Chouinard e Patagonia: un esperimento ambizioso

Dedicato ai problemi e alle notizie ambientali.

Chouinard e Patagonia: un esperimento ambizioso

Messaggioda gug » ven feb 19, 2010 22:53 pm

Ho comprato da poco il libro "Let my people go surfing" di Chouinard, dopo che ne avevo letto qualche estratto che mi sembrava interessante.
Ne sono rimasto molto colpito, perchè i concetti che esprime vanno molto al di là delle elargizioni per beneficienza dell'1% o della flessibilità accordata ai dipendenti, che già erano due cose importanti: Chouinard va oltre e parla dell'etica nell'economia e del ruolo sociale dell'impresa e dello scopo che lui vede nella sua azienda. Se mai riuscisse nel suo intento, credo si tratti di un progetto così importante che meriterebbe il Nobel per la Pace.
Per scopi di divulgazione di questo libro, ancora non molto noto, ho fatto una sintesi delle parti più rilevanti e lo inserisco quì perchè mi interessava discuterlo nel forum.

Sono un imprenditore da quasi cinquant?anni.
E? difficile per me pronunciare queste parole, tanto quanto sarebbe difficile per qualcuno ammettere di essere un alcolista o un avvocato: non ho mai stimato questa professione. E? infatti proprio il mondo degli affari il maggior responsabile della distruzione della natura, dell?annientamento di molte culture indigene, di un?ingiusta distribuzione delle risorse e dell?inquinamento del pianeta con le emissioni delle sue fabbriche.
Tuttavia è vero che il mondo degli affari produce cibo, cura le malattie, regola la popolazione, da lavoro alla gente e, in generale, arricchisce le nostre vite. E può ottenere tutto questi risultati positivi e ricavarne anche un profitto senza però per questo perdere la sua anima, ed è proprio questo l?argomento che voglio affrontare quì.
Come molti coloro che hanno vissuto la loro giovinezza nell?America degli anni Sessanta, il classico sogno di fare più quattrini dei propri genitori o di cominciare un?attività, svilupparla più in fretta possibile, renderla famosa e ritirarsi sui campi da golf non mi ha mai attirato. I miei valori sono il prodotto di una vita a contatto con la natura e della passione per quelli che alcuni chiamano ?sport estremi?; mia moglie Malinda e io, insieme ad altri testardi colleghi di Patagonia, abbiamo fatto tesoro delle lezioni imparate praticando questi sport e le abbiamo applicate per mandare avanti un?impresa.
La mia azienda, Patagonia Inc., è un esperimento: esiste per sfidare i giudizi convenzionali e per presentare un nuovo tipo di azienda responsabile che dimostri che il modello corrente di capitalismo, che presuppone una crescita illimitata, non è sostenibile e deve essere sostituito.

Ho sempre evitato di pensare a me stesso come a un imprenditore: io ero un alpinista, un surfista, un kayakista e un fabbro che si divertiva a fabbricare attrezzi di buona qualità e vestiti pratici come li volevamo noi e i nostri amici. Tuttavia alla fine degli anni 70, io e mia moglie, ci trovavamo ad avere un?azienda con un sacco di vincoli, con impiegati che a loro volta avevano famiglia e che dipendevano dal nostro avere o meno successo.
Così dopo aver riflettuto sulle nostre responsabilità e sui nostri problemi finanziari, un giorno mi colpì la consapevolezza che io ero un imprenditore e lo sarei stato probabilmente per molto tempo. Divenne perciò chiaro che per sopravvivere in quel gioco, dovevamo imparare a giocare seriamente, ma sapevo però che non mi sarebbe mai piaciuto giocare secondo le normali regole del mondo degli affari: volevo essere il più possibile diverso da quei pallidi cadaveri in giacca e cravatta che vedevo nelle pubblicità. Se dovevo essere un uomo d?affari lo sarei stato a modo mio e avevo bisogno di essere sostenuto da valide motivazioni..
Una cosa assolutamente non volevo che cambiasse, anche se eravamo costretti a fare le cose seriamente: il lavoro doveva essere un divertimento per tutti, tutti i giorni.
Tutti dovevano venire al lavoro a piedi e fare le scale due alla volta, avevamo bisogno di essere circondati da amici e tutti dovevamo poter indossare quello che li pareva e anche stare scalzi; tutti avevano bisogno di orari flessibili per poter andare a fare surf quando c?erano le onde giuste o a sciare quando c?era la neve, o poter stare a casa ad accudire un bambino con l?influenza.
Dovevamo rendere meno netta la divisione tra lavoro, divertimento e famiglia.
Su insistenza di Malinda istituimmo anche un asilo nido in sede: la vicinanza dei bambini che giocavano in cortile e pranzavano coi genitori aiutava a mantenere l?atmosfera generale molto più familiare che corporativa e inoltre sappiamo che i genitori sono più produttivi se non sono preoccupati per i loro figli: pensiamo che le scelte che molte persone che lavorano fanno e che contrappongono la carriera alla famiglia, di fatto non dovrebbero esistere.

