Ho letto con una certa partecipazione le prime pagine (capendoci relativamente poco, data la mancanza di adeguato retroterra in temini di letteratura alpinistica, per la quale nutro tra l'altro una diffidenza forse un po' snob).
Dopodiché mi sono un po' perso, e non capisco bene come vedo che il 3D ha deciso non so come di tirare fuori dal cilindro il "mio amico" Piero Scaruffi.
Vabbè. Io do' il mio banale contributo tornando al principio.
cialtrone ha scritto:Io ritengo infatti che i Falliti siano stati, e siano tuttora, non lo specchio, ma l'essenza di una disciplina totalizzante che fagocita, e che conduce, dopo il transito obbligato per tutto quello di cui sopra, ovvero elitarismo e dogmi, ad un vuoto desolante, privo di qualsiasi collegamento con qualsiasi cosa.
quoto a metà. L'impressione che ebbi ai tempi in cui mi fecero leggere quelle pagine fu simile, ma non proprio coincidente.
Il fallimento, il vuoto, la disperazione solitaria, sono l'approdo inevitabile di qualunque esperienza così totalizzante da diventare un demone capace di negare la necessità di contatti umani ed affetti spontanei e sinceri, o di compensarne la mancanza momentanea e poi cronica.
Elitarismo e dogmi non sono nè causa nè sintomi, sono solo una delle tante forme che può assumere questo vicolo cieco.
Paradossalmente, pure una dedizione troppo zelante alla "banalità" (per dirla in termini élitari) può portare esattamente nello stesso punto.
"I Falliti" e il film che piace a Cialtrone (quello in cui s'inquadra il sacchetto che volteggia per due minuti) parlano, in fondo, più o meno della stessa cosa.