arrampicare senza corda

Area di discussione a carattere generale sull'arrampicata.

Messaggioda pietrodp » mar giu 29, 2004 16:22 pm

pf ha scritto:.... Se la punta è in grado di salire in free solo il 7a+ in montagna e l'8b+ in falesia, cosa è in grado di aprire in montagna a spit e non a spit?


:) Chissa' chi e' questa punta.. :)

Dice Lorenzo:

Enzolino ha scritto:....
Ma il vanto si alimenta soprattutto dalla mitizzazione eccessiva che si fa del free-solo.
...
Credo che a volte, percorrere il tratto tra due protezioni molto distanti possa essere psicologicamente simile ad una free-solo, anche se la presenza della corda e' comunque un ancoraggio psicologico. Per quello non capisco come mai ne parli come se fosse un mondo a parte...


Non capisco invece perche' tu voglia "smitizzarlo", questo free-solo... per me e' una cosa grande, pazzesca, inimmaginabile quasi. Pensare di andare slegato, anche sul facile, mi fa accapponare la pelle e sudare copiosamente le mani, percio' nutro un'ammirazione incredibile per chi e' in grado di farlo (x TUTTI quelli che sono in grado, in relazione alle loro capacita', dal 5a all'8b+). Un'altra cosa sono poi le scale di valori, e condivido assolutamente il discorso di fabio: un mondo e' il 5a, un'altro quello in cui si muove Huber (Alles).
Sono con Fabio anche sul discorso corda=ancoraggio psicologico. Attaccato al cordone ombelicale, un solo chiodo in 40 metri (o neanche quello, come ovviamente mi e' capitato andando in montagna) e' situazione tollerabile anche per un pavido come me, nonostante le conseguenze di una caduta, analizzate a posteriori, non sarebbero molto dissimili da quelle di una caduta da slegato.
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Messaggioda aculnaig » mar giu 29, 2004 16:37 pm

pietrodp ha scritto: e' situazione tollerabile anche per un pavido come me, nonostante le conseguenze di una caduta, analizzate a posteriori, non sarebbero molto dissimili da quelle di una caduta da slegato.


Così dicendo sembra che tu stia dando ragione a Enzolino.
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Messaggioda Enzolino » mar giu 29, 2004 19:37 pm

pietrodp ha scritto: Non capisco invece perche' tu voglia "smitizzarlo", questo free-solo... per me e' una cosa grande, pazzesca, inimmaginabile quasi. Pensare di andare slegato, anche sul facile, mi fa accapponare la pelle e sudare copiosamente le mani, percio' nutro un'ammirazione incredibile per chi e' in grado di farlo (x TUTTI quelli che sono in grado, in relazione alle loro capacita', dal 5a all'8b+). Un'altra cosa sono poi le scale di valori, e condivido assolutamente il discorso di fabio: un mondo e' il 5a, un'altro quello in cui si muove Huber (Alles).
Perche' vedo nelle freesolo una disciplina come le altre in cui e' richiesto un impegno psicologico molto maggiore. L'ho notato sul gritstone dove la differenza tra il salire protetti o senza protezione a volte era minima. Allora ho notato una certa continuita' tra bouldering, highballs, free-solo o vie trad precarie. Il rischio poi e' sempre un concetto relativo e, come detto sopra, dietro l'etichetta "free-solo" ci possono essere molte piu' sicurezze di quanto si creda. Son sicuro che se tu e Fabio ci andaste gradualmente alla fine occasionalmente vi dareste a delle scalate senza corda, la' dove vi sentite ispirati e relativamente sicuri.
Mi incuriosisce invece sapere cosa vi affascina e perche'. Il discorso sull'irrazionalita' secondo me parte da un certo punto.
Quando ad esempio le incognite sono numerose, ed allora la freesolo diventa un viaggio, diventa scoperta, altrimenti potrebbe essere semplice esercizio ginnico. E qua vale la scala di valori citata da Fabio.

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Messaggioda pietrodp » mer giu 30, 2004 9:21 am

Enzolino ha scritto:Mi incuriosisce invece sapere cosa vi affascina e perche'. Il discorso sull'irrazionalita' secondo me parte da un certo punto.Quando ad esempio le incognite sono numerose, ed allora la freesolo diventa un viaggio, diventa scoperta, altrimenti potrebbe essere semplice esercizio ginnico.