Perciò da allora la nostra politica è sempre stata quella di lasciare ai dipendenti la possibilità di gestire in modo flessibile il loro orario purché il lavoro venisse fatto e non si creassero disagi per gli altri. Un surfista serio non programma di andare a surfare Giovedì pomeriggio alle due: va a surfare quando ci sono le onde, la corrente e il vento adatti. E uno sciatore va a sciare sulla neve fresca quando c?è la neve fresca!
Ciò ha portato alla nostra politica di flessibilità ?Let my people go surfing? e i dipendenti possono approfittarne per prendere buone onde o andare ad arrampicare un pomeriggio o anche per arrivare a casa in tempo per accogliere i figli quando scendono dallo scuolabus.

Oltre a ciò, mi resi conto che la nostra azienda riproduceva in scala ridotta ciò che stava succedendo in tutto il mondo e per questo avevamo bisogno di linee guida che ci dessero l?ispirazione necessaria per trovare la giusta strada da seguire: così ci riunimmo e stilammo insieme queste linee guida che chiamammo ?filosofie?, una per ognuno dei nostri maggiori settori e funzioni.
Tali filosofie sono le seguenti e non hanno un ordine di importanza.

- Tutte le decisioni della società devono essere prese tenendo presente il contesto di crisi ambientale e perciò i nostri sforzi devono essere volti a non causare danni e dove possibile le nostre azioni devono contribuire a ridurre il problema.
- Si deve prestare la massima attenzione alla qualità del prodotto, definita da criteri di resistenza, impiego minimo di risorse naturali, multifunzionalità, velocità di deperimento. L?esigenza di rispondere alle mode del momento è espressamente considerata non pertinente ai valori dell?azienda.
- Cerchiamo di trarre profitto dalla nostra attività evitando tuttavia che questo diventi l?obiettivo primario. In ogni caso la crescita e l?espansione non sono valori fondamentali di questa azienda.
- Per contribuire ad arginare ogni conseguenza negativa per l?ambiente che possa derivare dalla nostra attività, ci imponiamo una tassa annuale dell?1 % sulle vendite o del 10 % sui profitti, a seconda di quale sia il maggiore.
- A tutti i livelli operativi l?azienda incoraggia prese di posizione attive che rappresentino i nostri valori. Questo allo scopo di promuovere attività che influenzino la più vasta comunità imprenditoriale, affinché anche essa modifichi e corregga i propri valori e il proprio comportamento.

