In generale sono d'accordo con il primo intervento di pf, ma voglio aggiungere qualche riflessione personale.
Ci sono tanti modi di andare in montagna.
Ci sono le tradizioni da rispettare.
C'e' l'impossibile davanti agli occhi di tanti climber di punta che diventa un'appello per creare una difficile e rischiosa linea di arrampicata. Anche quest'ultimo stile segue un filone, una filosofia, quella che cerca di minimizzare le protezioni ed allo stesso tempo valorizzare l'arrampicata libera.
Eppure, pur nella ricerca della purezza dello stile, si arriva a degenerare. Non parlo delle vie nate con una vocazione plaisir, come le tante nate in Sardegna, che, nonostante l'appello di pf, spero personalmente che non si moltiplichino.
Parlo di vie spittate nate su pareti storiche come quelle sul Bianco o quelle sulla Marmolada.
Allora, come i puristi dell'arrampicata ripuliscono e liberano le vie aperte in artificiale, come in Yosemite son stai rimossi i chiodi permettendo di usare le mani, i nuts e i friends nelle fessure, a mio avviso l'unico modo etico per mettere in discussione una via aperta a spit, non e' tanto quello di gridare allo scandalo, quanto quello di andare a ripetere la via in questione e togliere gli spit se la si puo' percorrere senza. Se la via e' effettivamente severa, saranno in pochi in grado di percorrerla senza spit.
Didier Berthod, a mio avviso, ha offerto un buon esempio da seguire quando ha denunciato l'eccesso di spit utilizzati da Piola nelle sue ultime vie, persino nelle fessure.
Il rischio, pero', e' che, invece di farsi guidare dal buon senso, si vada a togliere gli spit non solo in pareti storiche, ma anche per interferire nel campo di gioco letteralmente sportivo (o se si preferisce plaisir) in cui gli spit sono relativamente ravvicinati per coloro che vogliono godere un'arrampicata dai rischi contenuti.
Ciao
Lorenzo