E il Grignetta l'è andà

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Messaggioda Sante Caserio » gio ott 26, 2006 12:22 pm

.:eZy:. ha scritto:
Sante Caserio ha scritto:
Qualcuno mi sa dire cosa significhi *trade union* ??

Ricordo che il sindacato UK aveva questo nome. Altri significati mi sfuggono.

Sono di una ignoranza abissale.

:roll: :roll: :roll:

8) forse un refuso... meglio se : trait d'union ... :o


Bravo Ezy :!: vinci la bambolina ;)









...poi si fanno sei anni di pippe mentali sulla *cultura alpinistica*
Sante Caserio
 
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Messaggioda quchibu » gio ott 26, 2006 12:23 pm

Sante Caserio ha scritto:[
Bravo Ezy :!: vinci la bambolina ;)





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yuuum :lol:
quchibu
 
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Messaggioda alter-ego » gio ott 26, 2006 12:26 pm

quchibu ha scritto:Io da quel poco che lo conosco (visto in un paio di serate, letto suoi scritti e il suo sito) non ho avuto la sensazione di Simone Moro come di uno sbruffone.

Quello di cui mi rendo conto però è che una persona che fa himalaysmo invernale è portato a guardare il mondo alpinistico in un modo un pò diverso.

Sicuramente la percezione dei rischi che si prendono è ben diversa rispetto a chi apre una via anche tecnicamente difficile anche chiodata lunga.

E il rischio è componente essenziale dell'alpinismo.


Ci sono viaggi che s'intraprendono e non sai quanto dureranno, come potrai tornare indietro e se tornerai indietro.
Sto parlando di Simone Moro ma utilizzo come esempio la "No return ridge" di Renato Casaroto al Denali.

Sono prospettive diverse. Nelle quali le questioni sulla chiodatura a 8 metri sul 6c e a 3 sul 7c piuttosto che a 15 sul 6a... si guardano con occhi forse un pò allucinati.

Io credo che Simone intendesse questo tipo di cosa quando ha detto che l'alpinismo così si rinchiude su se stesso in una sorta di autoreferenzialità narcisista.

Non entro nel merito del Grignetta perchè non c'ero.


Tuttavia il discorso di Simone Moro non è affatto campato in aria. In generale.

Non esprimo la certezza che sia giusto. Però può far riflettere, no?

Voglio dire:
ci sono vie che sono "grandi realizzazioni" solo per chi è in grado di percepire le difficoltà incontrate dagli apritori. Ovvero parliamo di una ristrettissima cerchia di persone che va ad interessarsi del grado, della proteggibilità, della qualità della roccia... ecc ecc

Moro dice che in questo modo l'alpinismo si richiude su se stesso.
3 persone fanno la via,
100 sono in grado di percepirla
5 la premiano
7-8 la ripetono.
finita.

Moro dice che l'alpinismo ha sempre comunicato un pò di più anche con i non addetti ai lavori.
Ed è vero.


E' giusto ciò?
Ci deve interessare comunicare?

Per un professionista certo che si. Altrimenti non sopravvive economicamente e se non sopravvive non può sognare i suoi progetti, il suo alpinismo.

Ma, e questa è una mia riflessione,
è giusto seguire ciò che si è, oppure per comunicare quello che il grande pubblico vuole sentire, quello che quindi anche gli sponsor vogliono sentire, per essere professionisti, insomma...
si finisce per essere quello che non si è... ovvero fare un alpinismo standardizzato, con le solite cime di richiamo che richiamano sempre meno.


Probabilmente bravo è chi riesce a mediare.
Il sogno e la necessità. E nonostante questo fare qualcosa in più.

E allora, in questa logica, anche Simone Moro ha le sue pecche.
Perchè, evidentemente il suo alpinismo, il suo sogno, non è riuscito a comunicarlo.

