Si ... ma non posso arrivare a Natale senza aver arrampicato nel Grimsel ...superpjimmy ha scritto: Ed ecco Lorenzo che ormai si è ben ambientato in Svizzera e cita posti bellissimi ma poco frequentati dagli italiani...
Jimmy


da Enzolino » gio set 14, 2006 17:17 pm
Si ... ma non posso arrivare a Natale senza aver arrampicato nel Grimsel ...superpjimmy ha scritto: Ed ecco Lorenzo che ormai si è ben ambientato in Svizzera e cita posti bellissimi ma poco frequentati dagli italiani...
Jimmy
da Mago del gelato » gio set 14, 2006 17:40 pm
Enzolino ha scritto:Sempre riallacciandosi alla matematica, io vedo l'arrampicata come un'equazione differenziale in cui le diverse restrizioni (condizioni al contorno) portano a soluzioni/esperienze diverse ...
da Enzolino » gio set 14, 2006 18:08 pm
Per fare un esempio.Mago del gelato ha scritto: Di matematica ci ho sempre capito poco, però quello chi dici sembra interessante, ti scoccerebbe esprimere lo stesso concetto (sempre che sia possibile) come lo faresti con un bambino delle medie?
da grimpeur » gio set 14, 2006 18:41 pm
Enzolino ha scritto:Forse non ci siamo capiti.grimpeur ha scritto: dicendo che il chiodo ha permesso di vivere l'arrampicata in maniera più creativa (leggi sicura) mi dai indirettamente ragione, e dimostra in modo chiaro i tuoi preconcetti ed i tuoi (anzi di quasi tutti in questo forum) paradossi..voler tenere in gioco parte di un'epoca alpinistica che non c'è più e non si può più vivere, è semplicemente assurdo..ogni epoca ha un suo stile, il romanticismo è molto bello ma spesso senza senso..mi spiego, l'alpinismo eroico di comici, gervasutti, castiglioni era identificato in un preciso contesto, quello degli anni settanta idem, i ruggenti anni '80 con le sue ventate di novità, pure..mi sembra che nel 2006 il cercare di vivere l'alpinismo e l'arrampicata come 70 anni fa sia, oltre che privo di senso, anche impossibile (guarda soltanto l'abbigliamento ed il materiale che hai quando vai in montagna)..sarebbe come costruire, nel 2000, un monumento del '700..
sull'omologazione, ti sbagli..lo spit per me va messo alle soste, e nei posti dove non puoi proteggerti..prendi vie nel bianco come vojage al capucin o etoiles filantes alla tour des jorasses..sono chiodate bene (con fessure clean) eppure non troverai mai la coda..con spit a 3 o 4 metri sei già obbligato a passare, e se ciò lo fai anche solo sul 6b+ "elimini" il 60% dei possibili ripetitori..e non rischi di ammazzarti..
un'ultima domanda: se tu, tuo figlio, un tuo caro amico si facesse seriamente male (spero di no!) su una via solo perchè chiodata lunga o perchè è venuta via la sosta, mi parleresti ancora di etica??
tutti gli scalatori dovrebbero smettere di vedere la roccia il terreno esclusivo in cui realizzarsi..
Ti faccio un'esempio personale.
Ogni tanto mi piace arrampicare slegato, come proponeva Preuss.
A volte mi piace salire su vie coi chiodi.
Altre volte provo gusto salire su vie in cui non c'e' traccia di passaggio.
Altre volte amo salire senza preoccupazioni e col solo piacere del movimento in vie sportive con chiodatura ascellare.
Altre volte voglio mettermi in gioco in vie rischiose (spit o non spit).
Ogni stile propone esperienze diverse.
Quello che dici tu invece consiste nel dichiarare che tutte le esperienze da me raccontate (eccetto una), sono obsolete e superate e solo una e' sopravvissuta: la tua. Quella della sicurezza assoluta.
Ma c'e' chi questa sicurezza assoluta non la vuole ovunque e vuole preservare aree in cui il rischio puo' ancora permettere certi tipi di esperienze. Perche' dal rischio, al contrario di quello che tu vuoi intendere, si puo' imparare molto. Ogni rischio superato permette di conoscere noi stessi in maniera diversa rispetto a quella ordinaria.
