da Scannagatti » mar mag 29, 2018 14:01 pm
L' ORCO è stato sconfitto. La parete sud del Lhotse, la più severa dell' Himalaya, è stata finalmente scalata. Dal 1973, aveva respinto i migliori alpinisti italiani, jugoslavi, francesi. Sconfitto per due volte Reinhold Messner. Ucciso il polacco Kukuczka. A salirla, e da solo, è stato l' uomo nuovo dell' alpinismo europeo. Tomo Cesen, 30 anni, uno sloveno di Kranj. Alto 8511 metri, il Lhotse è una montagna a più facce. Verso nord, è un bonario satellite dell' Everest. A oriente, scende con una bella parete di ghiaccio sulla valle di Kangshung, in Tibet. Verso sud, la belva. Un immenso, terribile muro secondo Kurt Diemberger, il primo uomo a salire due dei 14 ottomila della Terra. Non solo un Eiger raddoppiato, ma un vero mostro nelle parole di Messner che aveva tentato l' impresa nel 1975 e poi l' anno scorso. Il problema del Duemila secondo molti alpinisti. Cesen ha vinto con dieci anni di anticipo. Partito da Lubiana a fine marzo, Tomo è andato all' attacco finale il 22 aprile. E' arrivato in cima il 24, dopo un ultimo bivacco a 8200 metri, in una grotta di ghiaccio. Altri due giorni sono stati necessari per scendere. Tempi straordinari, se si considera che la parete del Lhotse è alta tre chilometri e larga cinque, con passaggi fino al sesto grado su roccia e pendii a 60 di ghiaccio. Ancora frammentario, il racconto di Cesen parla di difficoltà estreme oltre 8200 metri, di buone condizioni più in basso. Dei due itinerari parzialmente esplorati, Tomo ha scelto la via jugoslava, più diretta. Sull' altra, la via dei polacchi era caduto nell' ottobre scorso Kukuczka. Non è la prima impresa di Cesen, né il primo exploit importante del nuovo alpinismo sloveno. Nel 1985, insieme a Borut Bergant, poi caduto in discesa, aveva salito la parete nord dello Yalung Kang, 8433 metri. L' anno dopo, da solo, aveva percorso una via nuova sul K2. Nel 1989, alla fine di aprile, un' altra salita straordinaria. La nord dello Jannu, una cima nepalese di 7710 metri, percorsa da solo in meno di 24 ore. Sulle spalle, solo cinque chili di zaino per duemila metri di wilderness verticale con difficoltà fino al 7. La più grande impresa himalayana dell' anno, trascurata da molti perché compiuta più in basso dei fatidici 8000 metri. Eclettico, fortissimo nelle invernali sulle Alpi ma anche nel mondo assolato del free-climbing (sale sull' 8, il nono grado superiore), Tomo Cesen è un frequentatore abituale delle rocce dei dintorni di Trieste (Osp, la Val Rosandra, la Costiera), come del Monte Bianco. Noi jugoslavi siamo sempre stati a metà tra gli alpinisti dell' ovest e dell' est. Abbiamo sempre avuto pochi soldi, nessuno ci ha negato mai il passaporto racconta. Oggi, lo aiuta nelle sue salite fuori Europa un pool di sponsor italiani: gli stessi di Jerzy Kukuczka. Ecologico (gli elicotteri sono un passo indietro, non avanti), Cesen ha battuto sul Lhotse anche Chriostophe Profit, il migliore alpinista francese, che aveva rinunciato a febbraio dopo due tentativi solitari. Tra gli sconfitti illustri del Lhotse, la spedizione italiana del 1975 guidata da Riccardo Cassin, lo sloveno Francek Knez, la spedizione internazionale di Messner nell' aprile ' 89, diversi tentativi polacchi. Nel 1975, nel primo tentativo di un solitario, il francese Nicholas Jaeger era scomparso in parete. Come il Cervino nel 1865, la nord dell' Eiger nel 1938, la sud dell' Annapurna nel 1970, la salita della sud del Lhotse chiude una pagina, e insieme ne apre una nuova. Caduto il mostro, in Himalaya restano da fare la ovest del Makalu, la est del Dhaulagiri, la ovest dell' Annapurna. Meno difficile del Lhotse, ma con più morti alle spalle, quest' ultima può essere la prossima grande impresa della storia. A tentarla da solo, ad ottobre, sarà proprio Tomo Cesen.
Pastasuta col bisato e vin bon.