Ragnol ha scritto:Però mi pare proprio che tu ti sia costruito la tua idea di alpinismo (fai alpinismo? ne sei davvero convinto?), di etica (vuoi le pareti pulite ma a VEDERLE ci vai in elicottero?), di avventura (vivi avventure? ne sei davvero convinto?) ecc ecc con una quantità di contraddizioni, incoerenze e compromessi che non entrano in un container. E l'unico che illudi sei te stesso. Riflettici, se ti va.
Però magari mi sbaglio...
La mia idea di alpinismo è primordiale.
A me piace andare per laghi, montagne, savane e deserti, superando le distanze scomode (e inutili) coi mezzi più rapidi e comodi che posso permettermi. L'avventura comincia quando si posano i piedi per terra, magari al centro del più grande e antico cratere del mondo, oppure in quello più sconosciuto che si trova a qualche chilometro di distanza, nascosto dentro una giungla in cui i "turisti" non arrivano.
Certo... se avessi più tempo ed energie, magari partirei a piedi da casa per andare nella Rift Valley ed userei i muli per attraversare i grandi altopiani. Ma vivo in un'epoca in cui le distanze ancora non possono essere azzerate e, in attesa del teletrasporto, uso quello che c'è.
Questo cambia forse il modo di vivere un'avventura?
Secondo me cambia soltanto il tempo che non si perde per strada e ne aggiunge altro (prezioso) in prossimità della meta.
E' pur vero che la parte bella di un viaggio è il viaggio... ma forse bisognerebbe considerare quella parte finale di viaggio che fa la differenza.
Ma se la mia idea di alpinismo resta primordiale, non lo è certo la tecnologia che utilizzo per immortalarlo e non lo sono nemmeno i mezzi a cui posso attingere per "accomodarmi" nella posizione migliore. Il mitico Bonatti, quando faceva quegli spettacolari reportage per Epoca in giro per il mondo, allora sconosciuto, fu il primo ad utilizzare due macchine fotografiche con timer radiocomandati e riuscì ad immortalarsi (come richiesto dal giornale) in luoghi bellissimi e con inquadrature meravigliose. Non ditemi che, la sua, in quel momento non era avventura!
Eppure qualcuno lo criticò per quella scelta, ma intanto riuscì a vedere coi suoi occhi quella parte di mondo che ci fece sognare. Lui stesso cominciò a sognare l'avventura leggendola su un libro. Peccato che, per sua ammissione, non sia mai riuscito ad usare la videocamera come la macchina fotografica, altrimenti si sarebbero potuti realizzare una dozzina di film meravigliosi.
Oggi, i migliori documentari sulla natura vengono realizzati dal National Geographic e dalla BBC. Di certo non arrivano a piedi nei luoghi da riprendere. Nella Riserva dell'Amboseli, in Kenya, hanno ottenuto il permesso di muoversi in jeep in luoghi e in orari interdetti ai normali safari. e non ho mai pensato che fossero stati "poco etici" per questo. Anzi, li ho invidiati mentre aspettavo da un'ora che aprissero il gate della riserva.
Continuo a ribadire che non faccio quello che fate voi, non perché le nostre mete sono diverse, ma perché cambia lo scopo. Probabilmente quarant'anni fa andavo in montagna come fate voi, per vivere sulla mia pelle l'emozione del rischio o del silenzio, della solitudine... e ho continuato a farlo a lungo. Non mi portavo nemmeno la macchina fotografica perché non serviva un "documento" che attestava la piccola o grande impresa, bastava averla fatta e non serviva altro. Poi però il tempo passa e coi figli non basta più il racconto di quel tempo. Vogliono vedere, vogliono capire, vogliono un'immagine che attesti l'emozione di quell'istante. Ecco, Bonatti smise di fare reportage per Epoca perché arrivò la televisione a raccontare le meraviglie del mondo. Messner lo ha capito per primo che l'alpinismo e l'avventura devono essere documentati perché la gente può essere portata coi sogni dentro le sue realtà soltanto usando la forza delle immagini.
Ovviamente io non sono né Bonatti né Messner, ma mi piace "giocare" a documentare l'avventura "che posso permettermi" allo stesso modo.
E non la reputo una contraddizione voler immortalare l'alpinismo arcaico con la tecnologia moderna, perché sono proprio quelle imprese primordiali a mancare nelle teche del National Geographic e della BBC. Tutti avrete visto la ricostruzione del film sull'Eiger e per, quanto realistico, non sarà mai come affacciarsi sulla Eigerwand e la Eismeer, o sul ghiacciaio di Grindelwald così come era in quel tempo.
Per cui permettetemi di ribadire che la nord dell'Eiger è un museo a cielo aperto e vedere la parete attrezzata coi materiali moderni è un colpo al cuore. E' come aggiungere una cornice di titanio alla Gioconda.... è come ritrovarsi a fotografare un chiodo arrugginito con attaccato un moschettone moderno e una fettuccia nuova fiammante.