Ryanair

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Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » mer set 20, 2017 8:47 am

italia Ryanair: l’autogol di O’Leary si chiama dumping sociale

Dal sito del sole24ore (mica il manifesto :wink: )

IL COSTO DEL LAVORO SOTTO IL 10% DEI RICAVI
Ryanair: l’autogol di O’Leary si chiama dumping sociale
–di Fabio Pavesi 19 settembre 2017

Questa volta il suo meraviglioso giocattolino gli è esploso tra le mani. Per anni O'Leary, il dominus di Ryanair è stato portato in palmo di mano da analisti e osservatori per quel prodigio di redditività che era, ed è, il vettore low cost irlandese. Nessuno come lui si è mai avvicinato a quei primati di utili sfornati ogni anno dalla compagnia. Nessuno. Né EasyJet, né tanto meno i vettori di bandiera sono mai stati in grado di eguagliare la sua efficienza operativa e gestionale. Ma dietro quel presunto miracolo c'era il trucco che ora è venuto a galla prepontemente con il blocco dei voli per mancanza di personale.

Quel trucchetto si chiama volgarmente “dumping sociale”. Buona parte degli utili prodotti, ben sopra la media del comparto, vengono infatti da una politica dei costi, soprattutto quelli del lavoro, che più sparagnina non si può.

EMERGENZA PER LA COMPAGNIA LOW COST 19 settembre 2017
Ryanair, cancellati 702 voli in Italia. Ecco la lista completa. Bonus ai piloti che riducono le ferie
Un costo del lavoro da record (al ribasso)
Ryanair ha il costo del lavoro più basso in assoluto del settore. Il costo di piloti, steward, assistenti e personale di terra pesa per soli 5 euro per ogni passeggero trasportato. come esplicita la presentazione dell'ultimo strepitoso bilancio della compagnia irlandese.

Costa di meno della manutenzione e dei servizi aeroportuali di handling. E vale la metà del costo per passeggero di Easyjet, un terzo di Norwegian airlines, per non parlare dei vettori di bandiera. Espresso in valori assoluti ecco che il costo del lavoro in Ryanair vale solo 633 milioni di euro, meno del 10% dei ricavi totali che nel 2017 hanno superato 6,6 miliardi.
Costi così bassi sul fatturato li trovi nell'industria manifatturiera matura, li trovi in certo terziario o quaternario avanzato, li trovi forse nelle start up tecnologiche. Non li trovi da nessuna parte nel comparto aereo. Nè nei rivali low cost, nè tantomeno nei giganti di bandiera. È uno delle architravi del successo di Ryanair.
Un miracolo di profittabilità che non ha pari nel settore, distanziando anche il rivale più prossimo che è Easyjet. Ovvio che se sei in grado di limare il più possibile i tuoi fattori di costo, puoi giocarti la carta del low fare. Le tariffe così concorrenziali che ti fanno magari perdere ricavi unitari ma che attirano sempre più volumi di passeggeri.
Ryanair fa volare infatti 120 milioni di passeggeri l'anno, sei volte più di Alitalia, e quel trend di continua espansione dei clienti consente a quel genio di O'Leary di giocarsi la carta dei continui ribassi di tariffa.

IL CASO 19 settembre 2017
Ryanair, la fuga dei piloti «a partita Iva» con ferie e malattie non pagate
Sbaragliare la concorrenza... ma a che prezzo?
Un gioco che mette fuori rotta la concorrenza che non può contare su tanta e tale (bassa) incidenza dei costi. Letta così quel capolavoro della lunga galoppata dei profitti della compagnia irlandese ha sempre meno l'aria di un successo estemporaneo. Oggi si guarda al bilancio appena approvato come a un'annata d'oro contrapposta ad esempio alle difficoltà che sta incontrando Easyjet. Ma non c'è niente di episodico nella cavalcata trionfale di Ryanair. La profittabilità netta è ormai al 20%. Ogni 100 euro di ricavi, 20 si trasformano in utili netti. Nessun competitor vanta questo primato. Primato che però viene da lontano. E non ha eguali. Già nel 2010 la redditività operativa del vettore irlandese viaggiava ben sopra il 10%. Ora è arrivata a superare ampiamente il 20%.
Certo una mano l'ha data il continuo incremento dei ricavi andati di fatto al raddoppio negli ultimi sei anni. Ryanair fatturava 3 miliardi nel 2010 oggi è a 6,6 miliardi. Una corsa esplosiva di crescita. Nuove rotte, nuovi passeggeri anno su anno. Ma con la forza lavoro rimasta inadeguata a sorreggere i nuovi volumi e le nuove rotte. Quella corda è stata tirata per troppo tempo e ora si è irrimediabilmente rotta con ricadute pesanti per il futuro sulla creatura di O'Leary.

Per quanto mi riguarda, vanno boicottati. Punto.

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Re: Ryanair

Messaggioda Sbob » mer set 20, 2017 10:06 am

Sono sistemi che reggono in tempi di magra, e a Ryan e' andata bene quando il settore aereo era in contrazione e le compagnie di bandiera lasciavano a casa i piloti.
Appena le cose vanno un po' meglio, chi puo' scappa.

Non c'e' neanche bisogno di boicottarli, con questa sberla se lo prendono nel gnau da soli.
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Re: Ryanair

Messaggioda Callaghan » mer set 20, 2017 10:51 am

come ho altre volte scritto qui, l'economia mirabolante moderna, quella della smaterializzazione, vive e guadagna sugli schiavi, oggi, 2017.
auguro al signor O'Leary un futuro in cui i soldi rubati li dovrà usare in medicine, molte medicine.
ogni uomo dovrebbe conoscere i propri limiti
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Re: Ryanair

Messaggioda Kinobi » mer set 20, 2017 11:23 am

Scusate...
Ryanair non sprizza simpatia.


