Visto che Enzolino ha raccontato della salita di una via un po alla "garibaldina", senza sapere il grado, ma fidandosi dell' intuito... : "Quella la faccio senza problemi!"
, vi racconto quello che ho combinato questa estate alla Terza Spalla del Corno Piccolo.
La Terza Spalla ha una parete un po nascosta, scomoda da raggiungere, quindi poco frequentata e, di conseguenza ancora con poche vie, sulla quale gia un paio di settimane prima avevo aperto una via senza corda, ma da sotto si capiva benissimo che era facile e il mio proverbiale intuito non aveva sbagliato.
Soddisfatto della salita ci sono tornato e, affidandomi ancora al mio "proverbiale intuito", ho attaccato slegato una linea di salita poco a dx della precedente.
Tutto bene per la prima metà della via, mi sentivo padrone della situazione, scalavo con sicurezza e la via presentava bei passaggi, non banali ma che mi permettevano una arrampicata senza patemi.
Verso l' uscita mi ritrovo in un diedrino abbastanaza facile con a dx una bellissima placca, dall' aspetto non semplice, ma fattibile.
Ci penso un po e poi abbandono il diedrino e mi inoltro nella placca.
Appena salito ecco che comincio a trovarmi nel solito dilemma: continuo o scendo? Adesso posso rientrare ma dopo?
E' la classica placca delle Spalle, buchetti svasi e appoggi simili, alternati a qualche bella presa, una arrampicata tecnica che richiede fiducia nei propri mezzi e buona tecnica.
Solo che io in quel momento non è che avessi più tanta fiducia nei miei mezzi, ma vista la bella presa solo un po più in la .... continuo.
Insomma, per farla breve, mi ritrovo mezzo incrodato a metà placca, senza sapere bene che fare.
Con varie strizzate di culo riesco a uscire e mi approdo su una cengetta, alla base di un camino liscissimo, con a dx una parete leggermente strapiombante.
Cerco di entrare nel camino, ma la liscezza ed il fatto che ho uno zainetto sulle spalle, mi sconsigliano di proseguire e sono costretto a provare a dx, per la "paretina strapiombantina".
Dopo una bella fessurina rovescia arrivo alla "resa dei conti": lo strapiombetto.
Provo a dx, a sx, al centro. Provo a riscendere.... non riesco a trovare il coraggio.
Sento gli avanbracci che cominciano a gonfiarsi e cerco in tutte le maniere di non acciaiarmi, ma capisco che più aspetto più rischio di non farcela.
Non mi era mai capitato, ma ad un certo momento le gambe hanno cominciato a tremare leggermente; capisco che sto rischiando sul serio e mi riprometto che mai più scalero senza corda, è da coglioni.
La cosa che mi opprime è la paura di non trovare la presa adatta, non penso assolutamente ad altro che alla mia pelle. Non faccio riflessioni amletiche sul perché, sull' etica e sulla filosofia ... penso solo che mi sono montato la testa, fatto coinvolgere dai discorsi di quelli forti senza essere all' altezza. Mi sento improvvisamente incompetente, incapace e presentuoso.
In realtà il tratto impegnativo è breve, ma a me sembra un eternità di movimenti.
Vado contratto e il dio degli scalotori incoscienti mi da una mano, facendomi trovare la presa giusta ad ogni passaggio.
Esco dalla sequenza ed anche dalla via, ed il cuore mi batte forte; continuo per l' ultimo saltino facile e mi siedo sul prato della cima.
Sono esausto, non tanto fisicamente, quanto psicologicamente.
La sensazione di aver rasentato la catrastrofe è netta. Ma dopo qualche minuto, ripreso il controllo, mangiata una barretta e bevuto un sorso d' acqua, decido che, visto che è adata bene, visto che mi porto a casa una via fatta senza corda, tanto vale che continuo per le altre due Spalle, seguendo il programma che mi ero fatto , tanto il resto, in confronto a quello che ho appena vissuto, sarà "una calla".... come al solito mi sono rimangiato la promessa.
Il resto è senza storia, scalo abbastanza tranquillo e mi chiedo quale emozione potrà mai farmi decidere davvero di "abbassare la cresta", se neppure una paura simile mi ha fatto desistere dal proseguire una ricerca di non so bene cosa e non so bene perché.