Abbi dubbi, ma non troppi:
"Il dubbio patologico è una forma di disturbo ossessivo caratterizzato dalla presenza di domande alle quali la persona cerca di dare una risposta, senza però che ve ne sia una certa (es. Starò male questa sera?), attraverso un ragionamento di tipo razionale.
Questo continuo cercare di ragionare, porta inevitabilmente la persona ad aumentare il numero delle possibilità domanda-risposta generando una catena di dubbi, sino al punto che ci si trova immobilizzati nella propria ragnatela di pensieri senza aver trovato una risposta soddisfacente.
In molti casi, infatti, il dubbio patologico è così invalidante che la persona rimane ore ed ore nel proprio labirinto di domande e risposte, pensando più volte al giorno, sempre alla stessa cosa.
Un tipico esempio di come funziona il dubbio patologico potrebbe essere il seguente: la persona di fronte ad un problema psicologico potrebbe domandarsi: “forse sto impazzendo?” e rispondere, “no, non è possibile”, a quel punto potrebbe insinuarsi il dubbio: “e se invece fosse vero?”.
Ogni qual volta, infatti che si tenta di trovare una risposta, a questa si aggiunge il dubbio, che fa sorgere a sua volta un’altra domanda (forse è meglio l'altra?) e poi ancora un'altra risposta e un altro dubbio, un’altra domanda, un'altra risposta etc.. generando così un circolo vizioso "infinito".
In molti casi, per uscire da questo labirinto di domande e risposte, la persona usa come tentata soluzione quella di "cercare di non pensare", ritenendo che ciò possa contribuire a frenare il “loop”, ottenendo però l'effetto contrario, oppure, come già anticipato, prova a rispondere in modo razionale, alimentando anche qui la catena di dubbi.
L'autoinvalidazione ricorsiva
Il dubbio patologico potrebbe presentarsi separatamente o intrecciato ad un altra tipologia di disturbo del pensiero che alcuni autori italiani di orientamento cognitivista-strutturalista attribuiscono al pensiero ossessivo: l'autoinvalidazione ricorsiva, vale a dire l'incapacità a prendere decisioni.
Per comprendere tale disturbo è necessario prima accennare all'iter che compie la mente umana lungo il processo decisionale. Esso infatti svolge un'importanza determinante nel corso della vita quotidiana ed in particolar modo nella risoluzione di problemi. Possiamo immaginare il processo decisionale, nel quale entra in gioco la memoria a breve termine, come un albero decisionale (flow chart): ogni passaggio implica una vasta gamma di alternative, a partire dalle quali è necessario valutare e ipotizzare quale decisione sia la più adatta alla situazione che si sta vivendo. La possibilità di scegliere e di conseguenza di risolvere un problema, pertanto, è strettemante connessa alla capacità del soggetto di attivare strategie funzionali, frutto di un processo decisionale efficace. Il sistema di pensiero personale dei pazienti ossessivi risulta, quindi, frammentato, con scarsi legami tra i diversi sottosistemi dell'albero decisionale. La persona seleziona un'area ristretta e settoriale (area sintomatica), in base alla quale valuta se stesso. L'estrema specializzazione dell'area sintomatica provoca il costituirsi di una serie di alternative sempre più ricca e, di conseguenza, il determinarsi di un costante dubbio, sempre in agguato. Tale modalità si può anche riscontrare anche nei soggetti che non presentano disturbi ossessivi e sembra corrispondere a una peculiare modalità di affrontare le decisioni, tale per cui qualsiasi affermazione può essere falsificata e non è possibile pervenire a una decisione. Conseguenza di questo disturbo è l'equivalenza delle soluzioni identificate e l'impossibilità di decidere per una, se non chiedendo conferme esterne, le quali però verranno messe in discussione subito dopo.
Sia il dubbio patologico che l'autoinvalidazione ricorsiva, possono essere trattate con la Terapia Breve Strategica, intervenendo sulla catena di dubbi o potenziando la possibilità di attivare strategie funzionali e quindi la capacità di
scelta."