Come mai una via diventa "classica"

Arrampicata e alpinismo su roccia in montagna

Come mai una via diventa "classica"

Messaggioda basi » ven apr 23, 2010 10:25 am

eccomi con un dubbio che mi porto dentro da tanto e al
quale mi son risposto ma non essendo completamente soddisfatto chiedo a voi esperti alpinoidi ....
partiamo dalle mie risposte una via diventa classica
perche su roccia ottima con un comodo accesso e' presente su molte
guide .......
penso siano tutte motivazioni giuste ma secondo me manca qualcosa ....
per esempio sulla stessa cima ad es sulla Canali tutti sulla Bhul e nessuno sulla Wiessner oppure per rimanere in zona sulla Immink sembra ci sai solo la Solleder-Fontein e sulla Pala il Gran Pilastro....
chi di voi allora me la racconta giusta ?
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Messaggioda Hercules » ven apr 23, 2010 11:15 am

Il concetto di 'classico' in alpinismo è mutuato da quello utilizzato in letteratura: i Promessi Sposi sono un classico, la Divina Commedia, l'Orlando Furioso.
Sul concetto di classico letterario sono stati scritti dei tomi...

Ora, cercando di sintetizzare e riportare alla prassi alpinistica questo concetto, io individuerei almeno DUE diverse concezioni di CLASSICO.

Inanzitutto è classica una via che segue le linee logiche imposte dalla morfologia della montagna e che raggiunge la vetta nelle maniera più diretta e logica, senza ricorrere all'uso di eccessivi mezzi artificiali. La sua linea, la sua logicità e dirittura sono le caratteristiche che la fanno diventare classica, non certo la facilità d'accesso o la roccia.
La Solleder in Civetta ad esempio è una salita classica secondo questa concezione, così come lo sono la Via delle Guide al Crozzon, la Costantini Apollonio in Tofana. Tre vie di impegno ben diverso, a ben vedere.

La seconda accezione di classico invece è quella che mi pare tu stia proponendo: è classica una via che per varie motivazioni diventa famosa. Ad esempio alcune vie per il solo fatto di essere incluse in una guida di salite scelte molto venduta e diffusa (Dinoia, Rabanser) assurgono al rango di vie molto ripetute, e dunque si 'classicizzano'. Oppure diventano famose perchè aperte da un famoso arrampicatore. Alcuni esempi: la via del Drago al Lagazuoi, non l'avesse aperta Claude Barbier chi andrebbe a ripeterla? La via dei Fachiri alla Scotoni, la Messner al pilastro di mezzo del Sass Dla Crusc sono vie che devono la loro fama di classiche a fattori diversi da quelli summenzionati. La via dei Vallarseri alla Torre Sprit chi andrebbe a ripeterla se non fosse menzionata sulle guide di Rabanser e di Bressan? Tutti ripeterebbero la Zanetti (classica di tipo A) o lo spigolo della melodia (classica di tipo b).
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Messaggioda Slowrun » ven apr 23, 2010 11:26 am

Una via classica DEVE avere una storia da raccontare ... e nel ripeterla si entra parzialmente in essa ... tutte le altre sono vie, magari molto belle ... e basta !

Il concetto di "classiche moderne" mi fa sorridere ...
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Messaggioda alberto60 » ven apr 23, 2010 12:19 pm

molto sinteticamente una via diventa classica anche per il grande numero di ripetizioni.
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Messaggioda superpjimmy » ven apr 23, 2010 12:38 pm

Perchè Slowrun "Motorhead" o "Septumania" non sono classiche moderne?" :wink:
"Fair hands line" o "Piccadilly di Bedretto" o "Incredibile" non sono classiche moderne? 8)
Jimmy :)
Però ti consiglio una sciarpa di seta ed un cielo rosso con le nuvole verdi ed i pesci blu.
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Messaggioda basi » ven apr 23, 2010 13:34 pm

certo la logicita del tracciato la ricerca del facile nel difficile ...
il saper leggere una parete son sicuramente elementi che fanno
assumere al nome di classica una via e anche il nome
del apritore......poi pero' noto che classica
alla volte e' la cima mi spiego nel Brenta tante (non tutte certo) linee sl basso vengono salite con frequenza mentre sulla torre di Brenta non
so quante cordate si cimentano...pur avendo magari salite in stile classico...
son piu propenso a pensare alla storia o al mito che si sviluppa
per certi pareti o cime .......
cmq a parte tutto classico e' bello
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Re: Come mai una via diventa "classica"

