mikesangui ha scritto:Io adoro il lavorato, solo lì riesco davvero a esprimere il meglio di me e a migliorare.
L'a-vista da soddisfazione , ma difficilmente mi insegna qualcosa se non ha tentare , che anche quello è importante.
il mondo è bello perchè e vario (e avariato)
Dipende da dove mi trovo, se in una falesia che conosco o in una nuova, e cerco di dare il masssimo qualsiasi sia lo stile, in ogni caso l'a vista mi insegna eccome.
Però cosa significa salire avvista per me? Significa che devi dare tutto e che la conclusione dev'essere per forza o la catena o un volo.
Se dico al socio "tieni", non era un tentativo a vista, ma un qualcosa di ibrido senza valore, nè per il mio bagaglio di esperienze arrampicatorie, nè per testare altre capacità , solo un tentativo tra gli altri, da dimenticare.
Salire a vista (ovviamente sto parlando di tiri vicini al proprio limite) significa che da ogni presa devi individuare quale sarà la miglior mossa successiva, intuire la sequenza meno dispendiosa cercando in alto con gli occhi una presa dove potrai recuperare. A volte, invece, cerchi di capire/imparare se quella stessa presa dove senti svanire la forza secondo dopo secondo, può essere sfruttata in modo diverso (a proposito, ho vissuto questo frangente ieri, su una via di 40 mt. dove i primi 22 fino alla prima catena li conoscevo a memoria, i restanti erano inesplorati. Su una presa mi stavo ghisando ma non volevo mollare, ero indeciso se partire alla cieca nel tentativo di raggiungere una presa più in alto, poi ho provato a girare la mano e ho notato che bastava molta meno forza per non cadere tenendo una puntina in rovescio, così ho potuto recuperare).
Certo bisogna crederci e soprattutto imparare ad ignorare la distanza che c'è tra te e l'ultima protezione: devi provarci fino all'ultima briciola di energia, in sostanza devi arrampicare, Quindi l'a vista ti insegna a elaborare espedienti quando ti trovi nell'emergenza volo, ti insegna a crederci fino all'ultimo, ti insegna a non avere fretta (un riposo in più su una buona presa quando pensi di non essere stanco e invece lo sei, non fa mai male), ti insegna che il volo non solo bisogna imparare a farlo, ma anche a non demonizzarlo, ti insegna che la concentrazione non è solo una parola ma può fare la differenza durante un tentativo: mai notato che a volte il tiro che chiudiamo a vista, poi ripetendolo la settimana successiva partiamo spavaldi e capita di fare resting?
Sul lavorato queste capacità non vengono affinate perchè lo scopo del lavorato è altro: non è fantasia e intuito, strategia, tattica da inventare metro per metro, ma è mettersi a tavolino per studiare la sequenza più adatta alle nostre caratteristiche morfologiche e concatenarla.
Sviluppi delle qualità, ma ne sacrifichi delle altre; l'equilibrio giusto per migliorare il nostro bagaglio credo si possa trovare solo dedicandosi a entrambi gli stili, soprattutto a quello dove riusciamo meno bene.