Tuttavia, il suo discorso, ripeto. Non è affatto campato in aria.
E una riflessione ci vuole.


bella! era praticamente ciò che cercavo di dire io!
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Messaggioda .:eZy:. » gio ott 26, 2006 13:24 pm

quchibu ha scritto:
Sante Caserio ha scritto:[
Bravo Ezy :!: vinci la bambolina ;)





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yuuum :lol:

grassie :oops: :oops:

già... :P 8)
un trait d'union tra me è quchibuzi

:roll: :lol: :?
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Messaggioda luis » gio ott 26, 2006 13:54 pm

Quoto in pieno l'intervento di quchibu, e la bambola della foto potrebbe essere un bel premio di consolazione.....
Forse il problema sta nella stessa definizione di alpinismo...che significato ha assunto questo termine alle soglie del 2007?...la grande salita di un ottomila senza ossigeno...con l'ossigeno acquistato portato al campo base e lasciato lì....con l'ossigeno portato solo fino all'areoporto...aprire una via dal basso con gli spit....con gli spit ogno 3 m....con gli spit ogno 10 m con gli spit nello zaino...con il trapano...con il cric...con il pianta spit...solo con chiodi e protezioni veloci...solo con i chiodi e protezioni lente....
a parte gli scherzi ho l'impressione che la parola alpinismo abbia assunto una marea di definizioni e di "stili" se vogliamo, che hanno generato un grande calderone e che forse una più chiara e onesta comunicazione da parte degli addetti ai lavori potrebbe portare a fare più luce su questo argomento e ad indicare la strada da seguire...o l'alpinismo da seguire....
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Messaggioda Sante Caserio » gio ott 26, 2006 17:04 pm

http://www.ragnilecco.com/page.lasso?cl=9&l=1&lvl1=61&lvl2=549&sez=EV

Il *refuso* è stato rimosso.

Ancora un paio di sciocchezze da sistemare e poi è pronta per la publicazione.




Un *grazie* poteva starci: stiano tranquilli i ragni, che per correzione bozze, non emetto fattura. :!:
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Messaggioda Ansia Kammerlander » gio ott 26, 2006 17:12 pm

Sante Caserio ha scritto:http://www.ragnilecco.com/page.lasso?cl=9&l=1&lvl1=61&lvl2=549&sez=EV

Il *refuso* è stato rimosso.

Ancora un paio di sciocchezze da sistemare e poi è pronta per la publicazione.




Un *grazie* poteva starci: stiano tranquilli i ragni, che per correzione bozze, non emetto fattura. :!:



Pure la correzione di bozze! Ma chi sei, uomo misterioso? 8O
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Faceva freddo. Il vento
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Messaggioda Ansia Kammerlander » gio ott 26, 2006 17:17 pm

Annullo. Ho capito chi sei. 8)
Ti sei tradito, come i criminali che usano una macchina da scrivere difettosa. :lol:
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Messaggioda Daffi » gio ott 26, 2006 17:26 pm

Ansia Kammerlander ha scritto:Annullo. Ho capito chi sei. 8)
Ti sei tradito, come i criminali che usano una macchina da scrivere difettosa. :lol:


L'ho capito pure io! Forse ci vuole un po' di intuito femminile :wink:
Dove saranno gli occhi tuoi
quando si chiuderanno i miei
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Messaggioda Topocane » gio ott 26, 2006 18:43 pm

per alleggerire un po' i toni,
di queste noiosissime, sempre uguali discussioni;

