Hermann Buhl - Nanga Parbat

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda Abel Wakaam » ven mag 11, 2018 9:11 am

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La prima salita assoluta del Nanga Parbat fu effettuata nel 1953 da una spedizione austro-tedesca. Buhl vi salì senza ossigeno e da solo a partire dall’ultimo campo. Colto dall’oscurità all’inizio della discesa, dovette trascorrere la notte in piedi appoggiato alla parete e privo di sacco da bivacco, ad una quota di 8000 metri. La sua è considerata fra le più grandi imprese della storia dell’alpinismo. Riportò gravi congelamenti ai piedi e gli furono amputate due dita del piede destro. Aprì la strada allo “stile alpino”

Il Nanga Pàrbat (conosciuto anche come Nangaparbat Peak o Diamir) è la nona montagna più alta della Terra con i suoi 8125 metri s.l.m situata in Pakistan. È il secondo ottomila (dopo l’Annapurna) per indice di mortalità, ovvero rapporto tra vittime ed ascensioni tentate, con un valore che si aggira intorno al 28%, tanto da essere spesso soprannominata anche the killer mountain (la montagna assassina).

La prima ascensione fu compiuta il 3 luglio 1953 dall’alpinista austriaco Hermann Buhl con una spedizione austro-tedesca guidata da Karl Maria Herrligkoffer. Il versante prescelto fu il Rakhiot a nord-est, passando per la Sella d’Argento e il Silber Plateau. Si tratta del primo ed unico ottomila raggiunto in prima assoluta da un solo scalatore (Buhl infatti compì l’ascensione da solo a partire dall’ultimo campo) e senza l’uso di ossigeno.

Chi era Buhl. Un alpinista straordinario. Da una forza e una volontà mitologiche. Dopo un ardimentoso apprendistato sulle impegnative vette vicine alla città natale, e dopo l’esperienza della seconda guerra mondiale, intraprese la salita delle principali cime delle Alpi per vie nuove e difficili, prevalentemente in solitaria. Nel 1950 ripeté in prima invernale la via Soldà sulla parete sud-ovest della Marmolada e salì le Aiguilles de Chamonix.

Nel 1952, dopo aver fatto la prima ripetizione in solitaria (in sole 4 ore circa, contro i 3-4 giorni delle normali cordate) della via aperta da Cassin sulla parete nord-est del Pizzo Badile (e percorrendo in bicicletta la strada da e per Innsbruck, lontana 170 km), effettuò col compagno Sepp Jöchler l’ottava ascensione alla parete nord dell’Eiger.

Poi, l’Himalaya. Dove scrisse pagine bellissime dell’alpinismo mondiale. Nel 1953 partecipò alla spedizione austro-germanica al Nanga Parbat effettuandone la prima ascesa assoluta, senza ossigeno e da solo a partire dall’ultimo campo (unico caso fra le prime assolute di un ottomila). Nel corso di 40 ore Buhl percorse da solo una via non solo di grande dislivello ma anche di notevole sviluppo di lunghezza; colto dall’oscurità all’inizio della discesa, in parete e senza la possibilità di cercare un luogo più idoneo per bivaccare, Buhl dovette trascorrere la notte in piedi appoggiato alla parete e privo di sacco da bivacco, ad una quota di circa 8000 metri. La sua è considerata fra le più grandi imprese della storia dell’alpinismo. Buhl riportò gravi congelamenti ai piedi, in seguito ai quali gli furono amputate due dita del piede destro. Durante la parte terminale della salita fece uso del Pervitin, una metanfetamina, che aveva portato con sé in caso di emergenza.

Nel 1955 Buhl fece la sua comparsa a Macugnaga per salire la famosa parete est del Monte Rosa. Compì una solitaria al Silbersattel (Sella d’Argento, 4.515 m), il colle più alto delle Alpi aperto tra le punte Dufour e Nordend e discese a Zermatt dove era atteso per un convegno. Più tardi disse: “dovevo arrivare a Zermatt e volli farlo dall’ingresso più degno”.

Con il compagno Kurt Diemberger effettuò poi nel 1957 la prima ascensione, sempre senza ossigeno, del Broad Peak (8.047 m, nel Karakorum), diventando così il primo salitore di due ottomila. Per motivi organizzativi, la spedizione si trovò senza portatori prima del campo base; Buhl ne approfittò per reimpostare l’organizzazione della spedizione, affrontando la salita come se si fosse trattato di un’ascensione nelle Alpi Occidentali, senza appoggi esterni, senza ossigeno supplementare e con attrezzatura relativamente leggera. Questo stile venne definito dallo stesso Buhl “stile delle Alpi Occidentali”, ed aprì la strada a quello che successivamente venne definito “stile alpino”.