Gli spit alle soste? Puo' darsi. Ma dipende dai luoghi e dalle tradizioni.
Il chiodo ha rotto un tabu' ha aumentato le possibilita' creative, ma sempre seguendo il principio del fare di piu' col meno. E' questa filosofia che lega il bolt al chiodo, ma si contrappone alla spittatura seriale.
Se tu non sei un romantico, lascia almeno la liberta' agli altri di esserlo.
Saltare uno spit e' come pretendere di fare un trekking affianco all'autostrada, ma senza calpestare l'asfalto ... insomma, da idioti ...
Se mio figlio, il mio migliore amico (che, appunto, arrampica, ed apre vie col mio stesso stile) muoiono per la fuoriuscita di una sosta, dovro' accettare il fatto che hanno affrontato dei rischi assumendosene le loro responsabilita'. Arrampicare non e' obbligatorio e bisogna assumersi le responsabilita' delle proprie scelte. Altrimenti dovremmo ricoprire le montagne di funivie per evitare che gli alpinisti si facciano male.
Non solo.
La vera irresponsabilita' e' portare in montagna, che espone spesso l'inesperto a rischi oggettivi e soggettivi, uno stile che attira le masse di arrampicatori senza adeguata esperienza. Paradossalmente, quindi, quello che suggerisci tu e' ancora piu' pericoloso ed irresponsabile rispetto alle vie tradizionali o ingaggiose ben piu' selettive.
Ciao
Lorenzo
PS. OT.
Sempre riallacciandosi alla matematica, io vedo l'arrampicata come un'equazione differenziale in cui le diverse restrizioni (condizioni al contorno) portano a soluzioni/esperienze diverse ...
da Enzolino » gio set 14, 2006 19:12 pm
Di sicuro ci soffrirei parecchio, ma non darei la colpa allo stile di salita ... comunque occhio a come scrivi ... "sborro" dalle mie parti non e' una parola propriamente ... fine ...grimpeur ha scritto: A parte il fatto che non credo accetteresti cosi a cuor leggero la morte di qualcuno a te caro..mi sembri un pò impregnato di "sborraggine"..
dal rischio cosa impari? a non fare il furbo la volta dopo..
guarda che l'alpinismo eroico è finito da un pezzo..
infine, quello che non capite, è che voi precludete la strada ad altri..ripeto, c'è lo spit? non usatelo. punto. invece non volete che non ci sia perchè nessuno lo usi, perchè in tal modo pensate di tenere su un mondo costruito con i vostri complessi e cercare di trovare ciò che la vita quotidiana probabilmente non vi sa dare..
da MarcoS » gio set 14, 2006 19:36 pm
Enzolino ha scritto:....Inizio a credere che non sei in buona fede ma vuoi aver ragione a tutti i costi.....grimpeur ha scritto: ......
da il.bruno » gio set 14, 2006 19:37 pm
da cuorpiccino » gio set 14, 2006 19:39 pm
MarcoS ha scritto:Enzolino ha scritto:....Inizio a credere che non sei in buona fede ma vuoi aver ragione a tutti i costi.....grimpeur ha scritto: ......
Ensoìn, scolta, se ancora no te-o ghessi capìo, el fato xe che sto toso el xe un fià mona. e basta.
da il.bruno » gio set 14, 2006 19:43 pm
Fokozzone ha scritto:Mi sembra che il concetto di via "alpinistica" in queste pagine sia troppo legato al concetto di ingaggio o di impresa.
Per quanto riguarda queste definizioni sono in totale disaccordo: alpinismo= andar per alpi. E non necessariamente in modo estremo: "sport" originariamente era un termine simile a Hobby e non indicava necessariamente un impegno muscolare o competitivo.
Quindi il coefficente di "alpinisticità" deve tener conto di elementi inerenti l' andar per alpi, come:
-l' oggetto in questione, si può chiamar "montagna"?
-avvicinamento (si cammina?)
-raggiungimento di una cima
-percorrimento di linee naturali (caratteristica meno vincolante, anche se la naturalezza del percorso inerisce all' oggetto, cioè la montagna) , a questo parametro si collega il tipo di chiodatura, che dunque, come parametro di alpinisticità è secondario.