Messaggioda Giorgio Travaglia » ven apr 23, 2010 13:38 pm

basi ha scritto: tutti sulla Bhul e nessuno sulla Wiessner

perchè l'ha aperta Buhl! e lo stesso vale per l'altra via...perchè l'ha aperta Solleder!! :wink:
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Messaggioda il Duca » ven apr 23, 2010 13:40 pm

Hercules ha scritto:Il concetto di 'classico' in alpinismo è mutuato da quello utilizzato in letteratura: i Promessi Sposi sono un classico, la Divina Commedia, l'Orlando Furioso.


Secondo me la questione non è però così diversa... e lo stesso lo si potrebbe dire per la musica
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classico

Messaggioda emanuele » ven apr 23, 2010 14:27 pm

per me si deve prendere come modello l'etimologia della parola: classico, da classe (classis, in latino), dove si sottintende prima classe(era riferito ai cittadini), di prim'ordine, eccellente, distinto, perfetto...e quindi una via classica lo può divenire se viene conosciuta e ripetuta; ci sono vie aperte anche recentemente che, se note e riconosciute, diventeranno classiche; i grandi alpinisti degli anni '30 hanno aperto molte "classiche" nel senso di "prim'ordine", che magari sono state scoperte solo recentemente.
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Messaggioda Danilo » dom mag 02, 2010 23:48 pm

CLASSICO è una parola coniata dagli alpinisti.....

L'alpinismo ti da soddisfazioni e anche lacrime, ha la sua storia ma non sarà mai un'arte....

L'arte si crea dal nulla,la montagna è una vita che esiste... :wink:
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Messaggioda arteriolupin » lun mag 03, 2010 0:06 am

Tutte le risposte possonio avere spunti con i quali essere d'accordo, ma molti per i quali sorgono solo motivi di disaccordo...

Nulla id nuovo, è nella logica del discutere.

Mi fa un po' specie l'etimologia di "classico" recuperata dai tempi antichi.

Nella accezione che diamo oggi ad un qualcosa di "classico" (indipendentemente dall'ambito) ci si riferisce, sempre generalmente, ad un qualcosa che - PER UNA SERIE DI RAGIONI - diventa paradigmatico, significativo e rappresentante di una data epoca, di un dato movimento, di una data corrente di pensiero o di un dato Autore che ha segnato un momento particolare...

Nell'ambito della storia dell'alpinismo, ci sono figure che assurgono a "mito" o "personaggi della storia" dell'alpinismo e vie che, per essere assunte ad esempio, pietra di paragone, elemento paradigmatico per un dato periodo o per una data fase, diventano automaticamente classiche.

In questo senso, di sicuro, sono vie che "parlano", trasudano storia, sono un qualcosa di indicativo, il cui solo citarne il nome rende già una serie di informazioni estremamente chiare...

Queste sono le vie classiche, almeno secondo me.

E nulla vieta a vie "moderne" od "ultramoderne" di diventare classiche o straclassiche, anzi... Se saranno o stanno diventando "momenti paradigmatici" in un dato sviluppo, in un dato momento, rappresentanti di un dato modus creandi di uno o più salitori, il divnetare "classica" non è altro che una continuazione naturale di quanto accaduto alle altre.

Quando Comici salì la Grande e poi ci fece la solitaria, ben pochi avrebbero detto, allora, che sarebbe diventata una classica...

Quando Solleder e Lettenbauer si trovarono ad aprire la via rimasta famosa a loro nome, all'epoca tutti guardarono al grand eexploit ed all'avvento di un qualcos aid nuovo, di moderno...

