io ringrazio Fok per aver pubblicato il discorso periano. Adesso abbiamo, nero su bianco, tutti i dettagli della delirante posizione "filosofica" di questo esimio intellettuale e autorevole esponente delle istituzioni. Quando parla di "identità" occidentale, indora solo la pillola fallaciana, ma la sostanza è la stessa (gli occidentali remissivi che "si battono il petto": ma questo è cretino). Quando parla di omosessualità, dice in modo esplicito che è un capriccio: non certo un bisogno o un diritto umano fondamentale. Quando parla di identità cristiana, parla forse per sé, di sicuro non per me o per milioni di cittadini non cristiani che vivono in occidente. E via delirando.

Se qualcosa abbiamo da "insegnare" ai non occidentali, questo è il valore della democrazia. Non certo ai satrapi fondamentalisti che tiranneggiano quelle popolazioni, e che spesso abbiamo insediato noi occidentali. Con loro è inutile. Neppure con l'uso delle armi e con l'invio di eserciti "crociati": questo fa il gioco del terrorismo, che non attende altro.

Esercitiamo invece le nostre Costituzioni tolleranti, aperte, pragmatiche e laiche (sempre che i Pera di turno non le manomettano) anche nei confronti degli europei di origine straniera: è la sola via per trasmettere i nostri valori "occidentali".

Naturalmente di questo nel discorso a pera non c'è traccia: molto più redditizio stringere patti antilaicisti e antirelativisti con i Ratzinger e Ruini di turno.

Grazie Fok: mi hai chiarito le idee in via definitiva.


Io non sono d'accordo con te nevskij... :D
Il problema non è così semplice.

Una sostanziale "identità" occidentale esiste.
E' quella europea che ha dominato il mondo espandendosi verso occidente.

Il valore della democrazia non si insegna, perchè non è un "valore" ...

è semplicemente la forma più redditizia con cui una società avanzata può funzionare.

"Valore" lo diventa nella misura in cui si trasforma in razionale ciò che è reale. :D

Sei d'impostazione marxista, mi pare di capire, e questo discorso dovresti capirlo bene...
la "democrazia" nasce con la rivoluzione industriale. E' stata resa possibile da questa.

Insegnarlo come "valore" in società feudali è una forzatura astorica.
Funziona solo se tieni il simulacro in piedi con la forza delle armi o del denaro.

Il terrorismo non è che non aspetta altro..
Il cosiddetto terrorismo altro non è che la forma armata del tentativo di emancipazione delle aree ai margini dell'impero. Ovvero di queste società più o meno feudali più o meno preindustriali... che indossa i panni della "guerra santa" così come un paio di decenni fa indossava quelli guevaristi o maoisti... ma non è questo quello che conta...


Una volta potevano essere confinati "in loco", oggi, con la grande possibilità di spostamento e comunicazione, non più.

Gli occidentali hanno due scelte,
o battersi il petto e prepararsi a pagare il fio di secoli di dominio,
e se vuoi farti uno scenario convincente di quello che potrebbe accadere fatti un film del crollo dell'impero romano e delle invasioni barbariche;

oppure resistere e cercare di mantenere questo dominio, anche inventandosi collanti inesistenti, tipo l'identità culturale cattolica a contrapposizione di quella islamica; anche attraverso operazione di pace preventiva ove occorra...

tertium non datur

Come sempre ciò che realmente accadrà è frutto della coesistenza di queste due matrici, dello scontro fra esse, da cui a volte scaturiranno semplicemente mediazioni imbecilli.

C'è poco da fare, caro nevskij.
O si accetta la posizione uno.
E allora dovrai accettare la contaminazione di quelli che consideri i tuoi valori "sacri" con questi rigurgiti medioevali che sempre più arriveranno sul nostro sacro suolo.
E se non l'accetterai... mala tempora currunt...

Oppure ti schierererai più o meno consciamente con la posizione due.
Dico più o meno consciamente perchè si può anche essere incoerenti ed essere contro la guerra in irak in modo "di destra" (ma che ci andiamo a fare li? la democrazia a quei beduini? ma si ammazzassero tutti fra loro...) e contemporaneamente "sentirsi toccati" da ogni tentativo dell'immigrazione non solo di mantenere la propria cultura nel nostro paese (dal nostro punto di vista considerata inferiore ma tollerata finchè non avesse la pretesa di sostituirsi alla nostra...)