Il sogno americano è quello di iniziare un?attività, farla crescere per venderla e ritirarsi. Per questo investimenti di capitale a lungo termine per la formazione del personale, per l?accudimento dei bambini, per il controllo delle emissioni inquinanti e le agevolazioni per alleggerire il lavoro sono tutti fattori negativi per questo obiettivo a breve termine.
Quando però si esce dall?ottica che un?azienda è un prodotto da vendere tutte le future decisioni ne sono influenzate e i proprietari o i responsabili si rendono conto che, dato che la società vivrà più a lungo di loro, essi hanno responsabilità anche al di là della linea del traguardo.
Ormai si è creato un certo vuoto con il declino di così tante istituzioni che erano solite guidare le nostre vite, come i circoli sociali, le religioni, le squadre sportive, il vicinato e le famiglie nucleari, tutte cose che avevano un effetto aggregante e che davano il senso di appartenenza e la consapevolezza di lavorare per uno scopo comune. Tuttavia un?azienda può aiutare a colmare questo vuoto a patto che mostri ai suoi dipendenti e ai suoi clienti che si rende conto delle proprie responsabilità etiche e può contribuire al bene comune.
Patagonia non sarà mai del tutto responsabile da punto di vista sociale e non fabbricherà mai un prodotto del tutto sostenibile e assolutamente non dannoso.
Ma si impegnerà sempre a cercare di farlo.
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Re: Chouinard e Patagonia: un esperimento ambizioso

Messaggioda ste_car » sab feb 20, 2010 16:53 pm

gug ha scritto: Se mai riuscisse nel suo intento


diciamo pure che ci è riuscito visto com'è l'azienda oggi.

è questa la vera differenza di Patagonia con il resto del "mondo outdoor".
che poi i capi siamo tra le 2 o 3 aziende che sfornano la meglio tecnologia e i miglior abbigliamento per l'outdoor, è quasi marginale.

e il vero peccato che il 99% delle persone non crede alla buona fede di Yvon e sminuisce il tutto ad una mera operazione di marketing.
è un peccato!

vidi Malinda, a Milano in tempo di elezioni presidenziali statunitensi.
i negozi Patagonia negli USA non avevano le vetrine solite con manichini e quant'altro, ma solo cartelloni con scritto "vote for enviroment" e
lei, era in giro per Milano con al collo un specie di catenella a cui era appeso lo stesso messaggio in bella nostra sopra la camicietta. una bella presa di posizione.
nessuno sapeva chi fosse quella piccola signora di 60anni anonima. non aveva scritto da nessuna parte "io sono Patagonia"
se volessero fare marketing non sarebbero sulla giusta strada. lei, nessuno sapeva chi fosse e i negozi rischiavano così di perdere parte della clientela che non la pensava come loro (anche se negli USA le cose sono un poco differenti che da noi). o comunque, si è mai vista un'azienda che fa certe cose? be.. qui da noi di sicuro!
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Messaggioda gug » sab feb 20, 2010 17:55 pm

Nel libro c'è un passo molto interessante in cui un consulente chiede a Yvon perchè stesse in affari e quando lui gli risponde che voleva contribuire alla cause ambientali e sociali gli risponde che erano stronzate, perchè se fosse stato così, avrebbero potuto vendere l'azienda e devolvere il ricavato o la maggior parte di esso a tali cause e in questa maniera avrebbero potuto dare molti più fondi che con il pur ambizioso 1 %.
Lui dice poi che la cosa lo aveva colpito e dopo alcuni anni era riuscito a comprendere che la cosa più importante non era quella dei fondi, bensì il dimostrare al mondo capitalistico che poteva esistere un'azienda di successo, che non avesse crescita insostenibile e che si occupasse prima di tutto di temi etici e sociali.
Questo concetto per me è geniale e vale molto di più di qualsiasi elargizione monetaria, che del resto anche nei punti richiamati sopra è solo un aspetto secondario.
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Messaggioda ste_car » sab feb 20, 2010 18:35 pm

lui vuole infatti essere di esempio.
far capire alle altre aziende che si può fare!
Patagonia a devoluto 34 milioni di dollari dal 1985. pensa se tutte le aziende dessero il loro "1% for the Planet"... pensa se tutti cercassero di avere una linea più sostenibile.
tutto questo andrebbe molto ma molto più in là del fatto che Patagonia avesse potuto donare 100 milioni e non solo 34.

Io sostengo che Yvon è uno dei pochi "illuminati" dei nostri giorni.