?..sono estraneo a questo alpinismo, arrampico per il puro piacere fisico, ho provato la sofferenza in altre circostanze della vita e non sono disposto a prenderla in considerazione come viatico per le cime himalaiane..?
Le rughe sofferte del volto si increspano in questo esordio sottovoce, poi altri spunti.. da riempire una serata:
l?alpinismo, ultima frontiera dell?esplorazione;
l?alpinista e il limite del finito, le cime come limite del finito verticale il mare di quello orizzontale..
l?infinito..nò, non sono credente..
La grandezza delle imprese di Nives e Romano?
Non certo inanellare tutti i quattordici ottomila in una collana di perle grezze (come dice Nives del loro modo di andare), piuttosto l?unicità e irripetibilità della loro unione che suscita ammirazione..
Poi anche l?ossigeno che non usano,
i portatori d?alta quota che non usano,
la loro ?normalità? che fa quasi arrabbiare (fa dire. Fossi io..!!)
...
Erri se ne va, lasciando in sospeso la risposta alla domanda delle domande: ?perché?? l?alpinismo, la ricerca, l?esplorazione..sembra sogghignare sotto i baffi: ?..la risposta ce l?ho ma ve la dovete guadagnare, ognuno la sua..?
tratto dal blog di
Intraisass


parole scritte da chi sulla montagna ci va con leggerezza,
con pace. tranquillità. e che nn lascia segno.
grazie Erri

;)
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Messaggioda Roberto » gio ott 26, 2006 19:48 pm

Topocane ha scritto:per alleggerire un po' i toni,
di queste noiosissime, sempre uguali discussioni;

?..sono estraneo a questo alpinismo, arrampico per il puro piacere fisico, ho provato la sofferenza in altre circostanze della vita e non sono disposto a prenderla in considerazione come viatico per le cime himalaiane..?
Le rughe sofferte del volto si increspano in questo esordio sottovoce, poi altri spunti.. da riempire una serata:
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l?alpinista e il limite del finito, le cime come limite del finito verticale il mare di quello orizzontale..
l?infinito..nò, non sono credente..
La grandezza delle imprese di Nives e Romano?
Non certo inanellare tutti i quattordici ottomila in una collana di perle grezze (come dice Nives del loro modo di andare), piuttosto l?unicità e irripetibilità della loro unione che suscita ammirazione..
Poi anche l?ossigeno che non usano,
i portatori d?alta quota che non usano,
la loro ?normalità? che fa quasi arrabbiare (fa dire. Fossi io..!!)
...
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"Il segno", che uno si lascia dietro in montagna, non è per forza una fila di chiodi o una corda fissa. Gente come Erri "il segno" lo lascia e bello profondo.

Stimo tantissimo Erri, ma la storia che lui arrampica scalzo o non pianta chiodi, perché non se la sente di intaccare, lasciare un segno, lascia un po "il segno" che trova :wink:
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Messaggioda Ansia Kammerlander » gio ott 26, 2006 22:11 pm

Ma non si potrebbe arrampicare, camminare etc etc etc senza farla tanto lunga e senza prendersi così sul serio? :?
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Messaggioda xee » gio ott 26, 2006 22:32 pm

Ansia Kammerlander ha scritto:Ma non si potrebbe arrampicare, camminare etc etc etc senza farla tanto lunga e senza prendersi così sul serio? :?


eh sommmaschiacci.
E quando c'è di mezzo il testosterone... :roll:


:mrgreen:
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per apprendere un pianto che mi purifichi dalla terra;
perché voglio vivere con quel bimbo oscuro
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Messaggioda dang » gio ott 26, 2006 22:54 pm

Ansia Kammerlander ha scritto:Ma non si potrebbe arrampicare, camminare etc etc etc senza farla tanto lunga e senza prendersi così sul serio? :?


Io credo che senza un ego piuttosto robusto non potrebbe esistere l'alpinismo estremo. E senza alpinismo estremo non esisterebbe neppure l'apinismo, perche' anche la prima salita al monte bianco e' stata a suo modo estrema.
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Messaggioda Roberto » gio ott 26, 2006 23:09 pm

Ansia Kammerlander ha scritto:Ma non si potrebbe arrampicare, camminare etc etc etc senza farla tanto lunga e senza prendersi così sul serio? :?

