Il più grande

Area di discussione su argomenti di montagna in generale.

Messaggioda Davide62 » mer mar 21, 2007 22:27 pm

lucasignorelli ,
leggerti è un piacere, credo che in queste pagine elettroniche ci sia un knowhow (per dirla stile terzo millennio) di tutto rispetto.
Vorrei sinceramente che ci mettessi a parte di ciò che hai potuto scoprire attraverso le tue ricerche su Gervasutti.
Hai citato "La Storia dell'Alpinismo" di Motti e io, a mia volta ti cito:

...è una proiezione dell?io dell?autore, non un documento storico. La lettura di Motti, in quanto giustificava retroattivamente un sacco di psicologismo spicciolo che all?epoca andava alla grande (lo so perché c?ero anch?io!) ha poi, complice la mancanza di altro, contagiato tutti.


Correttissimo.
Avatar utente
Davide62
 
Messaggi: 10597
Images: 113
Iscritto il: dom lug 28, 2002 18:37 pm
Località: Provincia di Varese

Messaggioda lucasignorelli » mer mar 21, 2007 23:13 pm

alberto60 ha scritto:Non ho voluto fare un paragone tra i due che pur nel loro alpimismo d'avventura se non addirittura epico, sono molto diverse. Basta pensare all'uso dei chiodi a pressione che Bonatti ha sempre rifiutato e criticato, mentre Desmaison li ha usati senza problemi per aprire la via con Mazeaud sulla Ovest di Lavaredo.


Sicuramente. Desmaison da questo punto di vista è molto francese - spregiudicato quanto basta, ambizioso, abbastanza incurante di gerarchie e regole. Personalmente a me è molto simpatico, al di la del suo ruolo nella storia del '71. Certo non è un purista, manco di striscio, ma è una persona piacevole e intelligente. Giorgio Bertone lo apprezzava molto, sia come uomo che come alpinista - e sicuramente l'apprezzamento era reciproco (ma Bertone era un personaggio difficile da non ammirare!)

Semplicemente ho voluto mettere in evidenza che forti personalità come loro due sono state dirompenti e visionarie non potevano che creare certi attriti in ambienti, credo, un pò chiusi come forse lo erano a quei tempi Chamonix e Courma. Soprattutto Courmayer , dopo i fatti del Pilone Bonatti è stato premiato dai francesi per quanto si era prodigato nella fase del ritiro. Dagli italiani non mi sembra abbia ricevuto lo stesso trattamento, tutt'altro.



Farei un distinguo ? la Legion D?Honneur a Bonatti non l?hanno data genericamente i ?francesi? ? l?ha data (anzi, l?ha fatta dare) un signore che si chiama Pierre Mazeaud. Che fu uomo politico assai potente, sia a Chamonix che a Parigi. E che a Bonatti deve non solo la vita, ma anche la faccia, visto che, secondo il mio modestissimo parere, il Walter avrebbe potuto, in circostanze differenti (o forse in tempi diversi da allora), dare un?immagine diversa e certo meno edificante di come la cordata francese fu gestita. Per cui, la Legion D?Honneur penso sia stato il minimo.

Per contro, non capisco perché gli Italiani avrebbero dovuto dare alcunché a Bonatti (il quale comunque ha ricevuto in seguito medaglie d'argento e di bronzo al valor civile, più un miliardo di altri riconoscimenti ufficiali per la sua attività). E' innegabile che Bonatti fece il suo dovere di guida fino in fondo portando Gallieni a casa. Per contro però, portandolo sul Pilone sapeva bene i rischi a cui lo metteva incontro.

Se Andrea Mellano avesse avuto nel ?58 un giorno di tempo bello in più, oppure le ferie più lunghe, quante cose sarebbero state diverse...
Avatar utente
lucasignorelli
 
Messaggi: 594
Images: 3
Iscritto il: sab gen 22, 2005 17:41 pm

Messaggioda Enzolino » mer mar 21, 2007 23:50 pm

lucasignorelli ha scritto: ... un signore intelligentissimo ma anche malinconico, angosciato e tormentato di nome Giampiero Motti, che decise di scrivere una storia dell?alpinismo che, nella realtà, è una proiezione dell?io dell?autore, non un documento storico. La lettura di Motti, in quanto giustificava retroattivamente un sacco di psicologismo spicciolo che all?epoca andava alla grande (lo so perché c?ero anch?io!) ha poi, complice la mancanza di altro, contagiato tutti ...
Lucasignorelli,

senza offesa, ma a volte ho l'impressione che tu (e qualcun altro) sia affetto dal Piemontismo acuto, un morbo abbagliante che colpisce alcuni alpinisti piemontesi, impedendogli di vedere con una certa obiettivita' l'alpinismo che ha coinvolto la propria regione ed i suoi protagonisti.