Quanto margine (quindi soldi) in più avrebbe se non usasse da 13 anni solo cotone biologico? Quanto margine in più se Patagonia non volesse quasi sempre studiare i "suoi" materiali, ma usasse quelli che già trova sul mercato?

come dicevo prima, è questo che fa di Patagonia un'azienda unica e di Yvon un personaggio unico!
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Re: Chouinard e Patagonia: un esperimento ambizioso

Messaggioda Pié » dom feb 21, 2010 16:19 pm

anch'io sapevo in linea di massima che patagonia faceva qualcosa per l'ambiente, ma la mia conoscenza al riguardo era superficiale.
questo scritto è veramente illuminante e totalmente in antitesi con il pensiero comune. davvero mi ha colpito molto..

Il punto che ho sottolineato qui sotto secondo me dà un'analisi lucida del perché tante cose non funzionino, e mostra che in fondo non servirebbe molto per sistemarle: basterebbe cambiare prospettiva..



gug ha scritto:Il sogno americano è quello di iniziare un?attività, farla crescere per venderla e ritirarsi. Per questo investimenti di capitale a lungo termine per la formazione del personale, per l?accudimento dei bambini, per il controllo delle emissioni inquinanti e le agevolazioni per alleggerire il lavoro sono tutti fattori negativi per questo obiettivo a breve termine.
Quando però si esce dall?ottica che un?azienda è un prodotto da vendere tutte le future decisioni ne sono influenzate e i proprietari o i responsabili si rendono conto che, dato che la società vivrà più a lungo di loro, essi hanno responsabilità anche al di là della linea del traguardo.




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Re: Chouinard e Patagonia: un esperimento ambizioso

Messaggioda gug » lun feb 22, 2010 9:56 am

Pié ha scritto:anch'io sapevo in linea di massima che patagonia faceva qualcosa per l'ambiente, ma la mia conoscenza al riguardo era superficiale...

Il punto che ho sottolineato qui sotto secondo me dà un'analisi lucida del perché tante cose non funzionino, e mostra che in fondo non servirebbe molto per sistemarle: basterebbe cambiare prospettiva.. .


Infatti, hai colto il nocciolo del discorso: non si tratta di semplice beneficienza ambientalista, anzi quel punto e' ritenuto solo una "riparazione" nel programma dell'azienda, l'aspetto cruciale e' invece il ribaltamento dell'idea comune che lo scopo di un'impresa sia il profitto e la crescita infinita
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Messaggioda Kinobi » lun feb 22, 2010 10:08 am

Se ne è parlato in dettaglio "di là".
Ho già espresso le mie opinioni "di là".
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Messaggioda Kinobi » lun feb 22, 2010 10:11 am

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Messaggioda Kinobi » lun feb 22, 2010 10:19 am

Pagina 16 e 17. Le altre pagine sono di interesse solo agli amanti delle XXXXX mentali.
http://www.fuorivia.com/forum/viewtopic ... &start=225
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Messaggioda gug » lun feb 22, 2010 11:23 am

Kinobi ha scritto:Se ne è parlato in dettaglio "di là".
Ho già espresso le mie opinioni "di là".
Ciao,
E


ps: Ex dipendente di Patagonia Inc.


Si mi ricordo la discussione, ma allora non avevo letto il libro, ma solo alcuni estratti e mi ero fermato alla politica di flessibilita' e di sostegno bambini: queste cose sono importanti e sono fantascienza per le aziende italiane, ma i concetti più importanti che emergono dal libro sono quelli che citavo sopra
"montagne che varcai, dopo varcate, sì grande spazio d'in su voi non pare"

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Messaggioda Kinobi » lun feb 22, 2010 11:31 am

gug ha scritto:
Kinobi ha scritto:Se ne è parlato in dettaglio "di là".
Ho già espresso le mie opinioni "di là".
Ciao,
E


ps: Ex dipendente di Patagonia Inc.