Oggi sonos traclassiche di tempi lontani...

Non credo che immaginare che di qui a qualche decennio Supermatita non possa essere considerata una classica, esmeplificativa e paradigmatica per un periodo che ha visto alzarsi in modo considerevole la quantità e la qualità delle salite in montagna...

Potremmo continuare per ore, ma credo che la linea di demarcazione che divide una via "vecchia" da una via classica venga data solo da una concomitanza di cause legate alla storia del posto, alla storia dell'alpinismo in quel momento, alla storia di chi l'ha aperta e SOPRATTUTTO alla storia della recezione di quella data via da parte di chi poi la ripeterà e la prenderà a modello od esempio... (in quest'ultmo caso, duqnue, più che di storia si dovrebbe poi parlar edi storiografia).

Da tutto questo insieme si ottiene la classicità o meno di una via...

Il che, tradotto in breve, può anche essere riassunto in tutti o solo in alcuni dei modi usati prima di questo mio post...

Che, ovviamente, non dà una definizione completa e definitiva, anzi...
Sto solo provando a capire io stesso cosa sia la classicità di una via.
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Messaggioda Danilo » lun mag 03, 2010 0:39 am

Vero,siamo in sintonia io e te perchè sappiamo quello che riesce a darti questo genere di attività e siamo sfegatati.....ma dillo ad un cultore o semplicemente ad un appassionato di arte il termine "classico "applicato all'alpinismo non avendolo mai praticato,un non addetto ai lavori.........ti riderà in faccia! Teniamolagelosamente per noi questa parolina e non diciamola a nessuno!

Conveniamo:classico-uguale-frequentato :D
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Messaggioda arteriolupin » lun mag 03, 2010 9:34 am

Caro Danilo,

sì, posso essere d'accordo, ma non sono del tutto convinto di ciò che scrivi...
Palesi, in qualche modo, una sorta di "complesso d'inferiorità" non tuo, ma della tua passione rispetto ad altre "forme d'arte".

Ti faccio presente che ai tempi "classici" o "classicissimi" la cultura ginnica, lo sport, il movimento armonioso e la stessa armonia del corpo erano considerate arte. Pensa soltanto alle rappresentazioni degli atleti dei giochi olimpici d'epoca ellenica, pensa alla "mens sana in corpore sano"... Ciò che dava ispirazione all'arte era - per quanto non solo - la grazia del movimento e la potenza delle forme...
In epoca ben posteriore, le montasgne sono diventate motivi di letteratura e di pittura classica...
Lasciando stare Balmat e De Saussure, ti ricordo che le prime esplorazioni dei grandi britannici erano regolarmente accompagnate da acquarelli o litografie che rappresentavano, in mancanza di macchine fotografiche, ciò che arrivavano a scoprire.
Se la montagna e tutto ciò che la stessa suscita nell'animo umano non fosse arte, non credo sarebbe potuto esistere il genio di Giovanni Segantini...
Ancora meno sarebbero esistiti capolavori come quelli di Thomas Mann o altri...
Per arrivare ad un Dino Buzzati, tanto per citare i "classici" fino al XX secolo.

E non vernirmi a dire che un Mauro Corona o un Erri De Luca fanno parte di un'arte minore... Assieme a molti altri autori che hanno tutte le carte in regola per diventare classici e non solo dal punto di vista dell'alpinismo.

E' logico che le montagne o parte dell'attività dell'uomo in montagna possa diventare parte dell'arte, lo sono già da tempo, compresa l'attività umana...
E l'arrampicata fa parte delle attività, ludiche certo, ma legate anche a fenomeni spirituali o di analisi interiore, dell'essere umano.

