da mina vagante » ven nov 03, 2006 2:08 am
da davi » ven nov 03, 2006 2:26 am
da psycho » ven nov 03, 2006 2:26 am
da psycho » ven nov 03, 2006 12:05 pm
da mark12g » ven nov 03, 2006 13:45 pm
da psycho » ven nov 03, 2006 13:54 pm
da mina vagante » ven nov 03, 2006 15:01 pm
mark12g ha scritto:Francesco De Marchi
Francesco De Marchi, bolognese, capitano ed ingegnere al seguito di Margherita d'Austria, salì, primo fra gli uomini, sull'ultimo picco di Monte Corno il 19 agosto del 1573, insieme a Cesare Schiafinato milanese, a Diomede dell'Aquila e ai cacciatori di camosci Francesco Di Domenico, Simone Di Giulio e suo fratello Giovanpietro, antesignani delle moderne guide alpine.
Dell'impresa, il De Marchi ci ha lasciato un?attenta relazione da cui traspare un rapporto dialettico con la natura intesa non solo come scenario della umana avventura, ma soprattutto come dimensione morale della vita: "Il Corno Monte. Cronaca della prima ascensione sulla vetta del Gran Sasso d'Italia". (Università di Bologna - Archivio Storico).
da mina vagante » ven nov 03, 2006 15:04 pm
da davi » ven nov 03, 2006 15:48 pm
"Sono fermamente deciso a salire ogni anno su alcune montagne o almeno su una (...), sia per studiare la flora montana sia per procurare al corpo un nobile esercizio e alla mente una gioia".
da davi » ven nov 03, 2006 15:50 pm
da sastra » ven nov 03, 2006 15:54 pm
davi ha scritto:1574 Josias Simler, De Alpibus Commentarius
1573 Cronaca della prima ascensione al Gran Sasso
1541 Gesner, De admiratione montium
Siamo dunque arrivati al 1541.
Chi rilancia ????
da mina vagante » ven nov 03, 2006 15:57 pm
sastra ha scritto:
Noe' che approda alla cima dell' Ararat (un bel 5000) ...... vale ?
da davi » ven nov 03, 2006 16:14 pm
''L'Arca di Noe' e' a quota 4300 metri sul grande Ararat. La sua sagoma squadrata si indovina sotto quel grande blocco di ghiaccio visibile a occhio nudo a qualche centinaia di metri di distanza''. Ad affermarlo e' Angelo Palego,appassionato studioso della Bibbia che ha compiuto ben undici spedizioni sul monte Ararat dall'85 a oggi. Palego, spinto dalla sua ''sete di Verita''', ha trascurato la professione di ingegnere per dedicarsi a quella che ritiene la sua grande scoperta: l'individuazione del relitto che, secondo la datazione biblica, salvo' Noe' nel 2370 a.C. dal Diluvio Universale durato 40 giorni e 40 notti...
L'Arca, quando le acque si abbassarono, si areno' su un pianoro che oggi e' a quota 4800 metri sul Grande Ararat. ''Fino al 1840 l'Arca, nella sua monumentale presenza (156 metri di lunghezza, 26 di larghezza e 15,50 di altezza) - spiega Palego in un'intervista all'Adnkronos - era visibile a una ventina di chilometri di distanza e si trovava molto piu' in alto a quota 4800 metri, sempre sul Grande Ararat, su un pianoro grande come 15 campi di calcio. Ma il 2 luglio di quell'anno, un violento terremoto, dovuto all'attivita' vulcanica del monte, spezzo' l'Arca in tre tronconi, il piu' lungo dei quali (100 metri), precipito' 500 metri piu' in basso. E' la' che io sono arrivato nel 1989''. Angelo Palego e' convinto di aver camminato sopra la mitica casa galleggiante di Noe' e, a riprova della sua tesi, afferma che i due lunghi crepacci, nel presunto luogo del ritrovamento, a 26 metri l'uno dall'altro, segnano, come due cicatrici, le tracce dell'Arca che sta sotto, nel senso della larghezza.
''Nella gola di Ahora - continua Palego - si trovano attualmente gli altri due tronconi dell'Arca, visibili da maggio a ottobre''. L'ingegnere, marchigiano di nascita e piemontese d'adozione, ha aperto un sito su Internet e ha redatto un dossier fotografico dove mostra la localizzazione dell'Arca da varie prospettive (dall'alto, dal basso, a distanza ravvicinata, da lontano) e indica il processo matematico che lo ha portato a tale conclusione basandosi su versetti della Genesi.
Palego ne ha ricostruito la forma rettangolare, la struttura a tre piani e, quanto al luogo della scoperta, cita e mostra due disegni d'epoca: il primo di Boule' Legouze, un viaggiatore francese del 1647 e il secondo di Sir John Chardin del 1711.
Nel reportage Palego mostra anche alcuni pezzi di legno di modeste dimensioni (grandi come un libro) raccolti, secondo quanto racconta, in loco e appartenenti al terzo piano dell'Arca, il più basso, che costituiva la base stessa del mitico barcone.
L'infaticabile ''pioniere'' si sta adoperando per sensibilizzare le autorita' turche a rendere visibile il ''relitto'' a quanti vorranno recarvisi e, a questo proposito, e' di prossima uscita un libro, scritto da lui stesso (edizioni Le Mediterranee) in cui racconta come si e' svolta l'impresa. Undici volte sull'Ararat, di cui due in solitaria, esperienza che gli e' costata anche 27 giorni di prigionia nelle mani dei curdi (nel'93) e poi una volta, nel 1988, insieme a Reinhold Messner.
da mina vagante » ven nov 03, 2006 16:56 pm
davi ha scritto:mi diverte questo gioco di trovare il più antico libro di alpinismo.
Mi sia consentito aggiungere il mio piccolo contributo a questa eletta congrega dedita al nobile ozio del diletto erudito.
Ho trovato una cosa ancora più antica:
Konrad Gesner (1516-1565), Libellus de lacte, et operibus lactariis, philologus pariter ac medicus. Cum epistola ad Iacobum Auienum de montium admiratione , Tiguri, apud Christophorum Froschouerum, 1541
In Italia ne esistono almeno due esemplari: uno a Milano, presso la Biblioteca nazionale Braidense; l'altro a Roma, presso la Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II.
Nell'epistola De montium admiratione
Konrad Gessner magnifica le montagne svizzere"Sono fermamente deciso a salire ogni anno su alcune montagne o almeno su una (...), sia per studiare la flora montana sia per procurare al corpo un nobile esercizio e alla mente una gioia".
da davi » ven nov 03, 2006 17:57 pm
mina vagante ha scritto:E' da tempo che mi domando quale possa essere considerato il più antico libro di alpinismo.
Per il momento il più antico MI SEMBRA questo. Ma non sono sicuro. Voi cosa ne dite?
Josias Simler, De Alpibus Commentarius, Zurigo, 1574
il naturalista svizzero Josias Simler (1530-76) si produce in un ""sorprendente"" resoconto geografico delle vallate alpestri. Ripubblicato nel 1633 dagli Elzerir in Leida, venne considerato il testo standard sull'argomento per tutto il XVII. secolo.
da davi » ven nov 03, 2006 18:12 pm
da mina vagante » ven nov 03, 2006 18:18 pm
da gianfranco » ven nov 03, 2006 18:25 pm
da psycho » ven nov 03, 2006 18:33 pm
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