Ciao a tutti,
ringrazio dell'invito Roberto ma ormai seguo sporadicamente questo forum, perchè non riesco più a seguirne diversi. Postare richiede poi del tempo per stare a vedere cosa rispondono gli altri e io sono diviso ormai tra mille cose
Trovo interessanti le vostre osservazioni allo stralcio del mio discorso e mi fa piacere che qualcuno le abbia teletrasportate qui. Io ho sempre pensato quel che ho scritto, ed in questi anni ho trovato riscontro alle mie teorie solo nel pensiero di Marco Bernardi. So che lui è stato criticatissimo in varie occasioni per queste sue idee, ma io penso che a questo riguardo ci siano un po' di luoghi comuni, e in generale una poca capacità (e voglia) di distinguere gli ambiti di un'attività, e quindi anche delle presunte "regole" che vi applichiamo.
Mi sembra che Roberto abbia centrato il punto. Nell'arrampicata sportiva (ma oramai anche in un certo tipo di alpinismo) le regole sono elastiche, dunque attenerti al cento per cento perde di significato, almeno secondo me. E' vero, anche in montagna oramai si lavorano le vie con i rinvii. Anche sull'hard grit lo si fa. Certo che tra Heason che sale a vista e slegato e un'altro che prima ci fa cento tentativi da secondo c'è una bella differenza, nessuno si sogna di negarla. Ma questa differenza, in arrampicata sportiva, non è misurata, sta nella nostra coscienza, la sappiamo noi, tutti ne siamo consapevoli. Non è però quantificata, ed è giusto così. Ma un 8b con i rinvii già messi e allungati a Ceredo (tanto per dire, ma ovunque è così) varrà sempre come l'8b di Heason, perchè il grado è l'unico parametro di misura di una prestazione in arrampicata sportiva. Non so se seguite il mio discorso senza fraintendermi...
Lo so anch'io che se salgo una via a vista (e ovviamente da primo) nelle Gorge du Tarn è un conto, mentre se me la lavoro e allungo i rinvii (come fa la maggioranza) è un altro. Dobbiamo imparare a capire queste differenze e a tenerne conto. Però chi arrampica da un po' sa benissimo che quando conosci bene i passaggi si riduce l'aspetto psicologico legato all'incertezza, dunque anche fare una via con i chiodi a 4 m non diventa così drammatico, se conosci sove stai andando, e che magari vicino al chiodo ci sarà una buona tacca per rinviare. Insomma, io non sto dicendo che è uguale, sto dicendo che alla fine è ininfluente, se accettiamo di confrontarci col grado in un'ottica sportiva.
Naturalmente so benissimo che arrampicare non è solo questo, per carità, altrimenti avrei già smesso da un secolo.
Riguardo infine alla chiodatura, ricordo che l'arrampicata sportiva, per definizione, si svolge su percorsi attrezzati a norma di sicurezza. Ciò autorizza chiunque a prendere le precauzioni necessarie per non rompersi le caviglie. Se una via è attrezzata male, che senso ha che io rischi per farla come è attrezzata? Non ha più senso rischiare dove questo fa parte del gioco? Ricordo una via a Podenzoi, mi sembra Boletus Satana, un 7b+ sulla sinistra. C'era un moschettonaggio quasi impossibile da fare, ma nessuno lo cambiava, perchè la via era nata così. Quel giorno c'era Legrand che la provò a vista e cadde. Si sentì una sonora bestemmia e io so che non era perchè non ce la faceva più a tenersi
Su quel moschettonaggio impossibile c'è chi si gloria e chi è in disaccordo, ma testimonia comunque la confusione che regna nelle nostre falesie.
Tutte le falesie dovrebbero essere attrezzate con gli stessi criteri, ma ovviamente è impossibile. Dunque ognuno cerca di arrangiarsi come può, allungando i rinvii e quant'altro. Poi ognuno dà dentro di se più o meno importanza a questo ma, ripeto, per i parametri dell'arrampicata sportiva, ciò è ininfluente
Al di là del fatto di essere o meno d'accordo con queste antipatiche teorie, io credo che la nostra arrampicata ne guadagnerebbe se le falesie fossero tutte attrezzate bene, e la gente pensasse soprattutto a superare la difficoltà tecnica, senza impaludarsi in regole e regolette...e esistessero più vie dove invece l'aspetto psicologico conta veramente, e dove confrontarsi ad armi pari con quello che hanno fatto i primi salitori. Quindi non aggiungendo chiodi, non allungandosi i rinvii, non spittando le vie classiche.
I francesi hanno capito questo molto bene, e da tempo. Forse per questo s'iuncazzano quando cadono perchè non riescono a moschettonare. Da noi c'è troppa gente che invece di questo si gonfia il petto, pensando di aver fatto chissà che, magari contorcendosi per passare un rinvio, che lo obbliga a stare secondi in più su una tacchetta infima, probabilmente solo per un errore del chiodatore che nessuno ha il coraggio di correggere. Ma ha senso tutto ciò? Al di là delle falesie esistono le vie sportive chiodate lunghe e il terreno di avventura. Queste però fanno paura. Chi si gloria di saltare i rinvii in falesia, non si spinge quasi mai su queste, soprattutto quando il grado si avvicina al proprio limite. Ha paura.
Il mio è dunque un invito ad allargare i propri orizzonti, nulla più.
buon primo maggio a tutti, io son purtroppo di giochi gonfiabili
Maurizio