Scalate fast-climbing.

Arrampicata e alpinismo su roccia in montagna

Messaggioda Herman » lun set 18, 2006 0:20 am

Uhm... non è un esempio calzante, non ci sono attraversatori di manica che si attrezzano con le boe e poi le tolgono...
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Messaggioda Donatello » lun set 18, 2006 0:34 am

Herman ha scritto:Uhm... non è un esempio calzante, non ci sono attraversatori di manica che si attrezzano con le boe e poi le tolgono...


Semplicemente perchè chi lo fa è in grado di gestire la situazione senza bisogno di boe.

Comunque la domanda che mi pongo è:

io, pinco pallino voglio fare la cosa X (con x intendo un'attività non fondamentale per la sopravvivenza) ma non sono in grado, cosa faccio?

- Mi alleno per esserne in grado.
- Non la faccio
- Addomestico la cosa in modo che diventi alla mia portata.

Io reputo esatte due risposte...
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Messaggioda Herman » lun set 18, 2006 0:46 am

Donatello ha scritto:
Herman ha scritto:Uhm... non è un esempio calzante, non ci sono attraversatori di manica che si attrezzano con le boe e poi le tolgono...


Semplicemente perchè chi lo fa è in grado di gestire la situazione senza bisogno di boe.

Comunque la domanda che mi pongo è:

io, pinco pallino voglio fare la cosa X (con x intendo un'attività non fondamentale per la sopravvivenza) ma non sono in grado, cosa faccio?

- Mi alleno per esserne in grado.
- Non la faccio
- Addomestico la cosa in modo che diventi alla mia portata.

Io reputo esatte due risposte...


Sono d'accordo se le risposte sono le prime due, come chi in falesia armeggia con A0 o cordini o staffate per passare da un fix all'altro.

Ma se io, in montagna, vedo un bel pilastro e questo pilastro non è proteggibile se non a fix e non vi corrono altre vie ed io decido di aprirci sopra una via a spit non dovrei farlo perchè....
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Messaggioda ivalle » lun set 18, 2006 0:55 am

Herman ha scritto:mi sono dimenticato di specificare che parlavo in terza persona, ossia: se un arrampicatore sportivo dicidesse, nell'ambito della sua evoluzione, di dedicarsi alle vie lunghe con lo stesso....

Io al momento non ho alcun interesse per l'arrampicata in montagna e credo che per un bel po' di tempo sarà così :wink:


beh allora questa ipotetica terza persona dovrà prendere coscienza che sta evolvendo verso un'attività che non gli garantitrà mai lo stesso terreno di cofronto che ha in palestra. questo indipendentemente dal tipo di protezioni che troverà sulla via.

scusa ma ritiene (parliamo sempre di una terza persona) di poter affrontare una via in montagna come fa in palestra?

- è in montagna e manda avanti il suo socio a montare i rinvii sul tiro, perché c'è qualche moschettonaggio duro
- sul tiro chiave (il decimo) prova e riprova i movimenti, per due ore buone e di lì fa una doppia per rifare il tiro, altrimenti non è in libera, e il socio intanto? ha fumato un pacchetto di MS
- le vie come le concepisce lui, prevedono soste esclusivamente su larghe cenge, dove l'arrampicatore affaticato possa comodamente riposare tra un tiro e l'altro
- ritorna in palestra, se riesce a fare venticinque tiri, va bene, se al ventitreesimo è prossimo allo sfinimento, che fa? si cala in doppia?

e potrei andare avanti ancora, ma mi accorgo che è quasi mezzanotte... :?
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gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.
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Messaggioda Herman » lun set 18, 2006 1:01 am

ivalle ha scritto:
Herman ha scritto:mi sono dimenticato di specificare che parlavo in terza persona, ossia: se un arrampicatore sportivo dicidesse, nell'ambito della sua evoluzione, di dedicarsi alle vie lunghe con lo stesso....

Io al momento non ho alcun interesse per l'arrampicata in montagna e credo che per un bel po' di tempo sarà così :wink:


beh allora questa ipotetica terza persona dovrà prendere coscienza che sta evolvendo verso un'attività che non gli garantitrà mai lo stesso terreno di cofronto che ha in palestra. questo indipendentemente dal tipo di protezioni che troverà sulla via.

scusa ma ritiene (parliamo sempre di una terza persona) di poter affrontare una via in montagna come fa in palestra?

