Ci ho messo un po' a finire questa storiella perché ho cercato a lungo una foto della cresta ovest del Gallo (noto come ?Al Gal? nella lingua locale) ma non sono riuscito a trovarla. Pazienza, vuol dire che vi accontenterete delle parole. L'unica che ho trovato è questa, che però ritrae la parete che da direttamente sul lago, cioè quella di discesa. La salita è dall'altra parte.
La seconda volta (era l'ultima uscita di stagione: sarà stata la fine di ottobre e ogni settimana si teneva d'occhio il tempo, sperando di avere ancora un sabato/domenica nel quale poter andare in montagna) eravamo in quattro: io e l'Angiolino (lo stesso dello spigolo Nord del Badile), Guido Della Torre e Alberto di B.
Non domandatevi perché di Guido ho messo per esteso nome e cognome mentre per gli altri mi sono limitato al solo nome di battesimo: gli altri sono ancora vivi mentre Guido è stato travolto da una caduta di seracchi nell'Agosto del 1974 sul Bianco. A lui è stata intitolata la scuola di alpinismo Guido Della Torre del CAI di Legnano (
http://scuolaguidodellatorre.interfree. ... cuola.html ).
La seconda volta però non sbaglio montagna: ammaestrato dall'esperienza faccio continuare oltre l'attacco della Vergine e, finalmente, si arriva all'attacco del Gallo. Ci fermiamo un momento a discutere: un po' per stabilire l'ordine di partenza delle cordate, un po' per ammirare un gruppetto di stambecchi (o forse erano camosci?), un po' per ammirare il panorama verso la valle, un migliaio di metri più in basso, verso Bondo, Stampa e Vicosoprano.
Finalmente ci decidiamo e partiamo: davanti io e Angiolino, poi la cordata di Guido e Alberto. Caso mai ci daremo il cambio più avanti. Ci avevano spiegato, molto per sommi capi, la via da seguire e sapevamo che verso metà salita ci aspettava un camino, descritto come di grande difficoltà. La salita è ?pedalabile?, si sale senza problemi, la roccia (granito) è ottima e il sole splende. Arriviamo a una spalletta: sopra c'è un camino: che sia quello che ci è stato descritto come difficilissimo? Boh, a vederlo da qui non sembra poi così cattivo, Daniele, proviamo a vedere? Sì Guido, però è meglio se vieni su anche tu, così valutiamo meglio il proseguimento.
Infatti si sale senza eccessiva difficoltà ma, sorpresa, alla fine del camino si arriva ad una parete molto alta, verticale e che chiaramente presenterebbe delle difficoltà superiori a quelle che avevamo in preventivo. E' chiaro che non è quella la strada che dovevamo percorrere: bisogna tornare indietro. Scendiamo in libera e vediamo che in effetti, sulla destra, c'è una spalletta che sembra portare in luoghi più percorribili.
E' proprio così: un paio di tiri, se ricordo bene, e arriviamo al famoso camino.
Beh, questo sì che ha la faccia cattiva...
Comunque attacchiamo: provo io e quando a prezzo di notevoli sforzi sono riuscito a fare due o tre metri attacca anche Guido. E qui pronuncia la fatidica frase che, secondo me, porta una rogna incredibile: ?Sì, è difficile, però con una buona tecnica si può passare?. Appena detta, naturalmente (potenza della iella...) scivola e si ritrova a terra, senza farsi nessun male, ma condendo il tutto con espressioni un po' spinte. Per poco non scivolo giù anche io per la risata che non riesco a trattenere...
Comunque, alla fine, anche il camino è superato. E qui incomincia la faticata di tirare su quattro zaini che naturalmente si incastrano continuamente nel camino. Dopo non ricordo particolari difficoltà: una bella salita, non banale ma nemmeno troppo impegnativa, di quelle che si fanno in allegria e in perfetta sicurezza senza bisogno di chiodi o altri mezzi artificiali. La discesa poi me la ricordo come facilissima: mi pare che si potesse fare slegati scendendo sul versante opposto a quello di salita e arrivando sulla riva del lago artificiale dell'Albigna. C'è da dire che la parete sulla quale si effettua la discesa e che da direttamente sul lago è alquanto più corta di quella di salita, in poco più di mezz'ora o al massimo un'oretta si arriva tranquillamente alla diga.