tacchinosfavillantdgloria ha scritto:Sulla vexata quaestio del pomodoro e della mucca: chiedo venia se ogni tanto mi spazientisco, ma dopo anni non smetto di stupirmi che tante persone intelligenti continuino a prendere sul serio paragoni così evidentemente privi di fondamento. Non solo dal punto di vista scientifico - non serve essere neurofisiologi o etologi per rendersene conto: basta aver visto una volta ammazzare un maiale o un vitello, o anche solo aver giocato con un cane.
Vedi, a me sembra che continui a non capire cosa intendo dire. Forse hai già sostenuto questa conversazione decine di volte, e posso capire che stanchi. Specie perché probabilmente l'interlocutore medio con cui hai discusso disprezzava e ridicolizzava le tue argomentazioni a prescindere, come purtroppo è uso fare quando si parla di questi argomenti.
È ovvio che piante e animali sono profondamente differenti. Mi sembra di capire che quello che è importante per te è il non arrecare sofferenza e dolore agli animali. Non agli altri regni, ma solo agli animali (animalia), in quanto gli unici dotati di un apparato neurologico sufficientemente sviluppato da poter provare, riconoscere e evitare queste sensazioni.
Diverse cose mi lasciano perplesso di questo ragionamento, e cercherò ora di esplicitarle. Posto naturalmente che per te il ragionamento di cui sopra è e resta valido: quello che vado ora a dire è personale e si applica solo a come io vedo le cose.
Uno: quanto può essere effimera questa suddivisione! Animalia contiene esseri monocellulari (rispondono agli stimoli ma non dotati di sistema nervoso) ma anche pluricellulari. Forse allora tu ti riferisci solo agli essere appartenenti al sottoregno Eumetazoa. Anche qui qualche dubbio ci viene: insetti e lobopodi, crostacei e mammiferi, trematodi e rotiferi, cefalocordati e clitellati: le differenze sono enormi.
Fare una cernita è difficile e sfiora il ridicolo. Vogliamo scendere ancora nella piramide delle suddivisioni? Rischiamo inevitabilmente di lasciare fuori qualcuno di importante: se scegliamo i Cordati becchiamo i maiali, ma dimentichiamo insetti, polpi, molluschi e chissà cos'altro. Insomma quale è il criterio sul quale si basa la "suddivisione vegetariana"? Come può questo criterio essere universale,condivisibile ed accettato da tutti? Su quali basi?
Due: io potrei non essere d'accordo che infliggere dolore e sofferenza sia la cosa peggiore. Potrei ritenere che uccidere,anche in modo cruento, sia di gran lunga preferibile che allevare una mucca in una stalla di 1m². Potrei pure dire (ecco l'esempio banale, scusa) che l'uovo, essendo animale in potenza, non va mangiato, e il latte della mucca non bevuto. Bene, e ora? È lecito? Cosa è lecito e cosa non lo è? Dove sta il limite?
Non è forse che il limite è dentro tutti noi, ognuno ha il suo, e non abbiamo diritto di criticare il limite che gli altri si pongono?
tacchinosfavillantdgloria ha scritto:...paragoni così evidentemente privi di fondamento. Non solo dal punto di vista scientifico - non serve essere neurofisiologi o etologi per rendersene conto: basta aver visto una volta ammazzare un maiale o un vitello, o anche solo aver giocato con un cane.
Non capisco quale sia questo punto di vista scientifico. La scienza non si interessa di queste questioni, per fortuna: la scienza è amorale e imparziale: mai potrebbe classificare l'esistenza di una specie sopra quella di un'altra.
Ancora una volta, con l'ultima frase di cui sopra, dimostri di non aver capito che la tua posizione è prettamente personale: per te, veder ammazzare un maiale è terribile e ti spinge ad una riflessione in questo senso. Altre persone, meno sensibili di te su questo argomento, potrebbero non condividere questo tuo scandalo.
Ora faccio una piccola divagazione, ma restando in tema, almeno per chi vuol capire. Io personalmente ho una cultura di base scientifica e, se col cuore posso rimanere colpito (per l'indubbia somiglianza del maiale all'uomo), col cervello la cosa non mi tange più che l'abbattimento di una quercia o il disgregamento di una montagna. E io bado al cervello, non al cuore, tranne che in rari casi. È una visione più generale, non peggiore o migliore.
Questo può sembrare un punto di vista distaccato e asettico, triste, grigio, buio. All'artista, o all'uomo comune, può sembrare che lo scienziato, sezionando tutto ciò che ha di fronte, ne distrugga la bellezza e l'armonia. Per uno scienziato, invece, la bellezza e il significato delle cose assumono un contorno e un valore più profondo. Egli coglie e comprende un livello semantico (mi si passi il termine) in più: la bellezza di quello che sta sotto quello che vediamo e sentiamo, l'armonia della legge fisica, il fascino del rapporto tra gigantesco e microscopico, ma anche lo stupore di fronte all'ignoto.
Riguardo a ciò, il mio pensiero ricalca abbastanza quello di un fisico famoso: Feynman. Credo di aver visto e letto tutto di lui: lo consiglio vivamente, e molta della sua produzione è perfettamente accessibile anche a chi non avesse alcuna base scientifica. Egli era ed è il mio modello di scienziato ideale. La sua capacità di stupirsi come un bambino di fronte alle meraviglie della natura, tutte e su tutte le scale, è straordinaria. Dopo aver letto per la prima volta un suo libro, piansi scoprendo che era morto molti anni prima, tale è l'ampiezza dell'insegnamento che quell'uomo mi ha dato.
Naturalmente, tutti abbiamo un limite su cosa accettare e cosa no. E questo limite, almeno per me, è posto da quello che ritengo essere giusto e condiviso: non sono le regole che io solo ritengo essere corrette (esse esistono, ma capisco bene come gli altri possano non condividerle), ma le "regole" che sono generalmente accettate dalla società (occidentale) di cui ho accettato di fare parte. E qui torniamo al discorso di qualche post fa.
La società cambia nel tempo le sue regole, per fortuna. Nulla vieta di tentare di cambiarle dall'interno.
In linea di massima ritengo che entrare in conflitto su questa cosa sia controproducente (è improbabile che si riesca a convincere l'interlocutore, che anzi tende a incaponirsi nel suo punto di vista) e anche poco coerente con i principi di non violenza che si vogliono proporre.
D'accordissimo, però parlarne così amichevolmente è, almeno per me, molto interessante ed istruttivo.
i nostri amici pennuti e pelosi (e anche squamati).
Vedi: un altro esempio di come possiamo essere diversi. Per me un animale non è un amico tanto quanto non lo è l prima persona che incontro per strada. Forse qualcuno può diventarlo, ma nessuno lo è a priori. Per te gli animali sono tutti "amici" a prescindere, per me sono solo come altri esseri viventi (e non?!?), né più, né meno.
Questo naturalmente come avrai capito non significa che provi sentimenti negativi verso gli animali, ovviamente, né che non resti spesso affascinato dalla loro bellezza o dal loro comportamento, come ho già spiegato prima.[/quote]