PIEDENERO ha scritto:VECCHIO ha scritto:Ci sono arrampicatori fortissimi in falesia che non concepiscono lo scalare a vista, o il ripetere un tiro.
Attrezzano, provano, riprovano, pezzo per pezzo, li collegano, dedicano mesi, memorizzano tutto, poi fanno il tiro una volta sola e cambiano obiettivo.
Forse li capisco, ma forse no.
Il mondo è bello perché è vario.
PIEDENERO ha scritto:Vero che chi pratica salto In lungo, con l'asta, lancio del giavellotto, del peso e via dicendo, prova il "tiro" centinaia di migliaia di volte
Ma che due balle provare un tiro 300 volte!
È un mio limite quello di non concepire la falesia come attività sportiva in senso stretto. Ma è giusto che sia così. Anzi tanto di cappello a chi ha volontà e dedizione. Vi sono indubbiamente aspetti molto interessanti nella ripetizione ma a me questo concetto, nell'arrampicata, non piace.
Provo a spiegare cosa provo io quando mi metto su un progetto (al mio basso livello) che mi attizza e cosa ci provo o ci ricavo a ripetere.
Quest'estate ero poco allenato e ho quasi sempre scalato su gradi bassi (per il mio livello). poi un amico mi porta a vedere una falesietta estiva, fresca, gradevole, ma molto piccola. Pochi tiri e in un attimo siamo a provare quello dal grado più alto (7b). Tiro corto corto (12 m circa) muro a canne, boulder sul tetto e muretto di dita. In pochi metri di tutto, bellissimo.
FASE 1) Prima impressione al tetto: impossibile, un passo fuori dalla nostra portata.
FASE 2) Torniamo, mi appendo corda dall'alto e inizio a esplorare tutte le possibilità, scopro che un metodo che rende il passo pensabile c'è. Le prese portano a sinistra dello spit a una piatta obliqua dove bisognerebbe rinviare, poi allungo a un verticale a destra, si mollano i piedi alla tarzan riposizionandoli a destra all'altezza della testa. Poi chiudendosi sul ginocchio si arriva a delle prese che consentirebbero il ristabilimento.
FASE 3) riesco a fare i singoli! Dopo la tarzanata bisogna andare a prendere una spallata alta di sinistra (il passo più duro) con questa ci si spinge sul piede destro a gamba completamente flessa e pinzato di destra. Poi lancio a manetta (svasa con angolo verticale buono) e ci si tira in piedi.
Fase 4) non riesco a rinviare, Non tengo abbastanza la piatta obliqua di sinistra, mi si muove la mano, mi buco la pelle. Rinvio con la fettuccia in mano. Poi rieco a fare i movimenti, magari al secondo o terzo colpo. penso che tornerò a chiuderlo in un momento in cui avrò più pompa.
FASE 5) Torno per far piacere all'amico e scopro un aggancio di punta dopo la tarzanata grazie a cui riesco a rinviare col corpo in orizzontale, testa più bassa dei piedi. Cado al lancio verso la manetta di uscita.
FASE 6) Le studio tutte per riuscire ad agguantare la manetta finale: piede destro più di punta per avvicinarlo al corpo, gamba sinistra (gamba parte alta sopra il ginocchio, il piede è inesorabilmente nel vuoto) appoggiata in varie posizioni al tettino per migliorare l'equilibrio. Mano sinistra sulla reglettina oppure fermo sul verticale, rotazione del gomito verso l'alto. Cado sempre lì.
FASE 7) La mano sinistra mi deve spingere verso la manetta di uscita. Quando agguanto quel verticalino dal basso pinzo sotto col pollice, semplifica l'inizio della rotazione sul piede destro, ma poi ho poca forza per il movimento successivo (allungo a manetta d'uscita con mano sinistra in spinta). Provo a introdurre un piccolo sforzo supplementare all'inizio del ristabilimento: anziché pinzare chiudo un po' la mano e sovrappongo il pollice all'indice rinunziando al pinzato.
Momento della verità: così ho più spinta, agguanto la manetta e chiudo il tiro.
Ne ho raccontate tante, ma non tutte quelle che ho pensato e provato. In pochi metri mi sono applicato a uno studio e perfezionamento continuo fino a trovare la soluzione con i mezzi a disposizione, come un puzzle. La soddisfazione della chiusura del tiro è stata simile al c.v.d. della dimostrazione di un teorema. Una visita immediatamente successiva a paderno (falesia atletica della bergamasca) mi ha dimostrato che il mio livello di pompa era decisamente bassino, alzando con ciò la soddisfazione per ciò che avevo fatto. Le varie fasi rispondono al numero di visite alla falesia per quel tiro.
Chi non ha il gusto per queste cose può trovare soddisfazione facendone altre. Ma, giusto per capire, ho provato a spiegare la mia attitudine e le mia applicazione nel lavorato di fino (circa 25 giri). Sicuramente la cosa più bella è stato passare dalla sensazione della impossibilità alla chiusura del tiro, risolvendo le difficoltà a livello tecnico. Un lavorato così non lo farei volentieri su un tiro di resistenza dove vale di più allenarsi a secco che non studiarlo, ma dove si può scoprire un metodo, trovare un riposo imprevisto, inventare un movimento non banale, lì mi ci immergo come in un creme caramel!