E quelli che passano dalla "uno" alla "due" sono sempre di più... non appena qualche elemento li "tocca" sul vivo...
basti pensare alla campagna "stupri" di poche settimane fa...

vabbè ho messo tanta carne al fuoco... ogni punto del discorso sarebbe da approfondire moltissimo... ma non ho tempo e forse così risulta poco comprensibile e/o equivocabile

Su Pera ribadisco che è penoso vedere le capriole che si possono fare quando la politica pretende di vestire i principii.
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Messaggioda Fokozzone » gio lug 07, 2005 12:23 pm

Dando per scontato che, in linea di principio, condivido l' analisi di pera, mi soffermo però a commentare il modello evolutivo geopolitico alla cui luce si sta leggendo il discorso.

Io credo che la differenza fondamentale tra i terzomondisti (taoisti e islamici) e noi occidentali, sia la reazione alla sofferenza.
Qui ci hanno insegnato che se le cose vanno male si va in piazza a protestare e qualcuno le aggiusterà. Là hanno imparato che protestare non serve e vanno a lavorare come schiavi o anche a morire coscientemente, saltando per aria col nemico. Qui il fine delle azioni di massa è il benessere, là sono la sopravvivenza (cina e india) o qualcosaltro (l' islam). Il "qualcosaltro", l' idea che esista qualcosa che vale più della vita, è di una forza di penetrazione fortissima, che non ha nulla di relativo ed è perfettamente in grado, culturalmente parlando, di sbaragliare gli occidentali pigri e viziati.
Dunque o l' occidentale recupera dei valori o si islamizzerà. E valori non possono essere il benessere e la democrazia, che ormai nell' immaginario europeo non significano altro che avere il portafoglio pieno e fare quel c***o che si vuole.

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Messaggioda Buzz » gio lug 07, 2005 12:37 pm

Fokozzone ha scritto:Dando per scontato che, in linea di principio, condivido l' analisi di pera, mi soffermo però a commentare il modello evolutivo geopolitico alla cui luce si sta leggendo il discorso.

Io credo che la differenza fondamentale tra i terzomondisti (taoisti e islamici) e noi occidentali, sia la reazione alla sofferenza.
Qui ci hanno insegnato che se le cose vanno male si va in piazza a protestare e qualcuno le aggiusterà. Là hanno imparato che protestare non serve e vanno a lavorare come schiavi o anche a morire coscientemente, saltando per aria col nemico. Qui il fine delle azioni di massa è il benessere, là sono la sopravvivenza (cina e india) o qualcosaltro (l' islam). Il "qualcosaltro", l' idea che esista qualcosa che vale più della vita, è di una forza di penetrazione fortissima, che non ha nulla di relativo ed è perfettamente in grado, culturalmente parlando, di sbaragliare gli occidentali pigri e viziati.
Dunque o l' occidentale recupera dei valori o si islamizzerà. E valori non possono essere il benessere e la democrazia, che ormai nell' immaginario europeo non significano altro che avere il portafoglio pieno e fare quel c***o che si vuole.

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sono d'accordo con te, purtroppo, e credo che dalla mia breve e confusionaria analisi sopra si capisca

il declino della civiltà occidentale è già iniziato
non mi batto il petto, perchè come individuo non ho colpe,
e mi difenderò quando i miei spazi vitali, la mia cultura, saranno messe in discussione;
non vedo soluzioni, se non individuali e casuali.
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Messaggioda Fokozzone » gio lug 07, 2005 12:40 pm

Ho trovato solo questa traduzione schifosa, ma mi sembra che fotografi perfettamente il concetto attuale di politically correct (concetto che è un monumento all' ipocrisia e che io rifiuto con tutte le mie forze), ben descritto anche da Pera.

PLATONE (427 ? 347 a.C.)

Libero compendio di un brano tratto dal libro 8°
paragrafo XIV della ?Repubblica?

Orbene, amico mio dolce, in che modo sorge la tirannide?
Non è la smodata sete di libertà, di quella libertà che la democrazia definisce il bene più prezioso, a recare in sé stessa il germe della sua distruzione?

