WoodyAllen ha scritto:Che palle queste beghe personali! Mi sembra, per usare un termine alpinistico, che in questo forum si stia andando "fuori via". Lo scopo era, se non sbaglio, di scambiarsi esperienze su come aprire una via ed invece ci si è impantanati in antipatie private che, sinceramente, a me e credo a tanti altri, non interessano assolutamente. Insomma, torniamo a bomba e parliamo di sistemi di apertura. Ad esempio mi piacerebbe sapere che tipo di materiale utilizzano sia i forti che quelli un po' meno forti per fermarsi a chiodare o trapanare magari in posizioni assurde, mi piacerebbe leggere qualche aneddoto su aperture difficili, ecc. Ma per favore, basta con le polemiche! Negli States, in una parete di fondovalle degli Appalachi, ad esempio, ho visto dei sistemi assolutamente assurdi (giganteschi tappi di sughero forati ed attraversati da un cordino!) per fermarsi a proteggersi aprendo dal basso su fessure fuori misura... eppure funzionavano!
Eccoti accontentato, io solitamente faccio così: scalo libero da impicci, come trapano o alto. Salgo arrampicando normalmente con all' imbrago attaccati un paio di cliff, ogniuno con la sua fettuccia regolabile. Quando mi trovo in una buona posizione e trovo un "buon" punto dove cliffare, mi fermo, mi ancoro con i cliff, recupero il trapano che ce l' ho attaccato ad un cordino da 10 metri circa appeso all' ultimo spit con un fifi, faccio il buco e metto lo spit. A questo punto mi appendo al chiodo piantato, recupero lo zaino contenente la batteria del trapano e lo recupero sul cavo della batteria per non creare ingarbugliamenti con altre corde, tiro il bullone e riparto per un altro spitaggio. Non sono molto esperto in questo, ma ho capito che delle volte è più facile chiodare gradi duri ma con buone cliffate che gradi facili, magari in placca appoggiata, che non accettano cliff. La mia pegior cliffata è stata sotto un tettino, con due cliffate di rovescio e se si sganciavano, arrivavo addosso la mio compagno in sosta.