Di Motti non sapevo niente, e neppure di quel che e' successo nel torinese, e questo garantisce il fatto che il sottoscritto non e' affetto dal morbo suddetto, ed ha, di conseguenza, uno sguardo piu' distaccato, anche se non necessariamente piu' articolato rispetto al tuo.
Motti, a mio avviso, ha elaborato un'eccellente ed intelligente analisi della storia dell'alpinismo utilizzando chiavi di lettura originali ed inevitabilmente legate alla sua storia personale. Non ho il libro con me, ma le sue interpretazioni, per quanto mi ricordo, erano molto ragionevoli e sensate e non mi pare riflettessero quello che hai detto. Forse la tua e' una distorsione dovuta al fatto che l'hai conosciuto e non sei in grado di leggere il suo scritto in maniera distaccata.

Nessuno, poi, ha mai detto che la Storia dell'alpinismo di Motti sia un documento storico. La sua e' un'analisi, e l'analisi usa i documenti storici (lettere, relazioni, chiodi, articoli di giornale, libri, ecc) come piattaforma su cui elaborare interpretazioni legate al proprio modo di vedere le cose, e quindi all'"io".
E questo accade necessariamente quando entra in gioco qualsiasi interpretazione.
Quindi ogni interpretazione, sotto un certo aspetto, e' una proiezione dell'io, e la tua affermazione su Motti, dovrebbe riguardare qualsiasi "storico". In base a questo ragionamento, quello che hai scritto non dice nulla di nuovo, ma fa credere che la sua Storia dell'Alpinismo sia una sorta di autobiografia di Motti proiettata su fatti storici alpinistici.
E questo modo di vedere mi pare assolutamente ingiusto nei confronti di Motti.

Ciao :wink:

Lorenzo
Enzolino
 
Messaggi: 3756
Iscritto il: lun set 01, 2003 10:01 am
Località: Galgenen (CH)

Messaggioda lucasignorelli » gio mar 22, 2007 0:14 am

Enzolino ha scritto:senza offesa, ma a volte ho l'impressione che tu (e qualcun altro) sia affetto dal Piemontismo acuto, un morbo abbagliante che colpisce alcuni alpinisti piemontesi, impedendogli di vedere con una certa obiettivita' l'alpinismo che ha coinvolto la propria regione ed i suoi protagonisti.


Morbo interessante - quando difendiamo a spada tratta quello che nasce in Piemonte ne siamo affetti, quanto attacchiamo senza vergongna quanto nasce in Piemonte ne siamo affetti, quando invece cerchiamo di esaminare ragionevolmente quello che nasce in Piemonte.... ne siamo affetti.
Insomma, non riusciamo mai a togliercelo di dosso, 'sto morbo! :wink:

Motti, a mio avviso, ha elaborato un'eccellente ed intelligente analisi della storia dell'alpinismo utilizzando chiavi di lettura originali ed inevitabilmente legate alla sua storia personale. Non ho il libro con me, ma le sue interpretazioni, per quanto mi ricordo, erano molto ragionevoli e sensate e non mi pare riflettessero quello che hai detto.


"Eccellente" ed "Intelligente" di sicuro, perchè di eccellenza ed intelligenza Motti ne aveva da vendere. "Originale" e "legato alla sua storia personale" anche, e penso proprio che Motti avrebbe convenuto, o almeno sarebbe stato contento di leggerti. Ma "ragionevole" e "sensato", beh, penso che che proprio questo non gli sarebe andato giù. Motti voleva essere, scrivendo la sua storia dell'Alpinismo, "irragionevole" al massimo. La sua era una visione estremamente socggettiva e lontana al massimo da qualsiasi rigore accademico. Era la "storia del mondo della montagna filtrata da Giampiero Motti", e nulla più. Non è colpa di Motti se poi qualcuno l'ha presa come un documento rigoroso.

Forse la tua e' una distorsione dovuta al fatto che l'hai conosciuto e non sei in grado di leggere il suo scritto in maniera distaccata.