Relativamente ai piloti:

Mi domando per quale leggi divina, il conducente di treni prende 1800 euro a mese con campi magnetici enormi dietro il culo, ed un pilota fa minimo 2500.
O un autista di pullman da solo (i piloti sono sempre due) che ha 50 ragazzini dietro che fanno casino, prende molto meno di un pilota.
Per quale legge divina un comandante fa 10/15 mila euro all'anno. Siamo a cifre importanti, molto importanti...

Credo che O'Leary non avrà un posto comodo in paradiso, non se lo merita, ma non ha tutti i torti.
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Re: Ryanair

Messaggioda Sbob » mer set 20, 2017 12:23 pm

Beh, un pilota ha una qualifica rara e difficile da ottenere (altrimenti saremmo tutti piloti).

Piu' che sulla cifra, i piloti avevano da ridire sulla qualita' del contratto: lavoro interinale, pagato come rimborso spese, nessun diritto a ferie e simili.
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Re: Ryanair

Messaggioda MarcoS » mer set 20, 2017 14:18 pm

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Re: Ryanair

Messaggioda Sbob » mer set 20, 2017 14:58 pm

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Re: Ryanair

Messaggioda funkazzista » mer set 20, 2017 19:01 pm

Oltre al danno di vedersi cancellare il volo, la beffa di sentirsi dire che è per migliorare la puntualità :evil:
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Re: Ryanair

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » ven set 22, 2017 14:32 pm

Da Repubblica:

“L’acqua. Le altre compagnie te la offrono insieme al cibo. A noi niente. Io mi devo portare la bottiglietta da casa. E se la finisco in volo, sono costretto a comprarmela dal carrello degli assistenti di volo, a tre euro”.
Tra i piloti Ryanair serpeggia qualcosa di più di un semplice mal di pancia: dall’inizio dell’anno 700 di loro (su un totale di 4.058) hanno abbandonato la compagnia gialloblu e sono passati alla concorrenza; oggi un fronte compatto chiede garanzie contrattuali mentre, appena al di sotto delle nubi nere, c’è il rischio del primo sciopero continentale.
Un primo ufficiale – che chiameremo Andrea, per garantirne l’anonimato – ha spiegato a Business Insider Italia come funziona il lavoro nell’azienda irlandese e perché molti colleghi se ne sono andati (e altri minacciano di farlo).
Il caso della bottiglietta d’acqua è soltanto la punta dell’iceberg di una situazione più complessa.
Andrea lavora in Ryanair da un anno e mezzo ed è di base in uno degli 86 aeroporti europei della compagnia low cost. Ha frequentato un’accademia aeronautica in un Paese europeo (che non menzioniamo perché lo potrebbe rendere identificabile), poi il colloquio di lavoro in Irlanda e il corso di abilitazione (a spese proprie, per la modica cifra di 29.500 euro) per portare uno dei 427 Boeing 737 del vettore irlandese.
La maggior parte dei piloti non è dipendente: si tratta, di fatto, di liberi professionisti che si raggruppano in piccole società e che prestano il proprio servizio a Ryanair. Alla fine vengono pagati in base alle ore di volo effettuate. Andrea è uno di questi.
“Il mercato dell’aviazione è in forte crescita – ci spiega – e negli ultimi dieci anni non è mai stato così aperto. Molte compagnie hanno bisogno di piloti con esperienza e li vanno a cercare proprio in Ryanair, che è la più grande d’Europa. Il punto è che Ryanair non fa nulla per trattenerli e le altre compagnie offrono condizioni migliori: dallo stipendio ai diritti su malattie e riposi, dai benefit alla possibilità di fare carriera”.
Ed è quello che sta succedendo: dal primo dell’anno, solo in Norwegian, sono passati 170 piloti Ryanair. E altri hanno un piede già fuori dalla porta (o dalla cabina).
“Molti comandanti stanno volando in Cina alla Xiamen Airlines – continua Andrea – oltre al salario più alto, ti danno una casa e un’automobile. Se ti trasferisci con la famiglia, trovano un lavoro alla moglie e pagano l’educazione ai figli in scuole internazionali di livello”.
Leggi anche: Un ex pilota Ryanair scappato in Cina: ‘Qui guadagno 5 volte di più ma non è un bene per l’Italia’
Quindi non è vero, come hanno affermato ufficialmente da Ryanair, che la cancellazione dei voli da qui al 28 di ottobre (1976, in totale, per un costo a carico dell’azienda di circa 30 milioni di euro) è dovuta a una cattiva gestione delle ferie dei piloti?
“La verità è che Ryanair ci sta facendo girare le palle con questa storia, perché scarica su di noi la responsabilità di quello che sta accadendo. Le ferie non sono mai state un problema. Il problema, in realtà, è che mancano piloti”.
E a proposito di ferie: è prassi comune che la compagnia irlandese chieda ai propri piloti di rinunciare a vacanze e permessi per tappare i buchi.
“Stamattina mi hanno chiamato alle 4 per sostituire un collega che si è sentito male. L’assurdità è che, a conti fatti, non conviene dare la propria disponibilità. Per legge non possiamo volare più di 900 ore all’anno. Se in un mese rinuncio ai giorni di riposo, dovrò lavorare meno il mese successivo per non sfondare il tetto massimo di ore di volo. Alla fine, però, guadagno la stessa cifra, perché il lavoro svolto nei giorni di riposo o di ferie non viene considerato come servizio straordinario, ma viene pagato secondo le normali tariffe”.
Senza contare che fare il pilota è stressante, soprattutto dal punto di vista mentale, e che staccare dalla cloche è necessario.
“L’ultima presa in giro”, secondo Andrea, riguarda l’offerta di bonus inviata ieri a tutti i piloti e firmata dal chief operations officer, Michael Hickey: 12mila euro ai comandanti e 6mila euro ai primi ufficiali per rinunciare ai permessi delle prossime settimane.
“È un’esca scritta in modo intelligente e qualcuno ci cascherà – ammette con rabbia Andrea – nessuno dice però che per ricevere i bonus bisogna soddisfare sei requisiti. Su tutti: lavorare per Ryanar fino al 31 ottobre 2018, aver volato almeno dieci giorni tra quelli di riposo e cinque nel periodo di congedo annuale. Ma siamo così sicuri che l’azienda ti permetterà di soddisfarli prima che scada il termine ultimo per ottenere i bonus?”.
“Non hanno chiaro – conclude Andrea – che senza piloti e assistenti di volo, gli aerei non decollano. Che passeggeri e management non possono portare l’aereo. Molti di noi si stanno chiedendo: ‘Chi ce lo fa fare di restare qui?’. Perché, in definitiva, valiamo di più di così”.