- è in montagna e manda avanti il suo socio a montare i rinvii sul tiro, perché c'è qualche moschettonaggio duro
- sul tiro chiave (il decimo) prova e riprova i movimenti, per due ore buone e di lì fa una doppia per rifare il tiro, altrimenti non è in libera, e il socio intanto? ha fumato un pacchetto di MS
- le vie come le concepisce lui, prevedono soste esclusivamente su larghe cenge, dove l'arrampicatore affaticato possa comodamente riposare tra un tiro e l'altro
- ritorna in palestra, se riesce a fare venticinque tiri, va bene, se al ventitreesimo è prossimo allo sfinimento, che fa? si cala in doppia?

e potrei andare avanti ancora, ma mi accorgo che è quasi mezzanotte... :?


Beh, voglio dire... e se anche fosse? Saran ben problemi suoi come vuole fare il tiro, i compagni che si sceglie (e che scelgono lui), la possibilità di tornare in doppia se non se ha per uscire. Mi sembra che siano cose che capitano anche agli alpinisti...

Tra l'altro, da quel che mi risulta, tutte le vie in montagna con gradi > 7c sono state salite in questo stile...
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Messaggioda Donatello » lun set 18, 2006 1:25 am

Herman ha scritto:
Donatello ha scritto:
Herman ha scritto:Uhm... non è un esempio calzante, non ci sono attraversatori di manica che si attrezzano con le boe e poi le tolgono...


Semplicemente perchè chi lo fa è in grado di gestire la situazione senza bisogno di boe.

Comunque la domanda che mi pongo è:

io, pinco pallino voglio fare la cosa X (con x intendo un'attività non fondamentale per la sopravvivenza) ma non sono in grado, cosa faccio?

- Mi alleno per esserne in grado.
- Non la faccio
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Sono d'accordo se le risposte sono le prime due, come chi in falesia armeggia con A0 o cordini o staffate per passare da un fix all'altro.

Ma se io, in montagna, vedo un bel pilastro e questo pilastro non è proteggibile se non a fix e non vi corrono altre vie ed io decido di aprirci sopra una via a spit non dovrei farlo perchè....


Es. Val di Mello, via Patabang... primo tiro 70 m, nessuna protezione.
La via è stata ugualmente aperta.
Io attualmente mi cago in mano a fare una via del genere... vado a fare Kundalini che è anche più difficile, ma per il mia attuale capacità è alla mia portata.
Il non essere in grado di salire di li non mi sconvolge la vita.

Il tuo discorso non farebbe una grinza se fosse applicabile, solo che gli uomini sono ingordi (nella mia estremizzazione lo sono pure io) vogliono e basta. In diversi luoghi delle alpi gli spazi sono ormai quasi tutti occupati, difficile, troppo difficile che non nascano conflitti.
Non sono tatalmente contrario alle vie sportive, al Lomasti ci sono vie molto belle, così a gondo, così in molti altri posti... e di vie ce ne sono una marea, ma aumentano, aumentano... e si trovano anche dove non dovrebbero esserci...
Ormai aprono tutti, anche qua sul forum ogni tanto salta fuori qualcuno che chiede info sul trapano perchè vuole "provare" ad attrezzare qualche linea.
Per esperienza la stragrande maggioranza degli arrampicatori sportivi non sanno nemmeno di che montagna fa parte la falesia su cui arrampicano, figuriamoci se vanno a vedersi se su quel pilastro esiste qualche linea "clean"... è successo... tante volte.
Visto che da parte di chi chioda "in segreto" dove gli pare non sembra esserci nessuna volontà di dialogo, allora fanculo divento integralista e contrario a qualsiasi tipo di spittatura.
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Messaggioda checco 1987 » lun set 18, 2006 11:55 am

Donatello ha scritto:
Herman ha scritto:Uhm... non è un esempio calzante, non ci sono attraversatori di manica che si attrezzano con le boe e poi le tolgono...


Semplicemente perchè chi lo fa è in grado di gestire la situazione senza bisogno di boe.

Comunque la domanda che mi pongo è:

io, pinco pallino voglio fare la cosa X (con x intendo un'attività non fondamentale per la sopravvivenza) ma non sono in grado, cosa faccio?

- Mi alleno per esserne in grado.
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- Addomestico la cosa in modo che diventi alla mia portata.

