da Scannagatti » mer mag 30, 2018 17:14 pm
Quest’immagine è la rielaborazione fatta da Mario Crespan della foto Marchetti. La didascalia è tratta, con qualche variazione descrittiva da 46° parallelo del dicembre 2002, pag. 50.
Da questa rielaborazione, dopo il confronto con altre foto sulle quali compaiono riferimenti noti di scala, tenuto conto altresì di possibili errori di parallasse dovuti all’angolo di ripresa non perfettamente ortogonale alla parete, si può desumere in via ipotetica, ma con discreta approssimazione, quanto segue:
1) la lunghezza della traversata dal primo chiodo Fanton di sinistra allo Spigolo a Sega è di max 7,00 metri (ma dal grafico sembrerebbero essere 6,30);
2) Dal primo chiodo Fanton (x0) al gruppo chiodi Fanton (x1) risultano max 3,15 metri (ma dal grafico sembrerebbero 2,90) e dal gruppo chiodi Fanton allo Spigolo a Sega risultano max 3,85 metri (ma dal grafico sembrerebbero 3,30);
3) l’altezza rispetto al terrazzo di partenza della fessura di traversata non si può valutare con precisione, ma può ritenersi intorno ai 4 metri (per poterci infilare le mani ed iniziare a traversare a destra, occorre dunque salire coi piedi almeno per un paio di metri, o poco più);
4) la sporgenza x2 fa staccare la corda Fanton poco sopra, e in quello spazio Casara può benissimo aver effettuato il lancio della sua corda (con tutta la pazienza occorrente, beninteso);
5) il blocco è crollato (come è riportato anche nella Guida Berti, Dolomiti Orientali, Vol. II, 1982, pag. 190) ma, probabilmente, non ha modificato le difficoltà del passaggio.
Tali misure configurano un aspetto sottovalutato. A Casara, quando aveva ancora la mano sinistra aggrappata all’estremità della corda Fanton, mancavano solo pochi metri in libera fino allo Spigolo a Sega (2,90-3,00), essendo giunto fin là aggrappato alla corda. Nelle medesime condizioni (ma ovviamente assicurati), anche Paolo Fanton e Franz Schroffenegger si erano spinti fino a sfiorare con la mano lo Spigolo a Sega già nel 1913"L’azione di quel giovedì 3 settembre 1925 è un capolavoro dell’inafferrabile perché è dimostrato che qualunque interpretazione da sola non basta a lacerare il velo di indicibilità dell’accaduto. Nessuno può spiegare come sono andati i fatti, nessuna via di scampo a questo. Ci è data una verità che non accettiamo e ne vorremmo una che non ci è data. È così che l’azione si può riappropriare del suo senso, divorando cultura e sovrapposizioni."
Pastasuta col bisato e vin bon.