gug ha scritto:[....................
Riprendo questo topic per una opinione su Mittersteiner.
Non so, io ho sempre avuto l'impressione che personaggi come Mittersteiner non fossero un esempio di evoluzione dell'alpinismo, ma piuttosto persone che per un periodo sono entrati in uno stato mentale tale da sentirsi quasi invulnerabili riuscendo in questo modo a prendere dei rischi eccessivi. In pratica mi sembra più il soldato impazzito de Il cacciatore che gioca alla roulette russa perché è ormai in uno stato mentale completamente alterato, che un alpinista forte che prende rischi che è in grado di gestire: secondo me la differenza è sottile, ma esiste e Mittersteiner, così come Preuss prima di lui, l'avevano oltrepassata.
E infatti alla fine entrambi questi alpinisti sono andati incontro alla fine (Mittersteiner, buon per lui, solo della carriera alpinistica) ed è emblematico che nel momento in cui è caduto, si sia completamente ritirato, probabilmente perché l'aura di invulnerabilità si è spezzata e si è reso conto che il rischio era troppo elevato.
Del resto il racconto che fa di come avanzava da un buco all'altro, sperando che ci fosse una possibilità di proteggersi, ma senza saperlo e sapendo invece che era ormai senza possibilità di ritorno, per me è emblematico.
Di fatto mi sembra che l'alpinismo si sia poi evoluto con personaggi e approcci diversi, meno spettacolari, ma secondo me più attenti a quel bilancio che io considero fondamentale fra l'ingaggio e il tentativo di suicidio.
Penso a Koeller, Hainz, Larcher o recentemente Tondini e Della Bordella per rimanere in ambito italiano: secondo me, in questi esempi c'è un maggior bilancio fra tecnica e rischio e infatti sono approcci che hanno avuto maggior seguito.
A me basta sapere di un suo socio "adamitico" e vedere cosa fa ancora oggi per confermarmi che ci sono alpinisti d'altissimo livello e altri che più di un tanto non riescono a fare, pur essendo bravissimi e capaci di fare cose difficilissime , se ben protetti...... e direi anche ben pubblicizzati.
Ma ci sono anche tanti suoi allievi che "vanno" molto forte e si sa ben poco, qualcosina qui da qualche mese.
Ovvio che più si abbassa il livello più il seguito è numeroso.
Difatti l'alpinismo italiano al top ha un livello di densità molto più basso di quello internazionale.
Mentre l'alpinismo medio italiano ha forse una densità fra le più alte al mondo.
Voglio dire che qui da noi ci sono pochi eccellenti e tanti mediocri, basta vedere e paragonare le realizzazioni sulle grandi montagne di questi ultimi anni.
Ma sempre tutti bravi e da stimare
Noi non abbiamo più gente simile ai Fowler, agll Auer, ai Girigiri, fino a 20 anni fa c'erano, ora abbiamo solo bravissimi specialisti, ma non al top.