Parole profetiche... che pesano come pietre

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Messaggioda Maurizio » mar ott 03, 2006 20:43 pm

...non lo so neanche io :oops: :oops: :oops: ma di aneddoti ne esistono a iosa, adesso non mi va di raccontarli, magari gli dà fastidio: io lo conobbi al mitico negozio di Ravelli, in Cso Ferrucci. Ci accordammo per la domenica, si andava ad Arnad a fare, credo, la Via del Banano. Il bello è che avevamo 19 anni, io solo avevo la patente, ma non la macchina. Siamo andati a Pont St Martin in pulmann e da lì a piedi al paretone 8O :lol: Dici che di voglia di scalare ne avevamo? :wink:
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Messaggioda lucasignorelli » mar ott 03, 2006 22:14 pm

Maurizio ha scritto:Ebbene, ho avuto modo di venire a conoscenza, qualche anno fa, non per una volontà precisa, ma quasi per caso, di alcuni retroscena sui rapporti tra i due alpinisti...dopo di che ho ri-visto e ri-letto alcuni scritti di allora con luce diversa, al di là del loro messaggio universale e della loro importanza storica. Quindi sostanzialmente credo che sia un errore stralciare frasi e considerazioni sulla realtà di allora e volerle adattare a quel che succede oggi...manca il contesto storico, che la maggiorparte non conosce e non vuole conoscere. E' un operazione secondo me un po' forzata.



Solo per la cronaca ? il pezzo citato da Payns, pur se proveniente da una pubblicazione del 1983, fu elaborato probabilmente non più darti dell?inizio del 1979, quindi anni prima della morte di Motti e delle controversie che la precedettero e (soprattutto seguirono).

Anch?io conosco qualche "retroscena", anche se tu hai sicuramente una visione molto più ampia ed equilibrata della mia, che è (per una serie di motivi legati alle mie amicizie e frequentazioni arrampicatorie) inevitabilmente sbilanciata in direzione ?giancarliana?. Nulla di quello che ho sentito, almeno per quel che riguarda i rapporti fra Giancarlo e Motti, e più generalmente fra i protagonisti di quegli anni, è poi tanto diverso da quello che succede in qualsiasi gruppo di persone intelligenti, talentuose e intense, ma molto diverse come carattere e retroterra sociale e culturale.

Sicuramente Motti fece, ad un certo punto, una precisa scelta intellettuale di allontamento dal tipo di attività arrampicatoria su cui invece era diretto Grassi. Sicuramente la grande spontaneità di Giancarlo influiva moltissimo nei rapporti che aveva le decine di compagni di cordata/amici che lo frequentavano. E sicuramente non tutti questi compagni di cordata erano veramente ?amici? di Giancarlo, anzi, spesso gli si accodavano per vivere di luce riflessa, e qualche volta finivano per enfatizzare i lati negativi del suo carattere ? soprattutto la sua permalosità. E sicuramente c'era gente che diceva di apprezzare Giancarlo e invece lo invidiava - cosa che lui percepiva e di cui soffriva.

Infine, sicuramente (poi la finisco con i ?sicuramente?!) Giancarlo non era abbastanza scaltro ed ?attrezzato? per affrontare nel modo che il mondo pretende (leggi ? il modo economicamente più produttivo) i cambiamenti che la scena dell?arrampicata stava subendo. Ma non era l'eterno naif su cui qualcuno insiste. Era ben cosciente del fatto che la ?massa? richiedeva vie sempre più accessibili e un abbassamento generale del livello di impegno e che, inevitabilmente, si sarebbe andati in quella direzione (anche solo perché ? parliamoci chiaro ? l?inciucio degli anni 80 fra giornali alpinistici e l?emergente industria delle attrezzature di arrampicata batteva la grancassa esclusivamente in quella direzione). Come guida, e come persona che con la montagna manteneva una famiglia, certamente non era nemico dei cambiamenti che facevano inorridire Motti, anzi. Anche se poi tutti sembrano dimenticarsene, molti "attrezzaggi" pioneristici della Val di Susa, con relative controversie, bene o male li ha fatti lui (non solo lui, ma lui più di chiunque altro).

Questa verbosa e noiosa introduzione non cambia però il semplice fatto che quanto citato da Payns è ? sempre secondo me - 1) singolarmente accurato come profezia del mondo alpinistico che doveva venire, un tratto in comune con ?I Falliti? e 2) al di là dei riferimenti alle situazioni personali di Giancarlo, facilmente generalizzabile su un milione di situazioni che sto osservando qui a Torino, senza andare troppo lontano. Forse ha ragione Messer Cialtrone a dire che il mondo alpinistico è stato sempre così? o forse no.

Maurizio ha scritto:Pur con tutta la simpatia che avevo per Giancarlo, ho sempre trovato il suo modo di scrivere eccessivamente barocco, artificioso, poco spontaneo. Lui era un uomo che aveva veramente dei grandi sentimenti ed una grande passione, ma era nato per esprimerli con il gesto, con la sua voglia irrefrenabile di andare e vivere in montagna...piuttosto che per fare giochi con la penna. Per cui conservo un sostanziale atteggiamento di difesa, se volete scetticismo, verso i suoi scritti...


In questo caso dissento, anche solo per ragioni istintive. Motti era sicuramente una persona di enorme intelligenza e cultura, ma il suo stile di scrittura era troppo controllato per essere veramente memorabile. Le cose che scriveva erano spesso interessanti, e sicuramente nell?epoca in cui furono scritte crearono una sensazione enorme, ma (rileggendole nel 2006) sono, almeno stilisticamente parlando, un ombra dell'eterno, terrificante snobismo culturale torinese, sopratutto (e qui mi gioco tutta la mia restante credibilità!) della Torino di sinistra degli anni ?70. Frequentavo il Liceo Classico Massimo D?Azeglio fra il 1975 e il 1977 e credimi, so bene di cosa parlo. Mi è bastato rileggere di recente alcuni brani dei ?I Falliti e altri scritti?, l?antologia uscita per Vivalda, per ritrovare quel senso di oppressione, di inadeguatezza, di autoreferenzialità . Non che Motti fosse oppressivo o provinciale (tutt?altro!); è che difficilmente si riesce a sfuggire ai difetti del proprio ambiente.