Io reputo esatte due risposte...


invece purtroppo c'è chi considera esatta anche la terza alternativa reclamando un improbabile "diritto" a fare quella cosa x.
La montagna (per fortuna, e come tante altre cose) fa selezione; ma sempre c'è chi è disposto a scendere a compromessi, nella ormai frequente mentalità dell'ottenere ad ogni costo.... :?
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Messaggioda Mago del gelato » lun set 18, 2006 13:21 pm

Donatello ha scritto:
Herman ha scritto:Uhm... non è un esempio calzante, non ci sono attraversatori di manica che si attrezzano con le boe e poi le tolgono...


Semplicemente perchè chi lo fa è in grado di gestire la situazione senza bisogno di boe.

Comunque la domanda che mi pongo è:

io, pinco pallino voglio fare la cosa X (con x intendo un'attività non fondamentale per la sopravvivenza) ma non sono in grado, cosa faccio?

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Io reputo esatte due risposte...


Donatello hai perfettamente ragione. Ma anche il fatto di portarsi materiale per proteggersi come chiodi, nuts, friends, (corde) ecc ecc... dove senza non si sarebbe capaci di salire tu come lo chiami?
La realtà è che, a volte più, a volte meno, l'uomo andando ad arrampicare dimostrerà sempre la sua debolezza più che la sua forza, e prendendo atto di questo secondo me ci sono poche pippe da farsi, e poca gente da criticare, perchè chi più o chi meno, sempre di addomesticamento della natura si tratta.
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Re: Scalate fast-climbing.

Messaggioda Keto da Barp » lun set 18, 2006 13:35 pm

Roberto ha scritto:Scalate fast-food, o meglio "fast-climbing", è questa la tendenza degli scalatori moderni, sempre più presi dalla fretta, dall' eviatare imprevisti e dal consumare un prodotto preconfezionato, facile da "digerire", che costa poco in termini di sorprese e fatica. Un prodotto però insipido e senza fascino, un prodotto di altri, preconfezionato per te, senza un minimo di possibilità di "ricrearlo".

Gogna, nel suo "Cento nuovi mattini", aveva coniato il termine "ri-creare" per intendere la salita della via, che diventava una vera ri-creazione, visto che bisognava proteggerla, interpretarla, trovarla... intuirla.
Ora, con la mania delle vie preconfezionate, ben protette a file di spit, dove nulla è lasciato alla fantasia dello scalatore, che non deve "ri-creare" nulla, visto che la sua strada è già inesorabilmente segnata dal materiale lasciato in parete dall' attrezzatore, tutto questo sta per finire.
Masse di scalatori affrontano queste vie sterili con l' unico intento di salire in modo fine a se stesso, tutta la poetica della scalata è finita, svanita nella prestazione, spesso presunta, più che vera.
Le vie da "ri-creare", che ancora esistono e ancora vengono aperte (anche se questo sempre più raramente accade), non hanno che poche ripetizioni, spesso sono dimenticate ancor prima di essere ripetute.

Sono i nostri anni, la nostra società tutta tesa al consumo, meglio se veloce, che hanno cambiato l' alpinismo. Da attività piena di fascino, dove nulla poteva essere sicuro e tutto bisognava guadagnarsi, dove nessuno si sentiva in diritto di fare qualsiasi salita, oggi l' alpinismo è diventato un prodotto di consumo, dal quale i "consumatori" esigono certe caratteristiche e se non le trovano sono capaci di criticare il "produttore", che dovrebbe aver ben chiare le richieste del mercato, se non vuole restarne fuori!



Potrei darti ragione....
effettivamente molti "moderni" come dici tu cercano il preconfezionato....
ma fondamentalmente io credo che ci sia da fare una netta distinzione,
credo ancora nella montanga, quella dove, inutile negarlo, si creano competizioni, ma anche quella che sa dare emozioni....
per questo divido i sui frequentatori in due categori ben distinte (che poi possono avere anche varie sottocategorie)....
le due categorie sono:
Gli Scalatori (o Gli Sciatori nei periodi invernali)
Gli Alpinisti
.....dal mio punto di vinsta non sono gli uni meglio degli altri sono semplicemente diversi


mentre per i primi è più importante l'aspetto sportivo/tecnico e sono spesso tecnicamente più portati e forti
per i secondi la cosa più importante è la scoperta la ricerca...
mentre i primi cercano il punto più difficile per passare (spesso in qualunque modo) i secondi cercano di scoprire il modo più facile per passare senza lasciare tracce.....

poi collegandomi alla tua motivazione sulla sociatà.... un altra grande differenza è che lo Scalatore/Sciatore e molto legato ai tempi (ci si sta tot e sei a casa per...)
mentre l'alpinista no.... (si ritornerà a casa... e bon)

Ciao
:wink:
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Re: Scalate fast-climbing.