Non direi proprio. L'ho visto di persona forse tre volte, e abbiamo scambiato due parole in croce. All'epoca avevo frequentazioni diverse, anche se in qualche modo "incrociate", anche perché io ero giovanissimo, e passavo metà dell'anno a Courmayeur.

Nessuno, poi, ha mai detto che la Storia dell'alpinismo di Motti sia un documento storico. La sua e' un'analisi, e l'analisi usa i documenti storici (lettere, relazioni, chiodi, articoli di giornale, libri, ecc) come piattaforma su cui elaborare interpretazioni legate al proprio modo di vedere le cose, e quindi all'"io".
E questo accade necessariamente quando entra in gioco qualsiasi interpretazione. Quindi ogni interpretazione, sotto un certo aspetto, e' una proiezione dell'io, e la tua affermazione su Motti, dovrebbe riguardare qualsiasi "storico".


Il termine giusto sarebbe stato "analisi storica", "manuale storico", insomma, scegli tu.

Non è vero comunque che non si possa fare della storia (soprattutto alpinistica) senza essere almeno ragionevolmente lucidi. Sono figlio di uno storico (di architettura) e ritengo che mio padre quando scrive si basi sui documenti più che sulle sue sensazioni personali. "Everest" di Walt Unsworth è un libro rigoroso ed un modello di storia alpinistica, per quanto inevitabilmente condizionato da tante cose (come per esempio la visione "britannocentrica" dell'autore)

In base a questo ragionamento, quello che hai scritto non dice nulla di nuovo, ma fa credere che la sua Storia dell'Alpinismo sia una sorta di autobiografia di Motti proiettata su fatti storici alpinistici.
E questo modo di vedere mi pare assolutamente ingiusto nei confronti di Motti.


Ma la "Storia dell'Alpinismo" di Motti E' un'autobiografia proiettata su fatti storici ed alpinistici - e dubito fortemente che Giampiero sarebbe stato offeso da un tale ragionamento - perchè, come ho detto, lui non voleva creare un testo rigoroso, ma creare un testo provocaiorio, personale (e sicuramente ci è riuscito!). Il problema sono stati i suoi epicgoni - ma, come ho detto prima, Motti si è inserito in un deserto, a parte il libro di Claire Eliane-Engels prima di lui non c'era niente....
Avatar utente
lucasignorelli
 
Messaggi: 594
Images: 3
Iscritto il: sab gen 22, 2005 17:41 pm

Messaggioda Enzolino » gio mar 22, 2007 8:49 am

Eh ... eh ...

Luca,

ho lanciato il sasso nello stagno ed il risultato e' stato molto interessante. Grazie :wink:

Solo una considerazione a proposito delle analisi storiche.
Queste devono naturalmente essere ancorate ai fatti e documenti storici, ma le interpretazioni possono essere necessariamente molteplici in base alle chiavi di lettura (economiche, sociologiche, psicologiche, biologiche, "storiche", ecc).

Motti ne ha scelto una.

Il fatto che il sottoscritto la trovi ragionevole e sensata, a dispetto delle possibili aspettative di Motti ( :roll: ), puo' derivare dal fatto che lui l'ha scritta in un contesto ben diverso rispetto a quello in cui l'ho letta io.
Oppure, in qualche modo, sono simile al Motti ( :? :roll: ).
Fatto sta che l'ho trovata innovativa, originale, lucida, ma anche ragionevole (nel senso di "consistente") e sensata.

Ciao :wink:

Lorenzo
Enzolino
 
Messaggi: 3756
Iscritto il: lun set 01, 2003 10:01 am
Località: Galgenen (CH)

Messaggioda alter-ego » gio mar 22, 2007 9:29 am

io dico solo una cosa. Di Bonatti, ho già detto, non ho fatto molto. Ma di Gervasutti ho ripetuto molte e molte vie ed ho avuto modo di vedere come i suoi V+ di allora, aperti in libera, oggi siano dei quasi 6a. Non credo ci sia da aggiungere altro... :wink:
Avatar utente
alter-ego
 
Messaggi: 1142
Images: 48
Iscritto il: sab ott 21, 2006 7:25 am

Messaggioda Enzolino » gio mar 22, 2007 9:47 am

alter-ego ha scritto:io dico solo una cosa. Di Bonatti, ho già detto, non ho fatto molto. Ma di Gervasutti ho ripetuto molte e molte vie ed ho avuto modo di vedere come i suoi V+ di allora, aperti in libera, oggi siano dei quasi 6a. Non credo ci sia da aggiungere altro... :wink:
Alter,

pero' tu sembra faccia corrispondere la grandezza di un personaggio con i gradi di difficolta', e so che non la pensi cosi'.

Anche se Gervasutti ha aperto vie molto difficili, mi pare che Bonatti si fosse cimentato in imprese in cordata o in solitaria, che a quei tempi davano il senso dell'impossibile.

Non mi sembra, ad esempio, che Gervasutti abbia fatto solitarie epiche come quelle bonattiane, che in principio hanno stabilito nuovi standard.

Che dire poi di solitarie come i Dru o la Nord del Cervino d'inverno lungo una nuova via? Persino Messner l'ha trovata troppo impegnativa ed e' tornato indietro.

Inoltre la grandezza di un personaggio viene comunicata anche dal modo in cui scrive, che da un senso della sua prospettiva come uomo ed alpinista ... ed a me Bonatti ha trasmesso decisamente di piu'.

Ciao :wink:

Lorenzo
Enzolino
 
Messaggi: 3756
Iscritto il: lun set 01, 2003 10:01 am
Località: Galgenen (CH)

Messaggioda alberto60 » gio mar 22, 2007 10:06 am

alter-ego ha scritto:io dico solo una cosa. Di Bonatti, ho già detto, non ho fatto molto. Ma di Gervasutti ho ripetuto molte e molte vie ed ho avuto modo di vedere come i suoi V+ di allora, aperti in libera, oggi siano dei quasi 6a. Non credo ci sia da aggiungere altro... :wink:


Siamo d'accordo ma anche i V+ di Castiglioni sono ben di più , anche il
VI di Vinatzer sono dei 6a+ .

L'alpinismo di Bonatti, di Desmaison definito da qualcuno un pò da carpentieri (Bassanini) perchè invece di fare della libera mettevano molti chiodi (e questo può essere anche vero) ripeto secondo me era diverso nella concezione. Nel senso che il problema era superare la parete , vivere l'avventura. Se poi per faticare meno c'era da mettere una staffa non c'erano problemi.
Questo naturalmente , soprattutto per Bonatti, nel rispetto di determinate regole "Salire una parete difficile per il percorso più facile" seguendo comunque delle linee naturali.

Un altra diversità sono poi le grandi solitarie e le invernali che caratterizzano l'alpinismo di Bonatti e naturalmente anche di Desmaison.

Anche lo stesso Cassin che fu definito un risolutore non si faceva problema a mettere un chiodo in più infatti la Walker la vide e la fece.
Mentre francesi , Allain e italiani, Gervasutti aspettavano tempi migliori .
alberto60
 
Messaggi: 2318
Images: 1
Iscritto il: mer dic 21, 2005 20:40 pm
Località: da qualche parte in Apuane

Messaggioda alter-ego » gio mar 22, 2007 10:37 am

alberto60 ha scritto:
alter-ego ha scritto:io dico solo una cosa. Di Bonatti, ho già detto, non ho fatto molto. Ma di Gervasutti ho ripetuto molte e molte vie ed ho avuto modo di vedere come i suoi V+ di allora, aperti in libera, oggi siano dei quasi 6a. Non credo ci sia da aggiungere altro... :wink:


Siamo d'accordo ma anche i V+ di Castiglioni sono ben di più , anche il
VI di Vinatzer sono dei 6a+ .

L'alpinismo di Bonatti, di Desmaison definito da qualcuno un pò da carpentieri (Bassanini) perchè invece di fare della libera mettevano molti chiodi (e questo può essere anche vero) ripeto secondo me era diverso nella concezione. Nel senso che il problema era superare la parete , vivere l'avventura. Se poi per faticare meno c'era da mettere una staffa non c'erano problemi.
Questo naturalmente , soprattutto per Bonatti, nel rispetto di determinate regole "Salire una parete difficile per il percorso più facile" seguendo comunque delle linee naturali.

Un altra diversità sono poi le grandi solitarie e le invernali che caratterizzano l'alpinismo di Bonatti e naturalmente anche di Desmaison.

Anche lo stesso Cassin che fu definito un risolutore non si faceva problema a mettere un chiodo in più infatti la Walker la vide e la fece.
Mentre francesi , Allain e italiani, Gervasutti aspettavano tempi migliori .


sono d'accordo con Alberto. Ricordo una via di Castiglioni nelle Pale, sticazzi! :wink: Forse il tempo non darà mai un giusto valore numerico a questi arrampicatori, ma rimarranno le vie di Vinatzer, Castiglioni, gervasutti...speriamo :roll: :?
Avatar utente
alter-ego
 
Messaggi: 1142
Images: 48
Iscritto il: sab ott 21, 2006 7:25 am

Messaggioda alter-ego » gio mar 22, 2007 10:51 am

Enzolino ha scritto:Ma in che senso Gervasutti era piu' visionario di Bonatti? :roll:


Attenzione, visionario non vuol dire più forte. Visionario perchè, per tutte le cose dette ottimamente da Luca, esprimeva negli anni 30 un alpinismo moderno nel concetto. Mentre l'epica bonattiana, almeno in questo momento storico, appare avulsa dal tempo. Trovo molti scalatori degli anni 30 incredibilmente moderni e questo è affascinante.
Avatar utente
alter-ego
 
Messaggi: 1142
Images: 48
Iscritto il: sab ott 21, 2006 7:25 am

Messaggioda alberto60 » gio mar 22, 2007 12:35 pm

Comici era un moderno.

Basta vedere diverse sue foto di arrampicata dove è ripreso con le scarpette flessibili ai piedi.
alberto60
 
Messaggi: 2318
Images: 1
Iscritto il: mer dic 21, 2005 20:40 pm
Località: da qualche parte in Apuane

Messaggioda vinicio-admin » gio mar 22, 2007 15:13 pm

mi viene in mente, leggendo questa (bella, e anche dotta) discussione, che la scelta del 'più grande' è legata anche, e forse soprattutto, a quei ricordi emotivi che ci vengono da lontano, dal profondo.

bonatti uguale avventura, è stato scritto... bonatti come appare nelle nostre fantasie di ragazzini che alternavano la lettura de 'i ragazzi della via pal' ai 'giorni grandi' del walter...

ecco, oltre ai numeri, ai gradi, alle vie (bellissime!) che ci hanno donato questi grandi alpinisti, credo che ognuno di noi adotti i propri eroi anche in alpinismo. come ognuno ha le 'proprie' montagne e pareti, e anche le proprie 'visioni emozionali' quando vive la scalata, l'avventura, la montagna.

le ragioni di ciò molte volte sono imperscrutabili, risalgono a storie a volte tutte nostre e per nulla simili a quelle degli altri... sarà che l'alpin(ismo) non è una scienza esatta, né se ne sa poi la vera e ultima ragione ma conta (moltissimo) l'emozione...

e a me bonatti (ma non solo lui) di emozioni (e non solo da ragazzino) me ne ha date molte. naturalmente senza nulla togliere a quelle che mi hanno dato tutti gli altri 'eroi-alpinisti'.

poi c'è la storia, ci sono gli storici, i giornalisti, i gradi, le vie ecc.: è tutto assolutamente importante. ma forse, prima ancora, c'è la fantasia e c'è l'emozione. quante volte avete fantasticato (di vie, di avventure, di pericoli e... di gloria) pensando o guardando una parete?
vinicio-admin
 
Messaggi: 89
Images: 1
Iscritto il: mer apr 10, 2002 16:51 pm

Messaggioda alberto60 » gio mar 22, 2007 16:01 pm

"Si sono un alpinista lento e non ho mai capito perchè dopo aver tanto desiderato la montagna, uno fa di tutto per venirne fuori il prima possibile"

ARMANDO ASTE



Ho conosciuto Aste , ho parlato con lui più volte e ho avuto la fortuna di ripetere diverse sue vie. Una volta rientrando dalla sua via al Crozzon di Brenta siamo passati da Rovereto e gli abbiamo portato un vecchio cuneo di legno recuperato sulla via e lui ci ha offerto un bel piatto di spaghetti.

Per me è un alpinista di riferimento .
alberto60
 
Messaggi: 2318
Images: 1
Iscritto il: mer dic 21, 2005 20:40 pm
Località: da qualche parte in Apuane

Messaggioda Davide62 » gio mar 22, 2007 19:39 pm

Come dice Vinicio:
bonatti uguale avventura, è stato scritto... bonatti come appare nelle nostre fantasie di ragazzini che alternavano la lettura de 'i ragazzi della via pal' ai 'giorni grandi' del walter...


..è vero.
Non ho nè le conoscenze, nè la capacità di analisi di Luca, mi manca il senso critico di Enzolino quindi non sono in grado di sostenere un dialogo che voli alla stessa altezza.
Lo dico senza ironia e con ammirazione.
Non capita di frequente poter leggere interventi (e qua rubo il vocabolo a Vinicio :wink: ) così dotti.
Per conto mio Bonatti resta in senso generale il più grande e trasversalmente unico.
Desmaison ci sta a ruota, per quanto diversissimo e spregiudicato, certamente più moderno, indubbiamente meno invischiato in pastoie etiche e polemiche.
Desamison era uno di quelli che in Rue Paccard a Chamonix faceva vedere i bicipiti alle ragazze e ai "concorrenti".
Bonatti invece guardava il Pilier d'Angle e poi lo saliva.
Ma a chi altri sarebbe venuto in mente?
In cima al Pilier non sei da nessuna parte.....
Avatar utente
Davide62
 
Messaggi: 10597
Images: 113
Iscritto il: dom lug 28, 2002 18:37 pm
Località: Provincia di Varese

Messaggioda lucasignorelli » ven mar 23, 2007 0:02 am

Enzolino ha scritto:Anche se Gervasutti ha aperto vie molto difficili, mi pare che Bonatti si fosse cimentato in imprese in cordata o in solitaria, che a quei tempi davano il senso dell'impossibile.

Non mi sembra, ad esempio, che Gervasutti abbia fatto solitarie epiche come quelle bonattiane, che in principio hanno stabilito nuovi standard.

Che dire poi di solitarie come i Dru o la Nord del Cervino d'inverno lungo una nuova via? Persino Messner l'ha trovata troppo impegnativa ed e' tornato indietro.

Inoltre la grandezza di un personaggio viene comunicata anche dal modo in cui scrive, che da un senso della sua prospettiva come uomo ed alpinista ... ed a me Bonatti ha trasmesso decisamente di piu'.


Ma messa così sembra che la "marcia in più" di Bonatti sia quella che comunicava in modo più efficace con il grande pubblico, insomma, dava alla massa quello che la massa voleva - immagini di sangue, fatica, sforzi superumani che uno poteva tranquillamente immaginare di vivere seduto in poltrona.

Fino a prova contraria, l'alpinismo di Gervasutti era un alpinismo altrettanto avventuroso tanto quanto quello di Bonatti (meno le parentesi himalayane), ma se Gervasutti saliva per primo su uno dei piloni del Freney e ci dedicava solo un trafiletto (magari un bel trafiletto, pure con la solita stoccatina ironica dedicata al fatto che lui sul Bianco non era mail salito!), Bonatti, pure nelle salite andate in porto - quindi non necessariamente nelle tragedie tipo quella del Pilone centrale! - ci mette sempre un pathos, un senso di apocalisse, di eterna lotta dell'uomo contro la natura, che ovviamente alla gente attizza di più - è, in versione riveduta e corretta, quello che adesso si chiama "death porn" - la pornografia della morte e del dolore.

Non dubito che quelle cose Bonatti non le abbia vissute, e non dubito che i suoi racconti non siano veramente avvincenti per moltii (anche se io, pur nei miei anni giovanili, preferivo Livanos piuttosto che altri ancora), ma alla fine un Gervasutti, con i suoi racconti sempre in bilico fra ironica, malinconia e muscolarità, mi "acchiappa" molto di più. E lo stesso si può dire confrontando Bonatti e Desmaison - leggete il racconto della Nord della Walker d'inverno su "I Giorni Grandi" e quello (di pochi giorni successivo) di "La Montagna a Mani Nude", e capirete quello che voglio dire.
Avatar utente
lucasignorelli
 
Messaggi: 594
Images: 3
Iscritto il: sab gen 22, 2005 17:41 pm

Messaggioda lucasignorelli » ven mar 23, 2007 0:32 am

Davide62 ha scritto:Per conto mio Bonatti resta in senso generale il più grande e trasversalmente unico.
Desmaison ci sta a ruota, per quanto diversissimo e spregiudicato, certamente più moderno, indubbiamente meno invischiato in pastoie etiche e polemiche.
Desamison era uno di quelli che in Rue Paccard a Chamonix faceva vedere i bicipiti alle ragazze e ai "concorrenti".
Bonatti invece guardava il Pilier d'Angle e poi lo saliva.
Ma a chi altri sarebbe venuto in mente?
In cima al Pilier non sei da nessuna parte.....


Attensiun, però che...

1) La salita delle via del Pilier all'epoca (e tutto sommato anche adesso) sono vie di salita "al Bianco", perchè al di la delle fantasie morbose di qualche Chamoniard, una volta che sei in cima al Pilier devi continuare su, magari per il Pilone Centrale come ha fatto Escoffier, ma continuare devi. E la magia del Pilier è che sta lì., fra Brenva e Monte Bianco - fosse messo, che so, al Tacul, che mito sarebbe? Per cui è difficile dire che in cima al Pilier non sei "da nessuna parte" - sei 400 metri sotto la cima del Bianco!

2) Non è vero che "non era venuto in mente a nessun'altro" - la via del 62 sicuramente l'ha ideata Bonatti, ma quella del 1957 fu basata (a quanto mi si dice) su un'intuizione di Gobbi . E prima della salita c'erano stati almeno due tentativi in ordine sparso, entrambi da parte di alpinisti francesi - uno lungo la est e uno sulla sud-sud-est (quella dove passa la Bonatti-Zappelli 1963)

Inoltre - che Desmaison fosse un po' spaccone e non estraneo all'occasionale rissa (fra cui la mitica super-rissona al Bar dell'Hotel Nationale tra francesi e inglesi con intervento finale dei CRS di Sallanches - una ropa tipo "Altrimenti Ci Arrabbiamo" di cui si è favoleggiato su entrambi i lati del Bianco per ANNI!) non è certo un mistero. Che fosse una testa calda con frequentazioni a volte bizzarre, è vero pure quello. Ma anche qui - si può dire che vie come il Linceul oppure la maledetta Gousseault non fossero intuizioni incredibili, fatte con una tecnologia ancora pre-piolet traction con tutti gli annessi e connessi? Come per Gervasutti, Desmaison lo trovo più umano, più "tipo che mi piacerebbe incontrare in birreria per fare due chiacchiere", trovo i suoi libri magari non dei capolavori (a parte "342 ore"), ma mi ci ritrovo di più.

Il piedistallo su cui si è issato Bonatti nessuno lo tocca - è sempre un piedistallo, però...
Avatar utente
lucasignorelli
 
Messaggi: 594
Images: 3
Iscritto il: sab gen 22, 2005 17:41 pm

Messaggioda Enzolino » ven mar 23, 2007 14:46 pm

lucasignorelli ha scritto: Fino a prova contraria, l'alpinismo di Gervasutti era un alpinismo altrettanto avventuroso tanto quanto quello di Bonatti (meno le parentesi himalayane), ma se Gervasutti saliva per primo su uno dei piloni del Freney e ci dedicava solo un trafiletto (magari un bel trafiletto, pure con la solita stoccatina ironica dedicata al fatto che lui sul Bianco non era mail salito!), Bonatti, pure nelle salite andate in porto - quindi non necessariamente nelle tragedie tipo quella del Pilone centrale! - ci mette sempre un pathos, un senso di apocalisse, di eterna lotta dell'uomo contro la natura, che ovviamente alla gente attizza di più - è, in versione riveduta e corretta, quello che adesso si chiama "death porn" - la pornografia della morte e del dolore.
Per quanto ricordo, Bonatti cercava di raccontare quelle avventura con una storia, e la storia spesso la faceva, la disavventura e lo sforzo per uscirne fuori.
Semplicemente, a mio modo di vedere.
Parlare di pornografia della morte mi sembra eccessivo.
Le tragedie raccontate da lui, se non sbaglio, sono solo due.
Il confronto con la natura e' atavico nell'uomo, e la capacita' di Bonatti e' stata proprio quella di denudare l'uomo di fronte alla natura in maniera equilibrata e comunicativa. Non dava l'idea di un superuomo, ma di un essere umano con le sue debolezze, i suoi pianti, le tragedie ma anche i momenti di gioia. E questo ha fatto si' che quasi chiunque, ma ovviamente soprattutto gli alpinisti, si sapessero identificare con quello che scriveva ... :wink:
Enzolino
 
Messaggi: 3756
Iscritto il: lun set 01, 2003 10:01 am
Località: Galgenen (CH)