Ma 'nfatti, hai ragione, ci si prende troppo sul serio, e per che, se non per un gioco?
Va bene la "ricerca interiore", ma poi si esagera in chiacchiere, dimenticando che scalare le montagne non è altro che un gioco, a volte pericoloso (ma molti giochi lo sono), per adulti non cresciuti.
Il guaio è quando ci si dimentica di questo e si cade nella seriosità.
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Messaggioda Davide62 » gio ott 26, 2006 23:26 pm

Un esempio di pragmatismo alpinistico è stato Desmaison.
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Messaggioda alter-ego » ven ott 27, 2006 0:10 am

Roberto ha scritto:
Ansia Kammerlander ha scritto:Ma non si potrebbe arrampicare, camminare etc etc etc senza farla tanto lunga e senza prendersi così sul serio? :?

Ma 'nfatti, hai ragione, ci si prende troppo sul serio, e per che, se non per un gioco?
Va bene la "ricerca interiore", ma poi si esagera in chiacchiere, dimenticando che scalare le montagne non è altro che un gioco, a volte pericoloso (ma molti giochi lo sono), per adulti non cresciuti.
Il guaio è quando ci si dimentica di questo e si cade nella seriosità.


suvvia come siete assolutisti. Il modo di prendere l'alpinismo (e quindi di raccontarlo) è estremamente personale, riflette il proprio carattere. C'è chi sulla stessa salita non racconta nulla e chi ci scrive pagine e pagine. Bellissimo quando Lowe, mi sembra, legge l'articolo di Twight su una salita che hanno fatto insieme e non la riconosce nemmeno. Uno scrittore può anche trasfigurare completamente l'esperienza che ha vissuto, perchè la filtra con la sua arte, il suo essere. Non è mica detto che debba raccontare la realtà a tutti i costi, chi l'ha detto? Racconta quello che ha percepito. Poi che a te non piaccia è un'altro discorso, ma l'uomo è così, ed è per questo che ancora mi piace leggere di alpinismo :wink:
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Messaggioda Roberto » ven ott 27, 2006 0:44 am

Non sottoliziamo troppo, le attività umane risentono sempre di che le fa e se le racconta, dall' alpinismo alla pesca della trota.
Qui si discute della cattiva abitudine di prendersi troppo sul serio, di dimenticare il vero senso dell' alpinismo, che non è una missione di super uomini.
Il mondo dell' alpinismo è in realtà un piccolo mondo, dove è relativamente facile farsi largo, farsi conoscere, credersi importanti.
Mentre saliamo una nuova linea su una parete, sia in Appennino che in Himalaya, crediamo di lasciare un segno indelebile del nostro passaggio, ed invece la linea immaginaria non è che un attimo di transizione, inesorabilente destinata ad essere consumata, dall' erosione, dal tempo, dall' oblio.
Facciamo quello che facciamo per mostrarci grandi, poi c'è chi si racconta bene e chi meno, chi si "straparla" e chi sa cosa è l' autoironia :wink:
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Messaggioda pf » ven ott 27, 2006 12:20 pm