Giancarlo era, al confronto, una ventata di freschezza, una boccata d?aria. Lui non cercava in continuazione di giustificare quello che faceva ? prima lo faceva, poi (forse) lo analizzava. Penso di aver conosciuto almeno dieci-quindici persone della mia età che erano approdate a lui dopo esperienze più o meno negative con l?establishment arrampicatorio torinese (credo di capire che Payns sia una di queste). E non penso che sia una caso che tanta gente fosse ?coltivata? da lui dopo aver magari trovato "lungo" altrove, per quanto poi le stesse persone finissero per trovare strade diverse da quelle che Giancarlo batteva.

Sicuramente da un punto di vista meramente tecnico quello che lui scriveva difficilmente piacerebbe alla critica universitaria . In compenso, pochi dei suoi scritti risentono di quello che, secondo me, è il vero peccato capitale dello scrivere attuale ? la famigerata ?distanza ironica?. Siamo talmente abituati a sentirci dire dalla critica ?beigeista? che il valore di uno scritto è proporzionale alla distanza che l?autore pone nei confronti del soggetto che descrive, che ci siamo dimenticati come grandissimi autori contemporanei tipo Philip K. Dick, Gustav Hasford, Hunter Thompson, James Ballard etc etc, nei loro momenti migliori fossero tutt?altro che distanti da quello che scrivevano, ma lo vivevano, ci si spalmavano letteralmente contro.

Adesso, non sto sostenendo che Giancarlo scrivesse come Philip Dick, perché ovviamente questo sarebbe totalmente assurdo. Era un?autodidatta che aveva imparato leggendo libri altrui e imitando l?altrui stile. Ma c?è in tanto di quello che ha scritto un?emozione, un?immersione totale nelle sue passioni che (come qualcuno ha giustamente ricordato) è difficile leggere i suoi libri e non sentire le dita che prudono e la voglia di mettersi lo zaino in spalla e andare a Sea, in Valle Dell?Orco o sul Bianco (detto fra noi, Maurizio ? la stessa cosa che capita leggendo ?Paradise Rock?!). Difficile, almeno per il sottoscritto, avere la stessa emozione leggendo Motti.


Payns dico che non ho mai messo in dubbio ciò che spingeva Grassi a scrivere quelle cose, la sua era una passione genuina. Certamente soffriva di un complesso di inferiorità rispetto ad altri che erano molto più bravi a trasmettere sulla carta, queste motivazioni. E a quei tempi questo era importante, oggi molti se ne fregano...basta leggere le nostre riviste.


Non so se sia corretto parlare di "senso di inferiorità". La realtà è che all'epoca, chi si riteneva "meglio dotato" per quello che riguarda un certo tipo di preparazione accademica, te lo faceva pesare senza mezzi termini. Una mia amica di Milano dei tempi della mia residenza a Courmayeur, che negli anni '70 frequentava, giovanissima, alcuni personaggio più in vista (e più controversi) della controcultura dell'epoca, mi ha confessato poco tempo fa che "era difficile essere sempre circondata da genii", o almeno, da gente che si riteneva tale. E devco dire che anche la mia esperienza in questo senso non è stata delle più positive - fra i miei amici dell'epoca c'è un noto giornalista, un noto politico, un professorone di matematica al MIT... e non è che a 17 anni fossero tanto meglio - ok, escludo il professorone, almeno era un grande fan di "Arancia Meccanica" e (segretamente) detestava Santana e i cantautori, cosa che me lo rendeva enormemente simpatico.

Giancarlo, come tanti altri, invece di prendere a sberleffi certe pretese (e avrebbe potuto farlo!) tentò per lungo tempo di adeguarsi, in parte sinceramente (sono sicuro che lui, forse più di chiunque altro, sentisse come suo un certo misticismo religioso di Motti nei confronti delle montagne). Ma era una battaglia persa dall'inizio, perchè quello che si pretendeva da lui, almeno letterariamente, non era talento, ma preparazione accademica - che lui ovviamente non aveva.

Giancarlo era sicuramente più brillante di chiunque altro nel giro torinese in termini di alpinismo esplorativo (l'unico suo pari rimase/rimane Ugo Manera), ma aveva la sfortuna di vivere in un ambiente dove il mero talento alpinistico non era abbastanza. Altrimenti non si spiega come i giornalisti di qui ("qui" significa Torino) andassero in un brodo di giuggiole per Berhault e Boivin, ma continuassero ad ignorare più o meno a bella posta quello che Giancarlo faceva, anche se Giancarlo faceva 100 vie nuove in 100 giorni. Berhault e Boivin erano francesi, avevano un'immagine sexy e facilmente mediatizzabile - volevi vedere qualche patinata rivista della seconda metà degli anni '80 promuovere l'immagine di uno con i capelli lunghi, innamorato di Tolkien e nato a Condove? Non sia mai! Peccato che in Francia ed in Inghilterra non la pensassero così... ma forse in Francia ed in Inghilterra non sanno dov'è Condove...
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Messaggioda lucasignorelli » mar ott 03, 2006 22:21 pm

Un suggerimento a chi legge questo thread - ci sono due libri che secondo me sono molto interessanti per capire il come e perchè del crescere in un certo ambiente degli anni '70:

Uno è "Piovè All'Insù" di Luca Rastello, uscito poco tempo fa per Boringhieri. Luca era, nei miei anni di liceo, un buon amico... non dico altro.

L'altro è, per chi sa leggere in inglese, "Pleasant Hell", romanzo dichiaratemente autobiografico di John Dolan, grandissimo critico letterario "all'azzanazzo" del giornale alternativo "The Exile". Lo trovate su Internet qui:

http://www.amazon.com/Pleasant-Hell-Joh ... 0975397044
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Messaggioda Payns » mar ott 03, 2006 22:54 pm

lucasignorelli ha scritto:.......