-discesa per vie naturali
Infine dovrei rammentare che queste sono questioni che riguardano noi che arrampichiamo e che non possono fregare niente a nessun altro. Quando ho raccontato a mia nipote dodicenne cosa facevo, si è messa a ridere e ha detto "non capisco perché fai tutta quella fatica per salire su una montagna quando ci sono le funivie"
Dunque ricordiamoci che siamo tutti un po' malati e qualcuno (come mortimer e drugo) anche rincoglionito.
da Rock bandit » gio set 14, 2006 19:48 pm
Enzolino ha scritto:Forse non ci siamo capiti.grimpeur ha scritto: dicendo che il chiodo ha permesso di vivere l'arrampicata in maniera più creativa (leggi sicura) mi dai indirettamente ragione, e dimostra in modo chiaro i tuoi preconcetti ed i tuoi (anzi di quasi tutti in questo forum) paradossi..voler tenere in gioco parte di un'epoca alpinistica che non c'è più e non si può più vivere, è semplicemente assurdo..ogni epoca ha un suo stile, il romanticismo è molto bello ma spesso senza senso..mi spiego, l'alpinismo eroico di comici, gervasutti, castiglioni era identificato in un preciso contesto, quello degli anni settanta idem, i ruggenti anni '80 con le sue ventate di novità, pure..mi sembra che nel 2006 il cercare di vivere l'alpinismo e l'arrampicata come 70 anni fa sia, oltre che privo di senso, anche impossibile (guarda soltanto l'abbigliamento ed il materiale che hai quando vai in montagna)..sarebbe come costruire, nel 2000, un monumento del '700..
sull'omologazione, ti sbagli..lo spit per me va messo alle soste, e nei posti dove non puoi proteggerti..prendi vie nel bianco come vojage al capucin o etoiles filantes alla tour des jorasses..sono chiodate bene (con fessure clean) eppure non troverai mai la coda..con spit a 3 o 4 metri sei già obbligato a passare, e se ciò lo fai anche solo sul 6b+ "elimini" il 60% dei possibili ripetitori..e non rischi di ammazzarti..
un'ultima domanda: se tu, tuo figlio, un tuo caro amico si facesse seriamente male (spero di no!) su una via solo perchè chiodata lunga o perchè è venuta via la sosta, mi parleresti ancora di etica??
tutti gli scalatori dovrebbero smettere di vedere la roccia il terreno esclusivo in cui realizzarsi..
Ti faccio un'esempio personale.
Ogni tanto mi piace arrampicare slegato, come proponeva Preuss.
A volte mi piace salire su vie coi chiodi.
Altre volte provo gusto salire su vie in cui non c'e' traccia di passaggio.
Altre volte amo salire senza preoccupazioni e col solo piacere del movimento in vie sportive con chiodatura ascellare.
Altre volte voglio mettermi in gioco in vie rischiose (spit o non spit).
Ogni stile propone esperienze diverse.
Quello che dici tu invece consiste nel dichiarare che tutte le esperienze da me raccontate (eccetto una), sono obsolete e superate e solo una e' sopravvissuta: la tua. Quella della sicurezza assoluta.
Ma c'e' chi questa sicurezza assoluta non la vuole ovunque e vuole preservare aree in cui il rischio puo' ancora permettere certi tipi di esperienze. Perche' dal rischio, al contrario di quello che tu vuoi intendere, si puo' imparare molto. Ogni rischio superato permette di conoscere noi stessi in maniera diversa rispetto a quella ordinaria.
Gli spit alle soste? Puo' darsi. Ma dipende dai luoghi e dalle tradizioni.
Il chiodo ha rotto un tabu' ha aumentato le possibilita' creative, ma sempre seguendo il principio del fare di piu' col meno. E' questa filosofia che lega il bolt al chiodo, ma si contrappone alla spittatura seriale.
Se tu non sei un romantico, lascia almeno la liberta' agli altri di esserlo.
Saltare uno spit e' come pretendere di fare un trekking affianco all'autostrada, ma senza calpestare l'asfalto ... insomma, da idioti ...