Proprio mentre con lo stesso Diemberger pochi giorni dopo saliva sul Chogolisa (7.645 m, sempre nel Karakorum), il crollo di una cornice nevosa provocava la sua tragica morte. Nonostante le ricerche, il corpo non venne mai ritrovato.
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Re: Hermann Buhl

Messaggioda Abel Wakaam » ven mag 11, 2018 9:27 am

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Re: Hermann Buhl

Messaggioda Abel Wakaam » ven mag 11, 2018 9:33 am

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Re: Hermann Buhl

Messaggioda Abel Wakaam » ven mag 11, 2018 9:33 am

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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda il Duca » ven mag 11, 2018 9:40 am

In realtà lì si vede solo l'ultimo pezzo della via originale del 1953, essendo immagini del versante Diamir.
La via di Buhl si sviluppa invece sul versante Rakhiot:

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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda Drugo Lebowsky » ven mag 11, 2018 9:44 am

grazie
molto interessante
ma chi l'avrebbe mai detto?!
non si era mai sentito nominare sto bul, buhl, buèl... boh!
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda il Duca » ven mag 11, 2018 9:46 am

Finalmente il Drugo :D
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda Abel Wakaam » ven mag 11, 2018 9:48 am

Drugo Lebowsky ha scritto:grazie
molto interessante
ma chi l'avrebbe mai detto?!
non si era mai sentito nominare sto bul, buhl, buèl... boh!


Ma come?

Ho persino la sua t-shirt :-)

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Ultima modifica di Abel Wakaam il ven mag 11, 2018 10:01 am, modificato 1 volta in totale.
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda aculnaig » ven mag 11, 2018 9:48 am

Sto leggendo ora il libro "E' buio sul ghiacciaio", e ho proprio finito il capito del Nanga Parbat. Sto aspettando di leggere il prossimo capitolo per metabolizzare bene l'incredibile salita del Nanga Parbat (tra l'altro arricchita dal diario di Hermann che ne riporta cronologicamente impressioni e fatti)
tra le tante cose incredibili ce ne è una che mi ha lasciato a bocca aperta: quando inizia la discesa, nei tratti più difficili (completamente disidratato e sfinito) sente la presenza di un compagno che infonde in lui la tranquillità per affrontare i passaggi più difficili... e penso immediatamente a Renato Casarotto che descrisse la stessa sensazione sul McKinley lungo "The ridge of no return".

Bravo Abel =D>
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda Abel Wakaam » ven mag 11, 2018 9:52 am

Si dice che avesse fatto un gran uso di anfetamine durante la salita del Nanga Parbat, ma resta uno dei più grandi alpinisti che la storia ricordi.
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda aculnaig » ven mag 11, 2018 10:04 am

nel libro Bhul lo dice chiaramente. quel farmaco era anche usato dai militari tedeschi per aumentare la sicurezza in se stessi e prendere dei rischi, nonché ridurre la sensazione della fatica e della sete. se questo fosse anche allucinogeno non saprei. ma potrebbe anche essere. di certo non ci sono molti esperimenti clinici fatti con quel farmaco a 8000 metri.
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda Abel Wakaam » ven mag 11, 2018 10:09 am

Al di là del farmaco, era un uomo dalla forza e dal carattere straordinario.

(Nel 1955 Buhl fece la sua comparsa a Macugnaga per salire la famosa parete est del Monte Rosa. Compì una solitaria al Silbersattel (Sella d’Argento, 4.515 m), il colle più alto delle Alpi aperto tra le punte Dufour e Nordend e discese a Zermatt dove era atteso per un convegno. Più tardi disse: “dovevo arrivare a Zermatt e volli farlo dall’ingresso più degno”.)
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda il Duca » ven mag 11, 2018 10:11 am

aculnaig ha scritto:tra le tante cose incredibili ce ne è una che mi ha lasciato a bocca aperta: quando inizia la discesa, nei tratti più difficili (completamente disidratato e sfinito) sente la presenza di un compagno che infonde in lui la tranquillità per affrontare i passaggi più difficili... e penso immediatamente a Renato Casarotto che descrisse la stessa sensazione sul McKinley lungo "The ridge of no return".