Si mi ricordo la discussione, ma allora non avevo letto il libro, ma solo alcuni estratti e mi ero fermato alla politica di flessibilita' e di sostegno bambini: queste cose sono importanti e sono fantascienza per le aziende italiane, ma i concetti più importanti che emergono dal libro sono quelli che citavo sopra


A fantascienza è una cosa.
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Messaggioda Vigorone » lun feb 22, 2010 11:48 am

Purtroppo non c'e' nemmeno bisogno di andare in America. Basta andare a 100 km a ovest di dove sto io (in Francia) perche' gli asili nido per i dipendenti degli ospedali facciano gli stessi orari dei turni di medici e infermieri (e gia' avere un nido per i dipendenti da noi e' fantascienza).
Per non parlare degli assegni famigliari.
O andare in Germania dove anche agli stranieri (italiani) lo stato paga il kindergarten per i bimbi, o una visita preparto con ecografia compresa costa Euro 10. Per non parlare di nuovo degli assegni famigliari.
Noi abbiamo i mille euro una tantum del berlusca (btw sono mai stati dati?) coi quali ci puliamo il culo, visto che sono giusti giusti i soldi di un anno di pannolini.

Kinobi ha scritto:
gug ha scritto:
Kinobi ha scritto:Se ne è parlato in dettaglio "di là".
Ho già espresso le mie opinioni "di là".
Ciao,
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ps: Ex dipendente di Patagonia Inc.


Si mi ricordo la discussione, ma allora non avevo letto il libro, ma solo alcuni estratti e mi ero fermato alla politica di flessibilita' e di sostegno bambini: queste cose sono importanti e sono fantascienza per le aziende italiane, ma i concetti più importanti che emergono dal libro sono quelli che citavo sopra


A fantascienza è una cosa.
Il fatto di essere in un paese del terzo mondo che pensa di essere nei G8, è un altro.
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Messaggioda Vigorone » lun feb 22, 2010 11:49 am

Ma non svacchiamo il topic.

Mi sa che togliero' l'adesivo Patagonia dalla macchina.
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Messaggioda Kinobi » lun feb 22, 2010 12:09 pm

Vigorone ha scritto:Ma non svacchiamo il topic.

Mi sa che togliero' l'adesivo Patagonia dalla macchina.


Non serve toglierlo.
P è una ditta che fa qualcosa. Ve ne sono troppe che non fanno nulla. Meglio il loro adesivo di quello di altri.

Solo che, senza riferimento a P in particolare, tra il dire ed il fare, c'è di mezzo il mare.
E nulla di meglio del vecchio "Talk is Cheap" rende l'idea di cosa si fa, come la si fa e soprattutto come la si racconta.

Ciao,
E

PS: ora, che tra poco due (più un'altro che è sempre li) dipendenti del King Rock di Verona avranno dei bimbi e li porteranno nell'asilo interno alla struttura (toh, pare di essere a Patagonia) non credo che nessuno dei Kinghiani andrà a sbandierare in giro che sono una ditta che vuole cambiare il mondo... :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D
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Messaggioda Vigorone » lun feb 22, 2010 12:17 pm

stica.
questa e' notevole!


Kinobi ha scritto:
Vigorone ha scritto:Ma non svacchiamo il topic.

Mi sa che togliero' l'adesivo Patagonia dalla macchina.


Non serve toglierlo.
P è una ditta che fa qualcosa. Ve ne sono troppe che non fanno nulla. Meglio il loro adesivo di quello di altri.

Solo che, senza riferimento a P in particolare, tra il dire ed il fare, c'è di mezzo il mare.
E nulla di meglio del vecchio "Talk is Cheap" rende l'idea di cosa si fa, come la si fa e soprattutto come la si racconta.