Se mio figlio, il mio migliore amico (che, appunto, arrampica, ed apre vie col mio stesso stile) muoiono per la fuoriuscita di una sosta, dovro' accettare il fatto che hanno affrontato dei rischi assumendosene le loro responsabilita'. Arrampicare non e' obbligatorio e bisogna assumersi le responsabilita' delle proprie scelte. Altrimenti dovremmo ricoprire le montagne di funivie per evitare che gli alpinisti si facciano male.
Non solo.
La vera irresponsabilita' e' portare in montagna, che espone spesso l'inesperto a rischi oggettivi e soggettivi, uno stile che attira le masse di arrampicatori senza adeguata esperienza. Paradossalmente, quindi, quello che suggerisci tu e' ancora piu' pericoloso ed irresponsabile rispetto alle vie tradizionali o ingaggiose ben piu' selettive.
Ciao
Lorenzo
PS. OT.
Sempre riallacciandosi alla matematica, io vedo l'arrampicata come un'equazione differenziale in cui le diverse restrizioni (condizioni al contorno) portano a soluzioni/esperienze diverse ...
da alberto60 » gio set 14, 2006 21:05 pm
grimpeur ha scritto:Enzolino ha scritto:Forse non ci siamo capiti.grimpeur ha scritto: dicendo che il chiodo ha permesso di vivere l'arrampicata in maniera più creativa (leggi sicura) mi dai indirettamente ragione, e dimostra in modo chiaro i tuoi preconcetti ed i tuoi (anzi di quasi tutti in questo forum) paradossi..voler tenere in gioco parte di un'epoca alpinistica che non c'è più e non si può più vivere, è semplicemente assurdo..ogni epoca ha un suo stile, il romanticismo è molto bello ma spesso senza senso..mi spiego, l'alpinismo eroico di comici, gervasutti, castiglioni era identificato in un preciso contesto, quello degli anni settanta idem, i ruggenti anni '80 con le sue ventate di novità, pure..mi sembra che nel 2006 il cercare di vivere l'alpinismo e l'arrampicata come 70 anni fa sia, oltre che privo di senso, anche impossibile (guarda soltanto l'abbigliamento ed il materiale che hai quando vai in montagna)..sarebbe come costruire, nel 2000, un monumento del '700..
sull'omologazione, ti sbagli..lo spit per me va messo alle soste, e nei posti dove non puoi proteggerti..prendi vie nel bianco come vojage al capucin o etoiles filantes alla tour des jorasses..sono chiodate bene (con fessure clean) eppure non troverai mai la coda..con spit a 3 o 4 metri sei già obbligato a passare, e se ciò lo fai anche solo sul 6b+ "elimini" il 60% dei possibili ripetitori..e non rischi di ammazzarti..
un'ultima domanda: se tu, tuo figlio, un tuo caro amico si facesse seriamente male (spero di no!) su una via solo perchè chiodata lunga o perchè è venuta via la sosta, mi parleresti ancora di etica??
tutti gli scalatori dovrebbero smettere di vedere la roccia il terreno esclusivo in cui realizzarsi..
Ti faccio un'esempio personale.
Ogni tanto mi piace arrampicare slegato, come proponeva Preuss.
A volte mi piace salire su vie coi chiodi.
Altre volte provo gusto salire su vie in cui non c'e' traccia di passaggio.
Altre volte amo salire senza preoccupazioni e col solo piacere del movimento in vie sportive con chiodatura ascellare.
Altre volte voglio mettermi in gioco in vie rischiose (spit o non spit).
Ogni stile propone esperienze diverse.
Quello che dici tu invece consiste nel dichiarare che tutte le esperienze da me raccontate (eccetto una), sono obsolete e superate e solo una e' sopravvissuta: la tua. Quella della sicurezza assoluta.
Ma c'e' chi questa sicurezza assoluta non la vuole ovunque e vuole preservare aree in cui il rischio puo' ancora permettere certi tipi di esperienze. Perche' dal rischio, al contrario di quello che tu vuoi intendere, si puo' imparare molto. Ogni rischio superato permette di conoscere noi stessi in maniera diversa rispetto a quella ordinaria.