Lorenzo


Qui sta probabilmente la differenza tra la mia e la tua visione: l'agire irrazionale di una free-solo, che in un altro modo potremmo chiamare un'accantonamento dell'istinto di conservazione, secondo il mio prudente modo di vedere parte da un certo punto che pero' sta molto in basso... salire slegato sulla dolomia sul IV gia' per me e' un atto assolutamente temerario, perche' sono convinto che 1) ci voglia un grandissimo controllo psicologico per non farsi sopraffare dall'emozione dell'esposizione e dell'assenza di scappatoie in caso di errore 2) comunque ci siano alcune variabili che, al di la' della nostra forza ed esperienza, NON sono sotto il nostro controllo (shit happens).

Secondo me tu semplifichi troppo a voler ridurre il free-solo come una disciplina delle tante che esistono nell'ambito dell'arrampicata-alpinismo.
La vedo come diversa semplicemente perche' si rischia la pelle n volte di piu' che su una via di pari grado fatta con la corda e i chiodi, ed n^2 volte di piu' che sulla stessa via fatta con corda e spit... e' lapalissiano che il rischio sia sempre stato, nell'alpinismo, una delle componenti che fanno giudicare grande o meno una salita. Il perche' di questo e' anche la risposta alla tua domanda sul perche' io e tanti altri appassionati siamo affascinati da una free-solo: e' l'ammirazione per chi dimostra tanto controllo, tanta superiorita' fisica, tecnica e soprattutto psicologica, nonche' tanta temerarieta', da contravvenire in modo cosi' palese al normale istinto di conservazione.
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Messaggioda aculnaig » mer giu 30, 2004 9:52 am

Voto Pietrodp, dove devo firmare?

Aggiungo che per me non è la paura della morte in se a farmi desistere da un'impresa in free solo, ma la solitudine con la morte che mi fa paura.
Cioè la mia mente è da sola con la morte che in ogni momento della salita slegato può avere la meglio della comagna di viaggio.
Non è lo schianto al suolo che mi fa paura, ma la consapevolezza che ad un certo punto la morte potrebbe vincere e prendere il sopravvento, bloccando il corpo.
Chi fa un viaggio del genere con la morte a fianco non è un ginnasta!
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Messaggioda Enzolino » gio lug 08, 2004 9:48 am

pietrodp ha scritto: Secondo me tu semplifichi troppo a voler ridurre il free-solo come una disciplina delle tante che esistono nell'ambito dell'arrampicata-alpinismo.
La vedo come diversa semplicemente perche' si rischia la pelle n volte di piu' che su una via di pari grado fatta con la corda e i chiodi, ed n^2 volte di piu' che sulla stessa via fatta con corda e spit... e' lapalissiano che il rischio sia sempre stato, nell'alpinismo, una delle componenti che fanno giudicare grande o meno una salita. Il perche' di questo e' anche la risposta alla tua domanda sul perche' io e tanti altri appassionati siamo affascinati da una free-solo: e' l'ammirazione per chi dimostra tanto controllo, tanta superiorita' fisica, tecnica e soprattutto psicologica, nonche' tanta temerarieta', da contravvenire in modo cosi' palese al normale istinto di conservazione.
Pero' lo e'. Come lo e' base jumping o altre discipline rischiose dove un solo errore puo' essere fatale. Per quanto mi riguarda nel free-solo la componente irrazionale deve essere completamente bilanciata da quella razionale. Ogni squilibrio tra le due porterebbe alla morte. E quindi la conoscenza di una via, la preparazione fisica e psicologica, devono essere tanto piu' elevati quanto piu' difficile e rischiosa e' una via.
Infine si potrebbe disquisire all'infinito sulla qualita' delle free-solo. Tanti fattori influiscono sul carattere solitario di un'impresa e non si possono quantificare semplicemente in termini di grado.
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Messaggioda Enzolino » gio lug 08, 2004 9:52 am

aculnaig ha scritto:Aggiungo che per me non è la paura della morte in se a farmi desistere da un'impresa in free solo, ma la solitudine con la morte che mi fa paura.
Cioè la mia mente è da sola con la morte che in ogni momento della salita slegato può avere la meglio della comagna di viaggio.
Non è lo schianto al suolo che mi fa paura, ma la consapevolezza che ad un certo punto la morte potrebbe vincere e prendere il sopravvento, bloccando il corpo.
Chi fa un viaggio del genere con la morte a fianco non è un ginnasta!
Bell'intervento!
Tu parli della morte. E cosa si puo' dire invece della vita? E' possibile che si salga contemporaneamente in "compagnia della morte" ed "compagnia della VITA"?
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Messaggioda quilodicoequilonego » gio lug 08, 2004 10:13 am

