santa_agnese ha scritto:yena ha scritto:santa agnese avrà anche ragione d' altronde siamo in italia!
infatti tutti noi arrampichiamo in falesie chiodate dalle guide alpine! ( o no?)
che chiodano ( e quindi sanno chiodare son sempre quelli)
anni e anni di esperienza ricerca e lavoro sul campo forse valgono più di un modulo formativo.
sarebbe bello a perità di risorse far realizzare 2 falesie ( e intendo anche disboscare, tracciare sentieri, non solo disgaggiara e mettere spit) una da una qualsiasi guida alpina che ha pertecipato al modulo e una a uchiodatore di veccia data e poi far valutare a chi arrampica qual' è globalmente la migliore!
.....ci risiamo con il solito ritornello....capisco che non è alla portata di tutti accedere ai corsi di guida alpina, ma la stessa cosa è diventare architetto, ingegnere geologo e chi più ne ha ne metta.
i titoli hanno un senso ed un valore, caso contrario ci ritroviamo nella repubblica delle banane, di cui mi pare tu voglia far parte.
Quello che non riesci a comprendere è che per assumersi delle responsabilità bisogna avere le carte in regola, ed il professionista si distingue dal dilettante per questo e per altri motivi che non stò ad elencare.
quello che bisogna ribadire in questo discorso e l'utilizzo dei soldi pubblici e non la passione del singolo che investe i propri risparmi per attrezzarsi un sito (quella che poi è stata la mia esperienza).
una domanda a tutti: ho visto delle catene di sosta con i moschettoni consumati più della metà (grotti, roccamorice ecc.) a chi tocca sostituirli?
cosa pensate che accade di una falesia se qualcuno si fa del male per il motivo predetto?
chiedetelo ad Aloi, dalle sue parti è accaduto ed hanno interdetto la falesia.
... il ritornello secondo me e' dato da almeno due spartiti diversi e da una infinita serie di contraddizioni (del tutto trasversali).... a questo si aggiunga il campanilismo tutto italiano e non si riuscira' mai a trovare una soluzione accettata da tutti. Altro che Cosiroc..... qui siamo alla preistoria, dove ognuno guarda la punta dei propri piedi (quando guarda lontano......)
Io vorrei solo dire che mai nessuno (nemmeno una guida laureata in scienza della chiodatura) potra' certificare una falesia, nessuno potra' (e vorra') porre il proprio sigillo in calce alle relazioni di un settore per certificare la sicurezza del posto.
Al massimo (e gia' sarebbe un bel passo avanti) potra' essere certificato che il lavoro e' stato eseguito da questi benedetti (o maledetti, dipende dai punti di vista) chiodatori professionisti, che hanno rispettato i parametri per i quali hanno ottenuto il loro titolo e che i materiali posti in loco sono a norma... e basta.
La roccia e' roccia... ed e' all'aperto e non e' possibile monitorare ne' la natura (il lavoro dell'acqua, del freddo, del vento, del gelo ecc.ecc.), ne' il comportamento di ogni singolo frequentatore di una via (che a sua volta si puo' considerare alla stregua di un "agente esterno").
Pertanto una presa potra' sempre staccarsi, un sasso potra' sempre piombare a terra, una lama (prima o poi) potra' cedere... e via discorrendo.
Cosa scomporta quindi una "certificazione"?... che nel caso in cui ceda un appiglio possa fare causa a qualcuno? Non credo proprio (e spero non possano MAI verificarsi situazioni del genere, sarebbe la morte dell'arrampicata!).
C.