Gli spit alle soste? Puo' darsi. Ma dipende dai luoghi e dalle tradizioni.
Il chiodo ha rotto un tabu' ha aumentato le possibilita' creative, ma sempre seguendo il principio del fare di piu' col meno. E' questa filosofia che lega il bolt al chiodo, ma si contrappone alla spittatura seriale.
Se tu non sei un romantico, lascia almeno la liberta' agli altri di esserlo.
Saltare uno spit e' come pretendere di fare un trekking affianco all'autostrada, ma senza calpestare l'asfalto ... insomma, da idioti ...
Se mio figlio, il mio migliore amico (che, appunto, arrampica, ed apre vie col mio stesso stile) muoiono per la fuoriuscita di una sosta, dovro' accettare il fatto che hanno affrontato dei rischi assumendosene le loro responsabilita'. Arrampicare non e' obbligatorio e bisogna assumersi le responsabilita' delle proprie scelte. Altrimenti dovremmo ricoprire le montagne di funivie per evitare che gli alpinisti si facciano male.
Non solo.
La vera irresponsabilita' e' portare in montagna, che espone spesso l'inesperto a rischi oggettivi e soggettivi, uno stile che attira le masse di arrampicatori senza adeguata esperienza. Paradossalmente, quindi, quello che suggerisci tu e' ancora piu' pericoloso ed irresponsabile rispetto alle vie tradizionali o ingaggiose ben piu' selettive.
Ciao
Lorenzo
PS. OT.
Sempre riallacciandosi alla matematica, io vedo l'arrampicata come un'equazione differenziale in cui le diverse restrizioni (condizioni al contorno) portano a soluzioni/esperienze diverse ...
A parte il fatto che non credo accetteresti cosi a cuor leggero la morte di qualcuno a te caro..mi sembri un pò impregnato di "sborraggine"..
dal rischio cosa impari? a non fare il furbo la volta dopo..
guarda che l'alpinismo eroico è finito da un pezzo..
infine, quello che non capite, è che voi precludete la strada ad altri..ripeto, c'è lo spit? non usatelo. punto. invece non volete che non ci sia perchè nessuno lo usi, perchè in tal modo pensate di tenere su un mondo costruito con i vostri complessi e cercare di trovare ciò che la vita quotidiana probabilmente non vi sa dare..
da Drugo Lebowsky » gio set 14, 2006 23:32 pm
Fokozzone ha scritto:Dunque ricordiamoci che siamo tutti un po' malati e qualcuno (come mortimer e drugo) anche rincoglionito.
da sergio-ex63-ora36 » ven set 15, 2006 0:50 am
Drugo Lebowsky ha scritto:Fokozzone ha scritto:Dunque ricordiamoci che siamo tutti un po' malati e qualcuno (come mortimer e drugo) anche rincoglionito.
o satodiodelamadonna...![]()
ti te xi propio insemenìo e basta.
da n4bbetto » ven set 15, 2006 9:36 am
Rock bandit ha scritto:OT.
Anche per l'equazione differenziale, penso sia un paragone azzeccatissimo. L'arrampicata e' davvero un'equazione differenziale rispetto al tempo, un BVP, e come la maggior parte delle equazioni differenziali e' irrisolvibile in modo analitico, ma si puo' risolvere con metodi numerici, o meglio approssimare la soluzione. Approssimare invece che risolvere, da ingegneri appunto, che sebbene non arrivino alla vera soluzione (non ci arriva nessuno) sono capaci di una buona approssimazione!
da Callaghan » ven set 15, 2006 9:41 am
da the_serpent2006 » ven set 15, 2006 11:37 am
da Fokozzone » ven set 15, 2006 13:06 pm
il.bruno ha scritto:Fokozzone ha scritto:Mi sembra che il concetto di via "alpinistica" in queste pagine sia troppo legato al concetto di ingaggio o di impresa.
Per quanto riguarda queste definizioni sono in totale disaccordo: alpinismo= andar per alpi. E non necessariamente in modo estremo: "sport" originariamente era un termine simile a Hobby e non indicava necessariamente un impegno muscolare o competitivo.