Dire che ti quoto in pieno è ancora poco....La tua analisi è assolutamente lucida.

lucasignorelli ha scritto:dieci-quindici persone della mia età che erano approdate a lui dopo esperienze più o meno negative con l?establishment arrampicatorio torinese


Ed infatti io sono uno di quelli.
Vivevamo in uno stato di magnifica confusione (A. Gobetti)

Io, ancora adesso...(Payns)

Le vie vecchie sono bellissime....
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Messaggioda Maurizio » mar ott 03, 2006 23:09 pm

mah, che dire di quanto ha scritto Luca? mi trova d'accordo in quasi tutto, ciò conferma che spesso sul forum non ci si capisce.
Le cose che mi lasciano dubbioso sono, secondo me:

- è risaputo che Motti fosse un'intellettuale snob, ma molti dei suoi compagni di allora giurano che non fosse politicamente schierato, altri dicono che "non era certamente di sinistra", altri ne parlano come "un borghese fino al midollo". Insomma non proprio allineato con Gobetti, Bonelli, Pessa etc... Galante poi era l'unica Pecora nera...almeno così si dice nell'ambiente

io ovviamente penso, al contrario di Luca, che Motti abbia lasciato ben altro segno nella letteratura di montagna rispetto a Grassi, e questo non solo per circostanze fortuite. Motti poteva essere antipatico, ma aveva molte intuizioni geniali e, a differenza di quasi tutti gli alpinisti italiani, NON era provinciale. Nessun alpinista italiano era in grado di scrivere gli articoli che ha scritto lui a quei tempi ma la sua scrittura troppo intellettualoide era perlopiù non compresa e piena di riferimenti freudiani, dylaniani, mitologici etc, mentre il linguaggio di Grassi, era certo più facilmente comprensibile ma, ribadisco, secondo me, poco spontaneo. Quasi scrivere così fosse un atteggio necessario. Ciò non vuol dire, ripeto, che lui fosse così. Tanto è vero che nelle lettere personali ha uno stile di scrittura diverso, senza troppe elucubrazioni oniriche

Dal lato alpinistico concordo invece con Luca, ma non sono novità.... Azardato invece mi pare il paragone con Boivin e Berhault (che stavano veramente su un altro pianeta a cui si avvicinava già di più Bernardi, peraltro allievo di Grassi), ma qui il discorso si fa più tecnico e complesso. Non me la sentirei comunque di elevare Grassi oltre misura perchè, anche solo guardando ad oriente, c'erano ben altre figure che certo non puoi tacciare di edonismo come i francesi. Dunque rimaniamo coi piedi per terra, anche se uniti nel segno di Pietro Micca, come dice Cialtrun!:lol: :lol: (io non so consigliarti grandi autori letterari, ma anche solo Sentieri verticali di Gogna va bene per farsi un'idea e scrollarsi di dosso un po' di polvere sabauda...)

Per conto mio Grassi è stato un grandissimo appassionato, che ha prodotto una quantità impressionante di vie nuove, la maggioranza delle quali tuttavia è "così così", senza infamia e senza lode...cioè non ce ne è nessuna che puoi considerare una grande impresa, che possa farti sognare...e questo alla fine storicamente pesa e non puoi prescinderne se vuoi scrivere di alpinismo. D'altra parte è stato uno dei grandi alfieri dell'alpinismo di ricerca, in debito però con Gogna dal punto di vista alpinistico e con Motti da quello culturale, tanto per rimanere a NW, s'intende.
Resta, come dicevo, la grande intuizione dell'effimero...che però non so adesso quanto ci fosse di Comino... e poi il grande merito di aver diffuso il sassismo nell'area occidentale, di averlo reso popolare. Più discutibile la sua ultima "produzione", ma qui è un'altro discorso...

ciao

maurizio

e per sdrammatizzare questo serissimo topic metto un po' di faccine: :o :lol: 8) :roll:
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Messaggioda cialtrone » mer ott 04, 2006 0:00 am

lucasignorelli ha scritto: Ma non era l'eterno naif su cui qualcuno insiste. Era ben cosciente del fatto che la ?massa? richiedeva vie sempre più accessibili e un abbassamento generale del livello di impegno e che, inevitabilmente, si sarebbe andati in quella direzione (anche solo perché ? parliamoci chiaro ? l?inciucio degli anni 80 fra giornali alpinistici e l?emergente industria delle attrezzature di arrampicata batteva la grancassa esclusivamente in quella direzione). Come guida, e come persona che con la montagna manteneva una famiglia, certamente non era nemico dei cambiamenti che facevano inorridire Motti, anzi. Anche se poi tutti sembrano dimenticarsene, molti "attrezzaggi" pioneristici della Val di Susa, con relative controversie, bene o male li ha fatti lui (non solo lui, ma lui più di chiunque altro)

E questo, caro lei, glielo quoto, ed è il motivo per cui, essendo io un povero mimimalista, preferisco di gran lunga la scelta che ha fatto Motti.

Alcune produzioni alpinistiche *in situ* di Grassi le ho ripercorse, in tempo recente, in tempo passato, notando quanto fosse *avanti*, od *indietro*, dipende da come vuoi leggere. Ed è il motivo per cui non mi stupisco affatto di vedere scritto suo pugno le parole riportate da Paino, su cui, ti ripeto, non concordo, ed insisto, mi permetto: brava gente quella che lapidò Preuss e le sue *regole*, gente disinteressata, priva di quel senso della competizione proprio dello sport, gente con *etica* fina... ;-)

SArà anche che i i torinesi di sinistra del 70 fossero tristanzuoli, ma io, ecco, non trovo che riflettere i propri ambienti sia sinonimo necessariamente di male. Altrimenti, e parlo di ciò che conosco, dovrei buttare nel cesso Calvino dei Sentieri dei Nidi di Ragno, pressochè tutta l'opera di quel genio vero di Cesare Pavese, evvia così.
Motti di certo non brillava a creatività esplosiva (ma ti chiedo, per cortesia, di citarmi uno, ed uno solo, della categoria *scrittori di montagna od affini* che in tal senso sia degno di un solo sguardo, e non dirmi Fabio Palma altrimenti vengo a piedi a Torino e ti cerco con un randello... :mrgreen:), ma trovo la sua Storia noiosamente impeccabile, e gli altri scritti da serie B, ovvero quello che piace a me. Dove leggi pagine sbadatamente, e poi, d'improvviso, un periodo formidabile, vero, preciso, sopraffino. Uno solo. Che basta ed avanza. Ed in questo senso, Motti ha lasciato molto, ma molto di più di qualsiasi altro *scrittore di montagna*. La sua analisi, sull'essere nei monti, non è affatto lucida, e per questo intrigante. Il suo stile, come detto, è di serie B, per questo a tratti arruffato, a tratti puerile, anzi, molto spesso, a tratti scintillante. Sicuramente unico.