Assetati saluti
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Re: Ryanair

Messaggioda Achille_piè_veloce » ven set 22, 2017 14:49 pm

tacchinosfavillantdgloria ha scritto:La maggior parte dei piloti non è dipendente: si tratta, di fatto, di liberi professionisti che si raggruppano in piccole società e che prestano il proprio servizio a Ryanair. Alla fine vengono pagati in base alle ore di volo effettuate.


Vorrei trovare una battuta sarcastica da fare ma proprio non mi viene.. :(
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Re: Ryanair

Messaggioda PIEDENERO » ven set 22, 2017 15:11 pm

Dove lavora ammiocuggino e ammiacuggina circa la metà sono "assunti" con PARTITA IVA.
Uno sballo per il datore di lavoro. Diminuisce le tariffe orarie di tanto in tanto, impone orari a proprio piacimento, non paga con puntualità, esige ore extra aggratise, non ha vincoli e contratti da rispettare, non ha, per quel poco che rimane, problemi con la contro parte sindacale, risparmia rispetto ad un contratto di assunzione.

È il liberismo bellezza!

È Il renzismo dinamico futurista veloce Smart uomo libero bello giovane sano di viaggiare erasmus mobilità flessibilità oggi qua domani là felice aifòn tutto subito sempre connesso mi piace tuit tuit amici a noleggio anche le mutande che bello tutto gira allegria maic bongiorno

Mavaffankulo! :D
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Re: Ryanair

Messaggioda Sbob » ven set 22, 2017 15:23 pm

La cosa che lascia veramente basiti e' la stupidita' di un'azienda che fa pagare la bottiglietta d'acqua ai piloti, che paga fior di quattrini.
E' cosa arcinota che lo stipendio conta, ma conta ancora di piu' il sentirsi rispettati a livello umano.

Insomma, se tratti cosi' un operaio bengalese, sarai un bastardo, ma cinicamente ne hai un ritorno (e la bottglietta d'acqua vale mezza paga giornaliera). Con un pilota, risparmi un c***o e lo fai incazzare. Non e' criminale, e' solo stupido.
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Re: Ryanair

Messaggioda VECCHIO » ven set 22, 2017 18:18 pm

Non è che la compagnia ha avuto successo per merito della gente che vuole viaggiare in aereo per andare a divertirsi?
E che la gente vuole spendere poco?
E che quindi alla gente non gliene frega niente di come vengono pagati quelli che la servono?
E che la gente pure se ne frega si in aereo l'inquinamento per passeggero per chilometro è circa 30 volte quello di un'auto media?
Lui e i suoi azionisti di sicuro ne approfittano, però hanno dalla loro parte la gente e quindi sono vincenti?
Poi tutti quelli che fanno i democratici si scandalizzano, discutono, fanno interpellanze governative, i sindacati insorgono e tanto altro, ma sono le solite sceneggiate da impotenti interessati?
Mi spiace per chi ci va di mezzo, specialmente i dipendenti deboli, ma un po' di responsabilità non l'hanno anche loro?
Penso che fra non molto anche questo forsennato sistema di viaggiare a basso costo troverà dei nuovi equilibri.
Ma la gente è proprio così..................?

E dall'altra parte c'è la nostra Alitalia che ci, a noi italiani, costa un casino (fino ad ora circa 10 miliardi) e i dipendenti guadagnano anche il doppio di quelli più pagati altrove, ma di solito solo 5 volte questi qui.
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Re: Ryanair

Messaggioda tacchinosfavillantdgloria » ven set 22, 2017 19:04 pm

Sbob ha scritto:La cosa che lascia veramente basiti e' la stupidita' di un'azienda che fa pagare la bottiglietta d'acqua ai piloti, che paga fior di quattrini.
E' cosa arcinota che lo stipendio conta, ma conta ancora di piu' il sentirsi rispettati a livello umano.