Quindi il coefficente di "alpinisticità" deve tener conto di elementi inerenti l' andar per alpi, come:
-l' oggetto in questione, si può chiamar "montagna"?
-avvicinamento (si cammina?)
-raggiungimento di una cima
-percorrimento di linee naturali (caratteristica meno vincolante, anche se la naturalezza del percorso inerisce all' oggetto, cioè la montagna) , a questo parametro si collega il tipo di chiodatura, che dunque, come parametro di alpinisticità è secondario.
-discesa per vie naturali
Infine dovrei rammentare che queste sono questioni che riguardano noi che arrampichiamo e che non possono fregare niente a nessun altro. Quando ho raccontato a mia nipote dodicenne cosa facevo, si è messa a ridere e ha detto "non capisco perché fai tutta quella fatica per salire su una montagna quando ci sono le funivie"
Dunque ricordiamoci che siamo tutti un po' malati e qualcuno (come mortimer e drugo) anche rincoglionito.
Intervento conciso e concreto.
Fra l'altro evidenza che l'unico criterio oggettivo per riflettere sull'attrezzatura è la "naturalità" del percorso (per cui per me in generale meno spit ci sono in montagna meglio è, anche a prezzo che le vie non vengano proprio fatte - per le palestre, anche estreme, c'è spazio altrove). Tutto il resto (ingaggio, mortalità dei run-out, cadute sulle cenge, rientri in F16, ecc. ecc., ovviamente sempre dallo spartiacque del 7b in su, perchè sotto passeggiano anche i bambini) è soggettivo, o al massimo sportivo/prestazionale. Come diceva Mortimer.
da Fokozzone » ven set 15, 2006 13:14 pm
da il.bruno » ven set 15, 2006 14:16 pm
Fokozzone ha scritto:il.bruno ha scritto:Fokozzone ha scritto:Mi sembra che il concetto di via "alpinistica" in queste pagine sia troppo legato al concetto di ingaggio o di impresa.
Per quanto riguarda queste definizioni sono in totale disaccordo: alpinismo= andar per alpi. E non necessariamente in modo estremo: "sport" originariamente era un termine simile a Hobby e non indicava necessariamente un impegno muscolare o competitivo.
Quindi il coefficente di "alpinisticità" deve tener conto di elementi inerenti l' andar per alpi, come:
-l' oggetto in questione, si può chiamar "montagna"?
-avvicinamento (si cammina?)
-raggiungimento di una cima
-percorrimento di linee naturali (caratteristica meno vincolante, anche se la naturalezza del percorso inerisce all' oggetto, cioè la montagna) , a questo parametro si collega il tipo di chiodatura, che dunque, come parametro di alpinisticità è secondario.
-discesa per vie naturali
Infine dovrei rammentare che queste sono questioni che riguardano noi che arrampichiamo e che non possono fregare niente a nessun altro. Quando ho raccontato a mia nipote dodicenne cosa facevo, si è messa a ridere e ha detto "non capisco perché fai tutta quella fatica per salire su una montagna quando ci sono le funivie"
Dunque ricordiamoci che siamo tutti un po' malati e qualcuno (come mortimer e drugo) anche rincoglionito.
Intervento conciso e concreto.
Fra l'altro evidenza che l'unico criterio oggettivo per riflettere sull'attrezzatura è la "naturalità" del percorso (per cui per me in generale meno spit ci sono in montagna meglio è, anche a prezzo che le vie non vengano proprio fatte - per le palestre, anche estreme, c'è spazio altrove). Tutto il resto (ingaggio, mortalità dei run-out, cadute sulle cenge, rientri in F16, ecc. ecc., ovviamente sempre dallo spartiacque del 7b in su, perchè sotto passeggiano anche i bambini) è soggettivo, o al massimo sportivo/prestazionale. Come diceva Mortimer.
Veramente io sostengo che la chiodatura riguarda solo uno sui cinque parametri di "alpinisticità" che ho individuato. Quindi se valgono gli altri 4 è alpinistica anche una via con una fila di spit dall' inizio alla fine, faccio anche un esempio: le vie di Fiaschi nel brianconnaise (es. clamoroso "a nous la belle vie" sulla tete colombe).
da grimpeur » ven set 15, 2006 15:54 pm
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