Messaggioda Herman » lun set 18, 2006 14:10 pm

Keto da Barp ha scritto:mentre per i primi è più importante l'aspetto sportivo/tecnico e sono spesso tecnicamente più portati e forti
per i secondi la cosa più importante è la scoperta la ricerca...
mentre i primi cercano il punto più difficile per passare (spesso in qualunque modo) i secondi cercano di scoprire il modo più facile per passare senza lasciare tracce.....


vabbè, se ora inziamo a fare queste categorie e le pulci a ciascuna non finiamo più, secondo me i primi cercano il punto più difficile per passare in libera. I secondi cercano il modo più facile per passare e se non lo trovano passano spesso in qualunque modo. Drugo docet, la scala finisce al VI il resto è A0 :wink:
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Messaggioda .Fratello. » lun set 18, 2006 14:17 pm

ivalle ha scritto:
Herman ha scritto:No so, l'evoluzione in questo senso mi pare inevitabile, al di là della presunta necessità/opportunità della montagna di mettere in sicurezza, io che amo l'arrampicata sportiva in quanto tale avrò voglia, in futuro, da grande, domani di spostare il mio terreno di confronto su vie lunghe, in ambiente, ma garantendomi (grossomodo) lo stesso terreno di confronto che ho in falesia. Credo che l'unica soluzione sarà il compromesso, che potrebbe essere quello di evitare alcune pareti, di rispettare l'esistente. Allo stesso modo ci vorrà rispetto da parte degli integralisti no spit.


Mah gattone, il tuo intervento mi lascia un po' perplesso...
Due interventi in questo topic, quello tuo e quello di .Fratello., fatti da due persone che, almeno in questa fase della loro esistenza, non dimostrano nessun interesse per l'andare in montagna.
Per quanto riguarda .Fratello., già tre tiri a Brentino sono il limite della sua capacità di sopportazione in fatto di lunghezza della via (e il problema non è certo che si stanca...).
Non so come sia per te, ma dai discorsi che fai in giro per il forum...

Perché tra i proponimenti per la vecchiaia non metti anche quello di provare ad imparare ad andare in montagna e non solamente quello di andare ad arrampicare in montagna. Potrebbe anche piacerti!
:wink:
Il problema non è che mi stanco,e non sono neanche 3 tiri o dieci tiri,tanto meno il chiodo,lo spit,lunghi o corti che siano,non mi sembra di essermi mai lamentato,il problema è che mi diverto di più in falesia.Mi piace di più.In montagna ci vado anche troppo con lo snowboard .
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Re: Scalate fast-climbing.

Messaggioda the_serpent2006 » lun set 18, 2006 15:33 pm

Roberto ha scritto:Scalate fast-food, o meglio "fast-climbing", è questa la tendenza degli scalatori moderni, sempre più presi dalla fretta, dall' eviatare imprevisti e dal consumare un prodotto preconfezionato, facile da "digerire", che costa poco in termini di sorprese e fatica. Un prodotto però insipido e senza fascino, un prodotto di altri, preconfezionato per te, senza un minimo di possibilità di "ricrearlo".

Gogna, nel suo "Cento nuovi mattini", aveva coniato il termine "ri-creare" per intendere la salita della via, che diventava una vera ri-creazione, visto che bisognava proteggerla, interpretarla, trovarla... intuirla.
Ora, con la mania delle vie preconfezionate, ben protette a file di spit, dove nulla è lasciato alla fantasia dello scalatore, che non deve "ri-creare" nulla, visto che la sua strada è già inesorabilmente segnata dal materiale lasciato in parete dall' attrezzatore, tutto questo sta per finire.
Masse di scalatori affrontano queste vie sterili con l' unico intento di salire in modo fine a se stesso, tutta la poetica della scalata è finita, svanita nella prestazione, spesso presunta, più che vera.
Le vie da "ri-creare", che ancora esistono e ancora vengono aperte (anche se questo sempre più raramente accade), non hanno che poche ripetizioni, spesso sono dimenticate ancor prima di essere ripetute.

