Le salite saran belle
però piove a catinelle
e pertanto in Val dell'Orco
mangio solo come un porco.
Chiuso sempre in questa stanza
passo il tempo a metter panza
così quando verrà il bello
peserò come un vitello
L’autore, un poeta forse minore della scuola romana, voleva, attraverso la messa in versi della propria esperienza autobiografica, denunciare l’inanità della situazione esistenziale umana.
Inserito in un contesto non determinabile “piove a catinelle”, in preda all’angoscia di veder perse le possibili salite, quindi più in generale perso un orizzonte di senso in cui collocare il racconto collettivo, si ritrova a vivere una situazione di estraniazione… “come un porco”… “metter panza”, di chiusura claustrofobica “sempre in questa stanza”… situazione questa che precluderà sicuramente la fruibilità del dipanarsi nel futuro di nuove potenzialità di orizzonti narrativi.
Da qui la percezione, ma anche l’ansia di vedersi trasfigurato in una figura estranea, “un vitello”, figura ormai totalmente eccentrica alla possibilità di risposta filosofica, se non con un fuggire nel mito…