C'è più freschezza nello scritto di Grassi, ma, ecco, a me pare, non voglio esser frainteso, trovo sempre molto sospetto colui che vive e si spalma sulla scrittura...con lo stesso entusiasmo. Un pericoloso stato ansiogeno che per quel che è la mia esperienza di umile e confinato lettore, mi ha sempre procurato noiossime letture, tutte chiarori e scurori, piantine mosse dal vento et similia. 'na palla impressionante, come quei quadri che si trovano al mercato di paesaggi... Ma, si sa, ognuno trova il suo.

E, rientrando abbbomba sulla citazione del Paino, io questa la trovo una profezia terribile, la traiettoria di Motti. Non solo parole, ma fatti, assolutamente controversi, ma fatti, che riflettono uno stato idiosincratico dell'alpe.
Non trovi?
Una profezia che a me ha sempre spinto a scalare, tanto quanto il buon LucaS nel leggere Grassi e quel cantastorie del Maurizio su RockParadise... :lol:
Piuttosto mi ritrovo maggiormente su un atteggiamento *permaloso* di Grassi nell'esprimersi in quella maniera. Non profetico, per quel che ho già detto, e neppure troppo genuino.

Io, poi, e perdo qui la mia credibilità di lettore, facendo il verso al sapido LucaS, detesto Tolkien e quell'orrenda saga di bifolchi multiformi saltellanti... :mrgreen:

Ad ogni modo, voi, sabaudi del piffero (eddire che dal 74 al 78 ho studiato, medie, a Torino...e ci ho lavorato per 2 anni molto recentemente), che avete covato a lungo storia recente dell'Alpe, storia pure di cambiamento, che avete fondato nel passato il CAI, che avete inventato il ghiaccio verticale, voi, vecchidimmmerda, che sapete e conoscete, parlate, qui, più spesso, vaccaèva, che è bello leggere di queste cose minime di accadimenti.

E' bello di brutto.
:-)
Ciao a tutti.
cialtrone
 

Messaggioda Maurizio » mer ott 04, 2006 1:12 am

...ho atteso fino ad adesso l'intervento di Cialtrone...ed è arrivato...ne è valsa la pena, ma si sa, io e lui siamo innamorati :wink: 8)

...una cosa sulla profezia...non posso esimermi Trovo la vicenda di Motti una delle cose più tragiche e belle della nostra storia alpinistica più recente. Mi è dispiaciuto che Grassi, come Buhl e poi Berhault, sia morto precipitando insieme ad una cornice. Però la morte suicida di Motti, assai meno nobile, con un tubo del gas messo nel finestrino dell'auto, è stata una pugnalata al cuore. Poco prima lo invitammo a fare una serata di diapositive, e ci disse che le aveva tutte bruciate... Arrivare a tanto per degli ideali...traditi, degli ideali che si sgretolano...è quanto di più affascinante e perverso ci sia stato per me, un ragazzino idealista che sperava solo che a scuola ci fosse occupazione per inforcare la bicicletta e fuggire ai massi, o di corsa su a Rocca Sella, nel cielo terso della Val di Susa.
Anche io non amo lo snobismo torinese in fatto di cultura alpina...alla fine preferisco di gran lunga i contadini della Val di Non :D :D però ho dovuto scendere dal piedistallo per capirlo. Ho dovuto ricominciare daccapo, navigare al di là del Piantonetto, perchè al di là il mondo continua...toccare i calcari di Bini, quelli di Vintatzer, i graniti di Guerini...sino a ritrovarmi a navigare a vista (che non è onsait) nella verticalità nauseante del Brenta, dialoporco!, senza fessure per chiodi, terrorizzato veramente come non lo ero stato mai. Però bisognava farlo. Per cui anche io, caro Luca, quando ho ripreso in mano l'antologia di camanni ho provato un senso di nausea, questa volta non dovuto alla verticalità della Cima Brenta, ma a ben altro...

beh, vado a letto perchè non riesco più a chiudere il cerchio. Forse, data l'ora ho sbagliato post... :oops: :oops:
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Messaggioda lucasignorelli » mer ott 04, 2006 1:20 am

Maurizio ha scritto:- è risaputo che Motti fosse un'intellettuale snob, ma molti dei suoi compagni di allora giurano che non fosse politicamente schierato, altri dicono che "non era certamente di sinistra", altri ne parlano come "un borghese fino al midollo". Insomma non proprio allineato con Gobetti, Bonelli, Pessa etc... Galante poi era l'unica Pecora nera...almeno così si dice nell'ambiente


Sta storia di chi votava cosa nel Circo Volante è uno dei "grandi dilemmi da discussione ubriachi alle due di notte" che avrò sentito mille volte in vita mia senza riuscire a venirne a capo. Sinceramente non ho risposte a proposito. Per inciso, Bonelli, da quello che ho capito, ha sempre avuto simpatie abbastanza conservatrici (ma è un'appassionato di Lovecraft, e quindi va bene così!), mentre Laura Galante (la sorella di Danilo) mi ha giurato - e non ho motivi di credere il contrario - che molto di quanto è stato scritto su suo fratello sono cazzate, incluso le attitudini spiantate e la fede destrorsa.

La mia impressione (esterna, parziale, fallibile) sull'argomento è che abbia ragione (once again) Gobetti, quando dice che "c'era una confusione meravigliosa", e che tutti fossero in effetti dei terribili socialconfusi (come lo eravamo noi, del resto!), con l'esclusione di Pessa (che ha fatto il sindacalista tutta la vita, quindi...) e dello stesso Motti. Il fatto che Motti non fosse dichiaratemente "allineato" su posizioni tipiche da intellettuale "organico" (come si diceva allora!) a questo o quel partito non significa non fosse (o almeno, APPARISSE - sono due cose diverse) l'epitome dell'intelletuale di sinistra dell'epoca (incluso il senso di colpa perchè si dedicava ad un'attività poco sociale come l'alpinismo, e l'ossessione di allontanarsi da una presunta matrice nietzchiana dell'alpinismo stesso, perchè troppo "di destra").

La metto in un'altro modo - forse Motti non era "veramente" di sinistra, ma tutto il contesto in cui si muovevano i suoi scritti lo erano... o almeno, questa è sempre stata la mia impressione.

