giudirel ha scritto:In linea di massima sono daccordo, anche se nel lecchese, a causa della grande frequentazione, sono state attrezzate in modo sicuro a fittoni resinati, molte scalate classiche o aperte con mezzi tradizionali.
Tale operazione è stata, laddove ciò era possibile, portata avanti con il consenso degli apritori dell'itinerario, consenso che laddove è stato negato ha portato ad escludere la via in questione dall'operazione di "messa in sicurezza". A tale riguardo ad esempio la Gogna la Medale è stata lasciata "nature" a causa dell'esplicito diniego di Alessandro (posizione assolutamente rispettabile).
Laddove l'operazione di riattrezzatura ha riguardato monotiri tranne qualche piccola modifica sulla posizione del primo e secondo spit (quando oggettivamente pericolosi) è stata rispettata la posizione delle protezioni dei primi attrezzatori (scalare alla Falesia "On the Road" per capire quello che dico...).
Laddove la riattrezzatura ha riguardato vie di più tiri la riattrezzatura (tranne eccezioni non direttamente imputabili al gruppo di richiodatura come la via Savini alla Parete Rossa che è superattrezzata in modo ridicolo....) ha reso di solito le vie più impegnative dal punto di vista dei passi obbligati, partendo dal presupposto di adattarsi al livello di ripetitori in libera.
Appigli scavati non credo proprio ne siano stati fatti, anche se su alcuni monotiri gia ai tempi dell'apertura questo è successo (tiro un po' le orecchie al per altri versi meritorio Alessandro Ronchi che qua e la, anche su itinerari medi, ha fatto un po' di porcate).
La maggior parte degli scavati qui nel lecchese riguarda i tiri estremi e quindi non mi riguarda molto... ovviamente mi sembra davvero una schifezza, considerato soprattutto che qui abbiamo tanta di quella roccia da non sapere che farne...
Bravo Giudirel! Ne approfitto per togliermi un sassolino dalla scarpa e il magone che mi viene quando vado al Vaccarese, dove il suddetto Alessandro Ronchi ha scavato prese e piantato decine di spit su tiri aperti da me all'inizio degli anni '80 senza nessun intervento sulla roccia e con chiodatura molto più parca.
In quegli anni piantare spit nel lecchese significava essere tacciati di essere dei "cagasotto", per cui, sia per smontare l'insulto all'origine sia perché si bucava a mano, si spittava veramente lontano. Sempre al Vaccarese, più o meno dove ora c'è "popolo verticale", c'era un tiro che su 25 metri aveva 4 spit, con difficoltà tra il 6b+ e il 6c.
Su "A bau a qu" ne avevo messo 5 e adesso ce n'è più del doppio, e c'è pure un buco scavato e diverse righe di resina per i piedi, totalmente inutili.
E lo stesso per altri 6 o 7 tiri aperti sulle stesse pareti, che ora sostanzialmente non esistono nemmeno più, annegati in un mare di linee spesso decorate da appigli scavati.
Da una parte capisco che se si fosse mantenuta la chiodatura originaria oggi quei tiri non sarebbero molto frequentati, ma ugualmente quando vado da quelle parti non riesco a provare un po' di dispiacere...
Forse è solo il mio ego ferito...

Ogni problema complesso ammette almeno una soluzione semplice. Sbagliata.
Siamo qui per scalare, mica per divertirci!