Trovo l'analisi di Jolly interessantissima, criticabile o meno che sia.
http://www.climbook.com/articoli/111-au ... rendimento
Personalmente il frequentare sale indoor ha fatto alzare notevolmente il mio livello tecnico in arrampicata; sono il classico arrampicatore 40enne che ha cominciato nei mitici anni ottanta quando "allenarsi", almeno nel mio entourage era un peccato mortale e tanti si allenavano di nascosto sui primi travi e mai lo avrebbero ammesso in gruppo.
Vedo che la mentalità è ancora dura a cambiare e alcuni miei "colleghi" non si sono mai schiodati dal 6a proprio a causa di un'attitudine mentale "sbagliata" ("hai fatto un 7a a vista, ma te ti alleni......!!!").
Adesso, a seconda dei periodi di forma o meno, arrampicare un 7b/c non mi fa tanto piu' impressione (es. lunghi runouts), e questo è solo grazie alla possibilità che ho avuto di arrampicare in sale indoor o boulder dove si puo' lavorare al massimo sul gesto e contemporaneamente in massimali di forza. Un giorno mi sono deciso a provare a seguire un programma di allenamento specifico, ormai da tre anni a questa parte.
Ho sempre comunque paura a volare lungo e non vedo all'orizzonte prossimo venturo un 7b a vista. A me il trasferimento della tecnica dalla plastica alla roccia viene abbastanza naturale avendo arrampicato per 20anni esclusivamente in falesia. Pero' non è vero il contrari,o e certi movimenti in strapiombo su presone svase tipiche dell'indoor non mi vengono.
Da un punto di vista personale, quindi, posso dire che a me la plastica "ha fatto migliorare" in forza ma anche in tecnica nell'arrampicata in falesia.
Nella mia auto-analisi mi vedo un grosso blocco emotivo della paura di cadere e farmi male e se emozionalmente non sto bene (falesia o posto che non mi piace, roccia lugubre, compagnia sbagliata, chiodacci brutti), allora non tento neppure un 6c.
Ho trovato molto interessante quello che Jolly dice sulla predisposizione genetica, ed è indubbiamente frustrante pensare di essere dominati dai nostri geni e poterci fare ben poco. D'altronde il celebre zoologo e biologo Richard Dawkins afferma da decenni che l'essere umano (in compagnia di tutti gli altri animali) non è che uno strumento usato dai geni per la loro propria sopravvivenza (per chi vuole approfondire "The Selfish Gene, Richard Dawkins, Oxford University Press).
Un altro grossissimo aspetto di cui si parla sempre ma difficilmente si riesce a "allenare" o semplicemente cambiare, è l'aspetto emotivo-mentale; e qui credo -come dice Jolly- che enormi progressi siano potenzialmente alla portata di tutti. Non è che si puo' ? normalmente -incentrare la propria vita sull'arrampicata, ma è vero che analizzando come si scala si possano capire tante cose della nostra vita e di quella delle altre persone.