Maurizio ha scritto:io ovviamente penso, al contrario di Luca, che Motti abbia lasciato ben altro segno nella letteratura di montagna rispetto a Grassi, e questo non solo per circostanze fortuite. Motti poteva essere antipatico, ma aveva molte intuizioni geniali e, a differenza di quasi tutti gli alpinisti italiani, NON era provinciale. Nessun alpinista italiano era in grado di scrivere gli articoli che ha scritto lui a quei tempi ma la sua scrittura troppo intellettualoide era perlopiù non compresa e piena di riferimenti freudiani, dylaniani, mitologici etc, mentre il linguaggio di Grassi, era certo più facilmente comprensibile ma, ribadisco, secondo me, poco spontaneo. Quasi scrivere così fosse un atteggio necessario. Ciò non vuol dire, ripeto, che lui fosse così. Tanto è vero che nelle lettere personali ha uno stile di scrittura diverso, senza troppe elucubrazioni oniriche


Che Motti abbia lasciato un segno enorme, probabilmente unico nella storia della letteratura alpinistica italiana, (forse secondo solo a Bonatti) non ci piove ne ci nevica - altrimenti non si farebbero i documentari sul Nuovo Mattino. Ma che quanto lui scrivesse fosse giusto oppure (secondo il mio gusto, ovviamente) letterariamente valido, questo è tutto un'altro. La visione di Motti sull'alpinismo californiano come liberatorio e trasgressivo era sbagliata, come anche fuorviante la sua visione di Gervasutti come un Michelangelo dell'alpinismo vittima di un'eterna nevrosi.

Guarda, stasera una fanciulla che tu conosci e che conosceva bene Motti mi ha detto "Giampiero sarebbe stato così e avrebbe detto le stesse cose anche se avesse collezionato farfalle". I suoi scritti sono interessanti ora perchè sono specchi, spesso noiosi, spesso incompleti, spesso zoppicanti, del suo animo. In altre parole, leggere Motti per imparare qualcosa sul misticismo orientale non ha senso... mentre ha senso leggere Motti per capire come un torinese colto e sensibile degli anni '70 potesse incontrare questo misticismo e tentare, in modo sempre zoppicante e incompleto, di riportarlo alla propria esperienza esistenziale.

La cosa curiosa è questa - secondo me il meglio della produzione di Motti è quello che è stato in ultima analisi filtrato da altri - in primis, e qui parlo per esperienza diretta (perchè ero lì una memorabile sera di Agosto, in quel del cinema Edelweiss a Courma) la famosa conferenza di Giorgio Bertone sul viaggio suo e di Renzino Cosson nelle Yosemite Valley (conferenza "scritta" da Motti). Una presentazione veramente incantevole, un po' perchè Giorgio (come dice sempre Cosson) faceva benissimo tutto quello che provava a fare, incluso parlare in pubblico. Ma anche perchè la cultura e la sensibilità di Motti, e la sua fascinazione per la California, una volta tanto non erano solo il prodotto di letture e informazioni indirette, ma erano (finalmente) sublimate dall'esperienza diretta, sul campo di "Giorgetto" e Cosson.


Maurizio ha scritto:Dal lato alpinistico concordo invece con Luca, ma non sono novità.... Azardato invece mi pare il paragone con Boivin e Berhault (che stavano veramente su un altro pianeta a cui si avvicinava già di più Bernardi, peraltro allievo di Grassi), ma qui il discorso si fa più tecnico e complesso.


Dal punto di vista del gesto, non ho dubbi che sia Boivin che Berhault fossero anni luci avanti a tutti... ma il mio punto riguardava la sensibilità esplorativa, la capacità di andare a "mettere il naso dove nessuno l'ha ancora messo", magari in posti apparentemente banali.

Maurizio ha scritto:Non me la sentirei comunque di elevare Grassi oltre misura perchè, anche solo guardando ad oriente, c'erano ben altre figure che certo non puoi tacciare di edonismo come i francesi. Dunque rimaniamo coi piedi per terra, anche se uniti nel segno di Pietro Micca, come dice Cialtrun!:lol:


Come puoi notare ho usato il superlativo in relazione all'ambiente torinese, non all'Italia tutta. Casarotto, Miotto, Maffei etc etc li conosco ovviamente anch'io (anche se, con l'eccezione di Casarotto - non sono del tutto sicuro fossero poi tanto meglio di Grassi)

Maurizio ha scritto::lol: (io non so consigliarti grandi autori letterari, ma anche solo Sentieri verticali di Gogna va bene per farsi un'idea e scrollarsi di dosso un po' di polvere sabauda...)


Gogna è un grandissimo alpinista e anche un grande fotografo, ma nessuno dei suoi libri mi è particolarmente piaciuto, forse escluso "Un Alpinismo di Ricerca", che però letto oggi non ha certo l'impatto che ebbe su di me nel 1977. Men che mai "Rock Story", ovviamente escluse le foto.

Il mio voto per il miglior libro di memorie arrampicatorie scritte all'ombra della Mole nel dopoguerra va sicuramente a "Una Frontiera da Immaginare" del Gobetti, anche solo per la foto (nell'edizione recente) di Danilo Coral "che guarda con disprezzo un demone di rango inferiore". E poi Gobetti potrebbe anche scrivere la nota della spesa che uno è interessato lo stesso!

Maurizio ha scritto:Per conto mio Grassi è stato un grandissimo appassionato, che ha prodotto una quantità impressionante di vie nuove, la maggioranza delle quali tuttavia è "così così", senza infamia e senza lode...cioè non ce ne è nessuna che puoi considerare una grande impresa, che possa farti sognare...e questo alla fine storicamente pesa e non puoi prescinderne se vuoi scrivere di alpinismo.


L'Hypercouloir alle Jorasses (che fu un'idea di Grassi, pur se Comino guidò i tiri più duri) è, a tutti gli effetti, una delle salite più spettacolari e visionarie su ghiaccio fatte nel gruppo del Bianco prima del 1978 - vallo a chiedere alle due cordate italiane che l'hanno ripetuta lo scorso novembre (e che non sono esattamente composte da novellini!) e te lo confermeranno. Idem con patate per il "Phantom Couloir" alla SSE delle stesse Jorasses - che non è certo una "bella via" nel senso tradizionale, ma è non solo il risultato di un intuito veramente sopraffino - non è MAI in condizioni - ma presenta problemi tecnici e logistici veramente tremendi - è la più lunga via tecnica di ghiaccio del massiccio - al punto che l'unica cordata che ha tentato la ripetizione (un gruppo di - probabilmente - inglese a metà degli anni 90) ha dovuto abortire la salità a metà e tagliare la corda verso la Tronchey.

Queste due vie non fanno sognare? Non so a te, ma a me sì, eccome.... e non sono l'unico a quanto pare, se le voci che mi giungono sono vere. E su ghiaccio ce ne sono altre. Repentance Super chi l'ha salita? La Goulotte Valeria? E il Cascatone del Pian Dei Morti? La cascata di Balma Fiorant? L'Altro Volto Del Pianeta? Non sono tutte salite memorabili?

Sul discorso "salite su roccia" temo che il problema - come ti ho già spiegato a suo tempo - sia legato, oltre che alle mie ormai risapute scarse capacità arrampicatorie, al fatto che io salgo per il puro piacere di farlo - mi mancano le cognizioni tecniche per riuscire a stabilire cosa sia "bello" o "non bello" da un punto di vista formale. E' un po' la situazione del profano di arte che si trova di fronte ad un quadro che gli piace, per poi sentirsi dire da un critico "è una crosta", mentre il quadro che manda in visibilio il critico non dice nulla al profano. E' ovvio che, almeno formalmente, ha ragione il critico, ma è anche ovvio che non puoi impedire al profano di avere i suoi gusti. E così, ho convinto un poveraccio di mio amico ad andare a vedere da vicino il Pilastro Rosso al Miage (appena tre ore tre dal Quintino Sella...). Vie che fanno sognare? La diretta S al Cervino, la via della Torre Nera alla Cresta dei Proces, la Grassi-Re alla Tribolazione, Cannabis e Lungo Cammino Dei Comanches (lo so che è una via "collettiva", ma Grassi fu particolarmente importante nell'economia della salita) al Caporal, tante via a Sea (la Cresta della Cittadella!) sperando che ne lascino in piedi ancora qualcuna... non so se siano vie "formalmente" belle, so solo che sono vie che hanno sempre acceso la mia immaginazione - se mi permetti una battuta, ben più di "Merchant De La Sable"!!!

D'altra parte è stato uno dei grandi alfieri dell'alpinismo di ricerca, in debito però con Gogna dal punto di vista alpinistico e con Motti da quello culturale, tanto per rimanere a NW, s'intende.

Se vogliamo vedere chi è in debito con chi il discorso sarebbe lunghissimo - Gogna era in debito con i Francesi degli anni 60, Motti era in debito con un milione di fonti culturali anglosassoni e non....


Resta, come dicevo, la grande intuizione dell'effimero...che però non so adesso quanto ci fosse di Comino...


Comino mise la sua tecnica strabiliante e il suo auto-controllo ferreo, ma l'intuizione (il sogno?) fu di Giancarlo.
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Messaggioda lucasignorelli » mer ott 04, 2006 1:48 am

cialtrone ha scritto:
SArà anche che i i torinesi di sinistra del 70 fossero tristanzuoli, ma io, ecco, non trovo che riflettere i propri ambienti sia sinonimo necessariamente di male. Altrimenti, e parlo di ciò che conosco, dovrei buttare nel cesso Calvino dei Sentieri dei Nidi di Ragno, pressochè tutta l'opera di quel genio vero di Cesare Pavese, evvia così.


Sai qual'è la tragedia? Che la maggior parte di quei "tristanzuoli" sembrava avere solo in capo di rendere Calvino e Pavese non scrittori geniali e innovatori, ma noiose cariatidi che uno era "obbligato" ad ammirare a distanza. Ed infatti il sottoscritto passava i pomeriggi piovosi (quelli d'Inverno) nei sotterranei della Libreria Sevagram di Torino, a leggere tutti i libri di PJ Farmer, Philip Dick e HP Lovecraft, alla faccia dell'opinione che i critici del tempo avevano dei medesimi (gli stessi critici che adesso su Dick organizzano convegni)

Motti di certo non brillava a creatività esplosiva (ma ti chiedo, per cortesia, di citarmi uno, ed uno solo, della categoria *scrittori di montagna od affini* che in tal senso sia degno di un solo sguardo, e non dirmi Fabio Palma altrimenti vengo a piedi a Torino e ti cerco con un randello... :mrgreen:),


Per il tuo diletto te ne cito ben quattro!

In primis l'immane, immenso, delizioso George Livanos e il suo "Al Di La' Della Verticale", libro che è dal 1976 che in pratica non smetto di leggere religiosamente ogni pochi mesi. Divertente, colto, profondo, divertito senza essere cinico, leggero senza essere superficiale. In uscita una nuova edizione a settimane - obbligo di acquisto altrimenti di alpinismo non capite nulla!

Dermot Somers e la sua antologia "White Graph and Other Stories". In Italia è stato tradotto solo "L'ultima scalata" su un vecchio "Alp", ma non è uno dei suoi racconti migliori. Somers fa piccoli ritratti di vita, gioia & miseria alpinistica/arrampicatoria che sono allo stesso tempo accurati e crudeli, ma senza la famosa "distanza ironica" di cui sopra.

"El Peon Di Rojo", di Lito Tejada Flores, tradotto (bene) da Ornella Gogna in un vecchio numero de la Rivista Della Montagna. Un racconto assolutamente geniale in cui le voci dei tre protagonisti - un alpinista che sta morendo sul Cerro Torre, la sua ragazza al campo base, e un vecchio "peon" che sta pascolando il gregge poco lontano dal Torre si mischiano in un flusso di coscenza delirante. Letto per la prima volta nel 1976, e mai più dimenticato.

Last but not least

"The Shining Mountain" di Peter Boardman, che rimane forse uno dei più intelligenti fra i libri di "memorie alpinistiche" mai scritti, anzi, uno dei libri di "viaggio" più interessanti e sinceri che abbia mai letto.

C'è più freschezza nello scritto di Grassi, ma, ecco, a me pare, non voglio esser frainteso, trovo sempre molto sospetto colui che vive e si spalma sulla scrittura...


Io non vedo altro modo di scrivere veramente bene - da non confondere con la "spontaneità", che in effetti normalmente genera effetti tipo Vanna Marchi alle televendite.

E, rientrando abbbomba sulla citazione del Paino, io questa la trovo una profezia terribile, la traiettoria di Motti. Non solo parole, ma fatti, assolutamente controversi, ma fatti, che riflettono uno stato idiosincratico dell'alpe.
Non trovi?