Ciao,
E

PS: ora, che tra poco due (più un'altro che è sempre li) dipendenti del King Rock di Verona avranno dei bimbi e li porteranno nell'asilo interno alla struttura (toh, pare di essere a Patagonia) non credo che nessuno dei Kinghiani andrà a sbandierare in giro che sono una ditta che vuole cambiare il mondo... :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D :D
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Messaggioda Pié » lun feb 22, 2010 13:14 pm

Vigorone ha scritto:Purtroppo non c'e' nemmeno bisogno di andare in America. Basta andare a 100 km a ovest di dove sto io (in Francia) perche' gli asili nido per i dipendenti degli ospedali facciano gli stessi orari dei turni di medici e infermieri (e gia' avere un nido per i dipendenti da noi e' fantascienza).
Per non parlare degli assegni famigliari.
O andare in Germania dove anche agli stranieri (italiani) lo stato paga il kindergarten per i bimbi, o una visita preparto con ecografia compresa costa Euro 10. Per non parlare di nuovo degli assegni famigliari.
Noi abbiamo i mille euro una tantum del berlusca (btw sono mai stati dati?) coi quali ci puliamo il culo, visto che sono giusti giusti i soldi di un anno di pannolini.



a tal proposito mi ricordo uno speciale super quark di un paio di anni fa dove analizzavano le cause della crisi demografica in italia. paragonavano la situazioni di due famiglie italiane e francesi e confrontavano gli aituti e le possibilità che venivano offerte ad entrambi.. beh un altro mondo..
a memoria i punti a vantaggio di una famiglia francese a pari reddito con due figli, rispetto ad una italiana, erano: tassazione dieci volte inferiore, part time per la mamma di default, baby sitter detraibile dalle tasse..

che dire, da genitore la cosa mi fa veramente girare le balle, e mi girano ancor di più le balle quando sento proposte per far la mutua per gli animali domestici mentre non si fa nulla per la famiglia.. nulla da dire contro gli animali domestici, ma ritengo che i figli siano più importanti.

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Messaggioda Vigorone » lun feb 22, 2010 13:17 pm

anche a me girano parecchio. tant'e' che sto cercando di andare oltrefrontiera.
e mi sa che tra le cause di bassa natalita' possiamo mettere anche i giramenti di balle dei (possibili) genitori...

Pié ha scritto:
Vigorone ha scritto:Purtroppo non c'e' nemmeno bisogno di andare in America. Basta andare a 100 km a ovest di dove sto io (in Francia) perche' gli asili nido per i dipendenti degli ospedali facciano gli stessi orari dei turni di medici e infermieri (e gia' avere un nido per i dipendenti da noi e' fantascienza).
Per non parlare degli assegni famigliari.
O andare in Germania dove anche agli stranieri (italiani) lo stato paga il kindergarten per i bimbi, o una visita preparto con ecografia compresa costa Euro 10. Per non parlare di nuovo degli assegni famigliari.
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a tal proposito mi ricordo uno speciale super quark di un paio di anni fa dove analizzavano le cause della crisi demografica in italia. paragonavano la situazioni di due famiglie italiane e francesi e confrontavano gli aituti e le possibilità che venivano offerte ad entrambi.. beh un altro mondo..
a memoria i punti a vantaggio di una famiglia francese a pari reddito con due figli, rispetto ad una italiana, erano: tassazione dieci volte inferiore, part time per la mamma di default, baby sitter detraibile dalle tasse..

che dire, da genitore la cosa mi fa veramente girare le balle, e mi girano ancor di più le balle quando sento proposte per far la mutua per gli animali domestici mentre non si fa nulla per la famiglia.. nulla da dire contro gli animali domestici, ma ritengo che i figli siano più importanti.

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Messaggioda gug » lun feb 22, 2010 13:59 pm

Vigorone ha scritto:Ma non svacchiamo il topic.

Mi sa che togliero' l'adesivo Patagonia dalla macchina.


Perchè? Mi sembra anzi che l'intervento di kinobi e i suoi link, da cui cito questo post

kinobi ha scritto:
biemme ha scritto:...

@Biemme: una delle poche cose buone che ricordo del mio periodo a fianco di Yvon Chuinard era la sua ossessione perchè la ditta facesse utile. Utile = skei. Tanti.
Lui diceva che il suo ambientalismo non era "genetico", ma era per cercare di convincere gli altri a diventare ambientalisti.
OT = mai visto uno attaccato alla grana come lui.

