pisolo ha scritto: la storia ci insegna che molti, troppi animi sensibili, tra quelli parecchio avanti, capita che poi non ce la fanno perchè incapaci di ricomporre un puzzle difficilissimo, anzi impossibile, per mancanza dei pezzi. Ma quello che però ci hanno lasciato nel tentativo di ricostruirlo, quel puzzle, è tanta roba
Altrochè.
Storia direi talmente ricorrente da essere da manuale.
Ho frequentato persone che lo hanno conosciuto molto bene.
Ne ho sentito parlare con rispetto e ammirazione. Forse persino un po' troppo perchè la cosa non mi sembrasse quasi sospetta. Un modo per allontanarlo e isolarlo. Ma io penso male.
tacchinosfavillantdgloria ha scritto:la spinta a praticare attività come l'alpinismo ha le sue radici non solo in uno specifico contesto socio culturale, ma è anche legato a una certa tendenza personologica (propensione al sensation seeking ecc. ecc.). È però un dato di fatto che la pratica diffusa dell'alpinismo è storicamente caratteristica delle società "occidentali" (o comunque di élite occidentalizzate); e in particolare il recente boom dell'arrampicata sportiva, sono convinto che abbia a che fare con un certo clima culturale che valorizza l'individualismo competitivo e la propensione al rischio come caratteristiche positive.
Su questo un po' dissento. L'alpinismo della generazione dei Bonatti non è stato quello dei Mummery e dei Sella, borghesi e intellettuali, ma è stato alpinismo operaio, come lo è stato quello dei duri dell'est. Molto meno consapevoli dei colti borghesoni che li avevano preceduti ma indubbiamente molto più animati da desideri di riscatto, innanzitutto sociale, quasi come pugili cresciuti nel Bronx.
In fondo l'armamentario deteriore della retorica dell'eroismo e una scarsa autoironia sono stati più retaggio loro. Più lammeriani di Lammer, senza averne l'amoralità ed il titanismo di autoproclamati uomini superiori.
Per quello che riguarda l'arrampicata sportiva alla fine le motivazioni sono abbastanza diverse.
O meglio sono declinate in quella realtà liquida di cui parlavo prima, quella nata dal tramonto della mentalità borghese del merito ergo sum forse sostituita dall' appaio ergo sum.
I tratti fondamentali dell'alpinista che erano e restano sociopatia e narcisismo nel free climber diventano onanismo ed esibizionismo, ripetizione ossessiva e compulsiva del gesto e necessità di un pubblico su cui riflettersi.
Si perde la compostezza impacciata e pretenziosamente schiva dell'alpinista per confluire nel mass market della prestazione misurabile col regolo calcolatore. In questo senso il percorso breve che ha portato dal Nuovo mattino alle Gare di Bardonecchia è stato una conseguenza del tramonto di una cultura borghese elitaria, poi proletariamente rimasticata, per confluire nella post modernità.