Insomma, se tratti cosi' un operaio bengalese, sarai un bastardo, ma cinicamente ne hai un ritorno (e la bottglietta d'acqua vale mezza paga giornaliera). Con un pilota, risparmi un c***o e lo fai incazzare. Non e' criminale, e' solo stupido.


Manfatti.

Secondo me il messaggio vuole essere: "incazzatevi pure, tanto non contate una cippalippa, intanto,vi facciamo capire bene chi comanda".

La solita vecchia storia del marchese del grillo.

Per questo spero proprio che tutte 'ste bottigliette d'acqua vadano di traverso al signor O'Leary. Che vabbè che siamo in piena globalizzazione neoliberista, però ancora qualche limite c'è. E che voler stravincere a volte non è una buona strategia.

Tracotanti (lui) saluti
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Re: Ryanair

Messaggioda cuttack » ven set 22, 2017 19:19 pm

VECCHIO ha scritto:Non è che la compagnia ha avuto successo per merito della gente che vuole viaggiare in aereo per andare a divertirsi?
E che la gente vuole spendere poco?
E che quindi alla gente non gliene frega niente di come vengono pagati quelli che la servono?
E che la gente pure se ne frega si in aereo l'inquinamento per passeggero per chilometro è circa 30 volte quello di un'auto media?
Lui e i suoi azionisti di sicuro ne approfittano, però hanno dalla loro parte la gente e quindi sono vincenti?
Poi tutti quelli che fanno i democratici si scandalizzano, discutono, fanno interpellanze governative, i sindacati insorgono e tanto altro, ma sono le solite sceneggiate da impotenti interessati?
Mi spiace per chi ci va di mezzo, specialmente i dipendenti deboli, ma un po' di responsabilità non l'hanno anche loro?
Penso che fra non molto anche questo forsennato sistema di viaggiare a basso costo troverà dei nuovi equilibri.
Ma la gente è proprio così..................?


VECCHIO, ma che discorsi, in tutti i settori del mercato funziona così: il cliente vuol pagare niente, il prodotto è di scarsissima qualità e conseguentemente si lucra all'osso su tutta la filiera di produzione e distribuzione.
Certamente che la gente è proprio così......., ma da dove vogliamo iniziare?

Piuttosto, quello che non mi va giù di Ryanair è che pur a fronte di utili a quanto pare enormi (anche se non mi è del tutto chiaro come ciò sia possibile) non abbiano la lungimiranza di sacrificare una piccola quota di tali utili per rasserenare tutto il proprio personale e i propri collaboratori.
Vieppiù, se solo aumentassero di 5€ medi i prezzi dei biglietti incasserebbero circa un migliaio di euro in più per ogni volo e, senza scontentare troppo il cliente, potrebbero evitare quella patetica (per personale e passeggeri) televendita che bisogna immancabilmente sorbirsi. E ovviamente guadagnandoci pure.
Tu valli a capire...
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Re: Ryanair

Messaggioda VECCHIO » ven set 22, 2017 20:29 pm

cuttack ha scritto:
VECCHIO ha scritto:Non è che la compagnia ha avuto successo per merito della gente che vuole viaggiare in aereo per andare a divertirsi?
E che la gente vuole spendere poco?
E che quindi alla gente non gliene frega niente di come vengono pagati quelli che la servono?
E che la gente pure se ne frega si in aereo l'inquinamento per passeggero per chilometro è circa 30 volte quello di un'auto media?
Lui e i suoi azionisti di sicuro ne approfittano, però hanno dalla loro parte la gente e quindi sono vincenti?
Poi tutti quelli che fanno i democratici si scandalizzano, discutono, fanno interpellanze governative, i sindacati insorgono e tanto altro, ma sono le solite sceneggiate da impotenti interessati?
Mi spiace per chi ci va di mezzo, specialmente i dipendenti deboli, ma un po' di responsabilità non l'hanno anche loro?
Penso che fra non molto anche questo forsennato sistema di viaggiare a basso costo troverà dei nuovi equilibri.
Ma la gente è proprio così..................?


VECCHIO, ma che discorsi, in tutti i settori del mercato funziona così: il cliente vuol pagare niente, il prodotto è di scarsissima qualità e conseguentemente si lucra all'osso su tutta la filiera di produzione e distribuzione.
Certamente che la gente è proprio così......., ma da dove vogliamo iniziare?

Piuttosto, quello che non mi va giù di Ryanair è che pur a fronte di utili a quanto pare enormi (anche se non mi è del tutto chiaro come ciò sia possibile) non abbiano la lungimiranza di sacrificare una piccola quota di tali utili per rasserenare tutto il proprio personale e i propri collaboratori.
Vieppiù, se solo aumentassero di 5€ medi i prezzi dei biglietti incasserebbero circa un migliaio di euro in più per ogni volo e, senza scontentare troppo il cliente, potrebbero evitare quella patetica (per personale e passeggeri) televendita che bisogna immancabilmente sorbirsi. E ovviamente guadagnandoci pure.
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Non so rispondere a ciò che dici, nè tantomeno esprimere una opinione sulle tue proposte.
Non sono stato un imprenditore dei trasporti aerei, anche se dovevo rispondere con il mio operato a degli azionisti.
So solo che anche i problemi del personale, insieme a tutti gli altri, sono problemi di mercato (capire cosa andrebbe bene allla gente e soddisfarla con dei prodotti più o meno materiali, usando altra o la stessa gente) e un imprenditore per creare ricchezza personale e sociale deve fare molte scelte di mercato, attenendosi a tutte le regole e i limiti del mercato..... Se è molto bravo lo crea e per un pò di anni non ha concorrenza.
Secondo me qui da noi siamo abituati alla visione politica distributiva di tutto e non a una visione che crea ricchezza per distribuirla: siamo abituati a spendere per creare ricchezza, non a creare ricchezza per spendere e di solito sbagliamo e non ci riusciamo.
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Re: Ryanair

Messaggioda scairanner » ven set 22, 2017 20:44 pm

cuttack ha scritto:
VECCHIO ha scritto:Non è che la compagnia ha avuto successo per merito della gente che vuole viaggiare in aereo per andare a divertirsi?
E che la gente vuole spendere poco?
E che quindi alla gente non gliene frega niente di come vengono pagati quelli che la servono?
E che la gente pure se ne frega si in aereo l'inquinamento per passeggero per chilometro è circa 30 volte quello di un'auto media?
Lui e i suoi azionisti di sicuro ne approfittano, però hanno dalla loro parte la gente e quindi sono vincenti?
Poi tutti quelli che fanno i democratici si scandalizzano, discutono, fanno interpellanze governative, i sindacati insorgono e tanto altro, ma sono le solite sceneggiate da impotenti interessati?
Mi spiace per chi ci va di mezzo, specialmente i dipendenti deboli, ma un po' di responsabilità non l'hanno anche loro?
Penso che fra non molto anche questo forsennato sistema di viaggiare a basso costo troverà dei nuovi equilibri.
Ma la gente è proprio così..................?


VECCHIO, ma che discorsi, in tutti i settori del mercato funziona così: il cliente vuol pagare niente, il prodotto è di scarsissima qualità e conseguentemente si lucra all'osso su tutta la filiera di produzione e distribuzione.
Certamente che la gente è proprio così......., ma da dove vogliamo iniziare?

Piuttosto, quello che non mi va giù di Ryanair è che pur a fronte di utili a quanto pare enormi (anche se non mi è del tutto chiaro come ciò sia possibile) non abbiano la lungimiranza di sacrificare una piccola quota di tali utili per rasserenare tutto il proprio personale e i propri collaboratori.
Vieppiù, se solo aumentassero di 5€ medi i prezzi dei biglietti incasserebbero circa un migliaio di euro in più per ogni volo e, senza scontentare troppo il cliente, potrebbero evitare quella patetica (per personale e passeggeri) televendita che bisogna immancabilmente sorbirsi. E ovviamente guadagnandoci pure.
Tu valli a capire...




"RYANAIR e Easyjet riescono a far volare un passeggero con costi inferiori ai 50 euro. Alitalia, sui dati 2015, presenta un costo superiore ai 150 euro a passeggero: evidente lo squilibrio tra ricavi e costi rispetto ai competitor. Eppure l’organico della compagnia sembra non sovradimensionato rispetto all’attività. Alitalia presenta un fatturato per dipendente di 260mila euro, in linea con Lufthansa e IAG, ma non distante dai 288mila di Air France-Klm. Ryanair sfiora i 600mila euro a dipendente e Easyjet si attesta a 552mila. Nel rapporto passeggeri/dipendenti Alitalia fa meglio dei vettori tradizionali con 1.760 passeggeri trasportati per dipendente. Iag si ferma a quasi 1.600 mentre Air France-Klm e Lufthansa sono sotto mille. Il distacco con le low cost è significativo. Ryanair, con meno dipendenti di Alitalia fa volare 106 milioni di passeggeri (9.738 per ogni dipendente), Easyjet supera i 7.440 passeggeri. Costo del lavoro: nel 2015 la spesa Alitalia per il personale ha sfiorato i 600 milioni,il 18% dei ricavi. Ryanair riesce a contenerlo all’11% (nds: e te credo!) ma Iag e Lufthansa si attestano al 23% e Air France-Klm destina al personale il 30% del fatturato."

http://www.quotidiano.net/economia/alit ... -1.3071126
-Come sarà la scalata di Adam Ondra nel 2030?
-Arrampicherò di certo. Spero di non scalare peggio di quanto non faccia ora...


-meno internet, più cabernet
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Re: Ryanair

Messaggioda Kinobi » ven set 22, 2017 21:36 pm

Non so ora quante bottigliette di acqua si compra...
Il finale è un bacio in bocca ai "rimasti" iTagliani.
Di tutti i dipendenti di Ryanair, chi non mi ha mai fatto pena, sono i piloti.



"