Potrei partire dall'arrampicata di Emilio Comici, risalendo ancor prima a Dulfer e Preuss, per arrivare al connubio tra i movimenti ginnici della danza applicati sul verticale da Maurizio Zanolla, alias Manolo... Non sono forme d'arte, paragonabili a "ascesi fisico-atletica" legata alla mente? Le salite verticali dei Nuovi Mattini, il proporsi in un modo nuovo, non sono momenti "storici " di "rottura" e di crescita di un pensiero?
Non è forse una forma d'arte, per quanto discutibile (nel senso migliore del termine) la filosofia applicata da un Heinz Grill all'arrampicata? Seghe mentali? Certo, ma anche buona parte delle filosofie applicate alle varie correnti letterarie o figurative lo possono essere...

Non vedo quindi la necessità di sentire questa attività come "inferiore" ad altre forme d'arte.
Non è "inferiore", è semplicemente "altra", come tutto ciò che è "nicchia" e non "grande consumo", "grande distribuzione" o semplicemente "grande pubblicità".

Il saper vedere linee, il saperle tracciare, il saper segnare "passi avanti" in un'arte effimare ma non troppo come quella del salire ed entrare in connubio con l'elemento verticale, ha, per chi pratica tali attività, un sostrato a volte semplicissimo, puramente ludico, altre volte permeato da sapori intellettuali, artistici, filosofici... Ogni attività umana che abbia storia, pensiero, condivisione di pensiero o quant'altro diventa poi "movimento", viene "catalogata", ha il proprio "classico" e così via...

Io amo molto l'arte figurativa, pur non capendoci più di tanto... Mastico, invece, e mica male, l'arte della narrativa e dello scrivere e, senza tanti problemi, ti posso garantire che la cosiddetta "Letteratura alpinistica" non ha spesso nulla da invidiare a prodotti di "letteratura" più "famosi" o "commercializzati"... E' arte. E come è arte il raccontarlo, posso legittimamente pensare ed affermare che anche il tracciare linee, lo scoprire vie siano un'arte. All'interno di questo sistema, quindi, uso tranquillamente, e senza complessi di inferiorità, i termini come "classico" o "moderno" perché sono gli strumenti linguistici che ci permettono di capirci, seppur con i dovuti "distinguo".

Se, poi, un fanatico dsell'arte figurativa vuol ridere a sentir parlare di classicità di una via, lascialo pure ridere... Se non vuol capire il valore dei termini e della loro contestualizzazione, il problema non è nostro, ma della di lui chiusura mentale ed ignoranza, non della nostra...

A presto
Ultima modifica di arteriolupin il lun mag 03, 2010 9:58 am, modificato 3 volte in totale.
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Messaggioda gug » lun mag 03, 2010 9:40 am

Bell'argomento, appena posso voglio postare un bel brano proprio sulle classiche
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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Messaggioda gug » lun mag 03, 2010 22:48 pm

Ognuno di noi ha la propria lista di arrampicate fatte e degli obiettivi da scalare e le vie che non potremo mai sfiorare continuano a dominare la nostra fervente immaginazione.

Io continuo a prediligere le pareti che si stagliano verticali, voi forse amate prue di arenaria dure come la selce illuminate dal sole in mezzo al bosco, o fili di ghiaccio sottili come una ragnatela che venano i dirupi ad una certa altitudine, o corte pareti a strapiombo con gli appigli segnati di magnesio ai bordi della strada, o interminabili processioni di fessure e spigoli su perfette dorsali di granito alpino. Le classiche sono la realizzazione dei nostri sogni, che siano dieci movimenti perfetti o dieci giorni di sforzo sublime, ognuna incarna una commistione quasi impossibile da descrivere di bellezza, di sfida e di storia. Sono la battaglia interiore fra dubbio, paura e desiderio e sono anche la quiete quando si avvolge la corda alla fine della giornata, condividendo uno sguardo soddisfatto col compagno fidato.

Le classiche ci connettono direttamente alla ricca storia della nostra cultura condivisa, sempre in evoluzione. Ci tornano alla memoria la logica e l'eleganza della "goccia d'acqua" di Emilio Comici con il suo capolavoro sullo Spigolo Giallo a Lavaredo, la costanza e determinazione di Warren Harding con il Nose sul Capitan, il connubio di sesso, droga e rock and roll della California negli anni 70 che ha prodotto Astroman e Separate Reality e tante altre ancora...
Il meglio del meglio, ognuna un capolavoro, un rilevante esempio di una disciplina, una via che chiede di essere scalata.
In altre parole una classica.