Sono i nostri anni, la nostra società tutta tesa al consumo, meglio se veloce, che hanno cambiato l' alpinismo. Da attività piena di fascino, dove nulla poteva essere sicuro e tutto bisognava guadagnarsi, dove nessuno si sentiva in diritto di fare qualsiasi salita, oggi l' alpinismo è diventato un prodotto di consumo, dal quale i "consumatori" esigono certe caratteristiche e se non le trovano sono capaci di criticare il "produttore", che dovrebbe aver ben chiare le richieste del mercato, se non vuole restarne fuori!


...gustosa questa padellata di aria fritta!!! Non ho mai visto nessuno consumare "fast-food" delle vie "alpinistiche" come alcuni conoscenti che riescono in un WE a farsi 600-700 Km in macchina, una via di una ventina di tiri in montagna, una mangiata al rifugio, con rientro il lunedi mattina in tempo per l'orario d'ufficio. Bel modo (e costoso, BTW) per scaricare le frustrazioni, ma poco a che vedere coll'alpinismo "slow-food"...

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Messaggioda cuorpiccino » lun set 18, 2006 17:05 pm

Herman ha scritto:ma garantendomi (grossomodo) lo stesso terreno di confronto che ho in falesia.


Imparare a usare dadini, chiodini, friendini no, e? Credi veramente che non ti garantiscono? Fidati, impara ad usarli e sarai garantito. Oppure si può andare un Wenden e viaggiare su bei runout

Che c***o di gusto c'è a fare una via a spit dove manco sforzi il cervello.

Herman, il problema è che c'è gente che ha bisogno di spit ascellari sul 6a, e quello che vuole così non si impegna. Ora, voler andare in montagna senza impegnarsi si può, basta andare a fare sciopping a Cortina. O a fare le vie facili che uno si può permettere.
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Messaggioda giudirel » lun set 18, 2006 17:51 pm

cuorpiccino ha scritto: Oppure si può andare un Wenden e viaggiare su bei runout


E va bene o non va bene? Pensa che nella mia pochezza il cervello rischiava di evaporarmi... su quei runout...
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Messaggioda FREESTYLE77 » lun set 18, 2006 18:11 pm

Bè l'argomento è abbastanza soggettivo
Per il mio piccolo io mi diverto un casino a ficcare roba in montagna e spesso me spacco per cerca la cosa migliore o più adatta.
Spesso se puo' usci dalla via trova' una fessurina sfrienda e ritornare sulla retta via quando la salita è bella sprotetta e l'ansia della corda spenzolante nel vuoto incalza.
Portatevi un pò di roba in falesia e incominciate ad alternare le protezioni fra spit e ferraglia e cordini di varie dimensioni(s'intende dove la via lo permette). Vedrete sarà un successo.
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Messaggioda cuorpiccino » lun set 18, 2006 19:00 pm

giudirel ha scritto:
cuorpiccino ha scritto: Oppure si può andare un Wenden e viaggiare su bei runout


E va bene o non va bene? Pensa che nella mia pochezza il cervello rischiava di evaporarmi... su quei runout...

Vabbene come nò.
Il problema è che alcune vie sono banali. Oggi se spitti una placca di 6a, magari finto, a 2 metri di distanza, hai fatto na scala santa. E molta gente questo cerca, una scala santa, ovvero andare a scalare senza accendere mai il cervello. Ecco, questo modo di scalare non rieco a capirlo. E neanche lo condivido. Penso che sarebbe moooolto più impegnativo (e remunerativo) andare a fare una bella montagna per la via comune (tipo la Croda Rossa d'Ampezzo)........
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Messaggioda Fokozzone » lun set 18, 2006 19:09 pm

checco 1987 ha scritto:
1) Sembra che ormai lo scopo sia "lo sconfiggere la parete", senza preoccupazione per i mezzi e il modo, ma guardando solo alla meta.

2)Ormai c'è chi non sente il diverso sapore, il gusto differente che lascia una via non-a-spit rispetto a una a spit.

3)C'è sempre meno quella parte romantica, quel senso di avventura nell aprire vie e nell'andare a ripeterle


1) Quello è esattamente il modo in cui è nato l' alpinismo: all' epoca delle prime salite sul monte bianco, scale per superare i seracchi, spedizioni con 20 guide, all' epoca della conquista delle dolomiti lanci di corda e altre invenzioni, alla scoperta della yosemite c' è chi ha inventato attrezzi nuovi per l' epoca...

2) Dipende dalla via: in effetti esistono vie non-a-spit, che hanno meno sapore di altre vie a-spit e viceversa.