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera sul ‘caso Ryanair’.
Leggi anche: Un pilota racconta l’inferno Ryanair: ‘Macché ferie, mancano i piloti: 700 sono già scappati alla concorrenza’
Sono un comandante (giovane, alla soglia dei 30 anni) ex Ryanair, impiegato nel sud est della Cina da inizio anno con stipendio quintuplicato.
Scrivo perché è evidente che quello che sta succedendo in quell’azienda (tra parentesi, tutto quello che racconta il mio ex collega nel vostro articolo è vero) è un buon indicatore di cosa potrebbe accadere fra qualche anno in Italia.
I cittadini giovani, così come i dipendenti Ryanair non hanno fatto molto rumore negli ultimi anni. Non sono scesi in piazza, non hanno protestato. Hanno però fatto una cosa molto più radicale e grave: hanno votato con i piedi. Un esodo silenzioso, sottovalutato e sminuito da chi è al potere (vedi il ministro Poletti verso i giovani e O’Leary verso i piloti, con le loro frasi arroganti e fuori luogo). Problema ignorato fino alla crisi della settimana scorsa, quando le operazioni e la credibilità aziendale sono state compromesse in modo grave.
Ci sono 2 modi per rimpiazzare un comandante:
1) Assumere un dipendente, addestrarlo da zero e poi fare in modo di trattenerlo in azienda offrendo condizioni adeguate ai competitor.
2) Attirare con delle buone condizioni lavorative e contrattuali un comandante già in carriera (quindi qualcuno con minimo 7 anni di volo e studio alle spalle, nella maggior parte dei casi 15 anni o più).
Una mattina si sveglieranno i pochi rimasti in Italia e si accorgeranno che i conti non tornano.
I laureati e i diplomati che sono costati allo stato miliardi di euro non saranno rimpiazzabili da stranieri (che sono ben felici di andare a fare le vacanze in italia, un po’ meno di affittarsi casa nella capitale dove i mezzi pubblici sono inefficienti, le buche un rischio mortale e l’80% delle persone non capisce l’inglese).
Si cercherà quindi di far tornare in patria gli italiani emigrati.
In 2 modi: quello soft, introducendo sgravi fiscali per i rimpatriati (come già ha fatto lo stato Italiano in passato e come sta facendo la Ryanair adesso dando un bonus di importo ridicolo per assumere o trattenere in azienda i piloti).
Peccato che la politica dei bonus è precaria perché ha solo un effetto temporaneo, e comunque chi emigra difficilmente ritorna. Specialmente dopo aver sperimentato come si sta nelle nazioni competitor: strade senza buche, servizi efficienti, giustizia sociale, tribunali funzionanti, buoni stipendi e la maggiore possibilità di ottenere la pensione nei 192 Paesi su 195 che hanno un debito pubblico in rapporto col pil inferiore all’Italia.
Ci sarà anche quello coattivo: così come in Eritrea e USA verrà considerata la tassazione universale dei redditi prodotti all’estero dai cittadini Italiani residenti AIRE (buona fortuna per l’incasso).
I giovani sono irrilevanti politicamente vista la loro inferiorità numerica (e quindi numero di voti), ma escluderli dal processo decisionale e favorire gli altri non sarà la soluzione.
Come abbiamo finalmente visto, un sistema (aziendale o Paese) può essere messo in ginocchio proprio dalla parte debole, anche senza che essa abbia combattuto in modo convenzionale.
Prima di aggiornare i manuali sulla teoria dei giochi con questa eventualità della “primavera invisibile”, consiglierei di affrontare il problema.
I nati dal 1975 in poi non hanno quasi nessuna responsabilità nella creazione del debito abnorme che ha garantito un benessere (economicamente insostenibile e quindi fasullo) alle generazioni precedenti, a scapito di quelle successive.
Attenzione a trattare bene i pochi giovani coraggiosi che sono rimasti (ormai ci vuole più coraggio per restare che per andarsene), altrimenti sarete costretti a ripagarvelo da soli quel debito.

https://it.businessinsider.com/un-giova ... i-giovani/
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Re: Ryanair

Messaggioda PIEDENERO » mer set 27, 2017 22:23 pm

Il mio assurdo colloquio di lavoro con Ryanair



DI SANDRO GIANNI

tpi.it

A giudicare dagli annunci nei portali per la ricerca di lavoro, sembra che sul mercato esistano solo tre tipi di occupazioni disponibili: sistemista Java, dialogatore e operatore call center. Se non conosci Java e hai zero voglia di vendere il tuo tempo per delle chiacchiere con degli sconosciuti, al telefono o dal vivo, la ricerca pare senza possibili sbocchi.

Aggiungi che la percentuale di risposta ai curriculum inviati rasenta lo zero e che la laurea e/o i master di cui sei in possesso non sono particolarmente quotati nella borsa degli skills… il quadro si complica parecchio.

Perciò, quando qualcuno ha finalmente risposto alla mia “iscrizione a un’offerta di lavoro” ho provato una strana sensazione, di affetto quasi. Ho pensato di dover ricambiare, presentandomi al colloquio. Ho detto “qualcuno”, ma in realtà avrei dovuto dire “qualcosa”: un algoritmo, un dispositivo automatico di risposta alle mail, un bot del portale.

Non posso saperlo, ma l’invito a comparire in un hotel nella zona di Tor Vergata è arrivato pochi millesimi di secondo dopo l’invio della mia iscrizione. Ciò esclude la mediazione umana e, dunque, una seppur minima selezione del curriculum, che avrebbe potuto equivalere a qualche decimale in più nella stima probabilistica di un’assunzione.

Il lavoro non era proprio quello dei miei sogni, ma provavo a vederci delle sfumature positive: la possibilità di viaggiare, avere un contratto decente, ricevere uno stipendio non troppo basso. Ovviamente, mi sbagliavo.

Nell’atrio dell’hotel di lusso, nella periferia sud-est di Roma, una quarantina di ragazzi e ragazze tirati a lucido, con la barba fatta, il vestito e la cravatta siedono in silenzio. Tra loro, io. Alcuni si muovono sicuri nei completi eleganti, camminano come se nulla fosse, bevono il caffè senza bisogno di sistemarsi di continuo la giacca, muovono le mani sullo smartphone senza domandarsi perché la camicia faccia capolino solo da una delle due maniche. Altri sono impacciati, si toccano insistentemente la cravatta temendo che il nodo si sciolga, cercano delle tasche in cui infilare le mani senza trovarle, provano a controllare la continua fuoriuscita della camicia dalla giacca senza alcun successo.