Non posso esprimermi su Motti, perchè c'è tantissimo sulla sua vita e la sua morte che non mi è ancora chiaro (e dubito lo sarà mai). E non credo neppure che la sua traiettoria sia in quache modo una parafrasi dello stato dell'alpe. Questo è di nuovo un mio limite - la vita "normale" è troppo piena di orrori - nascosti o palesi - perchè mi riesca di sprecare anche solo un minuto di permanenza in montagna - quale che siano le condizioni, dal solleone alla tempesta sul Bianco - senza essere fondamentalmente felice e contento. Ripeto, è un mio limite - in montagna ci vado per star bene, rilassarmi e tornare di buon umore, e chissà perchè il 99% delle volte ci riesco. Suppongo che sia una prova di superficialità!


Io, poi, e perdo qui la mia credibilità di lettore, facendo il verso al sapido LucaS, detesto Tolkien e quell'orrenda saga di bifolchi multiformi saltellanti... :mrgreen:


Guarda che basarsi sui film non vale! :)
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Messaggioda biemme » mer ott 04, 2006 2:28 am

cialtrone ha scritto: .........Ad ogni modo, voi, sabaudi del piffero (eddire che dal 74 al 78 ho studiato, medie, a Torino...e ci ho lavorato per 2 anni molto recentemente), che avete covato a lungo storia recente dell'Alpe, storia pure di cambiamento, che avete fondato nel passato il CAI, che avete inventato il ghiaccio verticale, voi, vecchidimmmerda, che sapete e conoscete, parlate, qui, più spesso, vaccaèva, che è bello leggere di queste cose minime di accadimenti.
E' bello di brutto.
:-)
Ciao a tutti.


.....forse perchè un po' di torino l'ho vissuta, avendoci lavorato 4 anni

.....forse perchè a me, motti e i suoi scritti hanno sempre fatto "vibrare" e riflettere

mi unisco a questo accorato appello del Cialtrone, dal sapore vagamente gucciniano : è davvero da incorniciare :D , ma soprattutto sono da incorniciare quasi tutti gli interventi di questo topic !

luca, maurizio & payns : grazie davvero di queste testimonianze :D

meglio, molto meglio uno solo di questi vostri interventi, di una pila intera di rivistespecializzatedimmerda, di quelle in circolazione oggigiorno qui da noi :wink:

bravi ! continuate così, che fa veramente piacere leggere di queste cose :wink:

ciao
biemme
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Messaggioda tclimb_2 » mer ott 04, 2006 9:24 am

chapeau

un thread eccezionale.

da leggere e salvare e rileggere spesso.

grazie
In altre parole, tutti gli organi dovrebbero essere ingranditi!
--
...ma allora avrebbe un enorme schwanzstück!
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Messaggioda Cervino » mer ott 04, 2006 10:01 am

GRAZIE.

Val Piantonetto, Valle dell'Orco.... un amore di tanti anni fa :wink: :wink:
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Messaggioda Payns » mer ott 04, 2006 12:49 pm

Non è un caso se ho inserito questo thread in ?parole e libertà?.
E? stata una scelta ponderata, volevo dare un segnale di forte discontinuità rispetto la maggior parte dei post inseriti.

maurizio ha scritto:...resta come dicevo, la grande intuizione dell'effimero...che però non so adesso quanto ci fosse di Comino..


Parlo per quel che so. Per certo l?intuizione delle cascate e dell?effimero è di Giancarlo, non di Comino che del suo, come detto da Luca Signorelli, ci mise tecnica sopraffina e capacità di analisi.
Per inciso Comino viene ricordato come fortissimo ghiacciatore, ma posso garantire che su roccia era forte e di una eleganza straordinaria. ma nel ghiaccio vide l'opportunità di realizzare un sogno concettuale legato alla sua visione dell'alpinismo fortemente introspettiva.

Certo per quel che riguarda le vie di montagna, le sue realizzazioni non saranno mai popolari. Il livello di ingaggio sia tecnico che psicologico non le rende di certo appetibili. Ma la dice lunga sulla grandezza di chi le ha ideate.




maurizio ha scritto:cioè non ce ne è una che puoi considerare una grande impresa, che possa farti sognare


Mah?.qui entriamo nel relativo. Relativo nel senso che ognuno di noi si crea i suoi sogni, che non necessariamente (anzi quasi mai) coincidono nei sogni degli altri.
Nel mio caso molte vie di Grassi mi hanno fatto sognare e sono grandi imprese. Restano un sogno. Soprattutto perché non ho il livello tecnico per farle. Oggi come allora. Con la differenza sostanziale che oggi non ho neanche la motivazione psicologica ad affrontare grandi rischi come ho affrontato fino al 1987, con una ricerca, mica tanto inconscia, della morte.

Grassi nel suo imponente lavoro di ricerca ed apertura ha lasciato una traccia secondo me fondamentale anche da un punto di vista intellettuale. Se ben guardiamo quel periodo e ancora di più oggi, nessuno come lui è stato in grado di interpretare l?alpinismo di ricerca e di scoperta, passando dai massi della Val di Susa, alle proto-falesia, alle grandi aperture nella vetrina del Bianco, alla valorizazione di valli sconosciute.

Certo per quel che riguarda le vie di montagna, le sue realizzazioni non saranno mai popolari. Il livello di ingaggio sia tecnico che psicologico non le rende di certo appetibili. Ma la dice lunga sulla grandezza di chi le ha ideate.
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Messaggioda Payns » mer ott 04, 2006 13:28 pm

cialtrone ha scritto:,,poi d'improvviso, un periodo formidabile...uno solo....


Vero, ma qui dobbiamo anche considerare la complessità del carattere di Motti che inevitabilmente si rifletteva sui suoi scritti. Più che i falliti, testo che risente per l?appunto della complessità e forse (ma lo dico sommessamente) della fragilità del carattere quello che cita Cialtrone è ben visibile ne ?alla ricerca della antiche sere? dove la monografia del Vallone di Sea è la scusa di una sorte di testamento spirituale.

Il rischio in ogni caso di una caratterizzazione del personaggio (qualsivoglia) anni luce dopo gli eventi è sempre molto alto.

Giancarlo il naif, Motti il filosofo, Comino il freddo, Gogna l?alpinista prestato al nuovo mattino.