Michael Kennedy sul catalogo Patagonia
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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Messaggioda Danilo » mer mag 05, 2010 1:51 am

Gug,hai rovinato tutto

dovevi cancellare l'ultima dicitura firmata M.Kennedy, :lol:

adesso continuerò a rimurginare nel letto se val la

pena a continuare a pensare se l'artefice di così tanto

godere ce l'abbia gratuitamente offerto: madre natura oppure uno

stronzino di scalatore intento ad adoperare ferraglie

varie per inerpicarsi su tracciati che un domani altri suoi

simili inizieranno a ripercorrerlo e a definirli classici......e noi a seguirli

sulla stessa rotta,sbav,sbav, :arrow:



stasera quel fumo qua era bello forte,porca di una puttanaccia :twisted:
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Re:

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer ott 04, 2017 11:50 am

Hercules ha scritto:Il concetto di 'classico' in alpinismo è mutuato da quello utilizzato in letteratura: i Promessi Sposi sono un classico, la Divina Commedia, l'Orlando Furioso.
Sul concetto di classico letterario sono stati scritti dei tomi...



Il mio professore di filosofia diceva che "classici" sono quei testi che si usano come zeppe per pareggiare le gambe dei tavoli traballanti.

Non so se lo stesso possa valere per i libri di alpinismo...

Liceali saluti
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Re: Come mai una via diventa "classica"

Messaggioda grizzly » mar ott 10, 2017 18:48 pm

1. Si sente dire delle classiche: «Ho risalito...» e mai «Ho salito...»
2. Si dicono classiche quelle vie che costituiscono una ricchezza per chi le ha salite e amate; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di salirle per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarle.
3. Le classiche sono vie che esercitano un'influenza particolare sia quando s'impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale.
4. Di una classica ogni risalita è una scalata di scoperta come la prima.
5. Di una classica ogni prima salita è in realtà una risalita.
6. Una classica è una via che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.
7. Le classiche sono quelle vie che ci arrivano portando su di sé la traccia delle salite che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).
8. Una classica è una via che provoca incessantemente un pulviscolo di discorsi critici su di sé, ma continuamente se li scrolla di dosso.
9. Le classiche sono vie che quanto più si crede di conoscerle per sentito dire, tanto più quando si salgono davvero si trovano nuove, inaspettate…
10. Si chiama classica una via che si configura come equivalente dell'universo, al pari degli antichi talismani.
11. La «tua» classica è quella che non può esserti indifferente e che ti serve per definire te stesso in rapporto e magari in contrasto con lei.
12. Una classica è una via che viene prima di altre classiche; ma chi ha salito prima le altre e poi sale quella, riconosce subito il suo posto nella genealogia.
13. È classica ciò che tende a relegare l'attualità al rango di rumore di fondo, ma nello stesso tempo di questo rumore di fondo non può fare a meno.
14. È classica ciò che persiste come rumore di fondo anche là dove l'attualità più incompatibile fa da padrona.

Liberamente modificato da: Italo Calvino, Perché leggere i classici

:D
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Re: Come mai una via diventa "classica"

Messaggioda PIEDENERO » mar ott 10, 2017 18:54 pm

=D> :lol:

Geniale!

Cmq. Le classiche sono

UNTE
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Re: Come mai una via diventa "classica"

Messaggioda VECCHIO » mar ott 10, 2017 20:21 pm

Bravo!!!
Evviva la tua "capacità di libertà"!
Mi tornava in mente qualcuno e tu me l'hai ricordato.
Amo molto i suoi scritti e i suoi pensieri.
Grazie Gri
paolo
....ALPINISTA......NO GUIDA....... questa mi scombussola
Scalare con gli esperti del cai... son sempre dei grossi guai...... questa mi piace
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