Ed invero, quando il popolo si inebria di libertà e non tiene più la misura, e non trova accorti reggitori che sappiano temperarne gli eccessi, allora i governanti, se non siano arrendevoli, vengono tacciati come reprobi e inclini all?assolutismo. E chi osserva e rispetta le pronunce dei magistrati è vituperato e riguardato quale essere servile e di nessun conto; mentre sono lodati ed esaltati quanti, arbitrariamente, si surrogano, nell?esercizio del potere, a coloro che essendone legalmente investiti, non sanno far valere la propria autorità! E la sovversione contagia, altresì, l?ordine delle famiglie. I figli si tengono da pari ai genitori e perdono per loro ogni riverenza o timore; e questi, per debolezza, o per tema di compromettere la quiete domestica, finiscono col subire e col rassegnarsi a tale nuovo stato di cose!

I discepoli non hanno più rispetto per i maestri, i quali, per non apparire intolleranti o dispotici, sono larghi con essi di lusinghe e di adulazioni.

I giovani trattano da pari a pari coi vecchi, e questi, per non essere o sembrare da meno, adeguano al loro il proprio atteggiamento, dimostrandosi remissivi e condiscendenti.

SORGE COSI? LA TIRANNIDE!
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Messaggioda HappyFra » gio lug 07, 2005 13:42 pm

Buzz ha scritto:
Fokozzone ha scritto:Dando per scontato che, in linea di principio, condivido l' analisi di pera, mi soffermo però a commentare il modello evolutivo geopolitico alla cui luce si sta leggendo il discorso.

Io credo che la differenza fondamentale tra i terzomondisti (taoisti e islamici) e noi occidentali, sia la reazione alla sofferenza.
Qui ci hanno insegnato che se le cose vanno male si va in piazza a protestare e qualcuno le aggiusterà. Là hanno imparato che protestare non serve e vanno a lavorare come schiavi o anche a morire coscientemente, saltando per aria col nemico. Qui il fine delle azioni di massa è il benessere, là sono la sopravvivenza (cina e india) o qualcosaltro (l' islam). Il "qualcosaltro", l' idea che esista qualcosa che vale più della vita, è di una forza di penetrazione fortissima, che non ha nulla di relativo ed è perfettamente in grado, culturalmente parlando, di sbaragliare gli occidentali pigri e viziati.
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sono d'accordo con te, purtroppo, e credo che dalla mia breve e confusionaria analisi sopra si capisca

il declino della civiltà occidentale è già iniziato
non mi batto il petto, perchè come individuo non ho colpe,
e mi difenderò quando i miei spazi vitali, la mia cultura, saranno messe in discussione;
non vedo soluzioni, se non individuali e casuali.


Non sono d'accordo. Come ho già scritto credo che il tentativo che stanno seguendo in Francia, ovvero la definizione e imposizione di regole del gioco nette e condivise (se sei in un luogo pubblico, prima di essere musulmano, cristiano o scientologo, sei un cittadino francese e come tale ti comporti) sia una strada rispettabile, sociale e efficace.
Ogni problema complesso ammette almeno una soluzione semplice. Sbagliata.


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Messaggioda dags1972 » gio lug 07, 2005 13:48 pm

HappyFra ha scritto:
Buzz ha scritto:
sono d'accordo con te, purtroppo, e credo che dalla mia breve e confusionaria analisi sopra si capisca

il declino della civiltà occidentale è già iniziato
non mi batto il petto, perchè come individuo non ho colpe,
e mi difenderò quando i miei spazi vitali, la mia cultura, saranno messe in discussione;
non vedo soluzioni, se non individuali e casuali.


Non sono d'accordo. Come ho già scritto credo che il tentativo che stanno seguendo in Francia, ovvero la definizione e imposizione di regole del gioco nette e condivise (se sei in un luogo pubblico, prima di essere musulmano, cristiano o scientologo, sei un cittadino francese e come tale ti comporti) sia una strada rispettabile, sociale e efficace.


io sarei d'accordo con tutti e due mi devo preoccupare :twisted: (o siete voi a dovervi preoccupare ?) :twisted:
tanti saluti e buone salite a tutti
Alberto Giacomo Letizia Elena e Daniele
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Al diavolo il futuro, nel futuro siamo tutti morti
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