Leggendo dei grandi alpinisti polacchi degli anni '80, la cosa è abbastanza comune in alta quota in situazioni estreme.
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda aculnaig » ven mag 11, 2018 10:14 am

il Duca ha scritto:
aculnaig ha scritto:tra le tante cose incredibili ce ne è una che mi ha lasciato a bocca aperta: quando inizia la discesa, nei tratti più difficili (completamente disidratato e sfinito) sente la presenza di un compagno che infonde in lui la tranquillità per affrontare i passaggi più difficili... e penso immediatamente a Renato Casarotto che descrisse la stessa sensazione sul McKinley lungo "The ridge of no return".


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non lo sapevo, mi consigli qualche libro?
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda wolf jak » ven mag 11, 2018 10:25 am

aculnaig ha scritto:
il Duca ha scritto:
aculnaig ha scritto:tra le tante cose incredibili ce ne è una che mi ha lasciato a bocca aperta: quando inizia la discesa, nei tratti più difficili (completamente disidratato e sfinito) sente la presenza di un compagno che infonde in lui la tranquillità per affrontare i passaggi più difficili... e penso immediatamente a Renato Casarotto che descrisse la stessa sensazione sul McKinley lungo "The ridge of no return".


Leggendo dei grandi alpinisti polacchi degli anni '80, la cosa è abbastanza comune in alta quota in situazioni estreme.


non lo sapevo, mi consigli qualche libro?


uscendo dal campo dell'alpinismo, ma restando nell'esplorazione, hanno vissuto la stessa sensazione nelle spedizioni in antartide (mi pare di ricordare qualcosa dai diari di Shackleton)


EDIT: ho anche ritrovato il nome del fenomeno, chiamato "fattore terzo uomo" o, più semplicemente, "terzo uomo" https://it.wikipedia.org/wiki/Fattore_terzo_uomo
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda valassina95 » ven mag 11, 2018 10:29 am

aculnaig ha scritto:
il Duca ha scritto:
aculnaig ha scritto:tra le tante cose incredibili ce ne è una che mi ha lasciato a bocca aperta: quando inizia la discesa, nei tratti più difficili (completamente disidratato e sfinito) sente la presenza di un compagno che infonde in lui la tranquillità per affrontare i passaggi più difficili... e penso immediatamente a Renato Casarotto che descrisse la stessa sensazione sul McKinley lungo "The ridge of no return".


Leggendo dei grandi alpinisti polacchi degli anni '80, la cosa è abbastanza comune in alta quota in situazioni estreme.


non lo sapevo, mi consigli qualche libro?


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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda Abel Wakaam » ven mag 11, 2018 10:33 am

Messner ha raccontato più volte che, durante il bivacco in alta quota, ha passato la notte a parlare coi suoi piedi.
Più che la quota, (e le stesse sensazioni in Antartide sembrano confermarlo) pare che sia uno dei primi sintomi di disidratazione che in luoghi molto secchi rappresenta il principale pericolo.
La produzione di acqua, che poi è acqua di neve scongelata e senza sali minerali, è legata alla scorta di gas o di combustibile solido. Il che rappresenta una grande difficoltà in alta montagna. La disidratazione si manifesta inizialmente con la mancanza di saliva e la difficoltà a parlare.
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda il Duca » ven mag 11, 2018 10:34 am

aculnaig ha scritto:
il Duca ha scritto:
aculnaig ha scritto:tra le tante cose incredibili ce ne è una che mi ha lasciato a bocca aperta: quando inizia la discesa, nei tratti più difficili (completamente disidratato e sfinito) sente la presenza di un compagno che infonde in lui la tranquillità per affrontare i passaggi più difficili... e penso immediatamente a Renato Casarotto che descrisse la stessa sensazione sul McKinley lungo "The ridge of no return".


Leggendo dei grandi alpinisti polacchi degli anni '80, la cosa è abbastanza comune in alta quota in situazioni estreme.


non lo sapevo, mi consigli qualche libro?


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Un po' romanzato, ma piacevole
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda Sbob » ven mag 11, 2018 10:51 am

Abel Wakaam ha scritto:È il secondo ottomila (dopo l’Annapurna) per indice di mortalità, ovvero rapporto tra vittime ed ascensioni tentate, con un valore che si aggira intorno al 28%, tanto da essere spesso soprannominata anche the killer mountain (la montagna assassina).

Per essere pignoli: tra morti e ascensioni *riuscite*.
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Re: Hermann Buhl - Nanga Parbat

Messaggioda Spartaco » ven mag 11, 2018 11:41 am

Abel Wakaam ha scritto:Messner ha raccontato più volte che, durante il bivacco in alta quota, ha passato la notte a parlare coi suoi piedi.


in tanti.parlano.con i piedi.
ascolta.si fa sera.
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