Evidentemente, non sono abituati a conciarsi così. Tra loro, sempre io. C’è anche un ragazzo che deve aver letto male le istruzioni per l’uso: si è presentato in jeans e camicia a quadrettoni, rossi e blu. È imbarazzato, ma resta. Sembra simpatico.

In sala nessuno fiata. Quasi che talleur e vestiti abbiano trasmesso per metonimìa un certo dovere di contegno, di formalità. “Dicono che l’abito non fa il monaco, ma non è vero”, argomenta il Totò ladro vestito da carabiniere, nei ‘Due marescialli’ , “Io a furia di indossare indegnamente questa divisa, marescià… mi sento un po’ carabiniere”.

Ci chiamano e andiamo tutti insieme nel seminterrato dell’albergo, in una sala conferenze. Eliminata la prima decina di candidati con un test di inglese da seconda media, la selezione entra nel vivo. O meglio, nel video.

Proiettano una presentazione del lavoro, divisa per sezioni: informazioni tecniche sulle diverse mansioni; procedure di inizio; questioni retributive e contrattuali; possibilità di carriera; criteri di premialità; caratteristiche dell’azienda che offre il lavoro e dell’agenzia di recruitment che assume (due cose diverse: una è Ryan; l’altra una fusione tra Crewlink e Workforce International… sì, si chiama proprio così!). In questa seconda fase, si rivolgono a noi come fossimo già assunti. L’uomo sulla cinquantina, inglese o irlandese, responsabile del reclutamento allude più volte a quanto staremmo bene con indosso le nuove divise da hostess e steward.

Dalle immagini del video e dagli interventi del selezionatore si capisce che ci sono soprattutto tre caratteristiche importanti per fare questo lavoro: essere disponibili alla relocation immediata; parlare inglese; essere flessibili-e-sorridenti (insieme). Le immagini mostrano giovani di tutti i colori, che sembrano felici e raccontano la loro esperienza con Ryan di fronte a un bastone per i selfie. In particolare, insistono su quanto sia utile e divertente il corso di formazione per diventare personale di bordo. Si nuota, si spengono incendi, si salvano bambolotti, si incontrano persone. “You grow up like a man, not just cabin crew”.

Ma è più avanti che le orecchie dei candidati si aguzzano: quando si inizia a entrare nel dettaglio del salario e dei tempi di lavoro. La retribuzione è organizzata secondo una serie di premi e possibili punizioni, un incrocio tra un videogioco e una raccolta punti del supermercato. “Your performance is continually monitored and assessed”. Monitorare e valutare.

Punire solo come ultima ratio.

Soprattutto premiare: per far rispettare le regole, per aumentare la produttività, per migliorare le prestazioni. I like dei clienti danno diritto a delle ricompense: monetarie, ma soprattutto relazionali. Ad esempio, la penna nel taschino è indice di un certo numero di apprezzamenti. Costituisce dunque, tra i colleghi e nell’azienda, l’indicatore di uno status particolare.

Si viene pagati un po’ in base all’orario e un po’ a cottimo. Nel senso: un fisso non esiste; sono retribuite solo le ore di volo; si percepisce il 10 per cento su ogni prodotto venduto (…adesso lo capite il perché di tanto rumore?). Il contratto è registrato in Irlanda o nel Regno Unito. Si hanno delle agevolazioni sui viaggi in aereo.

Il salario mensile dovrebbe oscillare tra 900 e 1.400 euro lordi, in base al luogo di ricollocamento. “We try to keep the wages homogeneous among our workers”.

“Bella l’uguaglianza, quando non schiaccia tutti verso il basso”, penso io. Viene poi fatto cenno a un periodo annuale in cui non si lavora e non si ricevono soldi: da uno a tre mesi. Ma il selezionatore ci assicura che questa pausa non supera (quasi) mai i 30 giorni.

Fino a qui, niente di eccezionale. Il rapporto premi-punizioni, però, è più complesso e configura per intero il sistema di retribuzione. Ovviamente, se i diritti diventano premi e i doveri debiti, tutto cambia. Non si parla di tredicesima e/o quattordicesima, ma di bonus, che si ricevono solo il primo anno. Trecento euro il primo mese di lavoro, altrettanti il secondo, il doppio il sesto. Chi va via prima della conclusione dei primi 12 mesi, però, deve restituirli tutti.

Inoltre, la divisa (quella bella di cui sopra) costituisce un costo esternalizzato al lavoratore: il primo anno sono 30 euro al mese scalati direttamente dalla busta paga; successivamente pare si ricevano dei soldi, ma non si capisce bene per cosa, se per lavarla o non perderla.

Per ultimo, il corso di formazione per diventare hostess o steward si rivela qualcosa di più di un parco giochi in cui fare festini con altri esponenti multikulti della generazione Erasmus. Principalmente, si rivela un’enorme spesa. Se all’inizio era stato comunicato che, in via eccezionale, le registration fees del corso erano dimezzate a 250 euro, è alla fine che viene fuori il vero prezzo da pagare.

Ci sono due modalità differenti: 2.649 euro se paghi prima dell’inizio e tutto in un colpo; 3.249 se decidi di farti scalare il costo dallo stipendio del primo anno (299 euro dal secondo al decimo mese, 250 gli ultimi due).

Si aprono le domande. Dopo alcune irrilevanti su sciocchezze burocratiche, alzo la mano. “Ci avete parlato di un massimo di ore di volo a settimana, ma mai delle ore totali di lavoro. Quante sono?”, chiedo. “Voi siete pagati in base alle block hours, cioè le ore calcolate dalla chiusura delle porte prima del decollo, all’apertura dopo l’atterraggio. I tempi di preparazione dell’aereo, prima e dopo il volo, possono variare”. Varieranno pure, ma di sicuro non vengono pagati, nonostante siano tempi di lavoro.