3) Se la via è in condizioni tali per cui ripeterla è affine all' aprirla di nuovo, la via esiste? Conosco pochi esempi di vie siffatte, ma non sono molto ripetibili in quanto (oltre a necessitare di un bel pelo) sarebbe possibile fare un tracciato completamente diverso senza accorgersene. Alla fine restano "ipotesi di vie". Per chi sa di cosa parlo esemplifico con le vie di Colzada sulla nord della sfinge e del ligoncio (ha ammesso che lui stesso non se la sentirebbe di ripeterle) o certe vie del Guerini.

In più spesso ho il forte sospetto, quando sento parlare di romanticismo e avventura, che si tratti di gente che le avventure le vede al cinema. Già la scelta della roccia rispetto all' alta montagna e al misto mi senbra molto significativa...
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Messaggioda checco 1987 » lun set 18, 2006 20:00 pm

Fokozzone ha scritto:
checco 1987 ha scritto:
1) Sembra che ormai lo scopo sia "lo sconfiggere la parete", senza preoccupazione per i mezzi e il modo, ma guardando solo alla meta.

2)Ormai c'è chi non sente il diverso sapore, il gusto differente che lascia una via non-a-spit rispetto a una a spit.

3)C'è sempre meno quella parte romantica, quel senso di avventura nell aprire vie e nell'andare a ripeterle


1) Quello è esattamente il modo in cui è nato l' alpinismo: all' epoca delle prime salite sul monte bianco, scale per superare i seracchi, spedizioni con 20 guide, all' epoca della conquista delle dolomiti lanci di corda e altre invenzioni, alla scoperta della yosemite c' è chi ha inventato attrezzi nuovi per l' epoca...

2) Dipende dalla via: in effetti esistono vie non-a-spit, che hanno meno sapore di altre vie a-spit e viceversa.

3) Se la via è in condizioni tali per cui ripeterla è affine all' aprirla di nuovo, la via esiste? Conosco pochi esempi di vie siffatte, ma non sono molto ripetibili in quanto (oltre a necessitare di un bel pelo) sarebbe possibile fare un tracciato completamente diverso senza accorgersene. Alla fine restano "ipotesi di vie". Per chi sa di cosa parlo esemplifico con le vie di Colzada sulla nord della sfinge e del ligoncio (ha ammesso che lui stesso non se la sentirebbe di ripeterle) o certe vie del Guerini.


1) Ben diverso era però il MODO di passare: dove un tempo si facevano anche "piramidi umane" per superare un passaggio (si! 8O ) adesso magari si pianta uno spit in più, si azzera ed il gioco è fatto..

2) per quanto mi riguarda, al di là della bellezza di un itinerario - chè è indipedente dal fatto che sia preconfezionato o meno-, è proprio differente l'impegno e il tipo di emozioni.

3) Mi spiego meglio: ormai le vie a spit (salvo alcune eccezioni )sono un'autostrada di rinviaggi che tolgono sia una sorta di interpretazione della via da parte di chi la ripete sia il piacere di metterci del proprio

Fokozzone ha scritto:Già la scelta della roccia rispetto all' alta montagna e al misto mi senbra molto significativa.

Essendo il titolo del topic Scalate fast-climbing...

Fokozzone ha scritto:In più spesso ho il forte sospetto, quando sento parlare di romanticismo e avventura, che si tratti di gente che le avventure le vede al cinema

Mah..il senso di avventura che ti da il ripetere certe vie a spit è probabilmente inferiore a quello che ti trasmette il film Mission Impossible..: mi viene in mente una via fatta sulle piccole dolomiti qualche mese fa: spit ogni metro (in certi punti anche meno!)
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Messaggioda Roberto » lun set 18, 2006 20:07 pm

La mia era solo un riflessione sul modo di fare tante cose al giorno d' oggi, modo che è arrivato anche nella scalata in montagna.
Badate, non parlo di alpinismo, perché secondo me, fare una salita ben spittata in montagna, non è alpinismo, ma arrampicata sportiva su una via di più tiri.
Questo non voleva essere il solito ennesimo topic sul discorso abusato dello "spit si-spit no", ma solo ... il solito topic su "l' alpinismo dove va"? :lol:
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Messaggioda Mago del gelato » lun set 18, 2006 20:24 pm

voler andare in montagna senza impegnarsi si può, basta andare a fare sciopping a Cortina
:lol: :lol: :lol:


l' alpinismo dove va?
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