Facendo utile riusciva a far parlare di Ratatonia "a gratis": il suo progetto dimostrava alle grandi corporazioni o a ditte di dimensioni simili, che si faceva utile (pure una valanga, aggiungo io), si diventava "belli e bravi", e si diventava più appetibili. Cerchio completo = risultato ottenuto. E' come se la Nestlè dimostrasse al mondo che anzichè fare porcate, si guadagna di più (in tutti i sensi) a fare delle cose buone.
Quando Ratagonia stava scricchiolando fortemente e licenziò un 70 persone, Yvon era seriamente preoccupato, a mio modo di vedere, non per i poveracci a spasso, ma che il suo esempio diventasse da positivo, a negativo: ambientalista = perdita.


non facciano che confermare quello che emergeva dal brano riportato da me: Patagonia è un progetto di azienda che dimostri che si possono fare affari mantenendo un etica e un'attenzione ai grandi temi ambientali e sociali.
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Messaggioda Vigorone » lun feb 22, 2010 14:03 pm

gug ha scritto:Perchè? Mi sembra anzi che l'intervento di kinobi e i suoi link

non facciano che confermare quello che emergeva dal brano riportato da me: Patagonia è un progetto di azienda che dimostri che si possono fare affari mantenendo un etica e un'attenzione ai grandi temi ambientali e sociali.


Vero. Forse rimango un incredibile idealista che non si rende conto che i soldi servono a campare.

Merda, non faro' mai successo e i miei figli moriranno di fame... :roll: :roll: :roll:
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Messaggioda Kinobi » lun feb 22, 2010 14:04 pm

gug ha scritto:
Vigorone ha scritto:Ma non svacchiamo il topic.

Mi sa che togliero' l'adesivo Patagonia dalla macchina.


Perchè? Mi sembra anzi che l'intervento di kinobi e i suoi link, da cui cito questo post

kinobi ha scritto:
biemme ha scritto:...

@Biemme: una delle poche cose buone che ricordo del mio periodo a fianco di Yvon Chuinard era la sua ossessione perchè la ditta facesse utile. Utile = skei. Tanti.
Lui diceva che il suo ambientalismo non era "genetico", ma era per cercare di convincere gli altri a diventare ambientalisti.
OT = mai visto uno attaccato alla grana come lui.

Facendo utile riusciva a far parlare di Ratatonia "a gratis": il suo progetto dimostrava alle grandi corporazioni o a ditte di dimensioni simili, che si faceva utile (pure una valanga, aggiungo io), si diventava "belli e bravi", e si diventava più appetibili. Cerchio completo = risultato ottenuto. E' come se la Nestlè dimostrasse al mondo che anzichè fare porcate, si guadagna di più (in tutti i sensi) a fare delle cose buone.
Quando Ratagonia stava scricchiolando fortemente e licenziò un 70 persone, Yvon era seriamente preoccupato, a mio modo di vedere, non per i poveracci a spasso, ma che il suo esempio diventasse da positivo, a negativo: ambientalista = perdita.


non facciano che confermare quello che emergeva dal brano riportato da me: Patagonia è un progetto di azienda che dimostri che si possono fare affari mantenendo un etica e un'attenzione ai grandi temi ambientali e sociali.


Non proprio: prima veniva l'utile, poi il resto.
C'è sempre qualcosa di romantico, ma non è tutto "romantico".
Il problema è che tutti hanno preso alla lettera Yvon = utile.
E siccome costa meno a ciarlare di ecologia spendendo poco ed avendo tanto ritorno, perfino ora l'Agip parla di ambiente...

Ora, perfino al Dow Chemicals (Bophal) pare sia diventata una regina dell'ambiente. Hanno preso tutti alla lettera Yvon perchè cavalcare il verde (che ci credi o no) è un gran bel affare.
Ciao,
E
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Kinobi
 
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