Se ci fossero stati favoritismi qualcuno dei ragni avrebbe vinto un premio o avrebbe ricevuto almeno una menzione, a parte pedeferri che non poteva essere premiato gli altri che hanno presentato avevano assolutamente una storia alpinistica importante per essere citati. Sulla presenza del pubblico, anche al film di massimo farina, mi chiedo se la gente che va in falesia e basta sarebbe comunque venuta a seguito di un personale invito telefonico. Ho dei dubbi.
Non so che voto abbia espresso eisendle, che era in giuria, non ho chiesto nulla a nessuno. Ricordo distintamente che lui mi disse, tre anni fa, che il 99% dell'alpinismo sugli 8000 non era alpinismo di punta ( sia chiaro, non voglio far rientrare moro in questa definizione, perchè simone certe cose le ha fatte, eccome). Così propongo un esempio, speleologico. Se io domenica prossima andassi in w le donne, in grigna, che sfiora i -1000 mt con pure un sifone fangoso, correrei grandi pericoli oggettivi, forse ci lascerei anche la pelle per spossatezza e ipotermia, ma in definitiva non farei speleo di punta, come invece succederebbe con la scoperta di una congiunzione magari a -100 metri a pian del tivano, a seguito di accurate analisi e fiuto speleo. Non so se avete notato la sottigliezza di Badino ( uno che ha esplorato a -1700 per giorni), quando ha buttato là un'escursione di due ore ( DUE ORE) in sardegna con enormi risultati archeologici. Ridendo sotto i baffi, la domenica mattina mi ha detto, qualcuno avrà capito l'esempio?
Quanto al grignetta in sè, a me è piaciuto un sacco, anche se all'ultimo secondo dovevo, giocando al computer, inserire tutte le presentazioni arrivate diverse da come richiesto, e indipendentemente dal fatto che ci sono state al massimo 150 persone e non migliaia. Guardando al cuore delle cose, ci sono state almeno una decina di presentazioni molto stimolanti, parecchi posti da far sognare, interventi molto acuti. Stefanello ha colto molte di queste cose, nel suo riassunto
Fabio

La vita---le convinzioni---vestiti troppo stretti---questione di taglia---e non la vogliono capire.
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Messaggioda Ansia Kammerlander » ven ott 27, 2006 12:50 pm

alter-ego ha scritto:
Roberto ha scritto:
Ansia Kammerlander ha scritto:Ma non si potrebbe arrampicare, camminare etc etc etc senza farla tanto lunga e senza prendersi così sul serio? :?

Ma 'nfatti, hai ragione, ci si prende troppo sul serio, e per che, se non per un gioco?
Va bene la "ricerca interiore", ma poi si esagera in chiacchiere, dimenticando che scalare le montagne non è altro che un gioco, a volte pericoloso (ma molti giochi lo sono), per adulti non cresciuti.
Il guaio è quando ci si dimentica di questo e si cade nella seriosità.


suvvia come siete assolutisti. Il modo di prendere l'alpinismo (e quindi di raccontarlo) è estremamente personale, riflette il proprio carattere. C'è chi sulla stessa salita non racconta nulla e chi ci scrive pagine e pagine. Bellissimo quando Lowe, mi sembra, legge l'articolo di Twight su una salita che hanno fatto insieme e non la riconosce nemmeno. Uno scrittore può anche trasfigurare completamente l'esperienza che ha vissuto, perchè la filtra con la sua arte, il suo essere. Non è mica detto che debba raccontare la realtà a tutti i costi, chi l'ha detto? Racconta quello che ha percepito. Poi che a te non piaccia è un'altro discorso, ma l'uomo è così, ed è per questo che ancora mi piace leggere di alpinismo :wink:


Anche a me piace leggere di alpinismo, quando è buona letteratura. Ci sono pagine bellissime, in grado di affascinare anche chi non si schioda dal divano. "Aria sottile" se lo sono divorato persone che si farebbero tranciare una gamba piuttosto che calzare i ramponi. Quello che trovo noiosissima ? da persona che ama la montagna in modo epidermico e ruspante ? è tutta l'impalcatura pseudofilosofica che ci si costruisce sopra. E mi dà fastidio pure una certa sopravvalutazione delle motivazioni. Voglio dire: se uno muore mentre fa una via, chiaro che l'episodio è dolorosissimo. Però quando sento dire "è caduto per la montagna" o "è uno che dà la vita per la montagna" mi irrigidisco un po'. Cadere per qualcosa o dare la vita per qualcosa sono faccende assai diverse dall'andare a scalare. Chi va a scalare lo fa perché si diverte, perché ama le sfide, perché a casa si annoia, perché...ognuno ha la sua molla. Ma è un eroe, o qualcosa del genere? Ed è così interessante (qui quoto Roberto) sapere che uno arrampica a piedi nudi o che ritiene giusto solo mettersi maglioni blu e bere spremute fresche? Boh....
:roll:
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