Posso dire che Giancarlo era tutt?altro che naif, Comino tutt?altro che freddo e di Motti incrociato superficialmente molte volte, ho un ricordo ben diverso da come viene disegnato. L?ho incontrato sulla normale della Sbarua, noi andavamo a fare, guarda un po? la Motti Grassi al Torrione e non volevamo salire per il sentiero. Lui era con una ragazza ed un ragazzo, arrivo in sosta, distratto non lo riconosco e mi fa ?dove andate con tutta quella roba?? (in effetti avevamo un po? troppa roba?.), con voce da superman gli rispondo: ?a fare la Motti-Grassi?. Mi giro ed è lui. E? andata a finire che la Motti Grassi quel giorno non l?abbiamo fatta e siamo rimasti lì due ore a chiacchierare. Con una persona, mi ricordo, brillante allegra, assolutamente attenta alle chiacchiere di un ragazzino, e
piacevolmente intrigante nel raccontare anedotti in maniera assolutamente esilarante. Ancora oggi vivo un senso di scollamento fra il ricordo che ho e come viene rappresentato.

E? per questo che:



maurizio ha scritto:però la morte suicida di Motti...è stata una pugnalata al cuore...


Anche per me è stata una pugnalata, proprio in considerazione del fatto che non riuscivo a capacitarmi di quel gesto, per me lontano dalla persona che mi era apparsa quel giorno.

lucasignorelli ha scritto:..abbia ragione Gobetti, quando dice "c'era una confusione meravigliosa"


Di nuovo concordo. Aggiungo che la visione di quel periodo da parte dei protagonisti cambia a seconda della prospettiva e del periodo.

Ragazzino affamato di miti un giorno feci una domanda ben precisa a Gian Carlo sul ?Circo Volante? e la risposta fu curiosa. ?Giuseppe, il circo volante non è mai esistito, è un invenzione di Gobetti?.

Personalmente ritengo che il Circo Volante sia una creazione letteraria di Gobetti, l?unica vera grande penna della letteratura di montagna e che i protagonisti di quel tempo non fossero pienamente consapevoli di quel che stavano facendo.
Ma non escludo che la risposta di Gian Carlo sia stata anche causata dal desiderio di negare a priori un etichetta, o un periodo della sua vita.
Per certo il gruppo si è sfaldato con la morte di Galante, a cui Gian Carlo era legato da reale amicizia.


Per quel che riguarda i libri, concordo in pieno aggiungendo anche "il Monte Analogo" di Daumal.
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Messaggioda cialtrone » mer ott 04, 2006 13:35 pm

Payns ha scritto:Per quel che riguarda i libri, concordo in pieno aggiungendo anche "il Monte Analogo" di Daumal.

Bravo Paino, bei commenti. E pure quelli del dotto(r) LucaS (anche se la saga degli ometti del puf io a tratti l'ho letta: la televisione non ce l'ho, santamadonna, ed al cinema vado a vedere Clint Eastwood, mica puffi!)

Però, Paino, ecco, il Monte Analogo, vaccarana, tutto è fuorchè un libro di montagna.
Ettisembra che un alpinista abbia nello spirito di scendere e mettere a conoscenza chi sale delle difficoltà incontrate, e di come poterle evitare?
Eventualmente, al giorno d'oggi, e, insisto, anche a quello di ieri, eventualmente, dicevo, l'alpinista scende ed elimina ogni traccia di suo passaggio, e, se può, mette un chiodo dove non c'entra nulla...Che le difficoltà, se ci sono, siano di tutti, per Dio!
:-D
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Messaggioda Payns » mer ott 04, 2006 14:23 pm

cialtrone ha scritto:Però, Paino, ecco, il Monte Analogo, vaccarana, tutto è fuorchè un libro di montagna.
Ettisembra che un alpinista abbia nello spirito di scendere e mettere a conoscenza chi sale delle difficoltà incontrate, e di come poterle evitare?


Ecciai ragione, ciai... :mrgreen:
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Messaggioda Silvio » mer ott 04, 2006 14:54 pm

3D memorabile, lo salvato tra i preferiti.


I miei complimenti a tutti !!!
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Messaggioda fabri » mer ott 04, 2006 20:18 pm

Silvio ha scritto:3D memorabile, lo salvato tra i preferiti.


I miei complimenti a tutti !!!


Non posso che associarmi...

Era tanto che non leggevo con quest'interesse...

e quotando Cialtrone

Ad ogni modo, voi, sabaudi del piffero .....che avete covato a lungo storia recente dell'Alpe, storia pure di cambiamento, che avete fondato nel passato il CAI, che avete inventato il ghiaccio verticale, voi, vecchidimmmerda, che sapete e conoscete, parlate, qui, più spesso, vaccaèva, che è bello leggere di queste cose minime di accadimenti.

E' bello di brutto



...continuate...

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Messaggioda marinoroma » mer ott 04, 2006 21:33 pm

biemme ha scritto:
marinoroma ha scritto: .......una scena bellissima di un libro che sto leggendo adesso dove una persona si affaccia da un balcone di un hotel a Benares con vista sulle rive del Gange, e guardando la multiforme umanità affaccendata a celebrare funerali, mangiare, pulirsi, dormire, mendicare, fare affari, rubare etc etc si immmagina che dio debba vedere il mondo nella stessa maniera e conclude dicendo che si capisca che poi non abbia il tempo di occuparsi di tutti....


... pierpaolo pasolini (l'odore dell'india) o tiziano terzani (un altro giro di giostra) ? non ricordo ...


la seconda che hai detto :wink:

mi associo ai complimenti x il topic e per le perle con cui lo abbellite, che intanto bisogna prima avercele ste perle e poi magari darle ai porci (tra i porci mi ci metto anch'io chiaramente, che ascolto voi cantastorie con il naso all'insu' :wink:)
....no, non ora, non qui, questa pingue immane frana....
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Messaggioda Payns » mer ott 04, 2006 22:16 pm

marinoroma ha scritto:mi associo ai complimenti x il topic


fabri ha scritto:Era tanto che non leggevo con quest'interesse...


silvio ha scritto:3D memorabile, lo salvato tra i preferiti.
I miei complimenti a tutti !!!


Il merito, in assoluto e senza alcuna retorica a maurizio, cialtrone e lucasignorelli che hanno avuto la pazienza e la costanza di pescare questo topic, dimostrando nei fatti che: "ci vuole naso". 8)

Francamente pensavo che sarebbe passato inosservato.... :roll:
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