Enzolino ha scritto:
aculnaig ha scritto:Non è lo schianto al suolo che mi fa paura, ma la consapevolezza che ad un certo punto la morte potrebbe vincere e prendere il sopravvento, bloccando il corpo.
Chi fa un viaggio del genere con la morte a fianco non è un ginnasta!
Bell'intervento!
Tu parli della morte. E cosa si puo' dire invece della vita? E' possibile che si salga contemporaneamente in "compagnia della morte" ed "compagnia della VITA"?


...per me siete pazzi, quando fai queste cose ti concentri solo su te stesso, sul fatto che non puoi sbagliare e che sei convinto/consapevole di essere sotto il tuo limite, tutto il resto svanisce da quando attacchi a quando sei fuori pericolo (alla morte ci pensi quando ti succede qualcosa di drammatico, quando solo il destino/la fortuna ti può salvare)
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Avè rot le bale, basta spit 'n Dolomiti, tanto i cavan tuti...
In arrampicata, cosa c'è di più artificiale del trapano ?
VIA TUTTTTTT
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Messaggioda Enzolino » gio lug 08, 2004 10:27 am

quilodicoequilonego ha scritto:...per me siete pazzi, quando fai queste cose ti concentri solo su te stesso, sul fatto che non puoi sbagliare e che sei convinto/consapevole di essere sotto il tuo limite, tutto il resto svanisce da quando attacchi a quando sei fuori pericolo (alla morte ci pensi quando ti succede qualcosa di drammatico, quando solo il destino/la fortuna ti può salvare)
Premesso che ricondurre le varie situazioni a quella che descrivi non fa giustizia ai colori e alle sfumature delle esperienze vissute. A volte la paura e' rumore di sottovondo che salva, a volte lo e' l'euforia, ma il piu' delle volte accade quello che dici tu. Durante non c'e' nessun pensiero e certe emozioni o sensazioni come come paura o enorme euforia si cristallizzano solo dopo. Un po' come capita in tante vie o esperienze non-free-solo in cui quell'esperienza del nulla solo in seguito lascera' una traccia che ci portera' a cercare esperienze ancora piu' forti e piu' belle.
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Messaggioda stefano michelazzi » gio lug 08, 2004 20:26 pm

ho cominciato ad arrampicare da solo e slegato inizialmente per un unico motivo:
non trovavo compagni per andare in montagna come spesso accade e soprattutto ad un principiante, e ne avevo una gran voglia!
Dopo la prima ne sono venute molte altre, visto che da una "necessità" è nata una passione.
Ho arrampicato un po' dappertutto con pubblico o senza, prima di tutto per mia soddisfazione personale, per andare oltre forse a quelle che sono le comuni paure dell'uomo, o magari per cercare una sfida con me stesso, o più semplicemente per vivere la montagna,la parete, nel modo più romantico possibile.
Non nego però che col tempo e col migliorare delle prestazioni, la conferma da parte degli altri ha aumentato la soddisfazione.
Anzi, chi mi critica, spesso, mi da maggior soddisfazione, perchè quasi sempre non è per prudenza ma per invidia, e sarò pure un pò narcisista, ma sinceramente mi mette di buon umore, aldilà delle mie motivazioni interiori che ho già espresso.
Perciò concordo con roberto, almeno per quanto mi riguarda e credo anche per quanto riguarda molti altri...non credo che la soddisfazione e la conferma personali, che si hanno quando si raccontano le varie imprese alpinistiche (corda o non corda), non tocchi...l'importante è non farsi prendere la mano e farlo solo per quello, altrimenti il tutto si ridurrebbe in una sfilatina che ben poco ha dell'alpinistico.
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