Alza la mano quello dietro di me. “Scusi la domanda, ma ho bisogno di fare dei conti. Diciamo che uno stipendio per una destinazione non troppo cara è di 1.000 euro. Ve ne devo restituire 330 al mese tra corso e divisa. Ne rimangono 670. Dovrò prendere una stanza in affitto, diciamo almeno 300 euro. Ne rimangono 370. In più avrò bisogno di pagare un abbonamento ai mezzi per raggiungere l’aeroporto e coprire almeno le spese della casa anche nella pausa annuale in cui non si lavora. Diciamo che, se va bene, rimangono 300 euro. E non ho scalato le tasse, perché non so come si calcolano in Irlanda o UK. Secondo lei, con questi soldi si può vivere?”. Sbem.

Il selezionatore della società di recruitment, fino a quel momento cordiale e spiritoso, accusa il colpo. Deglutisce. Tossisce. Arrossisce. Si butta sulla fascia, prova un diversivo. “With this work you don’t get rich, but it’s in accordance with your capacity and affords your lifestyle”. Alla fine, anche qui le nostre capacità valgono poco più di un pacchetto di sigarette al giorno. Chissà, invece, come ha calcolato il nostro stile di vita!

Finito il video, io e gli altri candidati usciamo e andiamo a mangiare insieme. Da come siamo vestiti, sembriamo un gruppo di giovani businessmen in carriera, lanciati alla conquista del mercato e pronti a scalare colossi finanziari. Invece siamo lì per un colloquio che, se va bene, ci farà guadagnare meno della persona che ci serve la pizza.

Comunque, i calcoli veloci del ragazzo che ha fatto la domanda dopo di me hanno sciolto l’iniziale freddezza tra i candidati. In molti hanno perso interesse per il lavoro. Anche per questo, si scherza e si chiacchiera. Alcuni hanno appena finito la scuola superiore, altri l’università. Altri ancora hanno già diversi anni di precarietà sulle spalle e i capelli brizzolati. Tra loro…

Rimango fino all’intervista, per sport. Mi capita la collaboratrice del selezionatore. Legge il mio curriculum. Niente di eccezionale, però insomma… neanche da buttare. Tutti i titoli di studio con il massimo dei voti, laurea e due master, cinque lingue, numerose esperienze di lavoro materiale e immateriale, in Italia e all’estero.

“Are you sure you want to do this work?”, mi chiede. Bleffo: “Eeeeeh. Why not?”. “Do you know people working for us?”. “No”. “So, what do you know about this work?”. “What you told me today”, rispondo. Lei arriccia il labbro inferiore e muove la testa dal basso verso l’alto e poi in senso inverso, fissandomi con gli occhi corrucciati. Ho l’impressione che stia pensando sardonicamente “Devi essere proprio una volpe, tu!”.

Saluto, me ne vado. Sulla vespa faccio i conti: due caffé al bar dell’albergo = 3 euro; un pezzo di pizza e una bottiglia d’acqua = 4 e 50; benzina per giri vari alla ricerca di vestito, cravatta e scarpe e poi fino al colloquio = almeno 5 euro; stirare la camicia = 2 euro; stampare 7 fogli di curriculum dal cristiano-copto su via di Torpignattara, che sembra sapere quando non puoi dirgli di no = 2,10 euro. Barba e capelli costo zero, taglio autoprodotto in casa. Alla fine, non mi è andata nemmeno tanto male.

Qualcuno è arrivato in treno da lontano, spendendo molto di più. Per l’ennesima offerta di lavoro precario e sottopagato.

Almeno una cosa l’ho capita: nella compagnia aerea, quel low che precede il cost non è riferito soltanto ai prezzi dei biglietti, ma anche al costo del lavoro.

Il racconto che Sandro Gianni ha pubblicato su TPI è uscito originariamente sul sito delle Camere del lavoro autonomo e precario (Clap), e fa parte di una rubrica che si occupa di raccogliere le storie sulla precarietà lavorativa dei giovani.

Fonte: http://www.tpi.it

Link: https://www.tpi.it/2017/05/20/colloquio ... ryanair/#r

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Re: Ryanair

Messaggioda Kinobi » gio set 28, 2017 10:03 am

OT
@ Piede
Il mio contratto è a 100% a cottimo, registrato all'estero, e soggetto a budget settimanali, mensili, trimestrali ed annuali.
Con partita iva.
Il cottimo non è correllato alle spese. Ad esempio, se aumenta il combustibile come è capitato con il decreto Monti del 8%, nulla cambia.
Fondo pensione costretto a versarlo in una entità che sta fallendo ENASARCO, la quale mi restituirà "al meglio" il "presumibile "60%" del versato. Fonte ENASARCO.IT. Ed il minimo contributivo è venti (20) anni, sennò perdi tutto. Sono altresì soggetto a pagare anche l'INPS (per cui due fondi pensione).
Dopo 20 anni di lavoro con una ditta, il mio preavviso per il licenziamento, è di sei mesi.
Vengo pagato, di media, tra i 8 ed i 9 mesi dopo il lavoro fatto ed i costi sostenuti. (e sono trattato bene).
Non scrivo il mio curriculum, non interessa, però vedo che il link postato, citava i master e le varie cose...
Fine OT.
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