da Callaghan » dom set 03, 2017 17:42 pm
ringrazio croda e Keith per le circostanziate risposte.
la questione è dunque per me: ha senso parlare di involuzione culturale nei confronti dell'ambiente quando è in atto una colossale involuzione culturale (e basta)?
che senso ha fare la polvere sul tavolo della cucina quando in sala ci sono 500 maiali che cagano?
il discorso è complesso certo, e sarebbe bene parlarne più che scriverne.
quel che voglio dire è che oggi si fa fatica a pensare qualcosa che stia fuori dai soldi: la vita è sopravvivenza economica, si vive per lavorare; e ciò che non è lavoro, in realtà lo è ancora: si chiama pausa, riposo compensativo.
ma il sistemone odierno ha fatto anche di meglio: togliendo cultura toglie strumenti di conoscenza. e fornisce nuovi strumenti che non permettono di fatto di avvicinarsi al "reale", ma solamente di guardarlo da lontano, senza troppo coinvolgimento.
chi va in montagna oggi (la gran parte), è in riposo compensativo; ha cambiato solamente la scenografia ma il teatro resta quello.
e con la scenografia nuova stacca per un giorno.
non sarà mai la sua avventura, esplorazione, conoscenza, certo. ma gli faranno credere che lo sia, facendogli fare un volo radente con un aereo che il giorno dopo lo depositerà in ufficio. e lui, pensando di vivere "emozioni continue", in realtà si riposerà, perchè la gita in montagna, la gita al mare, la lettura di un libro, sarà a "lieto fine", senza nessuna conoscenza aggiunta.
solo un volo radente, senza impegno.
io come voi 2 arrivo da un tempo culturale diverso. un tempo dove c'erano i "dopolavoro", c'erano i gruppi di volontariato, c'era "altro", cacacazzi e CAI compresi.
volendo, in quei tempi, ci si riusciva pure ad appassionare a qualcosa, conoscendola e riconoscendola diversa.
si lavorava per vivere, e magari anche per tramandar conoscenza.
io ho vissuto il passaggio CAI da "corsi per insegnare qualcosa" a corsi per accompagnare qualcuno". ho vissuto il passaggio della ricerca scientifica "a medio termine" di 10 anni a "a medio termine" di 6 mesi.
e ho smesso (sia col CAI che con la ricerca).
ma avrei smesso comunque col CAI: oltre al cambiamento culturale in atto epocale, le dinamiche dei monti, partite per me come conoscenza libera, mi si erano poi rivelate in maniera diversa, quelle dei "falliti", con ruoli e gerarchie inutili, ed obbiettivi egoistici e celebrativi.
oggi invece parliamo di alieni, persone che possono avere una sola vita, che non scelgono loro, e che hanno a disposizione, in questa vita, qualche pausa.
li posso io dunque biasimare quelli che vanno sulle pale al minchia-day?
non lo so.
posso io biasimare i piloti dell'aereo che accompagnano i turisti a fare minchia-day sulle pale in tutta tranquillità?
non lo so.
so solamente che io non riesco egoisticamente, anarchicamente e stupidamente a rinunciare alla roccia. forse per abitudine della vita precedente, dove mi era concesso come mia scelta, forse perchè so che ora è tardi per fare altro. e forse anche perchè alla fine in questo buco di merda mi sono messo io con le mie stesse mani, con le opere ed i pensieri che ho scelto tempo fa, da "fallito".
se avessi i còglioni, ora bisognerebbe concentrarsi su altro, invece che cagareilcazzo sui modi di frequentare la montagna.
ora più che mai bisognerebbe mollare le menate e mettersi a lottare [cit per vecchi]. anche se è tardi.
alla fine motti aveva ragione, "falliti" in senso lato: incapaci prima, incapaci adesso. ed in questo senso la luna non è mai stata sulle pale, ora più che mai.
ciao
(essi vivono è questa roba detta 30 anni fa da uno coi còglioni)
ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti