Alex Honnold

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Re: Alex Honnold

Messaggioda Ziggomatic » ven giu 09, 2017 15:32 pm

PIEDENERO ha scritto:
Ziggomatic ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:vi arrapa di più il Free solo di honnold o il futuro 10a di ondra?
dammi la tua risposta e ti dirò chi sei. :P


Banalmente, ad oggi mi arrapa solo la figha.

e ora chi lo dice ad auer?


Il mio trasporto verso di lui non aveva connotazioni sessuali.
Solo profondo affetto e stima.
Come ho detto, è uomo dalla bruttezza disarmante.
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Re: Alex Honnold

Messaggioda Kinobi » ven giu 09, 2017 15:50 pm

Hansj non è un nuovo Alain Delon. Però dal vivo sprizza simpatia. Spero resti vivo.
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Re: Alex Honnold

Messaggioda PIEDENERO » gio giu 15, 2017 11:50 am

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Re: Alex Honnold

Messaggioda funkazzista » gio giu 15, 2017 15:42 pm

Una curiosità da nerd: uno dei tiri su Freerider viene chiamato "Scotty Burke Offwidth".
Scotty Burke: chi era costui, visto che Freerider è stata trovata e aperta dagli Huber?

Negli anni '90, per qualche motivo a me oscuro, l'edicola sotto casa aveva spesso la rivista 'miricana Rock&Ice e su uno dei numeri che comprai all'epoca ricordo di aver letto l'intervista ad un certo Scott Burk (senza la 'e' finale), un tipo che, dopo aver passato più di 250 giorni sul Nose, spalmati in vari anni, nel 1998 (credo) è stato il secondo -dopo Lina Collina- a farlo in libera.

Ma come! -dirai- come mai non ne ho mai sentito parlare?!?
Beh, perché il buon Scotty, causa maltempo, riuscì a salire alcuni tiri (tra cui il Great Roof) solo in toprope e non ritornò mai più a finire il lavoro.

Va bene -dirai- ma tutto questo era sul Nose, che c'azzecca Freerider?
Penso che sia perché grazie ai 15 minuti di celebrità che seguirono la salita del Nose, Burk è comparso in una pubblicità della Wild Country proprio su quel tiro (ho trovato solo questa immagine di bassa qualità):
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Perché la fa alla maniera di Hans Dülfer (o alla maniera di Tita Piaz, così VECCHIO è contento :wink:) invece che all'americana incastrandosi? Elementare, Watson: per far vedere i friend!
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Re: Alex Honnold

Messaggioda scairanner » lun giu 19, 2017 0:09 am

PIEDENERO ha scritto:
funkazzista ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:honnold ha ripetuto prima la via con caldwell in 5 ore e qualcosa

Ma si è anche calato dall'alto diverse volte per provare i tiri (vedi intervista su R&I).


si sì, era già stato scritto mi pare



a completamento:
"I am sure that Alex has climbed, foot by foot, more technical rock than anyone in history. He’s climbed the Freerider at least a dozen times and practiced the most difficult sections to the point where he likely would have been able to do them blindfolded."

https://www.outsideonline.com/2190306/w ... -scared-me
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Re: Alex Honnold

Messaggioda PIEDENERO » lun giu 19, 2017 9:29 am

scairanner ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:
funkazzista ha scritto:
PIEDENERO ha scritto:honnold ha ripetuto prima la via con caldwell in 5 ore e qualcosa

Ma si è anche calato dall'alto diverse volte per provare i tiri (vedi intervista su R&I).


si sì, era già stato scritto mi pare



a completamento:
"I am sure that Alex has climbed, foot by foot, more technical rock than anyone in history. He’s climbed the Freerider at least a dozen times and practiced the most difficult sections to the point where he likely would have been able to do them blindfolded."

https://www.outsideonline.com/2190306/w ... -scared-me


tradotto sul blog di Gogna

http://gognablog.com/perche-free-solo-a ... rorizzava/



Perché il free solo di Alex Honnold su “Freerider” mi terrorizzava
17 giugno 2017 Un commento 6
Perché il free solo di Alex Honnold su Freerider mi terrorizzava
(Sappiamo tutti che Alex è il più forte scalatore della nostra generazione. Gli affiderei la mia vita. Un po’ meno la sua)
di Tommy Caldwell
(pubblicato su www.outsideonline.com il 5 giugno 2017)
traduzione di Agnese Blasetti

Alex Honnold una volta mi ha confidato che da qualche parte nel suo furgone, seppellito sotto centinaia di fogli tra schede di allenamento e relazioni di vie, aveva una elenco di traguardi da raggiungere. In cima a questa lista c’erano due lettere, “FR”, che stanno per Freerider, la via più famosa sulla parete di quasi mille metri [3000 piedi, 914 m] di El Capitan. La via è molto al di sotto del limite di Alex, ma il suo obiettivo era di scalarla in free solo – cioè senza corda – una cosa mai fatta prima.



Immaginavo che ci avrebbe provato prima o poi, ma non sapevo se incoraggiarlo ad andare avanti con il suo piano o se dissuaderlo dal correre quel rischio. Lo avrei visto compiere un atto di maestria, una pietra miliare per la nostra generazione, o giocarsi un round alla roulette russa? Nella nostra comunità di scalatori, Alex è quello che ha portato in primo piano le discussioni sul rischio. Qualcuno potrebbe pensare che, come suo amico intimo ed El Capitan-dipendente io stesso, potrei avere un’idea di cosa significhi scalare in free solo Freerider. E invece no. Nessuno ce l’ha, eccetto lui.

Sabato 3 giugno, Alex si è svegliato nel suo furgone alle prime luci dell’alba. Ha guidato con calma nella Yosemite Valley e senza altro che scarpette e sacchetto della magnesite, ha cominciato l’ascesa su El Cap. Il cielo è azzurro, non c’è vento. Nonostante avessi passato parte della settimana precedente allo Yosemite per aiutarlo con gli ultimi preparativi, poi sono tornato a casa mia in Colorado, a giocare con i miei bambini e a cercare di non riflettere troppo su quello che Alex stava per fare, perché era un pensiero davvero spaventoso.

Leggendo i titoli dei giornali è facile incappare nei cliché sugli arrampicatori – che siamo degli scapestrati, a caccia del brivido, drogati di adrenalina. Niente di più utile per provocare una serie di conati alla maggior parte di noi. Arrampicare significa avere una relazione profonda con alcuni degli ambienti più suggestivi del mondo, non un presuntuoso tentativo di soverchiarli. Non posso vantarmi di conoscere tutto quello che passa per la testa di Alex, ma una cosa la so di sicuro: lui scala per vivere, non per imbrogliare la morte.

Alex Honnold su Freerider in free solo


Credo che Alex abbia scalato tecnicamente, passo dopo passo, più roccia di chiunque altro nella storia. Ha ripetuto Freerider almeno una dozzina di volte, provando i passaggi più difficili al punto da poterli fare bendato. Ma scalare in free solo è più una questione mentale che fisica. Oltre a fattori ovvi come l’esposizione vertiginosa e vari imprevisti (pensate a una presa che si rompe, o a un uccello che vola via da una fessura), la scalata su granito richiede una tale precisione da non poter essere affrontata se non in completa lucidità.

Alex mi ha raccontato che non è mai volato all’improvviso – cioè senza avere avuto prima la sensazione che stesse per accadere. Quando gli ho risposto che a me è successo almeno dieci volte, mi è sembrato confuso, come se non gli tornasse qualcosa. Poi mi ha chiesto perché non scalavo in free solo. “Sarebbe così facile per te, sai che non cadresti mai su un 7a”, mi ha detto. Ogni tanto parlavamo di Freerider, per lui significava raggiungere il suo obiettivo più ambito. Ma si era sempre mostrato titubante. Ci sono alcuni punti su cui non si sentiva sicuro, e troppe persone si aspettavano che la affrontasse. Lui invece voleva farlo per se stesso, non per le aspettative altrui.

L’argomento è rimasto latente per anni. Poi l’estate scorsa, durante un nostro viaggio in Marocco, Alex mi ha detto che era pronto a provarci. Ho chiuso gli occhi, fatto un respiro profondo, e gli ho chiesto come potevo dargli una mano. Lui, con la sua solita nonchalance, ha risposto: “Voglio solo vedere se posso lavorarla fino al punto di sentirmi sicuro”. Durante il viaggio sembrava spinto da un desiderio profondo che avevo già visto altre volte in lui. Abbiamo arrampicato così tanto che gli alluci mi sono rimasti insensibili per un mese.



Dopo il Marocco, io sono tornato in Colorado e Alex nello Yosemite per continuare la sua preparazione. Mi sentivo tranquillo per quanto riguardava tutta la faccenda. E poi una notte lo scorso ottobre ho avuto un incubo terribile. Alex che si presentava alla mia porta con gambe e braccia a pezzi. E stava lì a sanguinare sul pavimento e a dirmi che era troppo imbarazzato per chiamare l’ospedale. Mi sono svegliato senza fiato. Il giorno dopo squilla il telefono. Era Alex che chiamava per dirmi che era caduto facendo un giro di prova su Freerider e si era preso una brutta storta alla caviglia. In quel momento tutto è diventato reale.

Io e mia moglie abbiamo caricato i bambini nel nostro furgone e in 20 ore siamo arrivati allo Yosemite. La caviglia di Alex era così gonfia che sporgeva dal bordo della scarpa. Riusciva a malapena a camminare, ma era comunque convinto di voler fare un tentativo su Freerider. “Continuerò ad allenarmi al trave e a scalare su roba facile finché non guarisce. Forse ce la posso fare prima della fine della stagione”. A quel punto non volevo più che ci provasse, mi sembrava troppo.

In cima al Capitan, dopo l’impresa


Un mese dopo, a metà novembre, ha fatto lo stesso un tentativo. Io ero ripartito, non volevo assistere. Mi sono sentito sollevato quando mi hanno detto che ha fatto solo qualche decina di metri prima di rinunciare perché non se la sentiva. (È tornato a terra usando una serie di corde fisse).

Sette mesi dopo, Alex progettava di riprovarci. Sono arrivato allo Yosemite la settimana del Memorial Day [29 maggio N.d.T] e abbiamo fatto un giro su Freerider con la corda. In alto sulla parete, ansimante e sudato con i piedi spalmati su delle scagliette che scricchiolavano al mio passaggio, ho guardato il terreno a 900 metri di distanza e ho cercato di trasferirmi mentalmente nella testa di Alex. Come mi sentirei se fossi senza corda? Onestamente, sapendo che presto Alex avrebbe probabilmente portato a termine l’impresa più importante nella storia del free solo, non riesco a immaginarlo.

Qualche giorno dopo (sabato scorso) Alex ha liberato la via in tre ore e 56 minuti. Le poche persone che ne erano al corrente non hanno sparso la voce, sapendo che lui non voleva trasformarlo in un circo. Ha raggiunto la vetta dove lo aspettavano alcuni amici, poi mi ha telefonato mentre scendeva sul sentiero. Ero al parco giochi con la mia famiglia, in Colorado. Mi ha detto che si sentiva felice come non lo era mai stato, ed era grato a tutti. “Sei arrivato al momento giusto e mi hai dato una mano. Era quello che mi serviva.” mi ha detto. “Dì a tua moglie che la ringrazio per averti concesso qualche giorno libero”.

La salita in free solo su El Cap era nell’aria, ma solo grazie ad Alex. Sono in pochi quelli con il potenziale di completare un’impresa del genere, e purtroppo alcuni di loro non sono più tra noi. In passato avevo definito l’idea come l’equivalente dello sbarco sulla luna per l’arrampicata in free solo. Oggi, a fatto compiuto, credo che sia la definizione più azzeccata. Un momento decisivo per la nostra generazione.

Parlando di controllo mentale, sono convinto che questa sia una delle vette più alte raggiunte nella storia dello sport. Spero che altri vengano inspirati dalla dedizione di Alex per l’eccellenza e l’abilità di vivere senza paure, ma meno dalla sua inclinazione nel prendersi dei rischi. Nel nostro mondo abbiamo già avuto troppe perdite. Parlando di talento, preparazione e padronanza nella scalata, Alex spicca tra tutti. Ha portato un elemento di saggezza in questo tipo di scalata come nessun altro avrebbe potuto fare, e probabilmente non farà mai.

Tommy Caldwell
Tommy Caldwell nel febbraio 2014 ha effettu
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