Messaggioda alberto60 » ven mar 23, 2007 16:30 pm

Enzolino ha scritto:
lucasignorelli ha scritto: Fino a prova contraria, l'alpinismo di Gervasutti era un alpinismo altrettanto avventuroso tanto quanto quello di Bonatti (meno le parentesi himalayane), ma se Gervasutti saliva per primo su uno dei piloni del Freney e ci dedicava solo un trafiletto (magari un bel trafiletto, pure con la solita stoccatina ironica dedicata al fatto che lui sul Bianco non era mail salito!), Bonatti, pure nelle salite andate in porto - quindi non necessariamente nelle tragedie tipo quella del Pilone centrale! - ci mette sempre un pathos, un senso di apocalisse, di eterna lotta dell'uomo contro la natura, che ovviamente alla gente attizza di più - è, in versione riveduta e corretta, quello che adesso si chiama "death porn" - la pornografia della morte e del dolore.
Per quanto ricordo, Bonatti cercava di raccontare quelle avventura con una storia, e la storia spesso la faceva, la disavventura e lo sforzo per uscirne fuori.
Semplicemente, a mio modo di vedere.
Parlare di pornografia della morte mi sembra eccessivo.
Le tragedie raccontate da lui, se non sbaglio, sono solo due.
Il confronto con la natura e' atavico nell'uomo, e la capacita' di Bonatti e' stata proprio quella di denudare l'uomo di fronte alla natura in maniera equilibrata e comunicativa. Non dava l'idea di un superuomo, ma di un essere umano con le sue debolezze, i suoi pianti, le tragedie ma anche i momenti di gioia. E questo ha fatto si' che quasi chiunque, ma ovviamente soprattutto gli alpinisti, si sapessero identificare con quello che scriveva ... :wink:


Un pò l'idea del super uomo, che pur nella sofferenza supera tutti i pericoli e le avversità, secondo me un pò la da. Anche perchè lui non soccombe mai, non si congela mai, fa tutto per tutti. Insomma sono sempre gli altri a rimetterci qualcosa lui torna sempre a valle si stanco ma bello integro e con la mente bella lucida. Mentre gli altri sono congelati e stravolti dalla fatica e dalle bufere.

Un esempio, oltre alla tragedia del Pilone, c'è il bivacco all'aperto a 8000 metri sul K2 . Lo Scherpa se le vista brutta lui non ha avuto problemi. Si è stata dura ma è sceso senza problemi portando giù lo scherpa salvandogli la vita. Alla faccia di Compagnoni, Lacedelli e Desio.

Un vero animale dell'alta quota dotato di un fisico e una determinazione unica.
alberto60
 
Messaggi: 2318
Images: 1
Iscritto il: mer dic 21, 2005 20:40 pm
Località: da qualche parte in Apuane

Messaggioda Davide62 » ven mar 23, 2007 18:26 pm

Di Gervasutti ho potuto solo leggere "Il Fortissimo" e sinceramente non ho trovato nessuna punta d'ironia in tutto il libro.
Avatar utente
Davide62
 
Messaggi: 10597
Images: 113
Iscritto il: dom lug 28, 2002 18:37 pm
Località: Provincia di Varese

Messaggioda Enzolino » ven mar 23, 2007 18:40 pm

Anche io non ricordo l'ironia in Gervasutti.

Di Bonatti ricordo le paure e persino i pianti e pensavo "... beh ... se dovessi piangere, di sicuro non lo racconterei ..."

Lui racconta la fatica, la sete, la disperazione ... un superuomo, come talvolta mi pare Messner, non prova tutte queste cose ...
Enzolino
 
Messaggi: 3756
Iscritto il: lun set 01, 2003 10:01 am
Località: Galgenen (CH)

PrecedenteProssimo

Torna a Generale

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 23 ospiti

Forum.Planetmountain.com

Il Forum è uno spazio d’incontro virtuale, aperto a tutti, che consente la circolazione e gli scambi di opinioni, idee, informazioni, esperienze sul mondo della montagna, dell’alpinismo, dell’arrampicata e dell’escursionismo.

La deliberata inosservanza di quanto riportato nel REGOLAMENTO comporterà l'immediato bannaggio (cancellazione) dal forum, a discrezione degli amministratori del forum. Sarà esclusivo ed insindacabile compito degli amministratori stabilire quando questi limiti vengano oltrepassati ed intervenire di conseguenza.